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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo finale di "Miracolo sulla 34ª strada" (1994) rappresenta il cuore tematico e il culmine narrativo del film. Pronunciato durante il processo legale che decide il destino di Kris Kringle, questo discorso ha una funzione duplice: da un lato risolve la vicenda legale con un argomento sorprendente e quasi filosofico, dall’altro trasmette un messaggio universale sul potere della fede collettiva e del credere in ciò che non possiamo vedere, ma che sentiamo profondamente.
MINUTAGGIO: 1:33:52-1:35:50
RUOLO: Giudice Harper
ATTORE: Robert Prosky
DOVE: Disney+
INGLESE
Merry Christmas. I'm not gonna be needing that. The young lady who just approached the bench... presented me with this Christmas card and this. It's a one dollar bill. It's gonna be returned to her shortly. But by presenting me with this bill, she reminded me of the fact... that it's issued by the Treasury of the United States of America... and it's backed by the government and the people... of the United States of America. Upon inspection of the article, you will see the words "in God we trust." Now, we're not here to prove that God exists... but we are here to prove that a being just as invisible... and yet just as present exists. The federal government puts its trust in God. It does so on faith and faith alone. It's the will of the people that guides the government. And it is and was their collective faith in a greater being... that gave and gives cause to the inscription on this bill. Now, if the government of the United States can issue its currency... bearing a declaration of trust in God without demanding physical evidence... of the existence or the nonexistence of a greater being... then the state of New York, by a similar demonstration of the collective faith... of its people, can accept and acknowledge that Santa Claus does exist... and he exists in the person of Kriss Kringle.
ITALIANO
Buon Natale, Signori. Questo non mi serve più. La bambina che poco fa si è avvicinata mi ha dato questo biglietto di auguri e questa: una banconota da un dollaro. Fra pochissimo le sarà restituita, ma… presentandomi questa banconota mi ha fatto ricordare che viene emessa dal Ministero del Tesoro degli Stati Uniti d’America, ed è garantita dal governo e dal popolo degli Stati Uniti d’America. Se la esaminerete con attenzione noterete le parole: “Se esiste DIo” Noi non dobbiamo dimostrare se esiste Dio, dobbiamo invecedimostrare se un essere altrettanto invisibile e tpresente nei nostri cuori,, esiste. Il governo federale ripone la sua fiducia in Dio, e lo fa per fede, per fede soltanto, ed è la volontà del popolo guidare il governo. Ed è stata la sua fede collettiva in un essere superiore a volere, a produrre questa banconota. Ora, se il governo degli stati uniti può emettere della valuta recante una dichiarazione di fede in Dio senza pretendere una prova vivente della sua esistenza o della sua non esistenza e darle corso legale, allora lo stato di New York, in presenza di un’analoga dimostrazione collettiva del suo popolo può accettare e dichiarare che Babbo Natale esiste a tuti gli effetti, e che esiste nella persona di Kris Kringle! Il caso è chiuso!
"Miracolo sulla 34ª strada" del 1994 è il remake dell'omonimo classico del 1947, un film natalizio che ruota attorno al tema della fede, dell'innocenza e del potere di credere in qualcosa di più grande. Diretto da Les Mayfield e sceneggiato da John Hughes, il film mantiene il cuore della storia originale, ma con alcune modernizzazioni che lo rendono più vicino al pubblico degli anni '90.
La vicenda si svolge a New York durante la stagione natalizia. Al centro della storia c'è Kris Kringle (interpretato da Richard Attenborough), un uomo anziano e gentile che viene assunto per interpretare Babbo Natale durante l'annuale parata natalizia organizzata dai grandi magazzini Cole's, una catena importante che sta lottando per rimanere a galla economicamente. Kris diventa subito una figura amata, sia dai clienti che dai dipendenti, per la sua straordinaria somiglianza con il vero Babbo Natale. Ma Kris non si limita a vestire i panni di Santa Claus: lui afferma con assoluta convinzione di essere il vero Babbo Natale.
La giovane e scettica Dorey Walker (Elizabeth Perkins), che lavora come direttrice degli eventi presso Cole's, è responsabile dell'assunzione di Kris. Dorey è una madre single che ha cresciuto sua figlia Susan (Mara Wilson) in un clima di razionalità e pragmatismo, insegnandole a non credere nei miti e nelle favole. Di conseguenza, Susan è una bambina insolitamente matura per la sua età, che non crede a Babbo Natale. La situazione prende una piega complicata quando Kris Kringle viene accusato di aggressione da un impiegato rivale e dichiarato mentalmente instabile. Il caso finisce in tribunale, dove si deve decidere se Kris è realmente Babbo Natale oppure solo un uomo anziano con un'immaginazione troppo fervida. Durante il processo, il giovane avvocato Bryan Bedford (Dylan McDermott), vicino di casa di Dorey e innamorato di lei, difende Kris e cerca di provare la sua identità.
Il cuore del film è il dibattito sulla fede: non solo fede in Babbo Natale, ma fede nel prossimo, nei valori positivi e nella magia del Natale. La storia mostra come il cinismo e la disillusione possano essere superati attraverso la speranza e l'apertura mentale. Kris Kringle rappresenta una forza benevola che sfida le convenzioni, ispirando i personaggi – in particolare Susan e sua madre – a riscoprire il valore di credere.
L’avvocato Bryan Bedford utilizza un approccio brillante e inaspettato per difendere Kris Kringle: anziché cercare di dimostrare che Babbo Natale esiste con prove tangibili (un’impresa ovviamente impossibile), sposta l’attenzione sulla fiducia collettiva, un concetto astratto ma potente che regge molte delle istituzioni e delle credenze su cui si fonda la società. Il suo discorso si sviluppa in tre fasi principali:
La banconota diventa il simbolo centrale del discorso. Bryan fa notare che la moneta, emessa dal governo, riporta la frase "In God We Trust" ("Confidiamo in Dio"), un’affermazione che non richiede prove tangibili sull’esistenza di Dio. Questo semplice atto – la fiducia del governo e della popolazione in un’entità superiore senza necessità di dimostrazioni – costituisce un precedente importante per il caso di Kris Kringle. L'argomentazione sottolinea come la società accetti quotidianamente idee invisibili ma fondamentali per la sua struttura. Il monologo enfatizza che la fede non è un’esperienza individuale, ma una convinzione condivisa che ha il potere di guidare decisioni e azioni collettive. La frase “non dobbiamo dimostrare se esiste Dio, dobbiamo invece dimostrare se un essere altrettanto invisibile e presente nei nostri cuori, esiste” ribalta il punto focale del dibattito: non si tratta di verificare l’esistenza fisica di Babbo Natale, ma di riconoscere che la sua presenza vive nei cuori delle persone che credono in lui. Questa visione sposta l’attenzione dalla razionalità pura alla dimensione emotiva e simbolica.
L’elemento più interessante del discorso è come Bryan utilizza questo ragionamento per argomentare che lo Stato di New York può dichiarare legalmente l’esistenza di Babbo Natale. Se una moneta può essere accettata come reale perché sostenuta dalla fiducia collettiva, allora Kris Kringle può essere riconosciuto come il vero Babbo Natale grazie alla fede delle persone che credono in lui.
L’associazione tra il principio astratto della fiducia e la sua applicazione concreta nelle istituzioni legali rappresenta un esempio magistrale di come il film unisca pragmatismo e spiritualità. Il monologo affronta un tema universale: la lotta tra cinismo e fede. Viviamo in un mondo che spesso richiede prove per tutto ciò in cui scegliamo di credere, ma il discorso suggerisce che alcune delle nostre convinzioni più profonde – come la fede religiosa o la speranza – non hanno bisogno di evidenze materiali per essere reali. Babbo Natale diventa una metafora per ciò che non possiamo vedere ma che possiamo sentire, un simbolo di bontà, generosità e speranza. Questo approccio permette al film di allargare il suo messaggio oltre il contesto natalizio, toccando corde emotive che riguardano ogni spettatore.
Il monologo finale di "Miracolo sulla 34ª strada" è molto più di un espediente narrativo per risolvere il caso in tribunale. Si tratta di un messaggio potente sul valore della fede collettiva e sulla necessità di abbracciare la possibilità dell’invisibile, non solo per alimentare la magia del Natale, ma anche per mantenere viva la nostra capacità di credere in ideali che trascendono il tangibile.
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