Monologo - Phoebe Waller-Bridge in \"Fleabag\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Fleabag nella puntata 2x4 è uno dei momenti più intensi e significativi della serie, un frammento che cristallizza il cuore del personaggio e della narrazione stessa. In poche righe, Fleabag esprime con feroce sincerità una paura universale: il caos della libertà e il desiderio di trovare una guida che ci aiuti a navigare nella complessità della vita.

Cosa fare al mattino, Padre

STAGIONE 2 EP 4

MINUTAGGIO:

RUOLO: Fleabag

ATTRICE: Phoebe Waller-Bridge

DOVE: Amazon Prime Video

ITALIANO

No, qualcuno che mi dica cosa indossare ogni mattina. Voglio qualcuno che mi dica cosa mangiare, cosa amare, cosa odiare, per cosa arrabbiarmi, cosa ascoltare, quale band seguire, che biglietti comprare, su cosa scherzare, su cosa non scherzare. Voglio qualcuno che mi dica in cosa credere. Per chi votare, chi amare e come dirglielo. Io voglio che qualcuno mi dica come devo vivere la mia vita, perché finora ho sbagliato tutto. Per questo molti cercano persone come te nella vita, perché tu dici loro come vivere, dici loro cosa fare, e cosa otterranno alla fine. E anche se non credo alle tue stronzate, e so che scientificamente niente di ciò che farò farà la differenza, ho paura lo stesso. Perché ho paura lo stesso?! Quindi dimmi cosa fare. Dimmi cosa cazzo fare, Padre!

Fleabag

Fleabag è una serie televisiva britannica creata, scritta e interpretata da Phoebe Waller-Bridge. La serie, composta da due stagioni, è diventata un vero fenomeno grazie al suo umorismo tagliente e alla profondità emotiva con cui affronta temi come la solitudine, la perdita e la complessità delle relazioni.


Stagione 1


La protagonista, conosciuta solo come "Fleabag", è una giovane donna londinese irriverente e senza filtri. Rompe frequentemente la "quarta parete", parlando direttamente con lo spettatore e invitandolo a entrare nella sua mente. A prima vista, Fleabag sembra vivere una vita caotica e disinvolta: gestisce un caffè malmesso, ha relazioni sessuali occasionali e mantiene rapporti complicati con la famiglia. Sotto questa superficie, si nascondono traumi profondi. La trama esplora il suo dolore per la recente perdita della migliore amica Boo, morta in un incidente legato indirettamente a un tradimento di Fleabag stessa. Attraverso interazioni spesso esilaranti ma sempre tese, vediamo i suoi conflitti con la sorella maggiore Claire, una donna rigida e ambiziosa, e con il padre, un uomo emotivamente distante che si è risposato con una matrigna manipolatrice.


Stagione 2


La seconda stagione alza ulteriormente la posta emotiva e narrativa. Ambientata circa un anno dopo gli eventi della prima stagione, Fleabag sembra essere più stabile e intenta a ricostruire la propria vita. Tuttavia, la situazione si complica quando incontra un personaggio cruciale: il "Prete sexy", interpretato da Andrew Scott. Il rapporto tra Fleabag e il prete, segnato da una forte tensione emotiva e romantica, diventa il fulcro della stagione. Mentre lui lotta con il suo voto di castità e con il significato della fede, Fleabag si ritrova a mettere in discussione la sua vita e le sue scelte. Il tema della vulnerabilità è centrale, con entrambe le parti che cercano di colmare i loro vuoti esistenziali attraverso questa connessione improbabile.

Analisi Monologo

Questo monologo di "Fleabag" nella puntata 2x4 è uno dei momenti più intensi e rivelatori della serie. Siamo in una scena cruciale della seconda stagione. Fleabag si confronta con il "Prete sexy", il personaggio che rappresenta il punto di svolta emotivo per la protagonista. La tensione accumulata durante la stagione culmina in questo momento, dove la sua maschera cinica si sgretola completamente.

"Voglio qualcuno che mi dica cosa fare, cosa amare, cosa odiare…" In questa parte iniziale, Fleabag espone una vulnerabilità universale: il desiderio di essere guidati. La lista quasi ossessiva di cose che vuole che le vengano dettate (dall’abbigliamento alle credenze, passando per l’amore e l’umorismo) riflette il caos interiore che l’ha portata a sentirsi incapace di prendere decisioni autonome. È una confessione tanto ironica quanto tragica: Fleabag è terrorizzata dalla libertà, perché quella libertà le ha portato solo senso di colpa, rimpianti e una vita che percepisce come un fallimento. Il conflitto tra la necessità di autonomia e il bisogno di guida. È una tensione universale, amplificata qui dalla sua relazione con il prete, figura simbolica di autorità morale.

"Per questo molti cercano persone come te nella vita, perché tu dici loro come vivere…" In questo passaggio, Fleabag riflette su cosa spinga le persone verso la religione o figure di autorità. Non è una critica diretta, ma una presa di coscienza. Per lei, la fede non è un sistema di valori in cui crede, ma una via di fuga dalla responsabilità di prendere decisioni difficili. Eppure, c’è un’ironia struggente: mentre denuncia la religione come una "scorciatoia", sta implicitamente ammettendo di desiderarla. Non crede alle "stronzate" del prete, ma vorrebbe farlo. La razionalità e il cinismo la trattengono, ma il suo cuore cerca disperatamente un senso.

"E anche se non credo alle tue stronzate… ho paura lo stesso." Questo è il cuore emotivo del monologo. Fleabag affronta una paura esistenziale profonda: il timore che nulla abbia senso, che tutto sia destinato all’insignificanza. La sua ammissione di paura, nonostante la sua visione razionale, è ciò che la rende umana e universale. È il momento in cui Fleabag è più vulnerabile, mostrando che il suo cinismo è solo una corazza per proteggersi da questo terrore.

Con questa frase, il monologo raggiunge il suo climax. È un urlo di dolore e disperazione, diretto non solo al prete ma a chiunque possa offrire una soluzione. Questo momento mostra quanto Fleabag si senta persa: vuole qualcuno che la "salvi", che le dia le risposte che lei non riesce a trovare. La scelta di rivolgersi al prete non è casuale. È una figura di autorità, ma anche di compassione e ascolto. È l’unico personaggio che sembra davvero vederla e accettarla per ciò che è, senza giudicarla. La sua richiesta finale non è solo pratica, ma esistenziale: chiede un senso alla vita, una direzione, una salvezza.

Il monologo funziona perché Phoebe Waller-Bridge lo interpreta con una miscela perfetta di vulnerabilità e rabbia. Ogni parola è carica di tensione, e si avverte la lotta interna tra il desiderio di lasciarsi andare e la paura di essere giudicata. La rottura della voce e i piccoli silenzi tra le frasi aggiungono un senso di autenticità che rende questo momento memorabile.

Conclusione

Questo monologo è un frammento di verità umana che parla direttamente allo spettatore. Con una scrittura brillante e una performance straordinaria di Phoebe Waller-Bridge, il monologo cattura l’essenza della lotta contro la paura dell’insignificanza e il bisogno disperato di un senso. È il grido di chi, travolto dal caos della vita, cerca risposte che forse non arriveranno mai, ma che comunque vale la pena cercare.

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