Monologo del vampiro Regis (Laurence Fishburne) in The Witcher

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~ LA REDAZIONE DI RC

Analisi del monologo di Regis in "The Witcher 4"

Il monologo di Regis in The Witcher 4 è uno dei passaggi più intensi dell’intera stagione. Un racconto personale che mescola dipendenza, redenzione e solitudine, perfetto per attori che vogliono mettersi alla prova con un testo profondo e controllato. In questo articolo trovi analisi interpretativa, guida al provino e consigli per usarlo come monologo teatrale o cinematografico.

  • Scheda del monologo

  • Contesto del film

  • Testo del monologo (estratto+note)

  • Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa

  • Come prepararlo per un'audizione

  • Finale del film (con spoiler)

  • FAQ

  • Credits e dove trovarlo

Scheda del monologo

Serie: The Witcher 4 (2025)
Personaggio: Regis
Attore: Laurence Fishburne
Minutaggio: 24:39-28:38 (Ep 5)

Durata: 4 minuti

Difficoltà Alta (controllo tecnico + equilibrio tra tragedia e lucidità narrativa)

Emozioni chiave: Lucidità malinconica. Dolore trattenuto. Vergogna. Saggezza. Disillusione

Contesto ideale per un attore: prodotto drammatico o fantasy realistico, dove serve dimostrare maturità interpretativa.

Dove vederlo: Netflix

Contesto della serie "The Witcher 4"

Dopo una terza stagione in cui le relazioni tra Geralt, Ciri e Yennefer venivano messe a dura prova da tradimenti, separazioni e battaglie sempre più epiche, The Witcher 4 rappresenta un punto di svolta. È la stagione dove le illusioni si rompono, le alleanze si frantumano e ogni personaggio viene costretto a fare i conti con il proprio destino. Il mondo è cambiato. Nilfgaard avanza, i regni del Nord sono divisi, e la magia è stata compromessa da un nemico che lavora nell’ombra: Vilgefortz, un mago che mira a utilizzare Ciri per scopi ben più grandi della conquista politica. Ma la ragazza non è dove dovrebbe essere. Dopo essere scappata alla fine della stagione precedente, Ciri si nasconde tra un gruppo di criminali, sotto un nuovo nome, mentre tutti – Geralt, Yennefer, Emhyr, Vilgefortz – la cercano per motivi diversi.

A cambiare è anche il tono. La stagione abbandona la struttura classica da “viaggio fantasy” per diventare un road drama crudo, disperato e profondo, dove ogni personaggio affronta qualcosa che non può combattere con la spada o con la magia: la perdita, il rimpianto, l’identità, il peso del sangue. Geralt non è più l’eroe invincibile. Yennefer non è più solo una maga potente. Ciri non è più solo la ragazza da proteggere. 

Testo del monologo + note

Non dovete temere, non bevo più sangue da tempo ormai. Le motivazioni magari hanno bisogno di qualche chiarimento. Mi chiamo Emiel Regis Rohellec Terzieff-Godefroy. La mia età attualmente è 428 anni, secondo il calendario umano. Sono un discendente dei relitti post-Congiunzione abbandonati a loro stessi. Nella società vampirica, ai giovani viene data libertà di scelta. Avendo il dono dell’immortalità, molti scelgono di prendere ciò che vogliono, e se tu non ti omologhi rischi di essere un emarginato. Ho sempre cercato di evitare il sangue umano, ma l’euforia che si prova quando è fresco… ah, è impareggiabile. Improvvisamente non ti interessa più nulla. Basta che tu abbia emoglobina e la luna piena. Il sangue allevia i dolori della vita, fa cadere le inibizioni, cancella parecchie cose, compreso il comportamento civile. Non è passato molto prima che si manifestassero sintomi allarmanti, ma io li ho ignorati tutti. Avevo perso il controllo. Finché il destino non mi ha regalato un momento di lucidità. Una sera dovevo trovare del sangue: all’epoca ero sempre sotto il suo effetto, così ho avuto un piccolo incidente. Subito dopo ho sentito la voce più angelica del mondo: era Bethane. La scintilla è stata immediata, e il fuoco che ne è scaturito, devastante. Vivevamo come in un sogno. Non vedevo più i miei amici, e non bevevo più sangue. Lei aveva il pollice verde. E adorava le erbe. Mi ha insegnato le sue ricette preferite. Molte le uso ancora oggi. Ma poi, un giorno, non è tornata dal mercato. Ho provato una disperazione profonda. Ma l’orrore era appena iniziato. Sono stato accecato dalla rabbia quando ho scoperto che la sparizione di Bethane era opera della mia congrega: una punizione perché ai loro occhi io stavo giocando con la prega. Sono andato a cercarli, ma sono arrivato troppo tardi. E così ho perso la testa. Non ricordo molto di quella notte, ma ho impressi nella mente gli ultimi istanti di vita di Bethane, il suo volto che tradiva disgusto e orrore, per ciò che io sapevo giacere nel profondo della mia anima. Nella mia sete di sangue non mi ero accorto di essermi fatto riconoscere dagli abitanti del villaggio. Hanno bruciato vivo ogni vampiro che avevo risparmiato. In quanto a me, sono stato impalato, decapitato e sepolto. Ed ecco smentito un altro mito sui vampiri… ci vuole ben altro per uccidere uno di noi. La mia vittoria, ahimè, è durata molto poco. 

“Non dovete temere, non bevo più sangue da tempo ormai.”: tono pacato, quasi ironico; pausa breve dopo “temere”; sguardo fisso, stabile; tono volutamente contenuto per mettere a proprio agio chi ascolta.

“Le motivazioni magari hanno bisogno di qualche chiarimento.”: tono più morbido, accenno a sorriso controllato; sguardo che sfugge un secondo; pausa prima di “chiarimento”.

“Mi chiamo Emiel Regis Rohellec Terzieff-Godefroy.”: pronuncia scandita, con enfasi sulle sillabe del nome; tono solenne, come chi rivendica la propria identità dopo secoli di silenzio.

“La mia età attualmente è 428 anni, secondo il calendario umano.”: pausa prima di “428 anni”; tono quasi didattico, asciutto; sguardo alto, a evocare il tempo.

“Sono un discendente dei relitti post-Congiunzione abbandonati a loro stessi.”: tono grave; abbassa leggermente la voce su “abbandonati a loro stessi”; rallenta il ritmo.

“Nella società vampirica, ai giovani viene data libertà di scelta.”: tono più neutro, informativo; sguardo fisso in avanti.

“Avendo il dono dell’immortalità, molti scelgono di prendere ciò che vogliono,”: voce che si fa più amara; pausa su “vogliono”, come a pesare la parola.

“e se tu non ti omologhi rischi di essere un emarginato.”: abbassa lo sguardo su “emarginato”; tono più personale, quasi un ricordo.

“Ho sempre cercato di evitare il sangue umano,”: tono contenuto, come a difendersi da un’accusa implicita; lieve sospensione prima di “evitare”.

“ma l’euforia che si prova quando è fresco… ah, è impareggiabile.”: sospira prima di “ah”; sorriso che accenna tristezza; intonazione più alta e velata di nostalgia.

“Improvvisamente non ti interessa più nulla.”: pausa dopo “improvvisamente”; sguardo perso nel vuoto; tono lento, come una constatazione pericolosa.

“Basta che tu abbia emoglobina e la luna piena.”: sarcasmo amaro; piccola inflessione più leggera su “luna piena”, quasi ironica.

“Il sangue allevia i dolori della vita, fa cadere le inibizioni, cancella parecchie cose, compreso il comportamento civile.”: voce che si fa più fredda e lucida; ritmo più incalzante su “allevia”, “fa cadere”, “cancella”; pausa netta prima di “comportamento civile”.

“Non è passato molto prima che si manifestassero sintomi allarmanti, ma io li ho ignorati tutti.”: tono più cupo; sguardo basso su “li ho ignorati”; pausa lunga prima di “ma io”.

“Avevo perso il controllo.”: tono fermo, diretto, quasi senza intonazione; respiro visibile prima di dirlo.

“Finché il destino non mi ha regalato un momento di lucidità.”: risolleva leggermente lo sguardo; accento su “lucidità”; tono che si fa più calmo.

“Una sera dovevo trovare del sangue: all’epoca ero sempre sotto il suo effetto,”: tono stanco; pausa dopo “sangue”; sguardo perso nel ricordo.

“così ho avuto un piccolo incidente.”: sarcasmo secco su “piccolo”; alza lievemente un sopracciglio; voce più tagliente.

“Subito dopo ho sentito la voce più angelica del mondo: era Bethane.”: intonazione dolce e rallentata su “voce più angelica del mondo”; pausa prima di “Bethane”; sguardo pieno di ricordo.

“La scintilla è stata immediata, e il fuoco che ne è scaturito, devastante.”: tono che cresce leggermente; enfasi su “devastante”; voce che si incrina appena.

“Vivevamo come in un sogno.”: sguardo fisso, sorriso appena accennato; voce bassa, affettuosa.

“Non vedevo più i miei amici, e non bevevo più sangue.”: tono sobrio, pacificato; pausa su “amici”; intonazione più piena su “sangue”.

“Lei aveva il pollice verde. E adorava le erbe.”: voce morbida; sguardo al vuoto come a ricordare piccoli gesti; pausa tra le due frasi.

“Mi ha insegnato le sue ricette preferite. Molte le uso ancora oggi.”: tono tenero; sorriso amaro su “le uso ancora oggi”.

“Ma poi, un giorno, non è tornata dal mercato.”: cambio netto di tono, più freddo; pausa drammatica su “un giorno”.

“Ho provato una disperazione profonda. Ma l’orrore era appena iniziato.”: respiro spezzato; tono più duro su “orrore”; sguardo fisso, impassibile.

“Sono stato accecato dalla rabbia quando ho scoperto che la sparizione di Bethane era opera della mia congrega:”: tono che cresce d’intensità; voce più bassa su “congrega”.

“una punizione perché ai loro occhi io stavo giocando con la preda.”: disprezzo sottile; rallenta su “giocando con la preda”.

“Sono andato a cercarli, ma sono arrivato troppo tardi.”: tono amarissimo; pausa su “troppo tardi”; guarda in basso.

“E così ho perso la testa.”: sguardo fisso, tono piatto, freddo; sottolinea l’ambiguità tra metafora e realtà.

“Non ricordo molto di quella notte, ma ho impressi nella mente gli ultimi istanti di vita di Bethane,”: voce tremante, ma controllata; sguardo fisso in avanti.

“il suo volto che tradiva disgusto e orrore, per ciò che io sapevo giacere nel profondo della mia anima.”: voce più intensa su “disgusto e orrore”; rallenta su “nel profondo della mia anima”; respira prima della frase.

“Nella mia sete di sangue non mi ero accorto di essermi fatto riconoscere dagli abitanti del villaggio.”: tono quasi narrativo; amaro, ma distaccato.

“Hanno bruciato vivo ogni vampiro che avevo risparmiato.”: voce più aspra; rallenta su “che avevo risparmiato”.

“In quanto a me, sono stato impalato, decapitato e sepolto.”: tono grave, cadenzato; micro-pausa tra ogni verbo.

“Ed ecco smentito un altro mito sui vampiri…”: sarcasmo freddo; pausa netta dopo “mito”.

“ci vuole ben altro per uccidere uno di noi.”: tono cupo ma calmo; chiude con uno sguardo lungo, come a dire che nulla è mai davvero finito.

“La mia vittoria, ahimè, è durata molto poco.”: sospira su “ahimè”; tono riflessivo, consapevole.

Analisi del monologo di Regis in "The Witcher 4"

Il monologo di Regis, uno dei personaggi più enigmatici e affascinanti della quarta stagione di The Witcher, rappresenta un raro esempio di introspezione emotiva in un personaggio “mostruoso”. Vampiro longevo, raffinato e tormentato, Regis racconta il proprio passato con una lucidità amara, offrendo al pubblico una riflessione intensa sul desiderio, la dipendenza e la redenzione. Emiel Regis Rohellec Terzieff-Godefroy è un vampiro superiore che ha scelto di non cibarsi più di sangue umano. Ma non è sempre stato così. La sua storia è segnata da una profonda lotta interiore, da un amore tragico e da una lunga caduta nella dipendenza da sangue. Questo monologo, presente nell’episodio 5 di The Witcher 4, è la sua confessione, ed è anche una finestra sul trauma non umano.

Dipendenza: il sangue viene descritto come un piacere irrinunciabile, paragonabile a una droga.Redenzione: il dolore e la perdita conducono Regis a cambiare, ma il prezzo è altissimo. Diversità ed emarginazione: anche nel mondo dei vampiri, chi non segue le regole viene respinto. Amore e tragedia: Bethane è la chiave della trasformazione di Regis, ma anche il suo punto di non ritorno. Identità: Regis è in bilico tra ciò che è stato e ciò che vorrebbe essere.

“Non dovete temere, non bevo più sangue da tempo ormai.” Regis si presenta subito come un personaggio consapevole della percezione che gli altri hanno di lui. Inizia difendendosi, ma lo fa con un tono pacato, quasi ironico. Questo introduce subito l’umanità dietro il mostro. “Se tu non ti omologhi, rischi di essere un emarginato.” Anche nel mondo dei vampiri, c’è una società con regole e punizioni. Regis non si è mai sentito parte di quella struttura, e da qui nasce la sua emarginazione sociale e interiore. Il pubblico si identifica: chi non si è mai sentito fuori posto? “Il sangue allevia i dolori della vita, fa cadere le inibizioni, cancella parecchie cose…” Questa parte è un passaggio chiave del monologo. Il sangue è descritto come sostanza euforica, che distrugge ogni freno. Il parallelismo con la dipendenza umana (alcol, droghe) è evidente. La narrazione è visiva, disturbante e profondamente onesta.

“Era Bethane. La scintilla è stata immediata, e il fuoco che ne è scaturito, devastante.” Il tono cambia: da confessione si passa al ricordo dolce e doloroso. Bethane è la salvezza, ma anche l’origine della sofferenza. Regis rinasce per amore, e crolla per amore. “Ma poi, un giorno, non è tornata dal mercato.” Qui comincia la tragedia. Il ritmo del monologo rallenta. Ogni parola pesa. La narrazione cambia passo e si fa più personale. Regis entra nel dolore puro, e il pubblico con lui.

“Ho perso la testa.” In questa frase si concentra tutto il peso della colpa. Non sappiamo cosa sia successo, ma sappiamo che Regis ha ceduto alla sua parte oscura. La vendetta ha avuto un prezzo irreversibile.

“Sono stato impalato, decapitato e sepolto. Qui l’autonarrazione diventa epica. Regis non è solo un sopravvissuto: è qualcuno che ha già visto la fine, ma è tornato indietro. La frase finale svela il paradosso della sua condizione“Ci vuole ben altro per uccidere uno di noi.”

Come preparare il monologo di Regis in "The Witcher 4"

STEP PRATICI PER IL MONOLOGO ED ERRORI DA EVITARE

Obiettivo del monologo Regis vuole farsi comprendere. Sta raccontando il suo passato per mostrare chi è diventato dopo aver toccato il fondo. È una confessione che chiede ascolto, non perdono. Il suo obiettivo è trasmettere verità, creare connessione emotiva, e al contempo mettere in guardia chi lo ascolta.

Sottotesto Regis racconta la sua storia con razionalità, ma sotto ogni parola si agitano: colpa, nostalgia, solitudine, controllo.

Azione minima da mantenere Non drammatizzare. Il segreto è non forzare l’intensità. Regis ha già vissuto il dolore: ora lo ricorda. L’azione minima è “raccontare per restare umano”. La tensione nasce da ciò che cerca di trattenere, non da ciò che sfoga.

Dinamica vocale consigliata

Inizio pacato e composto, con tono formale ma umano.
Variazioni morbide: alternare toni descrittivi, ironici e tragici.
Picchi emotivi nei passaggi su Bethane, la congrega, la vendetta.
Non temere pause silenziose, soprattutto dopo le rivelazioni più dure.
Chiusura sommessa, quasi un ritorno alla calma dopo la tempesta.

Chiusa La frase:“Ed ecco smentito un altro mito sui vampiri… ci vuole ben altro per uccidere uno di noi. La mia vittoria, ahimè, è durata molto poco.”Va giocata con ambiguità e stanchezza, come una resa amara.

Errori comuni da evitare

Recitare tutto come se fosse tragedia epica: il dolore è più efficace se trattenuto.
Essere troppo “vampiro”: questo è un uomo, non un mostro.
Ignorare le pause: ogni paragrafo ha il suo respiro interno.
Velocità eccessiva: la narrazione ha bisogno di tempo per sedimentare.
Tono sempre basso: rischia di diventare monotono se non ci sono sfumature.

Il finale di "The Witcher 4" (Spoiler alert)

Dopo otto episodi, The Witcher 4 ci lascia con una serie di eventi che cambiano radicalmente il futuro dei protagonisti. I fili della trama si stringono attorno a tre grandi momenti che segnano il finale. L’episodio 8 si chiude con una delle sequenze più violente e dolorose dell’intera saga: Leo Bonhart, il cacciatore di witcher, massacra brutalmente tutti i Ratti, il gruppo di ladri e reietti con cui Ciri aveva stretto un legame. Lei arriva troppo tardi e viene catturata. Qui non si parla più di “discesa nell’oscurità”. Ciri è dentro. Costretta a guardare i corpi dei suoi amici, legata e impotente, urla il nome di Geralt, come se fosse un richiamo ancestrale. Ma non è solo un grido d’aiuto: è la rottura definitiva dell’illusione di poter avere una vita normale.

Nel frattempo, Geralt combatte una battaglia al fianco della Regina Meve e riceve il titolo di Cavaliere di Rivia. Una scena solenne, piena di onore e riconoscenza. Ma nel volto di Geralt c’è solo silenzio. Il suo sguardo è vuoto. È un’onorificenza che non cercava, e che non colma il senso di fallimento che lo accompagna. Ha capito che non ha protetto Ciri, che qualcosa di irreparabile è accaduto, e che il suo viaggio è appena diventato una guerra. L’ultima scena mostra Emhyr che, dopo aver scoperto la verità sulla falsa Ciri, attiva una caccia al Witcher con una creatura misteriosa capace di fiutare l’odore del Lupo Bianco. Siamo ben oltre la rivalità politica o militare: Geralt ora è il bersaglio diretto dell’Imperatore. Emhyr vuole sua figlia. Vilgefortz la vuole per dominarla. E Ciri… è sola.

FAQ sul monologo di Regis in "The Witcher 4"

  • Quanto dura il monologo di Regis? Circa 2 minuti e 30 secondi, a ritmo naturale.

  • Quali temi tratta il monologo? Il monologo esplora l’autocontrollo, il rimorso, la dipendenza, la redenzione e la solitudine di chi sopravvive al proprio passato. È una confessione personale, carica di esperienza e dolore trattenuto.

  • Qual è la difficoltà principale nel recitarlo? Mantenere un tono credibile, evitando il melodramma. Il rischio è “recitarlo troppo”. La sfida è comunicare la tragicità attraverso il controllo, non l’esplosione.

  • Che tipo di personaggio incarna Regis? Un essere ultraterreno che ha imparato a comportarsi da uomo. È lucido, colto, distrutto e rinato. Porta in scena un passato che non vuole giustificare, ma comprendere.

Credits e dove vederlo

Registi: Sergio Mimica-Gezzan

Sceneggiatura: Lauren Schmidt Hissrich
Produttore: Mike Ostrowski

Cast: Liam Hemsworth (Geralt), Freya Allan (Ciri), Anya Chalotra (Yennefer), Mahesh Jadu (Vilgefortz), Laurence Fishburne (Regis)

Dove vederlo: Netflix

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