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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Red, interpretato da Morgan Freeman in "Le ali della libertà", è un momento cardine del film e rappresenta uno dei passaggi più intensi sul piano emotivo e tematico. La scena si svolge durante l’udienza per la libertà condizionata di Red, e le sue parole sono intrise di disillusione, consapevolezza e, in un certo senso, accettazione della propria condizione. Questo monologo non è solo la risposta formale a una domanda istituzionale, ma una riflessione intima e brutale sul significato del rimorso, del tempo e della redenzione.
MINUTAGGIO:
RUOLO: Red
ATTORE: Morgan Freeman
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
Rehabilitated? Well, now let me see. You know, I don't have any idea what that means.I know what you think it means, sonny. To me, it's just a made up word. A politician's word, so young fellas like yourself can wear a suit and a tie, and have a job. What do you really want to know? Am I sorry for what I did? There's not a day goes by I don't feel regret. Not because I'm in here, because you think I should. I look back on the way I was then: a young, stupid kid who committed that terrible crime. I want to talk to him. I want to try to talk some sense to him, tell him the way things are. But I can't. That kid's long gone, and this old man is all that's left. I got to live with that. Rehabilitated? It's just a bullshit word. So you go on and stamp your form, sonny, and stop wasting my time. Because to tell you the truth, I don't give a shit.
ITALIANO
Riabilitato? Dunque, mi lasci pensare. A dire il vero, non so cosa significhi questa parola. Lo so cosa significa per lei, figliolo, ma per me è una parola vuota. Una parola inventata dai politici, in modo che un giovane come lei possa indossare un vestito, una cravatta e avere un lavoro. Che cosa volete sapere? Se mi dispiace per quello che ho fatto? Non passa un solo giorno senza che io provi rimorso. Non perché sono chiuso qui dentro, o perché voi pensate che dovrei. Mi guardo indietro e rivedo com'era allora: un giovane, stupido ragazzo che ha commesso un crimine terribile. Vorrei parlare con lui. Vorrei cercare di farlo ragionare, spiegargli come stanno le cose. Ma non posso. Quel ragazzo se n'è andato da tanto tempo, e questo vecchio è tutto quello che rimane. Nessuno può farci niente. "Riabilitato" non significa un cazzo. Quindi scriva pure quello che vuole per le sue scartoffie, figliolo, e non mi faccia perdere altro tempo. Perché, a dirvi la verità, non me ne frega niente.
"Le ali della libertà" (The Shawshank Redemption), diretto da Frank Darabont nel 1994 e tratto da un racconto breve di Stephen King intitolato Rita Hayworth and Shawshank Redemption, è un dramma carcerario che racconta una storia di resistenza, speranza e amicizia in un contesto di profonda ingiustizia. La trama si sviluppa attorno a Andy Dufresne (Tim Robbins), un giovane banchiere accusato ingiustamente di aver ucciso la moglie e il suo amante. Condannato a due ergastoli consecutivi, Andy viene incarcerato nel penitenziario di Shawshank, un luogo cupo e oppressivo, governato da un sistema corrotto in cui il direttore e le guardie abusano del loro potere.
All'inizio, Andy appare come un uomo riservato e apparentemente fragile, ma presto dimostra un'incredibile forza d'animo e intelligenza. La sua storia si intreccia con quella di Ellis "Red" Redding (Morgan Freeman), un altro detenuto, famoso per essere in grado di procurare qualunque cosa. Tra i due nasce un'amicizia profonda e duratura, con Red che diventa il narratore della vicenda. Nonostante le dure condizioni di vita a Shawshank, Andy riesce a distinguersi grazie alle sue capacità professionali e al suo spirito intraprendente. Diventa il "banchiere" del carcere, aiutando le guardie e il direttore Samuel Norton a gestire i loro affari finanziari, spesso attraverso attività illecite. Parallelamente, Andy lavora per migliorare la vita dei detenuti: ottiene fondi per costruire una biblioteca e introduce programmi educativi, guadagnandosi il rispetto dei compagni.
La vera forza del film sta nei temi che affronta, come la resilienza umana, la speranza e la libertà. Andy incarna l'idea che la libertà non sia solo fisica, ma anche mentale: nonostante sia rinchiuso in prigione, rifiuta di lasciarsi piegare dal sistema. Questo si riflette in momenti emblematici, come quando trasmette musica classica attraverso gli altoparlanti del carcere, regalando ai detenuti un attimo di pura bellezza e libertà. La svolta arriva quando Andy scopre un modo per dimostrare la sua innocenza, grazie alle informazioni di un giovane detenuto, Tommy, ma il direttore Norton insabbia tutto per non perdere il controllo su Andy.
Questo porta a un climax intenso in cui Andy, con pazienza e astuzia, riesce a mettere in atto un piano elaborato: dopo anni di lavoro segreto, evade dal carcere scavando un tunnel nel muro della sua cella e lo copre abilmente con un poster di Rita Hayworth (e, successivamente, altre icone cinematografiche).
La fuga di Andy smaschera la corruzione del sistema carcerario, portando alla rovina il direttore Norton e alle dimissioni delle guardie corrotte. Red, ispirato dall'esempio di Andy, riesce infine a ottenere la libertà condizionale e, grazie alla promessa che i due si erano fatti, lo raggiunge in Messico, in un finale che celebra l'amicizia e la speranza.
Il monologo si apre con una domanda: "Riabilitato?" Già questa parola, pronunciata da Red, è intrisa di ironia e scetticismo. È il punto di partenza per decostruire il linguaggio burocratico che permea le istituzioni carcerarie. Red non risponde come ci si aspetterebbe da un detenuto che cerca di impressionare una commissione: invece di dichiarare pentimento in modo meccanico, smaschera la vuotezza del termine stesso. Quando dice: "Non so cosa significhi questa parola", Red non sta negando il concetto di redenzione, ma sta evidenziando come le strutture sociali riducano qualcosa di complesso come il cambiamento interiore a un termine vuoto e formale. La seconda parte del monologo affronta il rimorso. Red ammette di provarlo ogni giorno, ma non in funzione del giudizio della società o della prigione. Il rimorso che descrive è autentico, personale e profondo.
La frase "Mi guardo indietro e rivedo com'era allora: un giovane, stupido ragazzo che ha commesso un crimine terribile" è centrale perché svela la consapevolezza di Red riguardo al tempo e alla trasformazione personale. Questo passaggio rappresenta una potente riflessione sull'identità e sul cambiamento: Red non è più l'uomo che ha commesso quel crimine, ma al tempo stesso deve convivere con le conseguenze di quelle azioni. Qui il film pone una domanda fondamentale: il tempo passato può davvero cancellare ciò che si è fatto? La metafora del "giovane stupido ragazzo" e del "vecchio" che Red è diventato sottolinea il divario incolmabile tra passato e presente. Quando Red dice: "Vorrei parlare con lui. Vorrei cercare di farlo ragionare, spiegargli come stanno le cose. Ma non posso", emerge un tema centrale del film: l'impossibilità di cambiare il passato. La prigione non è solo un luogo fisico, ma un peso psicologico che Red porta dentro di sé. L'idea di volersi redimere diventa quasi inutile quando il tempo ha già fatto il suo corso, lasciando un uomo profondamente cambiato, ma ancora intrappolato nel suo senso di colpa.
L’ultima parte del monologo segna il culmine dell’onestà brutale di Red: "Riabilitato non significa un cazzo. Quindi scriva pure quello che vuole per le sue scartoffie, figliolo, e non mi faccia perdere altro tempo. Perché, a dirvi la verità, non me ne frega niente." Qui, Red rifiuta qualsiasi ipocrisia. Non cerca di convincere nessuno, non si piega alle aspettative del sistema carcerario e, in questo rifiuto, raggiunge un punto di verità assoluta. La sua indifferenza apparente non è cinismo, ma piuttosto un segno di completa accettazione della realtà: non ha bisogno di approvazione da parte della società, perché il vero giudizio lo ha già emesso su se stesso. La performance di Morgan Freeman amplifica il peso delle parole: il suo tono è calmo, quasi stanco, ma carico di significato. Non c’è rabbia, ma una sottile malinconia che riflette la saggezza acquisita attraverso il tempo. Il modo in cui Freeman modula la voce e mantiene il contatto visivo con i membri della commissione rende chiaro che le sue parole non sono un tentativo di impressionare, ma una confessione di verità profonda.
Il monologo di Red rappresenta uno dei momenti più significativi di "Le ali della libertà", sia per la storia del personaggio che per i temi del film. Attraverso questa riflessione, il film esplora la natura del rimorso, la complessità del cambiamento interiore e l’inadeguatezza delle istituzioni nel comprendere ciò che significa realmente redenzione. Red non è più interessato a dimostrare nulla agli altri, perché ha già compiuto il suo percorso interiore: è un uomo che ha imparato a convivere con il proprio passato, accettando il peso delle sue azioni. Questo momento prepara anche lo spettatore alla liberazione finale di Red, non solo fisica ma soprattutto mentale, rendendolo una delle scene più potenti e memorabili del cinema.
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