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A volte, il venerdì sera, Amélie va al cinema.
~NARRATORE
QUINDICI!
Cari lettori e care lettrici, oggi, nella nostra rubrica "Monologhi con Amélie", ci immergeremo in un flusso di coscienza che tocca le corde più intime dell'animo umano. Il monologo che analizzeremo è un delicato tessuto di emozioni e contraddizioni, un viaggio nella complessità dei legami familiari, interpretato magistralmente da Emma Mackey nel ruolo di Maeve Wiley nella serie "Sex Education" di Netflix. C'è una delicatezza nascosta nelle pieghe di ogni rapporto umano, un filo sottile che lega amore e dolore, rancore e nostalgia. Maeve Wiley, una ragazza di straordinaria intelligenza e complessità emotiva, ci svela il suo cuore parlando della madre.
IL MONOLOGO DI MAEVE
SEASON 4 EP 8
MINUTAGGIO: 40:44 - 42:22
RUOLO: Maeve Wiley
ATTRICE: Emma Mackey
DOVE: Netflix
INGLESE
Sorry. All that stuff my brother said is true. My mum was an addict. She also helped me set up my first business when I was eight years old, washing people’s cars. She taught me how to pick out returning costumers and how to make good tips. She loved to sing, even though she sang terribly and could ever get the lyrics right. And… we never went hungry, which was no mean feat. Even when she was hight, she would make these… um... stupid pancakes for us with chocolate smiley faces. Pretty good. And, yeah, I think… sorry. Uh I think what I’m trying to say is that a mother can be a pretty shit parent sometimes, and you can still love them and want them to get better. And someone can be an addict and still be generous and kind. Mmm, I really hate her, for everything she put me through, but… I also miss her, with every cell of my being. Okay.
ITALIANO
Scusate. Quello che ha detto mio fratello è vero. Mia madre era una drogata, ma mi ha anche aiutata ad avviare un lavoro a otto anni. Lavavo le auto della gente; mi ha insegnato a scegliere i clienti che tornavano e a guadagnare buone mance. Le piaceva cantare, anche se cantava malissimo e non sapeva mai le parole. E non abbiamo mai sofferto la fame. E questo non è da poco. Anche quando era fatta ci preparava degli stupidi pancake con delle faccine di cioccolata, piuttosto buoni. E sì, credo che… scusate… quello che voglio dire è che una madre può anche essere di merda a volte e tu puoi continuare ad amara e a volere che stia meglio; e una persona può essere tossicodipendente ed essere comunque generosa e gentile. La odio davvero, per tutto quello che mi ha fatto passare; ma mi manca lo stesso, in ogni fibra del mio corpo. Okay.
LA RAGAZZA COL BICCHIERE D'ACQUA...
Cari amici attori e attrici, oggi vi porterò nel cuore pulsante di un monologo che cattura l'essenza di una giovane donna forte e vulnerabile, Maeve Wiley, dalla serie "Sex Education".
Immaginatevi sul palco, sotto un fascio di luce soffusa, mentre le parole di Maeve si dipanano come un filo delicato e tenace. "Scusate", inizia lei, con una voce che trema di un dolore appena trattenuto. La sua storia è un tessuto di contrasti: una madre che è un porto sicuro e una tempesta, un rifugio di amore e una fonte di dolore.
Maeve ci racconta di come la madre, nonostante fosse avvolta nelle spire della dipendenza, abbia saputo insegnarle l'arte di sopravvivere, di riconoscere la generosità nelle persone, di guadagnarsi la vita. Ecco, cari colleghi, l'essenza del personaggio: una resilienza forgiata nelle difficoltà, una dolcezza nascosta dietro la corazza di chi ha dovuto crescere troppo in fretta.
Gli "stupidi pancake" con le faccine di cioccolata diventano un simbolo, un ricordo di quei rari momenti di spensieratezza, un legame che resiste nonostante tutto. Maeve ci mostra che l'amore e il risentimento possono coesistere, che il dolore e la tenerezza sono due facce della stessa medaglia.
E qui, miei cari, è dove voi, come interpreti, potete attingere alla vostra arte: nell'equilibrio tra la rabbia per le ferite ricevute e la nostalgia per l'amore perduto. Maeve odia e ama, respinge e desidera, è un mosaico di emozioni che voi potete rendere vivo sul palco.
In conclusione, lei ci lascia con un "okay" che è un ponte tra la speranza e la rassegnazione, un invito a comprendere la complessità dell'animo umano. E in questo, cari amici, risiede la magia della recitazione: nell'essere capaci di trasformare le parole in un respiro che tocca l'anima di chi ascolta, proprio come fa Maeve, proprio come potete fare voi.
FORSE E' SOLO DIVERSA DAGLI ALTRI.
E così, miei cari amici, abbiamo esplorato insieme il cuore spezzato ma speranzoso di Maeve Wiley. Attraverso le sue parole, abbiamo toccato il dolore e l'amore che solo un legame così complesso come quello con una madre può portare. Vi lascio con un pensiero: nella vita, come nel cinema, ogni storia ha la sua profondità, ogni personaggio la sua verità. E ogni addio è solo un arrivederci a nuove scoperte. Con questo spirito, vi saluto, augurandovi di trovare nelle vostre interpretazioni la stessa autenticità e profondità che Maeve Wiley ci offre in questo monologo indimenticabile.
Vostra,
Amélie
Amélie Poulain, voce e anima di "Monologhi con Amélie", vi invita a esplorare il quotidiano attraverso il suo sguardo incantato. Residente nel cuore pulsante di Montmartre, ogni suo pensiero è un viaggio che trasfigura il comune in un caleidoscopio di meraviglie. Con delicatezza e una malinconica allegria, Amélie tesse racconti che celebrano la poesia nascosta nelle piccole cose, spingendo i lettori a riscoprire l'incanto spesso dimenticato della vita di ogni giorno. Accompagnatela in questo percorso di scoperta, dove ogni monologo è una finestra aperta sull'eccezionale che risiede nell'ordinario.
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