Monologo di Steve in Stranger Things 5: analisi del piano contro Vecna

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~ LA REDAZIONE DI RC

Monologo di Steve: il piano per sconfiggere Vecna in Stranger Things 5

Il monologo di Steve in Stranger Things 5 segna uno dei momenti più maturi del personaggio. In mezzo al caos e alla paura, Steve riesce a trasformare informazioni frammentate in un piano chiaro per sconfiggere Vecna, assumendo una leadership concreta e credibile. Non urla, non impone: spiega, connette, guida. È una scena che funziona perché unisce ironia, urgenza e responsabilità, mostrando come Steve non sia più solo il protettore del gruppo, ma la mente pratica capace di indicare una direzione quando tutto sembra perduto.

  • Scheda del monologo

  • Contesto del film

  • Testo del monologo (estratto+note)

  • Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa

  • Finale del film (con spoiler)

  • Credits e dove trovarlo

Scheda del monologo

Serie: Stranger Things 5 episodio 5 - (2025)
Personaggio: Steve
Attore: Joe Keery

Durata: 34:00-35:12

Minutaggio: 1 minuto 12 secondi

Difficoltà 6,5 / 10 Non è difficile per intensità drammatica, ma per gestione del tono e del ritmo. Le difficoltà principali sono tenere insieme comicità + leadership

Emozioni chiave Determinazione improvvisa, urgenza, ironia come difesa, leadership finalmente matura, fiducia nel gruppo (soprattutto in Undi)

Contesto ideale per un attore Questo monologo è perfetto per ruoli di leader “non ovvi”, Scene corali, dove l’attore deve emergere senza schiacciare gli altri

Dove vederlo: Netflix

Contesto della serie "Stranger Things 5" - primi 4 episodi

La storia si apre con un flashback del 1983, in cui Will viene catturato dal Demogorgone e consegnato a Vecna, che sembra avviare un piano a lungo termine. Nel 1987, Hawkins è ormai una città in quarantena dopo l’invasione del Sottosopra. I ragazzi, Mike, Dustin, Lucas e Will cercano di mantenere viva la memoria di Eddie e continuano la loro battaglia contro Vecna, mentre la città è presidiata dall’esercito. Undi (Eleven) si allena duramente con Hopper e Joyce, mentre varie squadre dei protagonisti tentano di coordinarsi tramite radio per localizzare Vecna, ormai introvabile da tempo. Durante una ricognizione militare nel Sottosopra, Hopper rimane isolato e Will percepisce attraverso una visione, come se fosse dentro la mente del Demogorgone, che una minaccia sta raggiungendo la casa di Mike e Nancy.

In quel preciso momento, infatti, Holly, la sorellina, viene attaccata dal Demogorgone nella sua stanza Holly riesce a fuggire inizialmente, ma viene comunque rapita e trascinata nel Sottosopra. Nancy e Mike scoprono che la bambina parlava di un misterioso “Signor Cosè”. Indagando e interrogando la loro madre Karen ferita, scoprono che il vero nome dell’entità è Henry. I pezzi si incastrano: Cosè è Vecna, che ha manipolato Holly prima del rapimento. Undi e Hopper si inoltrano nel Sottosopra per cercare la bambina. Nel frattempo, Will capisce che Vecna sta usando un legame mentale con lui e riesce a percepire ciò che Holly vede e sente, come se Vecna stesse sfruttando la sua connessione per comunicare o spiare attraverso i bambini presi di mira. Infine una visione rivela che Holly è nella “casa” di Henry, una versione illusoria e idilliaca creata da Vecna: non è l’unica, perché lui vuole radunare tutti i bambini che ha scelto come vittime...

Vecna prende di mira un altro bambino: Derek. Il piano dei ragazzi è attirare il Demogorgone a casa sua e inserirgli una ricetrasmittente, così da seguire il mostro fino al nascondiglio di Vecna. Intanto Holly, nella falsa realtà costruita da Henry, scopre messaggi misteriosi e si addentra nel bosco, spiata da una creatura. Undi e Hopper combattono contro una squadra dell’esercito nel Sottosopra e distruggono un’arma sonica che stava bloccando i poteri della ragazza, riuscendo poi a riprendere la ricerca della bambina. Will conferma che Vecna sta “raccogliendo” bambini e che il suo legame mentale con la mente alveare non si è mai del tutto spezzato . L’episodio si apre con Derek, ancora sotto shock, che si sveglia nel fienile dove Joyce e gli altri stanno cercando di proteggerlo. La donna tenta di farlo ragionare, ma Derek vuole scappare: Vecna gli ha detto tutt’altro. Proprio allora il Demogorgone irrompe nel fienile. Will, che continua ad avere visioni dal punto di vista della creatura, “vede” tutta la scena attraverso i suoi occhi. Joyce prova a difendere il bambino con un’accetta, ma la svolta arriva quando Steve piomba dentro guidando un’auto e investe il Demogorgone.

L’idea folle è seguirlo nel portale, sfruttando la scia della creatura. La macchina entra nel Sottosopra per un soffio, con a bordo Steve, Dustin, Jonathan e Nancy. Nel Sottosopra, la nebbia è così fitta che a un certo punto perdono di vista il Demogorgone e si schiantano contro un muro viscido, tipico delle superfici organiche create da Vecna. Intanto Will continua a “sentire” il Sottosopra: ha nuove visioni di bambini sedati, collegati a tentacoli come se fossero respiratori viventi. Capisce che Vecna sta seguendo uno schema: vede quattro spirali, un numero che si ripeterà fino ad arrivare a dodici bambini rapiti.

Nel frattempo, Max e Holly danno un nuovo tassello al mistero. Holly, attirata da una lettera scritta da Henry/Vecna, attraversa un passaggio nel muro e viene raggiunta da Max, viva e cosciente dopo la lunga degenza. Max la conduce in un luogo surreale: una casa immersa in una savana luminosa. Spiega alla bambina che ciò che vede non è reale, ma un ricordo composito, la prigione mentale in cui Henry intrappola le sue vittime.

Per recuperare i bambini sequestrati dai militari, Robin propone un piano in stile La Grande Fuga: entrare da un tunnel sotterraneo e liberare i piccoli prigionieri. Ma serve una talpa, qualcuno dall’interno… Derek è l’uomo giusto, ma le cose precipitano e, proprio quella notte… Arriva Vecna.

Monologo di Steve: testo+note

Non ci serve un fagiolo magico per risalire. (Intorno a lui i ragazzi parlano a voce alta)Non ci serve un fagiolo magico! (Tutti si fermano e lo guardano)Scusate. Dico… che non… non ci serve un fagiolo magico. Abbiamo già la pianta, proprio qui. Allora, questa torcia è la torre radio dello Squawk, e la molla è il ponte. (Inizia a simulare l’azione con la torcia e la molla) Non possiamo arrivare all’abisso dalla torre, giusto? Ma Max ha detto che Vecna sta avvicinando i nostri mondi, quindi? Aspettiamo. Lo lasciamo fare, e aspettiamo. Mentre lui li avvicina sempre di più, sempre di più. E quando siamo vicini la torre radio toccherà una spaccatura e Bam! Undi fa quella cosa della meditazione, entra nella mente di Vecna e gli tende un’imboscata. Beccati questa, testa di cazzo! E così fermeremo l’incantesimo e i mondi non si sposteranno. Uala! La pianta di fagioli è perfetta. A noi non resta che arrampicarci nell’Abisso. 

“Non ci serve un fagiolo magico per risalire.”: detto “tra sé e sé”, come un ragionamento che prende forma; non cercare attenzione subito, tono pratico; sguardo che misura il gruppo nel caos.

“Non ci serve un fagiolo magico!”: alza la voce per bucare il rumore, non per dominare; attacco netto, quasi comico ma con urgenza reale; subito dopo, fermo immagine: ascolta il silenzio che si crea.

“Scusate.”: piccolo reset emotivo; abbassa il volume, un mezzo sorriso di auto-consapevolezza; sguardo rapido che chiede permesso senza umiliarsi.

“Dico… che non… non ci serve un fagiolo magico.”: le esitazioni sono vere, non recitate; è Steve che raddrizza la rotta e si fa chiaro; pausa dopo “Dico…” come se cercasse le parole giuste davanti a tutti.

“Abbiamo già la pianta, proprio qui.”: tono incoraggiante, quasi “ve la faccio semplice”; indica fisicamente “qui” (torace/mani) per rendere concreto il concetto; energia che torna su.

“Allora, questa torcia è la torre radio dello Squawk, e la molla è il ponte.”: ritmo da spiegazione a bambini intelligenti; mani in scena, dimostrazione chiara; non fare il professorino: Steve è pratico, non accademico.

“Non possiamo arrivare all’abisso dalla torre, giusto?: domanda per includere il gruppo, non per metterli alla prova; sguardo che cerca conferme (uno per uno), micro-pausa dopo “giusto?” per farli annuire.

“Ma Max ha detto che Vecna sta avvicinando i nostri mondi, quindi?”: qui scatta la connessione; “quindi?” è il clic mentale; alza appena le sopracciglia come se avesse appena capito l’incastro.

“Aspettiamo.”: parola secca e coraggiosa; non suonare passivo: è una decisione strategica; pausa breve prima e dopo per farla pesare.

“Lo lasciamo fare, e aspettiamo.”: ripetizione come martello; la seconda “aspettiamo” più calma, più autorevole; sguardo fermo: sta chiedendo fiducia.

“Mentre lui li avvicina sempre di più, sempre di più.”: accelerazione leggera, come un metronomo che stringe; le mani possono avvicinare torcia e molla a piccoli step; “sempre di più” la seconda volta è più inquieta.

“E quando siamo vicini la torre radio toccherà una spaccatura e Bam!”: costruisci suspense e poi scarica su “Bam!”; “Bam” non dev’essere solo comico: è la visualizzazione del momento decisivo; breve sorriso di adrenalina.

“Undi fa quella cosa della meditazione, entra nella mente di Vecna e gli tende un’imboscata.”: tono rispettoso su Undi, non ridicolo; “quella cosa della meditazione” è linguaggio di Steve (semplice), ma l’azione è seria; ritmo chiaro, a scalini.

“Beccati questa, testa di cazzo!”: valvola di sfogo del gruppo; non urlare “da bullo”, ma da soldato stanco che si dà coraggio; un lampo di rabbia comica che dura un secondo e poi sparisce.

“E così fermeremo l’incantesimo e i mondi non si sposteranno.”: torna il leader; “fermeremo” è inclusivo; rallenta su “non si sposteranno” come a promettere stabilità; sguardo che cerca l’assenso collettivo.

“Uala!””: scarico di tensione; piccolo sorriso, quasi infantile; attenzione a non farne una gag: è un micro-respiro prima della parte finale.

“La pianta di fagioli è perfetta.”: soddisfazione semplice, come “fila”; tono convinto ma non tronfio; annuisce a se stesso.

“A noi non resta che arrampicarci nell’Abisso.””: chiusa operativa; qui la voce si abbassa e si fa concreta, quasi militare; dopo “Abisso” lascia un silenzio: è la realtà che torna, il rischio vero.

Analisi discorsiva del monologo di Steve

Il monologo di Steve in Stranger Things è uno dei momenti più sorprendenti della stagione finale perché ribalta definitivamente la percezione del personaggio. Steve non è più il braccio, il protettore fisico o il commento ironico del gruppo: qui diventa il traduttore della complessità, quello che prende frammenti di informazioni altrui e li trasforma in un piano comprensibile e attuabile. La scena nasce nel caos, con i ragazzi che parlano sopra di lui, e questo è fondamentale: Steve non entra in scena da leader riconosciuto, ma se lo guadagna interrompendo il rumore.

Il “fagiolo magico” è il modo di Steve e della banda di rendere accessibile l’impossibile. Usa immagini semplici, quasi infantili, per spiegare un concetto cosmico, e così facendo rassicura il gruppo. L’urgenza non viene mai caricata drammaticamente: Steve pensa mentre parla, corregge il tiro, chiede conferme. È una leadership in divenire, non autoritaria. Il momento chiave è quando si scusa: lì Steve dimostra autoconsapevolezza, riconosce di aver alzato la voce e si riallinea al gruppo. È un gesto minuscolo, ma è quello che lo rende ascoltabile.

Il piano in sé non è geniale perché perfetto, ma perché nasce dall’ascolto. Steve non inventa nulla: prende ciò che Max ha detto, ciò che sanno di Vecna, ciò che Undi può fare, e li collega. Questo è il vero salto di maturità del personaggio. Non si mette al centro dell’azione eroica, ma distribuisce i ruoli, dando senso a ognuno. Anche l’insulto a Vecna non è semplice comic relief: è una valvola di sfogo collettiva, un modo per trasformare la paura in energia condivisa.

La chiusura del monologo è volutamente anti-epica. Non c’è un discorso ispirazionale, non c’è promessa di vittoria. Steve dice solo che “non resta che arrampicarci nell’Abisso”. È una frase pratica, quasi militare, che riporta tutti alla realtà del rischio. Ed è proprio qui che la scena diventa risolutiva: Steve non offre speranza astratta, ma direzione concreta. Dal punto di vista attoriale, il monologo funziona solo se giocato in sottrazione, mantenendo un equilibrio delicatissimo tra ironia, urgenza e responsabilità. Se diventa troppo comico, perde autorevolezza; se diventa troppo serio, perde identità. È il punto esatto in cui Steve Harrington diventa, senza proclamarlo, un leader adulto.

Episodi 5-7 di "Stranger Things 5" (Spoiler)

L’episodio 5 riprende subito dopo il finale del Volume 1. Will riesce a fermare temporaneamente i Demogorgoni grazie al legame diretto con la mente alveare, rivelando un potere che non è innato come quello di Undici, ma assorbito da Vecna. Vecna tiene 12 bambini prigionieri, tra cui Holly Wheeler, nella sua casa d’infanzia. O meglio, una prigione mentale della stessa. Holly si allea con Max, intrappolata nel paesaggio del villain, e insieme iniziano a esplorare i ricordi traumatici di Henry. Undici, Hopper e Kali fuggono dal laboratorio militare: Kali rivela che la dottoressa Kay ha riattivato il Progetto Indige. Nel sesto episodio abbiamo la scoperta più importante della stagione. Dustin, Nancy, Steve e Jonathan capiscono che: il Sottosopra non è una dimensione autonoma, è un wormhole, un ponte interdimensionale di materia esotica. Collega il mondo reale all’Abisso, vera dimora dei Demogorgoni e del Mind Flayer La Terra non è sotto invasione: è in fase di fusione con un altro mondo. Nel frattempo: Max e Holly trovano una porta che mostra parte del passato oscuro di Henry. Vecna tenta di recuperare il corpo fisico di Max, inviando Demogorgoni in ospedale Lucas corre a salvarla, mentre Will percepisce tutto attraverso la mente alveare. Max viene salvata all’ultimo momento da Lucas e si risveglia, Holly riesce quasi a tornare a Hawkins, ma Vecna la riporta a Camazotz- Will fa coming out con il gruppo: liberandosi della vergogna, annulla il controllo emotivo di Vecna su di lui La scena finale mostra:i tre gruppi che si riuniscono finalmente, Murray che guida il Party attraverso la frattura, l’ingresso nel Sottosopra, da cui partirà l’episodio finale. Holly resta l’unica prigioniera.

Credits e dove vederlo

Regista: Matt e Ross Duffer

Sceneggiatura: Matt e Ross Duffer

Produttore: Stephanie Slack Margret H. Huddleston

Cast: Winona Ryder (Joyce Byers) David Harbour (Jim Hopper), Finn Wolfhard( Mike Wheeler), Gaten Matarazzo (Dustin Henderson) Caleb McLaughlin (Lucas Sinclair) Noah Schnapp (Will Byers) Millie Bobby Brown (Undici / Jane Ives)

Dove vederlo: Netflix

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