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Strade? Dove stiamo andando non c'è bisogno di strade!
~DOC
1,21 Gigowatt!
Great Scott! Oggi, miei cari appassionati di cinema e aspiranti artisti del grande schermo, ci addentreremo in un monologo che è un vero e proprio viaggio nel cuore dell'arte. Parleremo di "The Fabelmans", un film che cattura l'essenza stessa del cinema, diretto da nessun altro che il leggendario Steven Spielberg. E chi meglio di me, il DOC, per guidarvi attraverso le parole di Boris Podgorny, interpretato magistralmente da quel genio di Judd Hirsch? Preparatevi a un'analisi che vi farà viaggiare nel tempo, proprio come la mia amata DeLorean!
Ah, il cinema! Quella scintillante arena dove i sogni prendono vita e la realtà si trasforma in pura magia visiva. E in "The Fabelmans", Spielberg ci regala un monologo che è un vero e proprio gioiello narrativo. Vedete, amici, il monologo di Boris è una finestra aperta sull'anima di un artista, un conflitto tra il dovere familiare e la passione bruciante per l'arte. E chi meglio di un inventore pazzo, un visionario del tempo e dello spazio, per decifrare queste parole? Si, parlavo di me.
IL MONOLOGO DI BORIS
MINUTAGGIO: 49:08-53:46
RUOLO: Boris Podgorny
ATTORE: Judd Hirsch
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
So, you like the movies, ah Mr. Pitselshas. If that’s the movie, you could show me instead of describing me to death. Your dad wants you to make another movie so it’ll cheer up your mom, right? Because her heart is broken. Because her mama iz toyz. But you Mr. Director, you don’t want to do this, what your daddy tells you, because you want to make your war picture, huh? Yeah, yeah. Believe me, Sammy boy, I get it: family, art. It’ll tear you in two. You hear that? When she was a kid, already she played like that. She should have been a concert piano player. Little Rubinstein, she was. She could have played… you name it, she could have played there. Once I visited her and Tina and Menashe in Cincinnati and she says to me she wants to be a great piano artist. But she didn’t do it. She could have played at Musikverein in Vienna. You see, what she got in her heart is that what you got, what I got. Art. Like me, like you, I think, we’re junkies, and art is our drug. Family, we love. But art, we’re meshuga for art. You think I wanted to leave my sister, my mama and my papa, and go stick my stupid head in the mouth of lions? Sticking your head in the mouth of lions was “balls”. Making sure the lion don’t eat my head, that is art. You see, Tina, she didn’t say to Mitzi: “Go do what you gotta”. I mean, was a good person, my sister, but she was scared. Scared for your mother. She should have safety in the family. So, Mitzi, she gave it all up. Did I hurt you? I want you should remember how that hurt. Because when they say all this, when they say: “What you do? Oh, that’s cute, it’s a hobby. Is like stamps or butterfly collecting”, you feel your face, how it feels now. So you remember your Uncle Boris and what he’s telling you. Because, you’re going to join the Circus, I can tell. You can’t hardly wait. You want to be in the big top. You’ll shovel elephant shit until they say: “Okay, Sammy, now ride the goddamn elephant”. Oh, you love those people, hum? Your sister, your mama, your papa, except… except this. This, I think you love a little more. Run all you want, boychik, but you know I ain’t whistling Dixie here. You will make your movies, and you will do your art. And you’ll remember how it hurts. So you know what I’m saying? Art will give you crowns in Heaven and laurels on earth. But it’ll tear your heart out and leave you lonely. You’ll be a shanda for your loved ones. An exile in the desert. A gipsy. Art is no game. Art i sas dangerous as a lion’s mouth. It’ll bite your head off. Look at me. Look at me. Is it a wonder that Tina, she wanted to do nothing to do with me? With… with… oh, Tina! Oh, Tina! What, you never saw nobody grieving before?
ITALIANO
E così ti piace il cinema, è signor Pitselshas? Se il film è quello, fammelo vedere invece di descrivermelo fino alla noia. Tuo padre vuole che faccia un altro film per risollevare a tua madre, giusto? Perché il suo cuore è spezzato. Perché sua madre è morta. Ma tu signor Regista, tu non lo vuoi fare quello che ti dice tuo padre, tu vuoi fare il tuo film di guerra, è? Si, si, mi puoi credere, Sammy, io lo so: famiglia, arte. Ti strapperai in due. Lo senti? Quando era piccola, già suonava in questo modo, lo sai? Era nata per diventare una pianista classica. Era proprio una piccola Rubinstein. Avrebbe potuto suonare… dì un posto e avrebbe potuto suonarci. Una volta vado a trovare lei, Tina e Menashe a Cincinnati, e lei dice a me che vuole diventare una grande pianista classica. Però, non l’ha fatto poi. Poteva suonare al Musikverein di Vienna. Sai, quello che lei ha nel cuore, è quello che hai tu, e anche io: l’arte. Come me, come te credo, siamo drogati. E l’arte è la nostra droga. La famiglia l’amiamo, ma l’arte… siamo pazzi noi per l’arte. Pensi che volessi lasciare le mie sorelle, mia mamma, mio papa, per mettere la mia stupida testa in bocca ai leoni? Mettere la testa in bocca a un leone erano “palle”. Fare in modo che il leone non mangi la mia testa, quella è arte. Sai, Tini, lei non ha detto a Mitzi: “Tu fai quello che devi fare”. Era una brava persona mia sorella, ma aveva paura. Paura per tua madre, cercava sicurezza nella famiglia, così Mitzi alla fine ha rinunciato… Ti ho fatto male? Io voglio che non dimentichi quanto fa male. Perché quando dicono questo, quando dicono: “Cosa fai? Oh, è carino, è un hobby, è come i francobolli e le farfalle”, tu senti la faccia come la senti ora. Ricorderai lo zio Boris e quello che ti sta dicendo. Perché tu ti unirai al circo, già lo so. Non vedi l’ora di farlo; vuoi stare sotto al tendone, si vede. E spalerai merda di elefante finché diranno: “Va bene Sammy, ora cavalcalo quell’elefante.” Oh, tu li ami loro è? Le sorelle, la mamma, tuo papa, se non fosse che c’è questo. Questo dico che lo amerai di più. Scappa quanto vuoi boychik, ma tu lo sai che non sto parlando a vanvera. Tu farai i tuoi film e farai la tua arte, e ti ricorderai quanto fa male. Hai capito di che parlo? L’arte ti darà corone nel Cielo e allori sulla Terra, però, ti strapperà il cuore, ragazzo. E ti lascerà solo. Sarai uno shanda per i tuoi beneamati. Un esiliato nel deserto, uno zingaro. L’arte non scherza, è pericolosa come la bocca di un leone e ti strappa la testa. Guarda me. Coraggio, guardami. Non è strano che Tini non volesse avere a che fare con me? Oh Tini, oh Tini, io… io… che c’è, non hai mai visto nessuno soffrire, per caso?
GRANDE GIOVE!
Eureka! Il monologo di Boris Podgorny in "The Fabelmans" è un vero e proprio incantesimo, un sortilegio che cattura l'essenza dell'arte e la sua eterna lotta con i legami familiari. Vedete, amici, Spielberg non è solo un regista, è un alchimista delle emozioni, e in questo monologo ci mostra come l'arte possa essere al tempo stesso una benedizione e una maledizione.
Il nostro Boris non è semplicemente un personaggio; è il portavoce di quell'urlo interiore che ogni artista sente bruciare dentro. Parla di sacrificio, del dolore lancinante che si prova quando si deve scegliere tra la sicurezza affettiva della famiglia e la chiamata selvaggia dell'arte. E qui, amici miei, sta il cuore pulsante del monologo: l'arte è una droga, sì, ma non una qualsiasi. È quella sostanza che ti fa toccare il cielo con un dito, che ti spinge a rischiare tutto per un momento di pura creazione.
Sammy, il giovane protagonista, si trova di fronte a una scelta cruciale, proprio come il suo creatore, Spielberg, deve aver affrontato nella sua vita. Questo monologo è un ponte tra la vita e la tela, tra il ragazzo Spielberg e il regista che tutti conosciamo. Boris ci dice che l'arte è pericolosa, che può divorarti vivo, ma è anche l'unica cosa che ti rende veramente vivo, che ti permette di lasciare un segno indelebile nel mondo.
E poi c'è il dolore, quello straziante dolore che Boris vuole che Sammy non dimentichi mai. Perché è attraverso il dolore che l'artista cresce, che l'arte si affina e diventa immortale. È un monito per Sammy, ma anche per tutti noi: l'arte richiede sacrificio, e a volte può lasciarti solo, ma è anche ciò che ti eleva, che ti dà un senso di scopo divino.
In "The Fabelmans", Spielberg ci regala una parte della sua anima, ci mostra il prezzo che ha pagato per diventare chi è. E attraverso Boris, ci invita a riflettere sul nostro rapporto con l'arte. È un invito a non temere il leone, ma a guardarlo dritto negli occhi e a dire: "Sono pronto". Perché, come dice Boris, l'arte non è un gioco, è un duello con la vita stessa.
INDIETRO NEL FUTURO!
E con questo, miei cari futuri Spielbergs e Kubricks, concludiamo il nostro viaggio nel cuore pulsante dell'arte cinematografica. Ricordatevi di Boris, di Mitzi, e del giovane Sammy. Ricordatevi delle loro lotte, dei loro sogni, e soprattutto, ricordatevi di vivere sempre per l'arte, perché è lei che rende immortali. Fino alla prossima volta, quando torneremo a esplorare altri monologhi che hanno fatto la storia del cinema. E non dimenticate: se dovete viaggiare nel tempo, fatelo sempre con stile! Addio, amici!
DOC
Laureato a pieni voti in numerose discipline scientifiche, ama definirsi cultore di tutte le scienze. I suoi idoli sono i grandi scienziati del passato, come Isaac Newton, Benjamin Franklin, Thomas Edison e Albert Einstein, dei quali possiede i ritratti nel salotto di casa propria e che adora così tanto da chiamare il cane da compagnia che possiede nel 1955 Copernico e quello che possiede nel 1985 Einstein.
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