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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Umberto in Lasciarsi un giorno a Roma è un momento di grande intensità emotiva, in cui il personaggio mette a nudo le sue paure e le sue insicurezze, offrendo una riflessione toccante sulle relazioni a lungo termine. Attraverso un linguaggio semplice e ironico, Umberto racconta la sua percezione di inadeguatezza e il costante timore di perdere la moglie, Elena. Questo discorso, che mescola introspezione e autoironia, non è solo una richiesta di perdono, ma anche un atto di consapevolezza che lo porta a rivalutare il significato dell’amore e del sostegno reciproco.
MINUTAGGIO: 1:39:45-1:41:23
RUOLO: Umberto
ATTORE: Stefano Fresi
DOVE: Netflix
ITALIANO
Aspetta. io non c’ho mai creduto che una come te potesse innamorarsi di uno come me. Ma ti ricordi com’eri a 25 anni. Eri bella come sei bella adesso. E io pure ero grasso… quasi come sono grasso adesso. Perciò mi dicevo… “Vabbè, prima o poi mi lascerai”. E più tu crescevi e più io ingrassavo. Pensavo di essere una specie di scelte anticonformista per me. Per dimostrare di essere diversa da tutti. E invece mi hai sposato. E ho pensato: “Adesso me lascia”. Poi abbiamo fatto Matilde. E io ho detto: “Adesso mi lascia”. Poi segretaria, assessore, e adesso primo cittadino di Roma. E io ogni volta ho detto “Adesso mi lascia”. Ma siccome non mi lasciavi ho pensato di lasciarti io. Ho ingigantito le tue mancanze per giustificare questa paura. E invece di fare un passo indietro avrei dovuto fare un passo avanti. Stare con te. Del resto, milioni di donne nella storia lo hanno fatto, per secoli. E lo hanno dovuto fare, senza avere scelta. Posso io, uomo, farlo, per una ventina di anni, un paio di mandati? Io penso di me. Perciò Elena, torna a casa con quella fascia addosso, mhm?... Normalmente dopo un discorso così accorato la folla si alza in piedi e applaude commossa…
Lasciarsi un giorno a Roma è una commedia romantica del 2021 diretta e interpretata da Edoardo Leo. Il film si inserisce in un filone che mescola toni leggeri a riflessioni profonde sulle relazioni moderne, con un focus sulla difficoltà di gestire la fine di un amore.
La storia segue Tommaso, uno scrittore che vive a Roma e conduce una rubrica sentimentale su una rivista. Firmandosi con lo pseudonimo "Marquez," risponde alle lettere di lettori e lettrici in cerca di consigli amorosi. Dietro questa facciata pubblica, però, la sua vita sentimentale è ben più complicata: Tommaso vive con Zoe, sua compagna da anni, con cui il rapporto si è ormai logorato. Un giorno, Zoe scrive una lettera anonima proprio alla rubrica di Tommaso, confidandogli il suo desiderio di lasciarlo. Tommaso, senza rivelare di essere il destinatario della missiva, decide di rispondere. Questo espediente narrativo crea un intreccio fatto di tensione emotiva, ironia e momenti di riflessione.
Parallelamente, il film racconta la storia di Elena e Umberto, una coppia di amici di Tommaso e Zoe, che affrontano anch’essi le complessità del matrimonio e il desiderio di ritrovare un equilibrio dopo anni di convivenza.
Il monologo di Umberto in Lasciarsi un giorno a Roma è uno dei momenti più significativi del film, non solo per la sua intensità emotiva, ma anche per come mette a nudo il personaggio e la sua evoluzione interiore.
Il monologo segue un percorso molto personale, che parte dall’insicurezza di Umberto e arriva a una confessione di vulnerabilità. La costruzione narrativa è progressiva, con Umberto che ripercorre i momenti salienti della sua relazione con Elena attraverso una serie di "checkpoint" emotivi (il matrimonio, la nascita della figlia, la carriera politica di lei). Questo schema permette al discorso di acquisire un crescendo emotivo, culminando in una richiesta di riconciliazione che è insieme una dichiarazione d’amore e un’ammissione di colpa.
Umberto si descrive come un uomo che non ha mai creduto di essere all’altezza della propria moglie. Questa paura lo porta a sabotare il rapporto, ingigantendo le mancanze di Elena e creando una distanza che, col tempo, è diventata insostenibile. La sua insicurezza è radicata nel confronto costante tra ciò che lui percepisce come il suo “fallimento” e i successi di Elena, evidenziati dalla sua ascesa politica.
"E più tu crescevi e più io ingrassavo." Questa linea condensa perfettamente il senso di inadeguatezza di Umberto: il suo aumento di peso diventa un simbolo della sua incapacità di “crescere” allo stesso ritmo della moglie, un tratto che lo ha reso ancora più timoroso di perderla.
Umberto affronta un tema raramente esplorato nelle commedie romantiche: la difficoltà di un uomo nel gestire il successo della propria partner. L’ironia con cui si chiede se lui, uomo, possa “sacrificarsi” per sostenere Elena richiama una lunga storia di donne che hanno fatto lo stesso per i propri compagni. Questa riflessione porta Umberto a una conclusione sorprendentemente moderna: invece di chiedere a Elena di rinunciare ai suoi sogni, lui sceglie di adattarsi, di “fare un passo avanti”.
"Posso io, uomo, farlo, per una ventina di anni, un paio di mandati?"
Questo passaggio è cruciale, perché sovverte un paradigma tradizionale di genere e trasforma il sacrificio in una forma di amore e sostegno reciproco "Normalmente dopo un discorso così accorato la folla si alza in piedi e applaude commossa…" Questa battuta finale rompe la tensione, evitando che il monologo diventi troppo melodrammatico e riportandolo nella sfera della commedia.
Questo monologo rappresenta il punto di svolta per il personaggio di Umberto, un atto di crescita personale. Grazie alla sua sincerità e all’uso di un linguaggio diretto, riesce a esprimere con autenticità le difficoltà e le contraddizioni di un amore vissuto tra timori e ambizioni. Una scena che non si limita a far sorridere, ma invita lo spettatore a riflettere sul compromesso e sull’amore come scelta attiva.
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