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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Fausto è un momento in bilico tra ironia e malinconia, tra il desiderio di rassicurare e la consapevolezza della propria fine imminente. Qui, il protagonista si rivolge alle persone più importanti della sua vita—sua madre Lucia, suo fratello Valerio, gli amici Demetrio e Maria—raccontando un sogno in cui immagina il loro futuro senza di lui.
Il tono è leggero, quasi scherzoso, ma nasconde una profondità emotiva enorme. Fausto usa l’ironia come scudo per rendere meno pesante la conversazione sulla sua morte, ma ogni battuta rivela un pensiero affettuoso per chi resterà.
STAGIONE 1 EP 1
MINUTAGGIO: 0:10-2:33
RUOLO: Fausto
ATTORE: Eduardo Scarpetta
DOVE: Netflix
ITALIANO
Signori buongiorno. Come vedete io anche oggi ho aperto gli occhi. Come state? Sentite, io stanotte vi ho sognato. Si, si… A tutti e quattro. Ho sognato il futuro. Io non c’ero più. Però poi stavate bene. Le vostre vite si erano aggiustate. Fratellino, ad esempio tu nel sogno eri educato, affettuoso, gentile… parlavi questo italiano forbito. Valerio, eri un lord inglese. Mamma, tu nel sogno per la prima volta nella tua vita stavi senza trucco. Poi non facevi la scema con uno della mia età. Avevi trovato uno più grande di te. Un signore per bene… uno timido. Certo, non era ricco. Però, mà, finalmente avevi un uomo che ti amava, davvero. Demetrio. Amico mio bello, tu nel sogno eri splendido. Sprizzavi fascino, consapevolezza, eri grintoso. Avevi pure imparato a farti il nodo alla cravatta. In poche parole Demè, non eri quel cazzone sfiguato che invece purtroppo sei. Marì, tu eri bella nel sogno… Vabbè, questo lo sai, perché io e te ci conosciamo dalla media e sei sempre stata la più bella. Poi nel sogno non stavi a Roma, che è meglio, perché a te questa città fa stare male. Maria, solo una cosa non mi sembrava molto credibile: non dicevi parolacce. In ogni caso voi del futuro non vi dovete preoccupare. Perché a voi vi aspetta la felicità. L’unica cosa è che dovete aspettare, perché io non sono ancora morto.
La serie Storia della mia famiglia racconta il viaggio emotivo di Fausto (Eduardo Scarpetta), un padre single che, dopo la diagnosi di una malattia terminale, si trova a dover garantire un futuro sereno ai suoi due figli, Libero ed Ercole. Il suo obiettivo è evitare che vengano affidati alla loro madre biologica, Sarah (Gaia Weiss), con cui ha un rapporto conflittuale e di cui non si fida. Mentre il tempo stringe, Fausto mette in moto una rete di protezione intorno ai suoi figli, coinvolgendo le persone più importanti della sua vita: sua madre Lucia (Vanessa Scalera), che da Napoli torna a Roma per assisterlo; suo fratello Valerio (Massimiliano Caiazzo), che lui stesso spinge a prendere il ruolo di riferimento familiare; e gli amici Maria (Cristiana Dell’Anna) e Demetrio (Antonio Gargiulo), che da sempre gli sono vicini.
La storia ruota attorno al dramma della malattia, ed esplora i rapporti difficili e le dinamiche complesse di una famiglia imperfetta, fatta di errori, incomprensioni e tentativi di riscatto. Lucia, la madre di Fausto, è una donna che ha sempre vissuto in modo indipendente, ma il dolore per il figlio la spinge a riconsiderare il proprio ruolo nella vita dei nipoti. Valerio, invece, lotta con una dipendenza dalla cocaina e con la difficoltà di prendersi responsabilità più grandi di lui. Il tono della serie mescola momenti di leggerezza a scene di grande intensità emotiva, mostrando come, anche nei momenti più difficili, la vita continui con la sua imprevedibile ironia. I personaggi non sono eroi, ma persone comuni che affrontano la vita come possono, cercando di fare del proprio meglio anche quando sembra impossibile.
Eduardo Scarpetta, nel ruolo di Fausto, interpreta un uomo che affronta il dolore con una forza quasi ostinata, mentre Vanessa Scalera dà vita a una madre che cerca un riscatto tardi nella vita. Massimiliano Caiazzo porta sullo schermo un giovane in conflitto con se stesso, mentre Cristiana Dell’Anna e Antonio Gargiulo offrono un supporto emotivo e narrativo fondamentale alla storia. Fausto costruisce un’eredità affettiva per i suoi figli, insegnando loro che la famiglia non è solo questione di sangue, ma di chi resta, di chi sceglie di esserci.
L’apertura è diretta e quasi provocatoria: “Signori buongiorno. Come vedete io anche oggi ho aperto gli occhi.” C’è un velo di sarcasmo in questa frase, come se Fausto giocasse con l’inevitabilità della sua situazione. Sa che il tempo si sta accorciando, ma sceglie di non drammatizzare.
Subito dopo, introduce il tema del sogno: “Sentite, io stanotte vi ho sognato. Sì, sì… A tutti e quattro. Ho sognato il futuro. Io non c’ero più. Però poi stavate bene. Le vostre vite si erano aggiustate.” Qui Fausto, senza troppi giri di parole, mette subito in chiaro la questione: immagina un futuro in cui lui non c’è più. Ma il messaggio che vuole trasmettere è rassicurante—nonostante la sua assenza, loro ce l’hanno fatta.
Poi passa a descrivere uno per uno i suoi cari nel sogno, e lo fa con lo stile che lo contraddistingue: schietto, ironico, ma pieno d’affetto.
Valerio viene immaginato “educato, affettuoso, gentile”, con un “italiano forbito”. Lo definisce un “lord inglese”, e questa è chiaramente una battuta affettuosa. Fausto ha sempre visto Valerio come un fratello sbandato, irrisolto, e immaginarlo raffinato e posato è un modo per dire che nel sogno è finalmente cresciuto.
Lucia, la madre, è descritta in modo ancora più significativo: “Tu nel sogno per la prima volta nella tua vita stavi senza trucco.” Questo dettaglio suggerisce un cambiamento più profondo. Lucia, che ha sempre cercato di apparire forte e in controllo, nel sogno è finalmente autentica, senza maschere. Poi Fausto aggiunge un altro particolare: “Avevi trovato uno più grande di te. Un signore per bene… uno timido. Certo, non era ricco. Però, mà, finalmente avevi un uomo che ti amava, davvero.” Qui emerge un affetto sincero per la madre. Fausto, che ha sempre visto Lucia inseguire relazioni instabili, le augura di trovare qualcuno che la ami davvero, qualcuno di semplice ma onesto.
Demetrio, l’amico di sempre, nel sogno è “splendido. Sprizzavi fascino, consapevolezza, eri grintoso”. Fausto lo immagina come l’uomo sicuro di sé che nella realtà non è mai stato. Poi arriva la battuta tagliente: “In poche parole, Demè, non eri quel cazzone sfiguato che invece purtroppo sei.” Questo è un classico esempio dell’umorismo di Fausto, che usa il sarcasmo per dire, in fondo, che si aspetta molto da Demetrio, che lo vede capace di più di quanto lui stesso creda.
Maria è l’ultima della lista, e qui il tono cambia leggermente: “Tu eri bella nel sogno… Vabbè, questo lo sai, perché io e te ci conosciamo dalla media e sei sempre stata la più bella.” Con lei c’è meno ironia, più affetto sincero. Poi aggiunge: “Nel sogno non stavi a Roma, che è meglio, perché a te questa città fa stare male.” Fausto non si limita a immaginare Maria più felice, ma riconosce anche ciò che nella sua vita attuale non funziona.
L’ultima battuta su Maria è un’ulteriore nota di leggerezza: “Maria, solo una cosa non mi sembrava molto credibile: non dicevi parolacce.” Anche qui l’ironia è un modo per tenere la conversazione leggera, ma rivela quanto lui conosca veramente Maria e i suoi modi diretti.
Il monologo si chiude con una frase potente: “In ogni caso voi del futuro non vi dovete preoccupare. Perché a voi vi aspetta la felicità. L’unica cosa è che dovete aspettare, perché io non sono ancora morto.” Fausto sta preparando tutti alla sua assenza, ma lo fa con il suo stile: dicendo che loro saranno felici, ma aggiungendo che per il momento lui c’è ancora. È un modo per riportare tutto al presente, per dire che, almeno per ora, la vita continua.
Questo monologo è un perfetto esempio di come Fausto affronti la sua malattia e la sua morte imminente: con ironia, con affetto, ma senza illusioni. Ogni personaggio viene descritto con una battuta che in realtà nasconde un augurio. Fausto non sta solo raccontando un sogno, sta dicendo loro cosa spera per il loro futuro. Vuole che Valerio cresca, che Lucia trovi un amore sincero, che Demetrio smetta di nascondersi dietro la sua insicurezza, che Maria trovi la sua strada lontano da Roma.
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