Monologo - Russell Crowe in \"L'esorcista del Papa\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Russell Crowe ne "L'esorcista del Papa" rappresenta uno dei momenti più intensi e rivelatori del film. Qui, Padre Gabriele Amorth, mette a nudo il peso delle sue colpe e il conflitto interiore che lo perseguita. E’ un passaggio che approfondisce il tema della lotta tra il bene e il male non solo in senso soprannaturale, ma anche umano.

Perdonami Padre

MINUTAGGIO: 1:11:33-1:14:54

RUOLO: Padre Amorth
ATTORE:
Russell Crowe
DOVE:
Netflix



INGLESE


We know his name now. So we have what we need to beat it and to save the child. The only thing that can defeat us is ourselves. He will use your sins against you. I need to make confession. You are a priest, are you not? Forgive me, Father, for I have sinned. I want to talk to you about things I have confessed before, but they still burden me. In 1942, during the w*r, I joined the Resistance. I became a partisan and I fought against the fascists. So many of my friends would die to German bullets. Why them and not me? Their dead bodies would talk to me in my dreams. To die in a w*r is heroic. To survive a war... complex. And then I begin to see that my life had been spared. It was my responsibility to give it purpose. And in my case, that meant to serve God. In all of my years, I have tried to embrace what is said in Matthew. "What you do for the least among you, you do for me." But when it mattered... I failed. I did not help her, I did not believe her. I did not listen. S. Rosaria. She was not possessed. She was mentally disturbed. So I let someone else handle her case. Again, my pride. I was an exorcist. The mentally disturbed, it's not my job. But that all changed because of her. To hear after her death the rumors of the sexual abuse, the cover-up within the walls of the Vatican City. That innocent girl. I did not help her when she needed me. Her soul is my burden. And this demon, he knows that.



ITALIANO


Ora sappiamo come si chiama, abbiamo ciò che ci serve per batterlo, e salvare il ragazzino. L’unica cosa che può sconfiggerci siamo noi stessi. “Lui userà i tuoi peccati contro di te”. Devo fare la confessione. Sei un prete, no? Perdonami, Padre, perché ho peccato. Io voglio parlarti di cose che ho confessato in precedenza, ma che continuano ad essere un fardello. Nel 1942, durante la Guerra, mi sono unito alla Resistenza, e ho combattuto i fascisti. Tanti miei amici sono morti uccisi dai proiettili tedeschi. Perché loro… e non me? I loro corpi morti mi parlavano nei miei sogni. Morire in guerra è eroico. Sopravvivere a una guerra, complesso. E poi ho iniziato a capire che la mia vita era stata risparmiata. Era mia responsabilità darle uno scopo, e questo significava servire Dio in tutti questi anni ho cercato di fare mio quello che è scritto in Matteo: “Ciò che fate ai vostri fratelli più piccoli, lo fate a me”. Ma quanto contava davvero? Ho fallito. Non l’ho aiutata. Non le ho creduto. Non ho ascoltato. Rosaria… Lei non era posseduta. Aveva disturbi mentali. Così ho lasciato che fosse qualcun altro ad occuparsi del suo caso. Ancora… il mio orgoglio… io sono un esorcista quindi disturbi mentali non sono il mio lavoro. Ma è cambiato tutto a causa sua. Venire a sapere, dopo la sua morte, delle voci dell’abuso sessuale, dell’insabbiamento, dentro le mura di Città del Vaticano… Quella città innocente… io non l’ho aiutata quando lei aveva bisogno di me. La sua anima è il mio fardello. E questo demone lo sa.

L'esorcista del Papa

"L'esorcista del Papa" (The Pope's Exorcist, 2023), diretto da Julius Avery, è un horror soprannaturale che si ispira agli scritti e alla figura storica di Padre Gabriele Amorth, un sacerdote realmente esistito e noto per essere stato l'esorcista ufficiale della diocesi di Roma per oltre tre decenni. Il film mescola fatti storici, finzione e atmosfere tipiche del genere horror per raccontare una storia ricca di tensione e inquietudine.


La vicenda segue Padre Gabriele Amorth (interpretato da Russell Crowe), un uomo che unisce la profonda fede alla praticità di chi ha affrontato numerosi casi di possessione demoniaca. Amorth, con il suo stile diretto e il suo senso dell'umorismo a volte pungente, si trova a dover indagare su un caso particolarmente complesso che lo conduce in una remota abbazia spagnola. Qui, una giovane famiglia si è appena trasferita, sperando di lasciarsi alle spalle un passato difficile.


Ma scoprono che l'abbazia nasconde segreti oscuri. Il figlio minore della famiglia, Henry, inizia a manifestare comportamenti inquietanti che fanno pensare a una possessione demoniaca. Padre Amorth, chiamato per intervenire, si rende conto che non si tratta di un caso ordinario: dietro gli eventi paranormali si cela una minaccia più antica e potente di quanto avesse mai affrontato.


Mentre scava nel passato dell'abbazia, Amorth scopre che la costruzione poggia su un oscuro segreto legato alla Chiesa e al suo passato. Questo segreto mette in discussione non solo la sua fede, ma anche il ruolo stesso della Chiesa nella lotta tra il bene e il male. Nel frattempo, il demone che possiede il ragazzo lo sfida direttamente, rendendo lo scontro personale e psicologicamente devastante.

Analisi Monologo

Il monologo si apre con una dichiarazione forte: "Ora sappiamo come si chiama, abbiamo ciò che ci serve per batterlo, e salvare il ragazzino". Questa frase stabilisce immediatamente una tensione narrativa. Da una parte, Amorth mostra una fiducia razionale nella sua missione: identificare il demone e affrontarlo. Dall'altra, introduce l'idea che il nemico più grande non è la creatura infernale, ma il loro stesso senso di colpa, una tematica che permea tutto il discorso. La frase “Lui userà i tuoi peccati contro di te” è il cuore del monologo, perché rivela la strategia del male: non attaccare frontalmente, ma scardinare la persona dall’interno, usando i suoi fallimenti e rimpianti come armi. Questo introduce il bisogno di confessarsi, un atto che, per Amorth, non è solo un rituale religioso, ma una necessità psicologica e spirituale per liberarsi del proprio passato.


Amorth inizia poi a scavare nei suoi ricordi più dolorosi, partendo dalla sua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale. Il suo racconto della Resistenza e dei compagni caduti mostra un senso di sopravvivenza che si mescola alla colpa: "Perché loro… e non me?". Questa domanda, che è tanto esistenziale quanto personale, delinea un conflitto che molti sopravvissuti conoscono, ma che qui assume un peso maggiore, perché è il punto di origine del suo viaggio spirituale. Sopravvivere, per lui, diventa una responsabilità, un obbligo verso Dio. Nonostante decenni di servizio, il sacerdote non riesce a sottrarsi al dubbio: "Ma quanto contava davvero? Ho fallito".


La parte più toccante del monologo riguarda Rosaria, una giovane donna che Amorth non è riuscito ad aiutare. Qui il tema centrale del fallimento morale si intreccia con le responsabilità della Chiesa come istituzione. L'ammissione che la ragazza non fosse posseduta, ma soffrisse di un disturbo mentale, e che gli abusi all'interno del Vaticano abbiano contribuito alla sua sofferenza, è un colpo diretto alla coscienza di Amorth. Questo rivela anche una critica implicita all'omertà e all'insabbiamento che spesso circondano le istituzioni religiose. La frase "La sua anima è il mio fardello" è emblematica: la consapevolezza di aver fallito come uomo di fede e come essere umano.


Il monologo fa emergere un parallelismo tra il peso dei peccati di Amorth e il potere del demone che affronta. L'ammissione pubblica dei suoi fallimenti diventa un atto di forza: un modo per disarmare il nemico, affrontando apertamente le proprie debolezze. È qui che si vede la profondità del personaggio, un uomo che non si nasconde dietro l'autorità della Chiesa, ma che lotta con il proprio senso di inadeguatezza.

Conclusione

Questo monologo è un perfetto esempio di come il cinema horror possa andare oltre il semplice spavento, esplorando temi umani e universali come il senso di colpa, il rimorso e il bisogno di redenzione. La performance di Russell Crowe conferisce al discorso un’intensità straordinaria: il suo tono oscillante tra rassegnazione e determinazione cattura lo spettatore e lo trascina nel dramma interiore del personaggio.

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