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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di "El Rubio" nella serie Rapina al Banco Central rappresenta una finestra potente sulla psicologia di un uomo che si è formato attraverso ingiustizie e ribellione. In una confessione disinvolta e quasi ironica, El Rubio racconta la storia del suo primo furto, avvenuto a soli nove anni, trasformando un episodio semplice in un simbolo della sua identità.
STAGIONE 1 EP 4
MINUTAGGIO: 00:06-1:18
RUOLO: El Rubio
ATTORE: Miguel Herrán
DOVE: Netflix
ITALIANO
Quanti anni avevo io, allora? Nove anni, circa. Facevo il chierichetto nella chiesa di San Isidro, ok? E raccoglievo le offerte alla fine della messa. Poi una sera decido di tenermi una moneta per comprarmi un gelato. E sai? A quanto pare, quando qualcuno lasciava una moneta, suonava. Faceva... clink, clink, clink, clink. Ci credi che quel figlio di puttana del prete contava ogni clink? E quando gli ho riportato le offerte lui si è reso conto che gli mancava una moneta. Mi ha dato uno schiaffo. Cioè, quel figlio di puttana, che ha una Mercedes, mi ha rifilato uno schiaffo in faccia per una moneta?! Così quella stessa sera sono tornato in chiesa, mi sono nascosto in sacrestia... e gli ho rubato i soldi. Che andasse a fanculo. E' stata la prima rapina, avevo nove anni. Andiamo.
"Rapina al Banco Central" è una miniserie spagnola disponibile su Netflix dall'8 novembre 2024. Composta da cinque episodi, la serie è diretta da Daniel Calparsoro e scritta da Patxi Amezcua. La trama si basa su eventi reali accaduti il 23 maggio 1981 a Barcellona, quando undici uomini mascherati fecero irruzione nella sede della Banca Centrale, prendendo in ostaggio oltre 200 persone. L'obiettivo dei sequestratori non era solo il denaro, ma anche la liberazione del colonnello Antonio Tejero e di altri tre militari coinvolti nel tentato colpo di stato del 23 febbraio 1981, noto come 23-F.
Il cast vede la partecipazione di attori come Miguel Herrán, María Pedraza e Hovik Keuchkerian. La serie offre una ricostruzione dettagliata delle 37 ore di tensione che seguirono l'assalto, esplorando le dinamiche tra i sequestratori, gli ostaggi e le forze dell'ordine.
Questo monologo di "El Rubio" è emblematico della sua personalità e del contesto sociale e morale in cui si è formato. Attraverso il racconto di un episodio apparentemente semplice — un bambino di nove anni che ruba per la prima volta — El Rubio getta luce su una serie di contraddizioni e di ingiustizie che lo hanno spinto a percorrere la via della criminalità.
Il racconto inizia in modo quasi tenero: un bambino che raccoglie le offerte alla fine della messa, guadagnando pochi soldi come chierichetto. Ma quella stessa innocenza viene compromessa da un’azione innocua — rubare una moneta per un gelato. È una trasgressione da poco, un peccato “veniale” per un bambino, ma si trasforma in una punizione dura e traumatica. È questo evento, che lui descrive con un linguaggio da adulto, che avvia El Rubio su una strada da cui non tornerà indietro.
La moneta che ruba per il gelato è il simbolo dell'inizio della sua ribellione contro l'autorità. El Rubio sottolinea l’ipocrisia del prete, descritto come un uomo benestante (“ha una Mercedes”) che, pur avendo un’auto di lusso, non esita a dare uno schiaffo a un bambino per una singola moneta. Qui emerge una delle tensioni principali del monologo: il contrasto tra chi predica virtù e chi, invece, punisce severamente per piccole infrazioni, manifestando avidità e ipocrisia. Per un bambino come El Rubio, questa dissonanza tra predica e pratica si imprime come un’incongruenza imperdonabile.
La reazione di El Rubio è di orgoglio per ciò che ha fatto dopo lo schiaffo: tornare in chiesa e rubare più soldi al prete. Quella che potrebbe sembrare un’azione impulsiva o vendicativa rivela in realtà una presa di posizione simbolica. Il furto diventa per lui una risposta attiva, una sorta di "iniziazione" al crimine come atto di rivalsa. Quando dice “Che andasse a fanculo”, comunica un sentimento profondo di rifiuto per l’autorità ipocrita, trasformando il furto in una protesta contro un sistema corrotto. Il tono con cui El Rubio racconta questo aneddoto è quasi divertito, come se ricordasse con affetto quel primo atto di ribellione. Non c’è traccia di pentimento; anzi, l’episodio rappresenta la fondazione del suo codice morale, un’etica personale in cui rubare non è solo accettabile, ma necessario, se serve a compensare ingiustizie subite.
"È stata la prima rapina, avevo nove anni. Andiamo." — questa frase finale suggella la sua identificazione con il mondo del crimine, conferendo all’aneddoto un significato quasi rituale. Per El Rubio, quel piccolo furto rappresenta la sua “prima volta” nel mondo della delinquenza, una sorta di battesimo oscuro. La sua frase conclusiva invita a seguirlo, come se il racconto non fosse solo un ricordo, ma una dichiarazione d’intenti.
Per interpretare il monologo di "El Rubio", ci sono alcuni punti fondamentali da considerare per restituire tutta la complessità del personaggio e del suo vissuto.
1. Il Tono di Voce: Rilassato e un po’ Ironico
Questo non è un racconto serio o drammatico per El Rubio; è un episodio che lui ricorda con una punta di sarcasmo e quasi con divertimento. Non c'è nulla di glorioso, ma nemmeno di umiliante, nel modo in cui racconta la storia. La voce dovrebbe mantenersi bassa e controllata, con una sfumatura ironica, come se condividesse un “segreto” divertente.
Immagina che El Rubio abbia raccontato questa storia decine di volte: deve suonare come qualcosa che sa già che colpisce chi ascolta, come un vecchio aneddoto che sa a memoria.
2. Il Linguaggio del Corpo: Rilassato ma Deciso
Siediti con un atteggiamento informale o, se sei in piedi, tieni una postura rilassata, quasi annoiata, come se stessi raccontando una storia insignificante. Ma ogni tanto, lascia che il corpo reagisca con piccoli scatti quando ricordi il momento dello schiaffo o della decisione di rubare i soldi.
El Rubio non è un uomo intimorito né da un’istituzione come la Chiesa né dall’autorità morale; quindi, tieni lo sguardo diretto, sicuro, e lascia trasparire una punta di sfida. Guardare negli occhi chi ascolta, anche fissare chi ascolta con un mezzo sorriso, crea quel senso di sfida che El Rubio sente verso le figure di potere.
3. Le Paure e le Ferite del Passato: Piccole Sfuggevoli Emozioni
Anche se El Rubio è indurito e forse orgoglioso di ciò che ha fatto, quel ricordo contiene una ferita: quella dell’ingiustizia subita da bambino. Questo non deve emergere con enfasi ma in piccoli momenti. Quando parli del prete e della sua Mercedes, lascia trasparire un lampo di disprezzo; il pubblico dovrebbe percepire che il disprezzo nasce dal dolore di sentirsi impotente e tradito.
Alla menzione dello schiaffo, prova a fare una breve pausa o un mezzo sorriso ironico, come se avessi apprezzato la lezione a modo tuo ma con una certa amarezza. Non sottolinearlo troppo, ma fai in modo che il pubblico senta che, per un attimo, il piccolo El Rubio si è sentito umiliato.
4. Il Clou: La Prima Rapina come Orgoglio e Liberazione
Alla fine del racconto, quando El Rubio spiega di essere tornato in chiesa e di aver rubato i soldi, qui il tono dovrebbe trasmettere un senso di soddisfazione. È il momento in cui si sente “pari” e in cui riconosce per la prima volta la sua identità ribelle.
Nella frase “Che andasse a fanculo,” concediti un sorriso di sfida. Questo è un gesto di riscatto personale: il furto non è solo criminale, è una dichiarazione di indipendenza contro una moralità che lo ha tradito.
5. Chiudi con Sicurezza e Sfida
La chiusura del monologo è diretta e quasi provocatoria. Quando dici “È stata la prima rapina, avevo nove anni. Andiamo,” devi trasmettere la sicurezza di chi non ha nulla da nascondere. Guarda chi ascolta come a dire “E allora? Questo sono io.”
È come se El Rubio stesse dicendo a chi ascolta che questa storia lo definisce. Non cerca né compassione né giudizi: questa è la sua verità, e chi vuole seguirlo deve accettarla.
Dettagli da Ricordare
Evita drammatizzazioni: El Rubio non si considera una vittima e non vuole sembrare vulnerabile. Interpreta il monologo con quel tono sfacciato di chi sa che la sua vita è stata segnata da ingiustizie, ma ha trovato la sua personale via d’uscita.
Fai attenzione alla cadenza delle parole: Il ritmo è colloquiale, quasi casuale, ma con una sicurezza che tiene chi ascolta sul filo. Alterna momenti lenti (come quando parli del prete e della Mercedes) a momenti più rapidi e decisi, come quando rubi la moneta.
El Rubio rivela la propria storia come un aneddoto “iniziatico” che lo ha condotto a una vita fuori dalle regole. La sua è una confessione che non chiede né giudizio né simpatia, ma esige rispetto per una scelta di vita radicale, scaturita da un’infanzia tradita. Al termine del monologo, El Rubio si lascia dietro l’immagine di un uomo che ha trasformato la ribellione in identità, invitando chi ascolta a seguirlo, ma a suo rischio e pericolo.
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