Monologo maschile teatrale - Introduzione alla \"Mandragola\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo introduttivo de "La Mandragola" di Niccolò Machiavelli è un perfetto esempio di teatro rinascimentale che sa coinvolgere, divertire e stimolare riflessioni. Con un tono ironico e una struttura metateatrale, il narratore invita il pubblico a immergersi in una commedia intrisa di inganni, passioni e critica sociale. Ogni parola è studiata per orientare lo spettatore, definire i personaggi e stabilire il contesto, mentre le immagini e i riferimenti a Firenze assumono un valore universale e simbolico.

Iddio vi salvi...

Iddio vi salvi, benigni uditori,

Quando e’ par che dependa

Questa benignità da lo esser grato.

Se voi seguite di non far romori,

Noi vogliam che s’intenda

Un nuovo caso in questa terra nato.

Vedete l’apparato,

Qual or vi si dimostra:

Questa è Firenze vostra,

Un’altra volta sarà Roma, o Pisa,

Cosa da smascellarsi delle risa.

Quell’uscio, che mi è qui in sulla man ritta,

La casa è d’un dottore,

Che ’mparò in sul Buezio legge assai;

Quella via, che è colà in quel canto fitta,

È la via dello Amore,

Dove chi casca non si rizza mai.

Conoscer poi potrai

All’abito d’un Frate

Qual Priore o Abbate

Abita el tempio che all’incontro è posto,

Se di qui non ti parti troppo tosto.

Un giovane, Callimaco Guadagni,

Venuto or da Parigi

Abita là in quella sinistra porta.

Costui fra tutti gli altri buon compagno,

A’ segni ed a’ vestigj

L’onor di gentilezza e pregio porta.

Una giovane accorta

Fu da lui molto amata,

E per questo ingannata

Fu, come intenderete, ed io vorrei

Che voi fussi ingannate come lei.

La favola Mandragola si chiama:

La cagion voi vedrete

Nel recitarla, come io m’indovino.

Non è el componitor di molta fama;

Pur, se vo’ non ridete,

Egli è contento di pagarvi il vino.

Uno amante meschino,

Un dottor poco astuto,

Un frate mal vissuto,

Un parassito, di malizia el cucco,

Fien questo giorno el vostro badalucco.

E, se questa materia non è degna,

Per esser pur leggieri,

D’un uom, che voglia parer saggio e grave,

Scusatelo con questo, che s’ingegna

Con questi van pensieri

Fare el suo tristo tempo più suave,

Perch’altrove non have

Dove voltare el viso,

Chè gli è stato interciso

Mostrar con altre imprese altra virtue,

Non sendo premio alle fatiche sue.

El premio che si spera è che ciascuno

Si sta da canto e ghigna,

Dicendo mal di ciò che vede o sente.

Di qui depende, senza dubbio alcuno,

Che per tutto traligna

Da l’antica virtù el secol presente,

Imperò che la gente,

Vedendo ch’ognun biasma,

Non s’affatica e spasma,

Per far con mille suoi disagi un’opra,

Che ’l vento guasti o la nebbia ricuopra.

Pur, se credessi alcun, dicendo male,

Tenerlo pe’ capegli,

E sbigottirlo o ritirarlo in parte,

Io l’ammonisco, e dico a questo tale

Che sa dir male anch’egli,

E come questa fu la sua prim’arte,

E come, in ogni parte

Del mondo ove el sì sona,

Non istima persona

Ancor che facci el sergieri a colui,

Che può portar miglior mantel che lui.

Ma pur lasciam dir male a chiunque vuole.

Torniamo al caso nostro

Acciò che non trapassi troppo l’ora.

Far conto non si de’ delle parole,

Nè stimar qualche mostro,

Che non sa forse s’e’ si è vivo ancora.

Callimaco esce fuora

E Siro con seco ha,

Suo famiglio, e dirà

L’ordin di tutto. Stia ciascuno attento,

Nè per ora aspettate altro argumento.

La Mandragola

"La Mandragola" è una commedia scritta da Niccolò Machiavelli nel 1518 circa, considerata uno dei capolavori del teatro rinascimentale italiano. Concepita come una satira delle istituzioni sociali e religiose del tempo, è una storia che intreccia astuzia, inganno e desiderio, restituendo uno spaccato tagliente della natura umana e delle dinamiche di potere. La vicenda si svolge a Firenze e ruota attorno a un giovane di nome Callimaco, follemente innamorato di Lucrezia, una donna bellissima ma sposata con un ricco e anziano notaio, Messer Nicia. Poiché il matrimonio non ha ancora prodotto figli, Callimaco, con l'aiuto del furbo Ligurio, un parassita della società, orchestra un piano complesso per avvicinarsi a Lucrezia.

Il piano sfrutta una falsa medicina: una pozione di mandragola, che si dice possa aiutare Lucrezia a concepire un figlio. Tuttavia, viene aggiunto un dettaglio cruciale: il primo uomo che giacerà con lei dopo che avrà assunto la pozione morirà. Per evitare questo rischio, Messer Nicia, ingenuo e sciocco, acconsente a far giacere Lucrezia con un estraneo che sarà, ovviamente, Callimaco travestito. Alla fine, Callimaco ottiene ciò che vuole, e tutti i personaggi sembrano accettare la corruzione e la frode come una normalità.


Machiavelli dipinge un mondo dove la moralità è piegata all’interesse personale. Nessun personaggio, neanche la devota Lucrezia, è immune dal compromesso, evidenziando il cinismo delle relazioni umane e sociali. Callimaco rappresenta la figura dell’uomo machiavellico, che usa l’ingegno e la manipolazione per raggiungere i propri scopi, dimostrando che l'intelligenza e l’astuzia trionfano sulla rigidità delle convenzioni.La figura di Fra' Timoteo, il frate che consente l’inganno in cambio di denaro, è una critica evidente al clero corrotto dell’epoca. La religione è ridotta a un mezzo di negoziazione, un’altra pedina nel gioco dell’opportunismo. Lucrezia è inizialmente vittima delle decisioni altrui, ma alla fine accetta il piano con pragmatismo. La sua trasformazione riflette l’idea che anche i valori più "puri" sono soggetti alle necessità del contesto.

Analisi Monologo

Il monologo introduttivo di "La Mandragola" è un vero gioiello dell'arte teatrale rinascimentale, che si rivolge direttamente al pubblico e stabilisce il tono satirico e irriverente dell'opera.


Questo prologo ha una duplice funzione:


Orientare lo spettatore: Introduce i personaggi principali (Callimaco, Messer Nicia, Fra’ Timoteo, Ligurio e Lucrezia) e il contesto (Firenze), preparando il pubblico a ciò che vedrà.


Stabilire il tono: Il tono è ironico e leggero, con un sottile invito a godersi la commedia senza aspettarsi qualcosa di troppo serio o moralmente edificante.


Il narratore si pone come un mediatore tra l'autore e il pubblico. Questo espediente crea un dialogo diretto, rompendo la quarta parete e coinvolgendo gli spettatori:


"Iddio vi salvi, benigni uditori": Una formula che richiama il teatro sacro, ma subito tradita dal contenuto profano della commedia. "Vedete l’apparato": Invita il pubblico a osservare il palcoscenico come una sorta di "mappa", che rappresenta Firenze ma potrebbe essere qualsiasi altra città, suggerendo una dimensione universale e al tempo stesso parodistica.


"Quell’uscio, che mi è qui in sulla man ritta": La casa del dottore rappresenta l’ignoranza mascherata da autorità."Quella via, che è colà in quel canto fitta, è la via dello Amore": Una strada da cui non si torna indietro, metafora delle passioni incontrollabili e delle trappole amorose. Il tempio con il frate: Introduce Fra’ Timoteo, incarnazione della corruzione del clero.


Ogni personaggio è presentato con un tratto distintivo caricaturale:


Callimaco: Il "giovane amante meschino" che userà l'astuzia per ingannare.

Lucrezia: Una donna virtuosa ma destinata a cedere.

Il dottore (Messer Nicia): Simbolo della stoltezza e della pedanteria.

Fra’ Timoteo: La corruzione ecclesiastica.

Liguoro: Il "parassita di malizia il cucco", rappresentazione dell'opportunismo.


Il narratore gioca con la descrizione, aggiungendo un tocco ironico: "E io vorrei che voi fussi ingannate come lei", quasi un invito scherzoso a lasciarsi ingannare dalla commedia stessa.

Machiavelli utilizza il prologo per criticare la società contemporanea:

La decadenza dei valori: "Di qui depende, senza dubbio alcuno, che per tutto traligna da l’antica virtù el secol presente." Qui emerge la malinconia machiavelliana per la perdita delle virtù classiche.

La critica agli spettatori: Machiavelli sfida il pubblico a non limitarsi al giudizio superficiale ("El premio che si spera è che ciascuno si sta da canto e ghigna"), una frecciata a chi si diverte a criticare senza costruire.

Il testo è ricco di metafore che accentuano l’aspetto comico e satirico:

"Via dello Amore": Allude alla passione come strada pericolosa.

"Un parassito, di malizia el cucco": Ligurio è descritto come un maestro dell’intrigo, ridicolizzando la figura dell’opportunista.


Machiavelli si auto-cita con modestia e ironia:

"Non è el componitor di molta fama": Un’umile dichiarazione che, in realtà, gioca con il pubblico, consapevole della qualità dell’opera. "Egli è contento di pagarvi il vino": L’umorismo qui è una forma di captatio benevolentiae.

Il prologo si conclude invitando il pubblico a prestare attenzione, anticipando che la vicenda sarà divertente ma anche moralmente ambigua. La frase finale, "Nè per ora aspettate altro argumento", prepara alla narrazione vera e propria, lasciando il pubblico con un senso di curiosità.

Conclusione

Il monologo di apertura de "La Mandragola" non è solo un’introduzione alla vicenda, ma una finestra sulla filosofia dell’autore e sul suo approccio al teatro e alla società. Attraverso una scrittura vivace e ricca di sfumature, Machiavelli rompe la quarta parete, instaurando un dialogo diretto con gli spettatori e invitandoli a riflettere sui vizi e le debolezze umane che attraversano i secoli.

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