Monologo - Pamela Voorhees in \"Venerdì 13\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Il monologo di Pamela Voorhees nel film Venerdì 13 è un momento cruciale che svela l'identità del killer, ma anche le sue motivazioni, radicate in un trauma profondo e irrisolto. Questo discorso rappresenta il cuore emotivo del film, dove il dolore di una madre per la perdita del figlio si trasforma in una vendetta furiosa e cieca. Attraverso il suo monologo, Pamela rivela la complessità del suo personaggio, permettendo allo spettatore di intravedere la linea sottile tra amore materno e follia distruttiva.

POVERO BAMBINO!

MINUTAGGIO:
RUOLO: Pamela Voorhees

ATTRICE: Betsy Palmer
DOVE: Amazon Prime Video


INGLESE


Oh, God, this place! Steve should never have opened this place again! There's been too much trouble here. Did you know a young boy drowned? The year before those two others were killed. The counselors weren't paying attention! They were making love while that young boy drowned! His name was Jason. I was working the day it happened. Preparing meals. Here. I was the cook. Jason should have been watched! Every minute! He was... He wasn't a very good swimmer. That's not necessary. I am, Jason. I am. You see, Jason was my son. And today is his birthday. I couldn't let them open this place again. Could I? Not after what happened. Oh, my sweet, innocent Jason. My only child. Jason. You let him drown! You never paid any attention! Look what you did to him! Look what you did to him!



ITALIANO


Oh, mio Dio, che pazzia. Steve non avrebbe mai dovuto riaprire questo campo, ci sono già state troppe tragedie. Lo sai che un bambino è morto annegato, e che l’anno dopo due ragazzi sono stati uccisi. Non c’era nessuno che esercitasse la minima sorveglianza. Facevano all’amore mentre quel povero bambino annegava. Si chiamava Jason. Io lavoravo il giorno della disgrazia. Preparavo i pasti, qui. Ero la cuoca. E loro avrebbero dovuto sorvegliare. Ogni momento! Jason non… non sapeva nuotare molto bene. Possiamo andare ora, cara?... Eccomi Jason, eccomi… Devi sapere che Jason è mio figlio. E oggi è il suo compleanno. Non potevo permettergli di riaprire questo campo, non ti pare? Dopo quello che è sucesso. Mio povero, innocente Jason. Il mio bambino adorato. Jason. Jason. Tu l’hai lasciato annegare. Non avevi tempo di sorvegliarlo, vero? Colpa tua, maledetta! Adesso… sarai tu a morire!

VENERDI' 13

"Venerdì 13" (Friday the 13th, 1980) è un classico film horror slasher diretto da Sean S. Cunningham e scritto da Victor Miller. Il film ha avuto un enorme impatto sul genere slasher ed è diventato un'icona della cultura pop.


La storia è ambientata presso Camp Crystal Lake, un campeggio estivo che ha subito una serie di tragedie negli anni precedenti. Il film si apre con un flashback ambientato nel 1958, dove due consulenti del campo vengono brutalmente uccisi mentre si preparano a passare una serata romantica. Dopo questa tragedia, il campo viene chiuso, ma negli anni successivi ci sono stati diversi tentativi falliti di riaprirlo a causa di misteriosi incidenti e sfortunati eventi. Nel presente, un gruppo di giovani consulenti arriva al campo con l'obiettivo di ristrutturarlo e riaprirlo per l'estate. Il gruppo comprende diversi personaggi tipici del genere horror: ragazzi spensierati, giovani alle prime armi, tutti ignari della minaccia che incombe su di loro. Mano a mano che la notte si avvicina, i consulenti iniziano a sparire uno dopo l'altro, assassinati da un killer sconosciuto.


La suspense aumenta con la scoperta che c'è una figura misteriosa che li sta seguendo e uccidendo in modi brutali, uno alla volta. Ciò che rende il film memorabile è proprio l'atmosfera di tensione e la sensazione di costante pericolo, alimentata anche dall'ambientazione isolata e dalla colonna sonora inquietante.


Il colpo di scena finale è rivelato quando si scopre che l'assassino non è un uomo, ma Pamela Voorhees, una donna profondamente traumatizzata dalla morte del figlio, Jason, avvenuta molti anni prima proprio a Camp Crystal Lake. Jason è annegato mentre i consulenti erano distratti, e da allora Pamela ha sviluppato un forte desiderio di vendetta contro chiunque osi tentare di riaprire il campo.


Elementi chiave


Uno degli elementi più interessanti del film è l'introduzione di Jason Voorhees, che pur non essendo il killer in questo primo film, diventerà l'iconico assassino della serie nei sequel. La maschera da hockey, associata a Jason, non compare fino al terzo film della saga, ma la sua figura diventa rapidamente un simbolo di terrore nel mondo del cinema horror.

ANALISI MONOLOGO

Il monologo di Pamela Voorhees rivela la sua psicosi e il motivo dietro la serie di omicidi a Camp Crystal Lake.


Pamela Voorhees è una madre devastata dalla morte del figlio Jason, avvenuta per annegamento mentre i consulenti del campo erano distratti. Il suo trauma è evidente nelle sue parole, piene di dolore e risentimento verso coloro che ritiene responsabili della morte del figlio. Jason è al centro della sua vita e della sua psiche, e non è mai riuscita a elaborare la sua perdita. La sua incapacità di superare il lutto la trasforma in una figura pericolosa, e la vendetta diventa l'unico scopo della sua esistenza.


Pamela ripete il nome di Jason più volte durante il monologo, mostrando un attaccamento ossessivo al figlio. Questo suggerisce che, nella sua mente, Jason è ancora presente, quasi come se lei lo percepisse vivo o come se volesse mantenerne il ricordo vivente. La ripetizione non è solo un riflesso del suo amore materno, ma anche della sua instabilità mentale. Pamela vive in una realtà distorta in cui il tempo sembra essersi fermato al giorno della morte di Jason.


Pamela attribuisce la colpa della morte del figlio ai consulenti del campo, che lei accusa di essere stati irresponsabili e negligenti. Il suo odio è alimentato dalla percezione che nessuno abbia fatto abbastanza per proteggere Jason. La frase "Facevano all’amore mentre quel povero bambino annegava" sottolinea il contrasto tra il piacere e l'indifferenza di questi giovani adulti e il tragico destino di suo figlio. Questo sentimento di ingiustizia diventa il motore della sua furia omicida.


Pamela si giustifica per gli omicidi che ha commesso e che sta per commettere. Nella sua mente, impedire la riapertura del campo è un atto di protezione nei confronti della memoria di Jason e un modo per evitare che altre tragedie come quella che ha subito possano accadere. La frase "Non potevo permettergli di riaprire questo campo, non ti pare?" riflette il suo bisogno di giustificare le sue azioni, come se cercasse una convalida esterna per la sua vendetta. La sua logica distorta la porta a vedere gli omicidi come una forma di riparazione.


Pamela, una madre che ha perso un figlio, inizia come vittima di un tragico incidente, ma il suo dolore irrisolto la trasforma in carnefice. Nella sua mente, le persone che lavorano al campo e i giovani consulenti diventano simboli della negligenza che ha causato la morte di Jason. La sua frase finale "Adesso… sarai tu a morire!" segna la sua completa transizione in un'assassina implacabile, pronta a compiere altre uccisioni per mantenere vivo il ricordo di Jason e punire coloro che percepisce come colpevoli.


Il monologo esplora il legame viscerale tra Pamela e Jason, che va oltre la morte fisica del ragazzo. Nella mente di Pamela, Jason è ancora un bambino vulnerabile che ha bisogno di essere protetto. La frase "Eccomi Jason, eccomi" dimostra che Pamela vive in un'illusione in cui crede che Jason possa ancora sentirla e che il suo amore materno possa in qualche modo salvarlo o proteggerlo, anche nella morte. Questo legame spezzato diventa la fonte della sua follia, alimentando il suo bisogno di vendetta.

CONCLUSIONE

Il monologo di Pamela Voorhees è un esempio di come il dolore e il lutto possano trasformarsi in un’ossessione vendicativa, dando vita a un personaggio tragico e terrificante. La sua incapacità di accettare la morte di Jason la spinge a commettere atti violenti in nome di una giustizia distorta. Questo momento rivela le profonde dinamiche psicologiche del personaggio e getta luce sulle tematiche più ampie del film, come la responsabilità, la colpa e la fragilità della mente umana di fronte al dolore.

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