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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Jamie Tartt rivolto a Roy Kent è un momento di apertura emotiva e vulnerabilità che conferma quanto il suo personaggio sia cresciuto nel corso della serie. Jamie, inizialmente introdotto come un talento arrogante e superficiale, è in realtà uno dei personaggi più complessi di Ted Lasso. La sua trasformazione da ragazzo egocentrico a uomo consapevole e sensibile è stata costruita con grande attenzione, e questa scena ne è una dimostrazione perfetta.
STAGIONE 3 EPISODIO 6
MINUTAGGIO: 44:00-45:38
RUOLO: Jamie Tartt
ATTORE: Phil Dunster
DOVE: Apple TV
INGLESE
Coach. I know that you have my best interests at heart, or... or the club's anyway. Even though you're clearly upset about something else and you're taking it out on me. What I'm trying to say is, I'm sorry for being a dіck earlier. I've been to Amsterdam twice. When I was 14, me dad was trying to get back with me mum, and he was acting like some kind of fսck¡ng super dad or some sh¡t, and he brought me out here for some father-son bonding time. Anyway, he said it was to watch a football match. After the game, he took me to the red-light district for my real present. He, uh... He took me to lose my virginity to those ladies behind the windows. Jesus. Must have been traumatizing. No. She loved it. Oh, for me... Sorry, me, you mean. Uh, no. I-I don't know. I don't remember. Anyway, a couple of years later, me mum brought me back here. And we went to museums and did all the tours, and it's the first time I had stroopwafel. Never forget that time. Even though my dad weren't here, he was s-still kinda there with us. You know?
ITALIANO
Coach, so che hai a cuore i miei interessi, come quelli del club. Anche se sei arrabbiato per altro e te la prendi comunque con me. Insomma, scusa se ho fatto lo stronzo, prima. Sono stato ad Amsterdam due volte. A quattordici anni e… papà cercava di tornare con mamma, e si comportava come una specie di superpapà del cazzo. E mi ha portato qui per passare un pò di tempo insieme. Comunque siamo andati a vedere una partita e dopo mi ha portato nel quartiere a luci rosse per farmi il suo regalo. E mi ha portato a perdere la verginità con una di quelle signorine in vetrina. Comunque, un paio di anni dopo mia madre mi ha riportato qui. Siamo andati nei musei, e abbiamo fatto un tour, e abbiamo fatto anche gli strutt Waffle. Non lo dimenticherò mai. Anche se mio padre non c’era era comunque lì con noi, capisci?
"Ted Lasso" è una serie che, sotto l'apparenza di una commedia sportiva leggera, si rivela una narrazione stratificata e ricca di sfumature emotive. Creata da Bill Lawrence, Jason Sudeikis, Joe Kelly e Brendan Hunt, la serie ha debuttato su Apple TV+ nel 2020 e si è rapidamente imposta come un prodotto capace di bilanciare umorismo, introspezione e crescita personale.
La storia segue Ted Lasso (Jason Sudeikis), un allenatore di football americano ingaggiato per allenare una squadra di calcio inglese, l’AFC Richmond, nonostante non abbia alcuna esperienza nel calcio europeo.
L’assunzione non è casuale: Rebecca Welton (Hannah Waddingham), la nuova proprietaria del club, vuole distruggere la squadra come vendetta nei confronti del suo ex marito, il precedente proprietario, e pensa che assumere un allenatore incompetente sia il modo migliore per farlo.
Ted arriva in Inghilterra con un atteggiamento genuinamente positivo e un approccio fuori dagli schemi. Nonostante il cinismo iniziale di stampa, tifosi e giocatori, il suo metodo si basa sulla costruzione di fiducia e sul rafforzamento dell’identità della squadra, più che sulla tattica. Nel corso delle tre stagioni, la narrazione si sviluppa non solo attorno alle dinamiche sportive, ma anche ai percorsi di crescita personale dei personaggi.
Prima stagione: accettare il cambiamento
L’inizio è segnato dal contrasto tra l’ottimismo quasi ingenuo di Ted e la freddezza dell’ambiente calcistico britannico. All’interno della squadra, il capitano Roy Kent (Brett Goldstein), un veterano dal carattere burbero, e la giovane star Jamie Tartt (Phil Dunster), arrogante e talentuoso, rappresentano due poli opposti della leadership sportiva. Ted, con il suo metodo poco convenzionale, guadagna gradualmente il rispetto del gruppo, in particolare dell’insicuro Nathan Shelley (Nick Mohammed), inizialmente magazziniere, che Ted promuove a vice-allenatore.
Parallelamente, Rebecca, inizialmente intenzionata a sabotare Ted, si ritrova a cambiare idea, grazie anche all’amicizia con Keeley Jones (Juno Temple), influencer e fidanzata di Jamie, che evolve da semplice presenza mondana a figura chiave nella gestione del club. La stagione si conclude con il Richmond che retrocede, ma con una squadra più coesa e un’idea chiara su come ripartire.
Seconda stagione: affrontare i demoni interiori
Se la prima stagione esplora l’adattamento di Ted a un nuovo mondo, la seconda va più in profondità nel lato emotivo dei personaggi. Ted, nonostante la sua positività, inizia a mostrare segni di attacchi di panico, rivelando un lato più vulnerabile. Il tema della salute mentale prende il centro della scena con l’introduzione della psicologa dello sport Dr. Sharon Fieldstone (Sarah Niles), che sfida Ted a confrontarsi con il dolore irrisolto del suo passato, in particolare la morte del padre.
Nathan, da umile assistente insicuro, diventa sempre più ambizioso e rancoroso, sentendosi trascurato da Ted e sviluppando un’invidia crescente. Il suo arco narrativo culmina con il tradimento, quando lascia il Richmond per unirsi al West Ham, ora di proprietà dell’ex marito di Rebecca.
Intanto, Roy Kent, ritiratosi dal calcio giocato, trova una nuova dimensione come allenatore e partner di Keeley, mentre Jamie, dopo un periodo di crisi, cerca di maturare e diventare un giocatore meno egocentrico. La stagione chiude con tensioni irrisolte e un Richmond pronto a tornare in Premier League.
Terza stagione: chi siamo veramente?
La stagione finale affronta le questioni identitarie di ogni personaggio. Ted deve decidere se restare o tornare negli Stati Uniti per stare con il figlio. Nathan, dopo aver raggiunto il successo al West Ham, si rende conto di aver perso il senso di sé nel suo desiderio di affermazione. Rebecca riflette sul suo ruolo nel club, mentre Roy e Keeley affrontano le difficoltà di una relazione in continua evoluzione.
Sul piano sportivo, l’AFC Richmond, dato per sfavorito, diventa una squadra competitiva grazie a un calcio innovativo ispirato al Total Football, simbolo del superamento dei vecchi schemi e della ricerca di un’identità collettiva. La stagione si conclude con Ted che sceglie di lasciare il club per tornare a casa, Nathan che trova un equilibrio e Rebecca che, anziché vendere il Richmond, lo trasforma in qualcosa di ancora più grande.
Tematiche: più di una serie sportiva
Ted Lasso ribalta il concetto tradizionale di leadership. Il suo metodo non è basato sull’autorità o sulla conoscenza tecnica, ma sulla capacità di comprendere e valorizzare gli altri. Il messaggio è chiaro: vincere non significa solo alzare trofei, ma creare qualcosa di duraturo e significativo.
Salute mentale e vulnerabilità maschile
Uno degli aspetti più innovativi della serie è come affronta la salute mentale, specialmente tra gli uomini. Ted, che all’inizio sembra un ottimista incrollabile, si scopre fragile, segnato da traumi irrisolti. Nathan rappresenta il pericolo dell’insicurezza trasformata in rabbia repressa. Roy Kent, apparentemente duro e inscalfibile, impara a esprimere le proprie emozioni.
Trovare una famiglia fuori dalla famiglia biologica
L’AFC Richmond non è solo una squadra, ma una comunità. Ogni personaggio trova nel club un senso di appartenenza che va oltre il calcio: Rebecca si libera dall’ombra del suo ex-marito, Keeley costruisce una carriera indipendente, Jamie supera il trauma di un padre tossico.
Il concetto di successo
La serie decostruisce l’idea classica di successo. Ted vince senza vincere trofei, Jamie diventa un leader quando smette di pensare solo a sé stesso, Nathan capisce che l’ambizione fine a sé stessa non porta alla felicità.
"Ted Lasso" è una serie che parte da un’idea semplice – un allenatore di football americano nel mondo del calcio inglese – per raccontare qualcosa di molto più profondo: il valore dell’empatia, il peso delle aspettative, la necessità di affrontare i propri demoni. Lo fa con un tono leggero ma mai superficiale, costruendo personaggi credibili e situazioni che parlano a tutti, che si sia tifosi di calcio o meno.
Jamie inizia con una frase che mostra subito maturità e autoconsapevolezza: "Coach, so che hai a cuore i miei interessi, come quelli del club. Anche se sei arrabbiato per altro e te la prendi comunque con me." Qui Jamie dimostra di aver capito Roy. Sa che Roy non è arrabbiato con lui per una ragione specifica, ma per qualcosa che probabilmente non ha nulla a che fare con il calcio. Questa è una crescita enorme per lui, che un tempo avrebbe reagito in modo impulsivo e difensivo.
Segue poi una breve scusa, qualcosa che il “vecchio” Jamie non avrebbe mai detto: "Insomma, scusa se ho fatto lo stronzo, prima." Questo dimostra quanto sia cambiato il suo atteggiamento. Jamie ora è capace di riconoscere quando ha sbagliato e, soprattutto, di chiedere scusa senza orgoglio o sarcasmo. Dopo questa introduzione, Jamie condivide un ricordo doloroso della sua infanzia: "Sono stato ad Amsterdam due volte. A quattordici anni e… papà cercava di tornare con mamma, e si comportava come una specie di superpapà del cazzo. E mi ha portato qui per passare un po’ di tempo insieme."
Qui emerge la figura tossica del padre, un tema ricorrente nella storia di Jamie. Il padre, che per la maggior parte del tempo è stato assente o abusivo, ha cercato di riconquistare la madre con un atteggiamento ipocrita da “superpapà”, organizzando un viaggio ad Amsterdam. "Comunque siamo andati a vedere una partita e dopo mi ha portato nel quartiere a luci rosse per farmi il suo regalo. E mi ha portato a perdere la verginità con una di quelle signorine in vetrina." Questa rivelazione è scioccante e profondamente triste. Il padre di Jamie, invece di offrirgli un’infanzia normale e affettuosa, ha mercificato un’esperienza che avrebbe dovuto essere intima e naturale. Questo è stato un altro modo per affermare il suo dominio tossico sulla vita del figlio, trattando la sessualità come una performance più che come un’esperienza emotiva.
A questo punto, la storia prende una svolta inaspettata: "Comunque, un paio di anni dopo mia madre mi ha riportato qui. Siamo andati nei musei, e abbiamo fatto un tour, e abbiamo fatto anche gli stroopwafel. Non lo dimenticherò mai." Qui vediamo il contrappunto tra due figure genitoriali opposte. Se il padre ha usato Amsterdam per rafforzare il suo ego e dimostrare una mascolinità tossica, la madre ha trasformato la città in un luogo di amore, cultura e connessione genuina.
Il passaggio finale è il più significativo: "Anche se mio padre non c’era, era comunque lì con noi, capisci?" Questa frase racchiude tutto il peso del monologo. Jamie ha imparato che le persone che ci segnano, nel bene e nel male, restano con noi anche quando non sono fisicamente presenti.
Ma qui c’è anche un altro sottotesto: Jamie si sta riferendo a Roy tanto quanto al padre. Sta cercando di far capire a Roy che, anche se si mostra distante o arrabbiato, il suo impatto su di lui è reale. Roy è diventato una figura di riferimento per Jamie, qualcuno che gli sta insegnando come essere un uomo migliore.
Questo monologo è uno dei momenti più profondi nella crescita di Jamie Tartt. È una dimostrazione di maturità, consapevolezza e capacità di affrontare il proprio passato senza vergogna o rancore. L’opposizione tra il viaggio con il padre e quello con la madre è un simbolo perfetto di ciò che Jamie sta diventando: ha vissuto un’infanzia difficile, segnata da una mascolinità tossica, ma sta imparando a riscrivere la sua storia e a scegliere chi vuole essere.
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