Monologo di Minerva in Il rifugio atomico 1x3: analisi, temi e guida

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~ LA REDAZIONE DI RC

Analisi del monologo di Miranda in "Il rifugio atomico 1x3 - Odio i ricchi"

Il monologo di Minerva in Il rifugio atomico episodio 3 è il cuore ideologico della serie: un discorso che smonta il sogno americano, denuncia le disuguaglianze e rivela l’odio verso i ricchi come motore della truffa del bunker Kimera. Con riferimenti storici e dati economici, Minerva costruisce un manifesto politico che oscilla tra freddezza analitica e passione incendiaria. Un testo perfetto per l’analisi attoriale e per chi cerca un monologo potente da usare in audizione.

  • Scheda del monologo

  • Contesto del film

  • Testo del monologo (estratto+note)

  • Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa

  • Come prepararlo per un'audizione

  • Finale del film (con spoiler)

  • FAQ

  • Credits e dove trovarlo

Scheda del monologo

Film: Il rifugio Atomico (2025)
Personaggio: Miranda
Attrice: Miren Ibarguren
Minutaggio: 00:15-4:19 (Episodio 3)

Durata: 4 minuti 3 secondi
Difficoltà: Alta (richiede equilibrio tra freddezza calcolata e passione ideologica, capacità di mantenere il ritmo senza scivolare nella retorica).

Emozioni chiave: disprezzo (per i ricchi, espresso con lucidità quasi cinica), fervore (la spinta ideologica che muove l’intero discorso), rassegnazione rabbiosa (consapevolezza che il sistema non può essere distrutto, solo piegato a proprio vantaggio), seduzione intellettuale (parla come per convincere un pubblico, creando un effetto di fascinazione).

Contesto ideale: un discorso programmatico o un comizio politico clandestino; una lezione universitaria in cui il professore rompe la maschera accademica e parla “da rivoluzionario”; oppure un momento teatrale in cui un personaggio rivela la sua visione del mondo al pubblico, mettendolo sotto accusa.

Dove vederlo: Netflix

Contesto della serie "Il rifugio atomico"

Episodio 1 – Ritorno all’inferno

La serie si apre con Max, giovane segnato dalla morte della fidanzata Ana in un incidente d’auto e da tre anni di carcere. Una volta scagionato, viene portato dal padre nel bunker Kimera, rifugio di lusso per super-ricchi in vista di una presunta guerra atomica. Dentro ritrova la sua famiglia e quella di Ana, con cui i rancori sono ancora vivi. Durante un pranzo teso, arriva la notizia che il mondo sta subendo un attacco nucleare globale. Ma il colpo di scena finale rivela la verità: fuori non è successo nulla, tutto è una truffa orchestrata da Minerva e il suo gruppo.

Episodio 2 – La più grande truffa dell’umanità

Un flashback svela i retroscena: il bunker è un inganno pianificato nei minimi dettagli, con filmati falsi e attori che simulano gli effetti delle radiazioni. Nel presente, gli ospiti iniziano a vivere momenti di crisi: tentativi di suicidio, conflitti familiari, tradimenti. Rafa viene aggredito, ma Max interviene e dimostra forza. Asia scopre i ricordi di Ana nel telefono e inizia a guardare Max con occhi diversi. La truffa diventa sempre più brutale quando gli ospiti vengono usati per “donare sangue” a un finto malato radioattivo. Il finale è shock: Julia, la dottoressa del gruppo e amante di Minerva, viene spinta nel vuoto e muore.

Episodio 3 – Odio i ricchi!

Minerva mostra il vero motore ideologico della truffa: la volontà di punire i ricchi e ribaltare l’ordine sociale. Julia viene ufficialmente dichiarata suicida, mentre nel bunker gli attriti continuano. Entra in scena Roxan, un’intelligenza artificiale capace di imitare voce e scrittura degli ospiti, permettendo ai truffatori di rispondere ai messaggi esterni senza destare sospetti. Asia recupera di nascosto il telefono di Ana, rischiando grosso con Tirso. Nel finale, Max affronta Yako in uno scontro fisico e lo mette al tappeto, segnando la sua prima vera ribellione. Lo sguardo tra Max e Asia chiude l’episodio, lasciando presagire un legame in crescita.

Testo del monologo + note

Guillermo Falcom. 48 anni. Quando nasce è già ricco. Di famiglia ebraica argentina, eredita dal nonno paterno 3700 milioni di dollari in azioni del gruppo Falcon, sostanzialmente legato al mondo dell’automobile. A 20 anni, diversa la propria attività imprenditoriale. La holding si espande con ramificazioni nei settori dei componenti elettronici, tecnologia e nautica. Tra el sue passioni, spicca la scuderia di Formula 1, Falcom DC. A oggi dirige 64 società con sedi in più di 40 paesi. Se domani, per uno sfortunato contrattempo perdesse l’uno per cento del suo patrimonio, non se ne renderebbe conto. Ma sapete quanto è in banconote da 50 euro questo 1 per cento del suo patrimonio? Quattro rimorchi a quattro assi. Se qualcuno mi chiede se odio i ricchi, la risposta è si. Con tutta la mia anima. E sapete perché? Perché c’hanno teso una trappola. Il sogno americano non esiste. L’ascensore sociale è una bufala. Se quando nasci sei un pezzente, morirai da pezzente, nell’immondizia. E quando le umiliazioni sono troppe, organizziamo qualche manifestazione, bruciamo qualche cassonetto, dopodiché torniamo a casa perché il giorno dopo dobbiamo lavorare. Due sono le rivoluzioni che hanno cambiato qualcosa: quella russa e quella francese. Sapete perché? Perché hanno raso tutto al suolo. Ma oggi non è più possibile, perché ormai ci hanno addomesticati. Con stipendi da 1000 euro, pizza  a domicilio e Netflix. Vi darò un dato: nell’anno 1 c’erano 150 milioni di persone nel mondo. Oggi ci sono 9000 milioni di persone. Che significa questo? Che ci sono sempre meno risorse e di conseguenza ci sono sempre più poveri. Sapete quanto ha guadagnato l’anno scorso il signor Falcon? Undicimila milioni di dollari. Io quando l’ho scoperto ho unito i puntini e ho avuto un’epifania. Non si può eliminare il mostro del Capitalismo, ci si deve alleare, ma senza ribellarsi. Questo è un: “Si salvi chi può.” Basta tenere presenti solo due cose. La prima è che c’è una linea tra tutti noi e il ristretto club di chi ha più di 250 milioni di dollari. E la seconda è… che la classe sociale si cambia solo con un salto. Perché qui sono ricca, e qui un’accattona. Qui non mi tolgo le scarpe all’aeroporto; e qui mi becco ore di coda. Viaggio in Jet; viaggio in Bla bla car; Aragosta, Patate; Prada, mercatino. La linea che ci separa è inamovibile. Però noi faremo il grande salto, e saremo illustri membri del Club dei 250. Senza armi. Senza alcun rischio. Senza morti. 

“Guillermo Falcon. 48 anni. Quando nasce è già ricco.” → pronunciare il nome con precisione glaciale; pausa breve dopo l’età; tono neutro ma con un velo di disprezzo.

“Di famiglia ebraica argentina, eredita dal nonno paterno 3700 milioni di dollari in azioni del gruppo Falcon, sostanzialmente legato al mondo dell’automobile.” → ritmo quasi giornalistico, come leggere un dossier; sguardo fisso, voce ferma.

“A 20 anni, diversa la propria attività imprenditoriale. La holding si espande con ramificazioni nei settori dei componenti elettronici, tecnologia e nautica.”

→ elencare con calma, sottolineare “holding” e “espande”; tono didattico, senza emozione apparente.

“Tra le sue passioni, spicca la scuderia di Formula 1, Falcon+m DC.” → accennare un sorriso sarcastico, come per evidenziare l’eccesso.

“A oggi dirige 64 società con sedi in più di 40 paesi.” → enfatizzare “64 società” e “40 paesi”; pausa breve, sguardo tagliente.

“Se domani, per uno sfortunato contrattempo perdesse l’uno per cento del suo patrimonio, non se ne renderebbe conto.” → tono cinico; micro-pausa prima di “non se ne renderebbe conto”; sguardo diretto al pubblico.

“Ma sapete quanto è in banconote da 50 euro questo 1 per cento del suo patrimonio? Quattro rimorchi a quattro assi.” → aumentare volume su “Quattro rimorchi a quattro assi”; pausa dopo, per lasciar sedimentare l’immagine.

“Se qualcuno mi chiede se odio i ricchi, la risposta è sì. Con tutta la mia anima.” → cambio netto: voce più bassa, intensa; pausa tra “sì” e “con tutta la mia anima”.

“E sapete perché? Perché c’hanno teso una trappola.” → ritmo rapido; tono accusatorio.

“Il sogno americano non esiste. L’ascensore sociale è una bufala.” → scandire le frasi, voce dura, pause nette dopo ogni affermazione.

“Se quando nasci sei un pezzente, morirai da pezzente, nell’immondizia.” → tono crescente, quasi sprezzante; enfatizzare “nell’immondizia”.

“E quando le umiliazioni sono troppe, organizziamo qualche manifestazione, bruciamo qualche cassonetto, dopodiché torniamo a casa perché il giorno dopo dobbiamo lavorare.” → dire con ironia amara; ritmo veloce, come fosse un elenco che ridicolizza l’illusione della ribellione.

“Due sono le rivoluzioni che hanno cambiato qualcosa: quella russa e quella francese.” → tono solenne, pausa prima di elencare.

“Sapete perché? Perché hanno raso tutto al suolo.” → abbassare la voce su “raso tutto al suolo”, lasciando un silenzio pesante.

“Ma oggi non è più possibile, perché ormai ci hanno addomesticati. Con stipendi da 1000 euro, pizza a domicilio e Netflix.” → tono di scherno, pausa dopo ogni esempio (“1000 euro”, “pizza”, “Netflix”).

“Vi darò un dato: nell’anno 1 c’erano 150 milioni di persone nel mondo. Oggi ci sono 9000 milioni di persone.” → ritmo cadenzato, quasi da professore; enfatizzare i numeri.

“Che significa questo? Che ci sono sempre meno risorse e di conseguenza ci sono sempre più poveri.” → tono chiaro, logico, con forza su “sempre più poveri”.

“Sapete quanto ha guadagnato l’anno scorso il signor Falcon? Undicimila milioni di dollari.” → voce quasi indignata; pausa lunga dopo la cifra, sguardo in basso come a contenere rabbia.

“Io quando l’ho scoperto ho unito i puntini e ho avuto un’epifania.” → tono rivelatorio, voce più calma, sguardo lontano.

“Non si può eliminare il mostro del Capitalismo, ci si deve alleare, ma senza ribellarsi.” → pronunciare “mostro” con forza; pausa breve su “alleare”.

“Questo è un: ‘Si salvi chi può.’” → dire la frase con distacco, quasi come se fosse uno slogan commerciale.

“Basta tenere presenti solo due cose.” → tono deciso, introduttivo, con pausa lunga.

“La prima è che c’è una linea tra tutti noi e il ristretto club di chi ha più di 250 milioni di dollari.” → voce calma, gesto con la mano per indicare una linea invisibile.

E la seconda è… che la classe sociale si cambia solo con un salto. → pausa su “è…”; voce più bassa e carica di tensione su “salto”.

Perché qui sono ricca, e qui un’accattona. → indicare con gesti concreti (mano destra/sinistra); voce quasi didattica.

“Qui non mi tolgo le scarpe all’aeroporto; e qui mi becco ore di coda.” → usare ironia sottile; pausa breve tra le due immagini.

Viaggio in Jet; viaggio in Bla bla car; Aragosta, Patate; Prada, mercatino.” → ritmo serrato, quasi rap, accentuare i contrasti; sguardo che sfida.

La linea che ci separa è inamovibile.” → voce bassa, definitiva, pausa lunga dopo.

Però noi faremo il grande salto, e saremo illustri membri del Club dei 250. → tono entusiasta, quasi visionario; sguardo in alto, sorriso accennato.

Senza armi. Senza alcun rischio. Senza morti.” → scandire ogni frase con pausa secca; tono glaciale, come promessa irrevocabile.

COME RENDERLO AUTENTICO

Alternare tono documentaristico (dati, cifre, elenco di società) e tono incendiario (odio per i ricchi, illusioni di rivoluzione).

Usare pause studiate: dopo i numeri, dopo gli slogan (“si salvi chi può”), dopo i contrasti (“Jet / Bla bla car”).

Tenere uno sguardo mobile: fermo e freddo nei dati, diretto e accusatorio quando attacca il pubblico, distante e visionario nel finale.

Dare al corpo un ruolo: gesti concreti per segnare la “linea sociale”, movimenti minimi per non distrarre dal peso delle parole.

Sottotesto da mantenere: questo non è un semplice sfogo, è un manifesto ideologico. Ogni frase non nasce dal dolore personale, ma da una volontà di convincere e trascinare chi ascolta.

Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa del monologo di Minerva in "Il Rifugio atomico: io odio i ricchi"

Il monologo di Minerva in Odio i ricchi! apre l’episodio 3 della serie Il rifugio atomico. È un flashback che chiarisce la filosofia della truffa del bunker Kimera: non si tratta solo di denaro, ma di un attacco ideologico contro i ricchi e il capitalismo globale.

TEMI CHIAVE DEL MONOLOGO

Odio per i ricchi → Minerva dichiara apertamente il suo disprezzo.

Illusione del sogno americano → smontata come una trappola sociale.

Ascensore sociale bloccato → nascere poveri significa morire poveri.

Manipolazione delle masse → stipendi bassi e intrattenimento di massa come strumenti di controllo.

Disuguaglianza economica → cifre e contrasti tra lusso e miseria.

Ribaltamento sociale → la classe si cambia solo con un “salto” drastico.

FUNZIONE NARRATIVA

Il monologo serve a: definire il manifesto ideologico di Minerva. Dare un volto filosofico alla truffa del Kimera. Connettere la narrazione a temi universali di disuguaglianza e capitalismo. Rafforzare la contrapposizione tra élite (Club dei 250) e masse.

Come preparare il monologo di Minerva da "Il Rifugio Atomico Episodio 1x3 - odio i ricchi"

STEP PRATICI PER IL MONOLOGO ED ERRORI DA EVITARE

Obiettivo del monologo Trasmettere la visione ideologica di Minerva: odio per i ricchi, disillusione verso l’ascensore sociale e volontà di ribaltare i rapporti di potere. Non è uno sfogo personale, ma un manifesto politico.

Sottotesto Ogni frase contiene un messaggio implicito: non sta solo raccontando, sta reclutando e convincendo. Il pubblico è trattato come potenziale complice della sua missione.

Azione minima

Sguardo diretto, come a “inchiodare” chi ascolta.
Gesti essenziali: segnare la “linea” sociale con la mano, sottolineare le contrapposizioni (es. “Jet / Bla bla car”).
Restare immobili nei dati numerici, muoversi solo nei passaggi emotivi.

Dinamica vocale

Inizio neutro, quasi da cronista, con elenchi e cifre.
Crescendo progressivo nelle parti ideologiche (“Il sogno americano non esiste”).
Scherno e ironia quando parla della società moderna addomesticata.
Finale visionario, con toni solenni su “senza armi, senza morti”.

Chiusa Le ultime tre frasi (“Senza armi. Senza alcun rischio. Senza morti.”) vanno dette staccate, come colpi secchi. Creano un senso di irrevocabilità, lasciando il silenzio riempire lo spazio.

Errori comuni

Recitarlo tutto con rabbia: Minerva non è furiosa, è lucida e calcolatrice.
Correre nei dati numerici: i numeri sono immagini forti, vanno dati con calma.
Mancare i contrasti: senza alternanza tra freddezza e fervore il monologo perde tensione.
Trasformarlo in comizio urlato: deve restare inquietante proprio perché controllato.

FAQ sul monologo di Miranda in "Odio i ricchi"

  • Quanto dura il monologo? Il monologo di Minerva dura in media 3–4 minuti se recitato con pause e ritmo controllato. Può essere ridotto a 2 minuti per audizioni, mantenendo i passaggi chiave.

  • Che temi tratta? Il monologo affronta temi di odio di classe, disuguaglianza economica, illusione del sogno americano e critica al capitalismo. È un vero e proprio manifesto ideologico.

  • È adatto a un’audizione? Sì. È ideale per audizioni che richiedono ruoli forti, antagonisti o visionari. Permette di mostrare controllo vocale, intensità emotiva e capacità di passare da tono razionale a fervore ideologico.

  • Che età di casting copre? Il testo si adatta a interpreti 30–55 anni, fascia in cui la credibilità di un leader con esperienza e lucidità ideologica risulta più realistica.

  • Qual è l’obiettivo del monologo? L’obiettivo è convincere e trascinare: Minerva non si sfoga, ma costruisce un discorso per reclutare e manipolare chi ascolta.

  • Qual è la difficoltà interpretativa? Alta. Richiede equilibrio tra freddezza analitica (dati e cifre) e passione incendiaria (odio sociale). L’attore deve evitare di scivolare nella retorica da comizio.

  • Che dinamica vocale serve? Un’alternanza costante: tono neutro nei dati, crescita emotiva nei passaggi ideologici, ironico nelle critiche alla società moderna, solenne nel finale.

  • Quali errori evitare in audizione? Recitarlo solo con rabbia. Correre sulle cifre. Dimenticare i contrasti di tono. Urlare come in un comizio.

  • Cosa lo rende speciale rispetto ad altri monologhi? È un monologo che unisce politica, economia e rabbia sociale in una forma cinematografica potente. Permette a un attore di mostrare sia rigore tecnico che profondità emotiva.

Credits e dove vederlo

Registi: Jesús Colmenar, David Barrocal e Jose Manuel Cravioto

Sceneggiatura: -

Produttori: -

Cast principale: Joaquín Furriel, Natalia Verbeke, Miren Ibarguren, Carlos Santos

Montaggio: -

Colonna sonora / Musica: -

Direttore della Fotografia: -

Dove vederlo: Netflix

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