Monologo femminile - Julianne Nicholson in \"Paradise\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Sinatra è un raro momento in cui il suo personaggio abbassa la guardia – o almeno, sembra farlo. In un mondo post-apocalittico dove il potere si basa sulla paura e sul controllo, Sinatra ha costruito un regno di sicurezza apparente, ma a costo di decisioni spietate. Qui, però, per un attimo si discosta dalla sua immagine di leader inflessibile e racconta la donna che era prima: un'imprenditrice tecnologica, un'insegnante di ceramica, qualcuno che non immaginava affatto di finire in cima a un sistema autoritario.


Ma questo monologo non è solo un tuffo nel passato. È una giustificazione. Sinatra sta parlando a Billy, un uomo che si sta ribellando alla sua autorità, e lo sta facendo nel modo più subdolo possibile: non con una minaccia diretta, ma con una logica quasi inevitabile. Il messaggio è chiaro: questa non è la vita che volevo, ma è la vita che ci è rimasta. E qualcuno deve fare quello che è necessario per mantenerla.

Mi piaceva la mia vita

STAGIONE 1 EP 4

MINUTAGGIO: 40:12-41:14

RUOLO: Sinatra
ATTRICE:
Julianne Nicholson
DOVE:
Disney +



INGLESE


This isn't the life I planned for myself. I ran an internet company, cloud storage. Took pottery classes on the weekends. I made an ashtray, used to put my wedding ring in it at night. I don't know if you noticed, but it's not exactly the Ritz up there, Billy. Conditions, even if they're technically livable, they're not hospitable. And by not hospitable, I mean a third world planet where anyone left is most definitely tearing each other apart for the scarcest of resources right now. The best place to be, if you want anything remotely resembling a decent life on Earth, is right here... where we are. And that's worth protecting. These people are worth protecting. And that's why folks like you and me are forced to do the hard thing sometimes.



ITALIANO


Non è questa la vita che avevo immaginato per me. Gestivo una società informatica. Un archivio su cloud, e tenevo un corso di ceramica. Feci un posacenere, ci misi dentro la fede, la notte. Non so se l’hai notato, ma non è esattamente il Ritz, lassù, Billy… E la vita, anche se in realtà è possibile, non è delle migliori. E con “Non è delle migliori” io intendo un pianeta del terzo mondo, dove quelli che sono rimasti probabilmente si stanno distruggendo a vicenda, per accaparrarsi le poche risorse disponibili. Quindi, il posto migliore, se vuoi qualcosa che si avvicini a vita decente, come sulla terra, è proprio questo. E’ dove siamo noi. E va protetto. Le persone che ci vivono vanno protette. Ecco perché quelli come noi sono costretti a fare cose difficili, alle volte.

Paradise

Paradise è una serie che prende il thriller politico e lo fonde con la fantascienza distopica, creando un racconto che esplora il potere, la manipolazione e la sopravvivenza in un mondo in cui le regole del passato non valgono più. Ideata da Dan Fogelman, autore di This Is Us, la serie ha debuttato su Disney+ e ha subito catturato l’attenzione per il suo mix di tensione, mistero e critica sociale. La storia ruota attorno a Xavier Collins (Sterling K. Brown), un agente speciale che un tempo era la guardia del corpo del Presidente degli Stati Uniti, Cal Bradford (James Marsden). Quando il Presidente viene assassinato in circostanze misteriose all’interno di una comunità d’élite, Collins si trova invischiato in un’indagine che lo porta a scoprire segreti inquietanti. Ma c’è un elemento che complica tutto: il mondo non è più quello di prima. Una catastrofe – inizialmente poco chiara – ha sconvolto il pianeta, lasciando in piedi solo questa comunità chiusa, abitata dai più potenti esponenti del mondo politico ed economico.

A prendere il controllo dopo la morte di Bradford è una donna enigmatica conosciuta come “Sinatra”, un’oligarca senza scrupoli che governa con pugno di ferro e con una visione chiara: proteggere la sua comunità a ogni costo. Mentre Collins cerca la verità sulla morte del Presidente, inizia a rendersi conto che la vera domanda non è solo chi l’abbia ucciso, ma cosa stia accadendo fuori da quella comunità e quale sia il reale stato del mondo.

La serie utilizza una struttura che alterna passato e presente, unendo episodi autoconclusivi incentrati su singoli personaggi con una narrazione più ampia che svela, pezzo dopo pezzo, il quadro generale. I flashback sono essenziali per capire le dinamiche tra i protagonisti, ma anche il declino del mondo esterno e il ruolo che la comunità ha giocato nella crisi globale.

Come già fatto in serie come Lost, Paradise costruisce ogni episodio intorno a un personaggio o a un evento specifico, mantenendo però un filo conduttore che si dipana lungo l’intera stagione. Ci sono momenti di tensione altissima, seguiti da lunghe sequenze più riflessive che esplorano il significato del potere e delle scelte morali.


L’ambientazione trasmette il senso di isolamento e oppressione che pervade la serie. La comunità di Paradise è lussuosa, curata nei minimi dettagli, ma trasmette un’inquietudine costante: dietro l’eleganza si nasconde un mondo marcio, dominato da giochi di potere e manipolazioni. La fotografia, dai toni freddi e asettici, amplifica questa sensazione di controllo e sorveglianza costante.



Dal punto di vista tematico, la serie affronta in modo diretto la lotta tra apparenza e sostanza. Il Presidente, che in teoria è il leader della comunità, si rivela presto una figura quasi impotente, simbolo di come il potere vero sia nelle mani di chi controlla le risorse e le informazioni. Allo stesso modo, la presenza di una psicologa incaricata di rendere la transizione alla nuova realtà il meno traumatica possibile mostra come la manipolazione psicologica sia un’arma tanto potente quanto la forza bruta.


I Personaggi Chiave


Xavier Collins (Sterling K. Brown): Agente dei Servizi Segreti con un passato difficile, è il punto di vista dello spettatore all’interno della storia. La sua indagine sulla morte di Bradford lo porta a scoprire verità che mettono in discussione tutto ciò in cui credeva.

Cal Bradford (James Marsden): Presidente degli Stati Uniti, il cui omicidio è il punto di partenza della serie. Nei flashback scopriamo il suo rapporto con Collins e la sua posizione ambigua all’interno della comunità.

Sinatra: La donna che, dopo la morte di Bradford, assume il controllo della comunità. È spietata e calcolatrice, capace di qualsiasi cosa pur di mantenere il suo potere.

La Psicologa: Figura chiave nella costruzione della nuova società, il suo ruolo è quello di assicurarsi che i superstiti accettino la nuova realtà senza troppe domande. Il suo episodio dedicato è uno dei più affascinanti della stagione.


Paradise prende elementi del thriller politico e li innesta in un contesto fantascientifico che riecheggia molte paure del presente. Il riscaldamento globale, la paranoia per un possibile conflitto nucleare e la crescente influenza delle oligarchie economiche sono tutti temi che trovano spazio nella narrazione. La figura di Sinatra richiama il concetto di un’élite che si erge a salvatrice dell’umanità, ma che in realtà persegue solo il proprio interesse, un tema che ha fatto discutere molto negli Stati Uniti, soprattutto in relazione a figure come Elon Musk e Jeff Bezos.

Analisi Monologo

Sinatra apre il monologo con una frase che racchiude il senso di disillusione: "Non è questa la vita che avevo immaginato per me." Questa semplice affermazione destabilizza. Sinatra non è nata come la donna spietata che conosciamo. Aveva un’altra vita, una vita normale. Gestiva una società informatica, lavorava con il cloud, insegnava ceramica. Sono dettagli quasi banali, ma servono a creare un contrasto fortissimo con la persona che è diventata.


E poi, il dettaglio più intimo: "Feci un posacenere, ci misi dentro la fede, la notte." Questo è un momento potentissimo. La fede nel posacenere è un’immagine di abbandono simbolico del matrimonio, un piccolo rituale notturno che suggerisce che, anche prima della catastrofe, la sua vita non era perfetta. Questa è la prova che anche prima di Paradise c’era qualcosa che la tormentava.


Ma Sinatra non si lascia avvolgere dai ricordi. Subito dopo riporta il discorso sul presente, in modo brutale.


"Non so se l’hai notato, ma non è esattamente il Ritz, lassù, Billy… E la vita, anche se in realtà è possibile, non è delle migliori." Qui Sinatra inizia la sua opera di manipolazione. Sì, il mondo fuori da Paradise è abitabile, ma non è vivibile. Non è il Ritz. Non è il comfort, la sicurezza, la civiltà. Poi rende ancora più esplicito il concetto: "E con 'Non è delle migliori' io intendo un pianeta del terzo mondo, dove quelli che sono rimasti probabilmente si stanno distruggendo a vicenda, per accaparrarsi le poche risorse disponibili." Questo passaggio è fondamentale. Sta vendendo a Billy l’idea che il mondo esterno sia un inferno. E non è importante se sia vero o meno: quello che conta è che Billy lo creda. Perché se crede che fuori ci sia solo guerra e disperazione, allora Paradise non è più una prigione, ma un rifugio. Sinatra sta facendo ciò che sa fare meglio: trasformare la paura in lealtà.

Dopo aver instillato il terrore per il mondo esterno, Sinatra arriva alla vera dichiarazione di intenti: "Quindi, il posto migliore, se vuoi qualcosa che si avvicini a vita decente, come sulla terra, è proprio questo. È dove siamo noi. E va protetto." Questo è il momento in cui Sinatra trasforma la sua leadership da dittatura a necessità morale. Il loro mondo va protetto. Non perché sia perfetto, ma perché è l’unica alternativa al caos. E poi la frase più rivelatrice: "Ecco perché quelli come noi sono costretti a fare cose difficili, alle volte." La parola chiave qui è "costretti". Sinatra non dice di essere orgogliosa delle sue azioni, non dice di godere del controllo che esercita. Si dipinge come una persona che fa ciò che deve essere fatto.


Questa è la manipolazione finale. Billy ha ucciso per lei. Ora vuole ribellarsi, vuole scrollarsi di dosso il sangue. Ma Sinatra gli dice che non c’è niente da espiare. Perché ciò che hanno fatto era necessario.


In poche righe, Sinatra ha riscritto la sua narrativa. Non è una tiranna, è una guardiana. Non è crudele, è pragmatica.

Conclusione

Questo monologo è un capolavoro di retorica e manipolazione. Sinatra non urla, non minaccia direttamente, ma trasforma il suo dominio in un atto di responsabilità. Ma il punto più interessante è che, in tutto questo, non mente mai apertamente. Il mondo là fuori potrebbe davvero essere un disastro. Proteggere Paradise potrebbe davvero essere l’unica scelta. E Billy, ora, deve decidere se crederle o ribellarsi.

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