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~ LA REDAZIONE DI RC
Ci troviamo nel momento conclusivo di Endgame. La battaglia è finita. Thanos è stato sconfitto. Ma il prezzo è altissimo: Tony Stark è morto dopo aver usato le Gemme per salvare l’universo. Poco dopo, durante il suo funerale, viene riprodotto questo messaggio olografico registrato prima della missione. È indirizzato alla figlia Morgan, ma idealmente è per tutti noi: gli Avengers, i suoi amici, e lo spettatore. È il Tony più disarmato che si sia mai visto. Iron Man senza l’armatura. Un uomo che ha imparato ad avere paura, a fidarsi, a perdere il controllo e infine… a lasciarlo andare.
MINUTAGGIO: 2:35:32-2:37:09
ATTORE: Robert Downey Jr.
RUOLO: Tony Stark
DOVE: Disney+
INGLESE
Everybody wants a happy ending, right? But it doesn't always roll that way. Maybe this time. I'm hoping if you play this back, it's in celebration. I hope families are reunited, I hope we get it back, and something like a normal version of the planet has been restored. If there ever was such a thing. God, what a world. Universe, now. If you told me ten years ago that we weren't alone, let alone, you know, to this extent, I mean, I wouldn't have been surprised. But come on, you know? That epic forces of darkness and light that have come into play. And, for better or worse, that's the reality Morgan's gonna have to find a way to grow up in. So I found the time and I recorded a little greeting... In the case of an untimely death. On my part. Not that, death in any time isn't untimely. This time travel thing that we're gonna try and pull off tomorrow, it's, it's got me scratching my head about this. But then again, that's the hero gig. Part of the journey is the end. Everything's gonna work out exactly the way it's supposed to. I love you 3000.
ITALIANO
Tutti vogliono un lieto fine, giusto? Ma le cose non vanno sempre così. Forse stavolta. Spero che se ascolterete questo messaggio sia per festeggiare. Spero che le famiglie siano tornate unite, spero che si sia ristabilito qualcosa che somigli a una versione normale del pianeta. Sempre che sia mai esistita. Che mondo meraviglioso. Che Universo, ora. Se mi avessero detto dieci anni fa che non eravamo soli, di altre forme di vita, figuriamoci, non sarei rimasto sorpreso. Ma dai, chi immaginava le forze epiche dell’oscurità e della luce che entrano in gioco. Nel bene e nel male, questa è la realtà in cui Morgan dovrà trovare un modo per crescere. Così ho pensato: “Meglio registrare un salutino in caso di una prematura dipartita, la mia.” Intendo. Insomma, non che la morte non sia sempre prematura. Il viaggio del tempo che tenteremo di fare domani mi… mi sta facendo perdere il sonno, con questo fatto della sopravvivenza, ecco il problema. Ma il compito dell’eroe è questo. Una parte del viaggio è la fine. Ma perché tutto questo trip. Una parte del viaggio andrà esattamente come deve andare. Ti amo 3000.
"Avengers: Endgame" è il capitolo conclusivo della cosiddetta "Infinity Saga" del Marvel Cinematic Universe, uscito nel 2019 e diretto dai fratelli Russo. È il sequel diretto di Avengers: Infinity War e, per certi versi, ne è anche la naturale conseguenza narrativa. Parliamo di un film che parte da una sconfitta e costruisce un'intera epopea sul concetto di perdita, redenzione e sacrificio. Il film si apre cinque anni dopo lo schiocco di dita con cui Thanos ha eliminato metà della vita nell’universo. Gli eroi superstiti sono devastati e divisi, ognuno affronta il trauma a modo suo: Steve Rogers guida gruppi di supporto, Tony Stark si è ritirato con la sua famiglia, Thor si è isolato e abbandonato a se stesso. L’arrivo in scena di Scott Lang (Ant-Man), uscito dal regno quantico grazie a un caso fortuito, riaccende una speranza: usare il viaggio nel tempo attraverso il regno quantico per recuperare le Gemme dell’Infinito dal passato e riscrivere la storia.
Il cuore del film è questa "rapina temporale" in cui gli Avengers si dividono in squadre per rivivere eventi chiave del passato dell’MCU e recuperare le Gemme. Questo permette al film di diventare quasi un viaggio nella memoria collettiva del franchise: ritorniamo alla Battaglia di New York del primo Avengers, ad Asgard in Thor: The Dark World, e a Morag e Vormir da Guardiani della Galassia e Infinity War. Dopo aver recuperato le Gemme e creato un nuovo guanto, Hulk effettua il contro-schiocco per riportare indietro le vittime di Thanos. Ma è proprio in quel momento che una versione passata di Thanos scopre il piano e arriva nel presente con il suo esercito. La battaglia finale è un’enorme resa dei conti visiva e narrativa, culminata nel sacrificio di Tony Stark, che usa le Gemme per sconfiggere Thanos a costo della propria vita.
È il suo momento più eroico: uno scienziato narcisista che chiude il cerchio diventando l’eroe disposto a tutto. Il film si chiude con diversi saluti: Tony Stark muore, Natasha Romanoff si è già sacrificata per ottenere la Gemma dell’Anima, Steve Rogers torna nel passato per vivere finalmente una vita normale con Peggy Carter e passa lo scudo a Sam Wilson.
“Tutti vogliono un lieto fine, giusto? Ma le cose non vanno sempre così.”
L’apertura del monologo è una dichiarazione di poetica. Tony, l'uomo dei piani e delle soluzioni, riconosce che non tutto può essere risolto. Non è l’eroe che crede di avere in mano tutte le chiavi, ma uno che accetta i limiti del proprio potere.
La frase “le cose non vanno sempre così” è anche una risposta implicita a tutto il pubblico che si aspettava una chiusura perfetta e indolore. Tony dice: non funziona così. E lo fa con una calma che è figlia di una lunga maturazione emotiva.
“Spero che le famiglie siano tornate unite… che si sia ristabilito qualcosa che somigli a una versione normale del pianeta.”
Qui Stark non parla da vendicatore, ma da padre. Il suo obiettivo non è più la vittoria, ma il ripristino di un ordine emotivo: le famiglie. È un passaggio che segna il cambio definitivo del suo personaggio. Dai problemi globali a quelli umani. Da "Iron Man" a "Tony".
“Se mi avessero detto dieci anni fa che non eravamo soli…”
È interessante come, parlando con sua figlia, Tony riassuma dieci anni di Marvel in una sola frase. Parte dal realismo tecnologico del primo Iron Man e arriva all’assurdo cosmico di Endgame. È come se riconoscesse anche lui l’evoluzione narrativa e visiva dell’MCU. E lo fa con un tono pacato, quasi da narratore stanco ma lucido.
“Nel bene e nel male, questa è la realtà in cui Morgan dovrà trovare un modo per crescere.”
La frase chiave. È il passaggio da eroe a padre. Tony non vuole salvare il mondo per gloria o per orgoglio. Lo fa perché sa che sua figlia dovrà viverci. L’eroismo diventa qualcosa di profondamente personale.
“Una parte del viaggio è la fine.”
Questa frase è forse la più iconica del monologo. Non è solo la sintesi del suo percorso, ma anche una riflessione su Endgame stesso. L’intera saga si chiude con l’accettazione che tutto ha un ciclo. Anche i supereroi. Anche le storie. Anche la vita. “Ti amo 3000.”
La chiusura è perfetta perché è imperfetta. Non è una frase da manuale, non è epica, non è scolpita nella pietra. È un linguaggio privato, familiare, intimo. E proprio per questo è la frase che ci resta più addosso. È la dichiarazione definitiva che Tony Stark non è più solo un genio, miliardario, playboy, filantropo. È un padre. È un uomo.
Questo monologo non è l’ultimo atto eroico di Tony Stark, ma il primo gesto di chi ha capito davvero cosa vuol dire essere un eroe. Parla con la consapevolezza che il viaggio non si misura nei successi, ma nei legami lasciati. E parla con la voce calma di chi ha trovato pace. È il momento in cui il MCU smette di raccontare una corsa verso la potenza e inizia a parlare, finalmente, di umanità. Non c’è esplosione, non c’è battaglia, non c’è armatura. C’è solo un padre che lascia un messaggio alla figlia. E a noi.
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