Monologo di Perfidia Beverly Hills da “Una Battaglia dopo l’altra” – Analisi e Guida

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~ LA REDAZIONE DI RC

Analisi del monologo di Perfidia Beverly Hills da "Una battaglia dopo l'altra"

Il monologo di Perfidia Beverly Hills in Una battaglia dopo l’altra è una lettera toccante e trattenuta, perfetta per audizioni dove serve lavorare sulla sottrazione emotiva. Interpretata da Teyana Taylor, questa scena finale rivela il cuore nascosto del personaggio: una madre che ha fallito, ma prova comunque a lasciare una traccia. In questa guida trovi analisi, sottotesto, dinamica vocale e indicazioni pratiche per portare questo monologo in sala audizioni o in scena.

  • Scheda del monologo

  • Contesto del film

  • Testo del monologo (estratto+note)

  • Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa

  • Come prepararlo per un'audizione

  • Finale del film (con spoiler)

  • FAQ

  • Credits e dove trovarlo

Scheda del monologo

Film: Una battaglia dopo l'altra (2025)
Personaggio: Perfidia Beverly Hills
Attore: Teyana Taylor
Minutaggio: Fine film

Durata: 2 minuti
Difficoltà Alta: (tenuta emotiva + sottomissione vocale + sincerità)

Emozioni chiave: Colpa trattenuta: non esplode mai, rimane sotto la pelle. Amore silenzioso: si sente, ma non cerca conferme. Rinuncia consapevole: Perfidia ha già perso, non si illude. Speranza timida: solo accennata, in “magari tu ce la farai”. Dolore non più giovane. non piange, ma ha già pianto a sufficienza.

Contesto ideale per interpretarlo: Prova su monologo epistolare (lettere, voci fuori campo, confessioni postume). Lavori su “assenza presente”: personaggi che non sono fisicamente in scena ma hanno un impatto emotivo fortissimo. Casting per ruoli di madri complesse, fallibili, emotivamente ambigue

Dove vederlo: Al cinema!

Contesto del film: "Una battaglia dopo l'altra"

Una battaglia dopo l’altra segue il percorso accidentato e contraddittorio di Pat Calhoun – soprannominato "Ghetto Pat" o "Rocketman" – e della sua compagna Perfidia, nota tra i militanti come "Beverly Hills", due figure centrali del gruppo rivoluzionario armato French 75, attivo negli Stati Uniti in un futuro non troppo distante, segnato da tensioni razziali e repressione istituzionale. Dopo un’azione d’impatto – la liberazione di migranti da un centro di detenzione californiano – Perfidia si impone con freddezza e arroganza sul comandante della struttura, Steven J. Lockjaw, che, pur umiliato, inizia a sviluppare un’ossessione morbosa per lei. Il film si sviluppa quindi tra momenti di lotta armata, sabotaggi infrastrutturali e relazioni personali corrosive, con Pat e Perfidia in prima linea.

Le loro azioni diventano sempre più pericolose e, durante una missione, Lockjaw riesce a cogliere Perfidia in flagrante: invece di arrestarla, le propone un accordo ambiguo e sessualmente ricattatorio. Lei accetta, ma la relazione segreta tra i due spinge Lockjaw a un’ulteriore ossessione: identificare Pat e distruggere il gruppo.

Con la nascita della piccola Charlene, Pat tenta invano di convincere Perfidia ad abbandonare la lotta. Ma lei, indifferente al richiamo della maternità, sceglie di abbandonare entrambi e tornare sul campo. La sua escalation culmina in un omicidio durante una rapina, che porta infine al suo arresto. Lockjaw le offre una via d’uscita: tradire il French 75 in cambio della libertà. Perfidia accetta, firmando la condanna a morte di molti compagni e dissolvendo quasi del tutto il gruppo. Pat riesce a scappare con la figlia, grazie ai superstiti della rete clandestina, assumendo nuove identità. La storia salta avanti di sedici anni, quando Pat, ormai Bob Ferguson, vive in uno stato di paranoia e apatia a Baktan Cross, consumato da dipendenze e dal senso di colpa, mentre cerca di tenere Willa – la figlia, ora adolescente – all’oscuro della verità. Il ritorno di Lockjaw sulla scena, ora alto ufficiale dell’esercito e membro aspirante della setta suprematista "Pionieri del Natale", riattiva la trama: per nascondere il passato e coprire la relazione interrazziale con Perfidia, Lockjaw decide di eliminare Willa. Inizia così una nuova caccia, questa volta alimentata da interessi politici, rancori personali e segreti di sangue.

Testo del monologo + note

Cara Charlene. Un saluto da chi vive nell’ombra. Non voglio turbarti, ma è da molto tempo che penso di scriverti. Mi sveglio spesso con un pensiero troppo assurdo, il modo e il motivo per cui sono oggi è slegato dalla mia famiglia. Ho finto per tutta la vita: finto di essere forte, finto di essere morta, è troppo tardi per noi. Dopo tutte queste bugie. Sei felice? Sei innamorata? Che cosa vuoi fare da grande? Proverai a cambiare il mondo come ho fatto io? Noi abbiamo fallito, ma magari tu ce la farai. Magari riuscirai a rendere il mondo migliore. Ti penso ogni singolo giorno, ogni singolo attimo. E avrei voluto essere forte per tutte e due. So che un giorno, quando sarà il momento, e più sicuro, mi troverai. Dà un bacio a tuo padre, il  tuo “Ghetto Pat”. Con amore, mamma. Perfidia. 

Cara Charlene.: tono tenero, ma esitante; leggera pausa dopo “Charline”. Come se assaporasse il nome per la prima volta da anni. Sguardo immaginario rivolto a una figlia cresciuta che non conosce più.

Un saluto da chi vive nell’ombra.: voce abbassata, quasi spenta; pausa dopo “saluto”; la frase è una definizione amara di sé, va detta con accettazione, non con vittimismo.

Non voglio turbarti, ma è da molto tempo che penso di scriverti.: intonazione delicata, protettiva; lieve inflessione su “penso”, come se avesse sfiorato molte volte l’idea e solo ora trovasse il coraggio.

Mi sveglio spesso con un pensiero troppo assurdo,: abbassa la voce su “troppo assurdo”; la frase si interrompe come se contenesse qualcosa di vergognoso o irrazionale.

il modo e il motivo per cui sono oggi è slegato dalla mia famiglia.: tono fermo, ma spezzato. Va letta come una frase che costa fatica pronunciare. Pausa interiore prima di “slegato”.

Ho finto per tutta la vita:: tono quasi chirurgico, secco, senza concessioni drammatiche. Va detta con freddezza lucida.

finto di essere forte,: abbassa leggermente il tono, come se confessasse un peccato. Pausa minima prima del prossimo segmento.



finto di essere morta,: micro pausa prima di “morta”; il tono non cambia troppo da “forte”, ma deve vibrare di più sul piano emotivo. Occhi fissi su un punto lontano.

è troppo tardi per noi.: detta lentamente, con rassegnazione asciutta. Nessun crescendo. Solo accettazione.

Dopo tutte queste bugie.: tono quasi secco. È un inciso, come un’eco che rimbalza dopo la frase precedente. Sguardo basso.

Sei felice? Sei innamorata?: domande genuine, leggere, quasi sussurrate. Pausa piccola tra le due. Come se avesse ancora diritto a chiedere, anche se sa di no.

Che cosa vuoi fare da grande?: sorriso accennato, malinconico. Detto come una madre che ha perso i momenti normali, e prova a recuperarli nel vuoto.

Proverai a cambiare il mondo come ho fatto io?: tono tra l’autoironia e il rimpianto. La domanda è retorica, ma sincera. Pausa prima del “come”.

Noi abbiamo fallito, ma magari tu ce la farai.: tono pacato, ma vibrazione emotiva nella seconda parte. Pausa respirata su “fallito”. Il “magari” è un filo di speranza, detto piano.

Magari riuscirai a rendere il mondo migliore.: voce più morbida, dolce, come se parlasse a una bambina. Pausa breve prima di “migliore”.

Ti penso ogni singolo giorno, ogni singolo attimo.: ritmo rallentato, più caldo. Non c’è dolore esplicito, ma ogni parola va pronunciata con attenzione affettiva. Sguardo lontano.

E avrei voluto essere forte per tutte e due.: tono spezzato, ma contenuto. Pausa dopo “forte”. Il rimpianto deve emergere senza pianto.

So che un giorno, quando sarà il momento, e più sicuro, mi troverai.: qui il tono cambia leggermente: c’è una promessa, anche se flebile. Pause naturali tra le subordinate. “Più sicuro” va detto con dolcezza preoccupata.

Dà un bacio a tuo padre, il tuo ‘Ghetto Pat’.: sorriso accennato sulla parte finale. “Ghetto Pat” va detto come un nomignolo condiviso, tenero, appartenente a un passato condiviso.

Con amore, mamma. Perfidia.: pausa prima di “Perfidia”; chiusura misurata, senza enfasi. Voce bassa, calda. Come un addio mai detto.

Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa del monologo di Perfidia Beverly Hills da "Una battaglia dopo l'altra"

Il monologo finale di Perfidia Beverly Hills, interpretata da Teyana Taylor in Una battaglia dopo l’altra, è una lettera scritta alla figlia Charlene, letta in voice over nel momento più silenzioso ed emotivo del film. Non è una scena madre nel senso classico: non c’è un confronto diretto, non c’è un’esplosione drammatica. È una presenza che riemerge dall’assenza, una voce che chiede spazio dopo anni di silenzio, omissioni e bugie.

Questo monologo si presta perfettamente a lavori di recitazione su testi epistolari, confessioni intime e voci fuori campo. Si tratta di un materiale denso e trattenuto, adatto ad attrici che vogliono esplorare la fragilità femminile, la maternità interrotta, la memoria.

Nel film, Perfidia ha tradito i suoi compagni rivoluzionari, ha lasciato la famiglia ed è scomparsa per anni. Bob, il compagno e padre di Charlene, ha raccontato alla figlia che la madre è morta. Solo alla fine, quando Bob trova il coraggio di consegnarle una lettera, scopriamo la verità: Perfidia è viva, ma ha scelto di sparire per proteggerla — o per vigliaccheria.

Il monologo è la lettera che Perfidia scrive ma non spedisce, come un messaggio lanciato nello spazio, nella speranza che un giorno venga trovato.

La lettera deve essere letta (o recitata) con un tono intimo, quasi segreto. Perfidia non vuole attirare attenzione, ma aprire uno spiraglio nella corazza che si è costruita. La voce deve restare calma, contenuta, ma carica di sottotesto. Nessuna frase va “caricata” troppo: il dolore si sente nella neutralità, non nel pianto.

Questo non è un monologo di pentimento urlato. È il discorso di una madre che ha già fallito e che non cerca redenzione, ma memoria. L’attrice deve lavorare su una colpa che non vuole più spiegare, solo ammettere. Ogni frase è un tentativo di ricucire qualcosa che lei stessa ha strappato.

La lettera ha un ritmo lento, interrotto da pensieri. Ogni frase può (e deve) essere lasciata sospesa. Le pause sono fondamentali. Soprattutto nei passaggi come “Ho finto di essere forte, finto di essere morta…”: qui il respiro è parte della struttura. Nessuna corsa verso il finale.

Come preparare il monologo di Perfidia Beverly Hills in "Una battaglia dopo l'altra"

STEP PRATICI PER IL MONOLOGO ED ERRORI DA EVITARE

Obiettivo del monologo: Consegnare una verità troppo tardi, ma farlo comunque. Il personaggio non vuole ottenere qualcosa, non vuole manipolare, non cerca perdono. Il suo obiettivo è dire finalmente ciò che ha nascosto, con il tono di chi sa di non potersi più permettere né scuse né sentimentalismi.

Sottotesto: “So di averti ferita. So che non posso tornare. Ma vorrei che tu sapessi che ti ho sempre amata, anche se ho fatto l’opposto.”

Azione minima : Nella scena, puoi immaginarti scrivendo, registrando un messaggio, o solo leggendo ad alta voce una lettera mai spedita. Lavora sull’azione interna: “sto finalmente parlando con mia figlia, anche se non mi risponderà”.

Dinamica vocale

Volume medio-basso, quasi da confessione notturna
Frasi spezzate: respiri veri tra un pensiero e l’altro
Evita ogni tono piagnucoloso: la voce si incrina, ma non crolla

Mantieni una linea emotiva continua, anche nelle pause
Lascia “vivere” certe parole chiave: ombra, finto, forte, magari, mamma

Chiusa: Il finale è tutto nella parola “Perfidia”. Va pronunciata come una firma, ma con un retrogusto malinconico.

Errori comuni da evitare


Recitazione melodrammatica: questo testo non richiede lacrime, ma presenza silenziosa.
Tono neutro e piatto: il rischio è spegnere tutto. Va trovata una vibrazione interna costante.
Usare frasi come didascalie: non spiegare col tono. Lascia che siano le parole a fare il lavoro.
Andare troppo veloci: ogni frase è una riga scritta dopo anni di silenzio. Deve pesare.
Interpretare per convincere: Perfidia non vuole più essere capita. Solo essere letta.

Il finale di "Una battaglia dopo l'altra" (Spoiler)

Il finale di Una battaglia dopo l’altra si sviluppa in un crescendo di eventi che intrecciano la resa dei conti tra ideologie, paternità negate, e il peso della memoria rivoluzionaria. Quando l’operazione militare guidata da Lockjaw arriva a Baktan Cross, Bob viene preso di mira e la città diventa un campo di battaglia tra forze armate e civili esasperati. Dopo una breve fuga, l’uomo viene catturato, mentre Willa – salvata in extremis da Deandra – scopre in un convento il passato oscuro della madre e il suo ruolo di delatrice. La situazione precipita ulteriormente quando i Pionieri del Natale, fiutando lo scandalo, ordinano a uno dei loro uomini, Tim Smith, di eliminare Lockjaw. Ma il colonnello, nel frattempo, è riuscito a sottoporre Willa a un test del DNA, scoprendo di esserne il padre biologico. L’informazione lo mette in crisi: non può più eliminarla, ma nemmeno proteggerla senza rinunciare all’ingresso nella società segreta.

Il colonnello tenta allora di disfarsi di Willa tramite un sicario, un cacciatore di taglie Navajo di nome Avanti, a cui affida l’incarico con un tono freddo e impersonale. Ma Avanti, toccato dall’innocenza della ragazza, la risparmia e si sacrifica in una sparatoria pur di salvarla. Willa, ferita ma determinata, riesce a prendere l’auto del cacciatore e tentare la fuga, ma Tim Smith – convinto che sia l’anello debole da spezzare – la intercetta. In un’azione mista di lucidità e istinto, la ragazza sfrutta l’ambiente e la macchina come trappola, provocando l’incidente dell’aggressore e abbattendolo a colpi di pistola.

Solo dopo lo scontro sopraggiunge Bob, che riabbraccia la figlia in un momento carico di malinconia e sollievo. La sequenza si sposta poi sul destino di Lockjaw: sopravvissuto, sfigurato, si presenta ai Pionieri cercando ancora l’ammissione. I membri, con freddezza e finta compassione, lo accolgono in una stanza che dovrebbe segnare il suo “nuovo inizio”. È lì che viene assassinato in silenzio, soffocato e fatto sparire come un peso imbarazzante. Il traditore, il bugiardo, il simbolo scomodo viene eliminato con una precisione chirurgica.

Nel finale emotivo, Willa riceve da Bob una lettera scritta anni prima da Perfidia. Nonostante abbia scoperto di essere figlia biologica di Lockjaw, sceglie di non dire nulla al padre adottivo. Lui, consapevole di non poter più trattenere la figlia, accetta il suo desiderio di unirsi a una nuova protesta a Oakland, lasciandola andare con una sorta di benedizione silenziosa. La chiusura del film rimette la fiamma della lotta nelle mani di una nuova generazione, ma senza retorica: il gesto di Willa non è la ripetizione cieca degli errori passati, bensì una risposta lucida e personale al disastro etico che ha ereditato. E Una battaglia dopo l’altra si chiude così, non con una vittoria, ma con la possibilità che, almeno questa volta, chi combatte sappia cosa sta rischiando.

FAQ sul monologo di Perfidia Beverly Hills in "Una battaglia dopo l'altra"

  • Quanto dura il monologo? Circa 2 minuti.

  • Che temi tratta? Maternità assente; colpa e memoria; amore rimosso; rinuncia, distanza, eredità emotiva; voce femminile fuori scena.

  • Che tipo di recitazione richiede? Recitazione trattenuta, intima e sottile. Nessuna teatralità: il monologo vive nella voce, nei silenzi e nell’assenza. Ottimo per chi lavora su voice-over o lettura emotiva.

  • Qual è il contesto del monologo? È una lettera mai spedita da una madre in fuga, letta dalla figlia nel finale del film. Arriva troppo tardi, ma contiene tutta la verità che non è mai stata detta.

  • Serve un partner scenico per recitarlo? No. È un monologo solitario, scritto come una confessione scritta. Funziona benissimo anche da seduti, in camera, o in registrazione audio.

  • Qual è il punto emotivo più forte del testo? Il passaggio “Ho finto per tutta la vita: finto di essere forte, finto di essere morta…” Qui si concentra la verità del personaggio, detta senza difese.

Credits e dove vederlo

Regista: Paul Thomas Anderson

Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson
Produttori: Adam Somner, Sara Murphy, Paul Thomas Anderson

Cast principale: Leonardo DiCaprio (Pat Calhoun / Bob Ferguson) Sean Penn ( colonnello Steven J. Lockjaw); Chase Infiniti (Willa Ferguson / Charlene Calhoun) Benicio del Toro (sensei Sergio St. Carlos) Regina Hall (Deandra) Teyana Taylor ( Perfidia "Beverly Hills")

Dove vederlo: Al cinema

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