Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo di Anche io (She Said) è un racconto che non si limita a descrivere un singolo evento di abuso, ma svela l’intero sistema di potere, omertà e manipolazione che ha permesso a una figura come Harvey Weinstein di operare indisturbato per decenni. A parlare è un’ex collaboratrice di Weinstein, che racconta la violenza subita da una giovane assistente, ma anche le difficoltà incontrate nel tentativo di fermarlo. È una testimonianza che si muove tra il dolore personale, l’indignazione morale e l’impotenza di fronte a un sistema legale e culturale che sembra proteggere più il colpevole che le vittime.
MINUTAGGIO: 1:00:36-1:06:30
RUOLO: Zelda Perkins
ATTRICE: Samantha Morton
DOVE: Netflix
INGLESE
There was a new assistant. She was my age. She was great. She was very smart. And she was doing Harvey's evening script meeting alone for the first time, and I told her to call me if he got difficult. Harvey said, "I don't like Jewish or Asian women." But that night... The following morning, she came to me, and she was sobbing. I mean, she was hysterical. Did she tell you what he did? Not exactly. Only that no one must know. But I knew. I knew that he must've... She was so upset. I knew that it had to be the-the worst possible thing. I calmed her down, and I went straight to confront Harvey. He was in a meeting, uh, with Scorsese, who, you know... who hated him, so it was a really big deal for Harvey. And I went straight up to him, and I said very clearly, "You need to come with me right now." I was so angry. And in front of everyone, he stood up and... he followed me like a lamb. And then I knew. Then I knew he did it. He denied it. He said, "I swear on my wife and kids' lives that I did not assault that young woman." And then I knew that he was lying. He always used that line as a "get out of jail free" card. Always. She told no one. We came back to London. We both resigned. I told my direct superior, who suggested we get ourselves a good lawyer. I had no idea where to get one. I found a company close to the office, and-and then I thought it would be simple. Criminal proceedings. But our lawyer said we had no chance and the only thing to do was to agree to a settlement. And I said categorically no, that no money should change hands and that we just wanted to stop him. We had no case. We had no evidence and no police report from Venice. And, you see, with rape, it is impossibly difficult to get a prosecution. And the lawyers kept saying damage limitation was the only way to go. So I said, "All right, then. We have our own very real demands." Conditions that Harvey would have to meet if we were to sign. We demanded that if Harvey had another settlement within two years, that it had to be reported to Disney or else he would be fired. Another was that he would go to therapy, with me present initially so that he couldn't lie to the therapist. We demanded that HR would put in a system to protect the women and staff. And it felt like if we could achieve all of those, then that's what our silence was paying for, that we were paying for him to stop. So we signed. And they had their own insane conditions for us. I tried to commit them to memory. Um, they wouldn't give us our own copy. I was only given visitation rights to my own settlement. I asked for letters, too, which stated some of the conditions. One said, "We will make best endeavors to not help the police in a criminal or civil case." We weren't allowed to talk to our family or a doctor. So finally we signed. They gave us some money. And I felt completely broken. I interviewed for other jobs afterwards, but everyone kept saying, "Why did you leave Harvey?" They all assumed that I'd... ...been with him, you know. It was horrible. What did you do then? I went to visit a friend in Guatemala, and I stayed for five years. I had no chance of ever working in film again, and I couldn't speak freely, so I worked with horses. You've lost a lot. These are the original letters. I had to have their permission if I wanted to contact a therapist or speak to an accountant. I was "never to speak to any other media, now or hereafter existing, about it." Jodi, this is bigger than Weinstein. This is about the system protecting abusers. I want you to take these, and I want you to use them.
ITALIANO
C'era una nuova assistente. Aveva la mia età. Era bravissima, molto sveglia. Una sera restò da sola con Harvey per la prima volta per uno script meeting, io le dissi di chiamarmi se era in difficoltà. Harvey diceva… “non mi piacciono le donne ebree e asiatiche”, ma quella notte… La mattina dopo venne da me, e singhiozzava, era fuori controllo. E io la abbracciai. Disse che nessuno doveva saperlo, ma io capii, capii che lui aveva… era molto turbata. Capii che si trattava de… de…della peggiore delle ipotesi. La tranquillizzai ed andrai dritta ad affrontare Harvey. Era in un meeting con Scorsese, che lo odiava, quindi era molto importante per Harvey. Lo affrontai a muso duro. Gli dissi molto chiaramente:”Devi venire con me”. Ero furiosa. E di fronte a tutti quanti si alzò in piedi e cominciò a seguirmi, senza obiettare. Allora capii cosa aveva fatto. Lui negò. Disse: “Giuro sulla vita di mia moglie e dei miei figli che non ho violentato quella donna” E io capii che stava mentendo. Quellla era la sua frase classica per uscire pulito da ogni situazione. Quando tornammo a londra, consegnammo le dimissioni. Io lo dissi al mio diretto superiore e lui mi suggerì di trovarci un buon avvocato. Ah, che ne sapevo io di avvocati. Trovai uno studio vicino al mio ufficio, e nella mia testa era semplice, un procedimento penale. Ma l’avvocato ci disse che avevamo già perso, potevamo soltanto accordare una transazione, al che dissi: “Non se ne parla”. Non ha prezzo la violenza, noi volevamo solamente fermarlo. Non avevamo prove, e nessun rapporto di polizia da Venezia. E con uno stupro è quasi impossibile procedere penalmente. E gli avvocati ci dissero che potevamo solo limitare i danni. Allora io dissi: “D’accordo, ma abbiamo le nostre categoriche pretese. Condizioni che Harvey dovrà rispettare, se dobbiamo firmare”. Nel caso Harvey avesse concordato un’altra transazione entro due anni doveva essere denunciata alla Disney o sarebbe stato licenziato, e doveva iniziare una psicoterapia. Inizialmente io sarei stata presente, per evitare che potesse mentire. Abbiamo richiesto che l’HR inserisse un sistema per proteggere le donne e lo staff. Eravamo convinte che realizzando tutte queste cose, allora si che il silenzio guadagnava un valore. Almeno pagavamo un prezzo per fermarlo. Noi firmammo e loro posero assurde condizioni per noi. Sto provando a ricordarmelo, non ci hanno mai dato una copia. Posso solo consultare la mia transazione se voglio. In seguito ho anche richiesto delle lettere che riportavano alcune condizioni. Una diceva: “La nostra parte farà il possibile per non agevolare la polizia in un caso di natura civile o penale”, non potevamo parlare alle famiglie, né ai medici. Alla fine abbiamo firmato. Ci hanno dato dei soldi. Io mi sentivo spezzata in due. Feci colloqui di lavoro, ma tutti mi dicevano: “Perché hai lasciato Harvey”. Tutti immaginavano che io… fossi stata con lui. Orribile. Andai a trovare un’amica in Guatemala. Ci rimasi per cinque anni. Non c’era speranza di lavorare nel cinema, non potevo più parlare. Lavoro con i cavalli. Sono le lettere originali. Ho dovuto chiedere il loro permesso, per poter contattare uno psicologo, o per avere un commercialista. “Mi impegno a non parlare con nessun tipo di media, adesso o in qualsiasi momento del futuro.” Jody, è una cosa più grande di Weinstein. Stiamo parlando di un sistema che protegge chi abusa. Voglio che tu le prenda. Ti chiedo di farne buon uso.
"Anche io" (She Said in originale) è un film del 2022 diretto da Maria Schrader. Si tratta di un dramma basato su eventi reali, ispirato al libro-inchiesta di Jodi Kantor e Megan Twohey, le giornaliste del New York Times che hanno contribuito a portare alla luce il sistema di abusi e molestie sessuali perpetrato da Harvey Weinstein nell’industria cinematografica di Hollywood.
La trama segue il lavoro investigativo delle due giornaliste (interpretate rispettivamente da Zoe Kazan e Carey Mulligan), che decidono di affrontare una delle figure più potenti dell’industria cinematografica. Le due si imbarcano in un’indagine lunga e complessa, durante la quale raccolgono testimonianze di attrici e dipendenti della Weinstein Company che hanno subito abusi, trovando però spesso silenzi imposti da accordi di non divulgazione e un clima di paura e omertà.
Il film racconta il loro percorso di ricerca della verità, il tentativo di ottenere testimonianze da donne coraggiose disposte a parlare pubblicamente e le difficoltà incontrate nel rompere il muro di segretezza che proteggeva Weinstein. Si concentra non solo sugli aspetti professionali dell’indagine, ma anche sul peso personale e psicologico che le due donne affrontano nel tentativo di raccontare questa storia.
"Anche io" non è un film scandalistico: si mantiene sobrio, focalizzandosi più sulla determinazione e sull’etica giornalistica delle protagoniste che sugli eventi sensazionalistici. In questo senso, si inserisce nella tradizione di film sul giornalismo investigativo come Tutti gli uomini del presidente o Il caso Spotlight, ma con un focus particolare sull'impatto delle dinamiche di potere, il sessismo e l'importanza di dar voce a chi è stato messo a tacere.
Il monologo si sviluppa come un lungo flashback in cui la donna ricorda una serie di eventi drammatici legati al tentativo di proteggere una giovane assistente dalle molestie di Weinstein e, successivamente, di denunciare il suo comportamento. Questo racconto si articola in tre fasi principali:
La scoperta dell’abuso e il confronto diretto con Weinstein.
La donna racconta come la giovane assistente, dopo un incontro con Weinstein, fosse rimasta sconvolta, rivelando implicitamente di essere stata stuprata. In un atto di coraggio, la narratrice affronta Weinstein, sfidandolo apertamente, persino davanti a una figura importante come Martin Scorsese. Questo confronto diretto è un momento di straordinaria forza morale, ma anche la conferma della colpevolezza di Weinstein: la sua reazione (seguire la donna senza opporsi) suggerisce quanto fosse consapevole della propria colpa.
Il fallimento del sistema legale e la transazione.
Qui emerge la frustrazione di chi, pur volendo agire per giustizia, si trova schiacciato dalla complessità legale e dall’assenza di prove concrete. Gli avvocati spiegano che uno stupro, in mancanza di un rapporto ufficiale alla polizia o di prove fisiche, è praticamente impossibile da perseguire penalmente. L’unica opzione rimasta è una transazione legale, che, paradossalmente, finisce per proteggere Weinstein più delle sue vittime. Questo segmento del monologo mette in luce il fallimento delle istituzioni nel garantire giustizia alle vittime, trasformando la violenza in una questione economica e burocratica.
Le conseguenze personali e professionali.
Dopo aver firmato la transazione, la donna si ritrova isolata, privata della possibilità di lavorare nell’industria cinematografica. Le insinuazioni sul suo rapporto con Weinstein – frutto di una cultura del sospetto verso le vittime – aggiungono ulteriore sofferenza a quella già subita. Questa parte del monologo sottolinea come il sistema non solo protegga i colpevoli, ma distrugga chiunque cerchi di opporsi.
La frase "Lui negò. Disse: ‘Giuro sulla vita di mia moglie e dei miei figli che non ho violentato quella donna.’ E io capii che stava mentendo." è uno dei momenti più forti del monologo. Qui emerge chiaramente la strategia manipolatoria di Weinstein, che utilizza il giuramento come una formula retorica per sviare l’attenzione e suscitare fiducia. La capacità dell’attrice di recitare questa battuta con una calma gelida e disillusa accentua l’effetto: il pubblico comprende che questa non è stata la prima volta, né sarà l’ultima, che Weinstein ha usato questa strategia per sfuggire alle sue responsabilità.
Un altro momento potente è il passaggio in cui la donna descrive le assurde condizioni poste dalla transazione: "Mi impegno a non parlare con nessun tipo di media, adesso o in qualsiasi momento del futuro." Questo dettaglio enfatizza la disumanità del sistema legale, che costringe le vittime al silenzio perpetuo, privandole persino della possibilità di elaborare il trauma attraverso il dialogo o il supporto pubblico.
Questo monolog diventa una denuncia più ampia del sistema di protezione degli abusi. La frase finale – "Jodie, è una cosa più grande di Weinstein. Stiamo parlando di un sistema che protegge chi abusa." – è il cuore pulsante di questa scena. Non è solo Weinstein il problema, ma l’intero ecosistema legale, lavorativo e culturale che permette a uomini potenti di abusare impunemente del loro potere.
La riflessione sulla transazione è particolarmente significativa: ciò che in teoria dovrebbe essere un compromesso legale accettabile si trasforma in uno strumento per mettere a tacere le vittime e proteggere il carnefice. La contraddizione morale di accettare i soldi per “comprare il silenzio” è resa evidente dal dolore della donna, che si definisce "spezzata in due". Questo aspetto solleva una domanda cruciale: quanto valore ha la giustizia in un sistema che la traduce in termini economici?
Questo monologo rappresenta uno dei momenti più complessi e significativi di Anche io. Non si limita a raccontare l’abuso di Weinstein, ma lo inserisce in un contesto più ampio, quello di un sistema che rende quasi impossibile ottenere giustizia per le vittime. La protagonista non è solo una testimone degli abusi, ma anche una vittima del sistema stesso, che l’ha costretta al silenzio e all’isolamento.
Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica
Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.