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~ LA REDAZIONE DI RC
"Jojo Rabbit" di Taika Waititi è un film che osa combinare la satira con il dramma, ambientandosi in uno dei periodi più bui della storia moderna: la Seconda Guerra Mondiale. Raccontata attraverso gli occhi di un bambino di dieci anni, questa storia affronta temi complessi come il fanatismo, l’innocenza e la scoperta dell’empatia. Con un equilibrio unico tra umorismo surreale e momenti di profonda riflessione, "Jojo Rabbit" invita lo spettatore a riflettere sull’assurdità dell’odio e sulla potenza trasformativa della comprensione umana.
MINUTAGGIO: 54:12-55:22
RUOLO: Elsa
ATTRICE: Thomasin McKenzie
DOVE: Disney+
INGLESE
Do you want me to tell you about the Jews? In the beginning, we used to live in caves, deep, deep in the center of the Earth. Scary places, full of strange and wonderful creatures all with one thing in common... Stealing the ends of penises. Rabbis use them for earplugs. And moving on. After many years of developing magic and spells, we slowly moved out of the caves and into the towns. Some of us stayed in the caves though, in animal bodies. I'll draw them for you. It'd be better with color. Where's the horns? Under the hair. I'm too young. They grow when you turn 21. These days we live among normal people, but often we take over a house and hang from the ceiling when we sleep, like bats. And another thing is - we can read each others' minds. German minds? No, their heads are too thick for us to penetrate. Like birds, our true language sounds like singing. And we also attracted to shiny things. Crystals, glass and gold.
ITALIANO
Che cos’hai? Vuoi che ti racconti degli ebrei? In principio vivevamo nelle caverne. Giù, fino al centro della terra. Luoghi spaventosi, pieni di strane e meravigliose creature, tutte con una cosa in comune. L’amore per l’arte. Dopo moltissimi anni a sviluppare magie e sortilegi, lentamente si spostarono dalle caverne alle città, ma alcuni di noi rimasero nelle caverne, sotto forma di animali. Dai, ti faccio un disegno. Ecco, con i colori sarebbe meglio. Le corna sono sotto i capelli. Io sono piccola, crescono solo a 21 anni. Oggi viviamo tra le persone normali, ma spesso invadiamo le case e ci appendiamo al soffitto per dormire, come i pipistrelli. Oh, un’altra cosa, possiamo leggere nella mente. Nei tedeschi no, quella è troppo dura per poterla penetrare. Come per gli uccelli, l nostro vero linguaggio sembra un canto. E siamo anche attratti dagli oggetti lucenti, dai cristalli, dal vetro e dall’oro.
"Jojo Rabbit" è un film del 2019 diretto da Taika Waititi, un esempio interessante di come la satira possa essere utilizzata per raccontare una storia profondamente umana e commovente ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. Basato sul romanzo Il cielo in gabbia di Christine Leunens, il film mescola umorismo nero, dramma e sensibilità cinematografica per affrontare tematiche legate al fanatismo, all’innocenza dell’infanzia e alla scoperta dell’altro. La storia segue Jojo Betzler, un ragazzino tedesco di dieci anni devoto alla propaganda nazista. Jojo ha un amico immaginario molto particolare: Adolf Hitler, interpretato dallo stesso Taika Waititi in chiave caricaturale. Questa figura funge da incarnazione dei suoi pregiudizi e delle paure inculcate dal regime nazista. Il mondo di Jojo cambia quando scopre che sua madre, interpretata da Scarlett Johansson, nasconde in casa una ragazza ebrea, Elsa, una giovane che rappresenta tutto ciò che il regime gli ha insegnato a odiare. Il film esplora come l’innocenza di Jojo si scontri con l’orrore del fanatismo e la scoperta dell’umanità di Elsa. La relazione che si sviluppa tra i due è il cuore pulsante della storia: attraverso la sua amicizia con Elsa, Jojo impara a mettere in discussione ciò che gli è stato insegnato.
Questo monologo di Elsa in Jojo Rabbit è una perla narrativa che racchiude diversi livelli di significato, giocando con il concetto di propaganda, pregiudizi e creatività come strumento di resistenza psicologica.
Elsa, una ragazza ebrea nascosta nella casa di Jojo e sua madre, risponde in modo ironico e creativo alle domande di Jojo, che desidera sapere di più sugli ebrei per completare il suo libro di propaganda. Jojo, cresciuto nella Germania nazista, è completamente immerso nell’ideologia antisemita e vede gli ebrei come esseri mostruosi e alieni. Elsa sceglie di rispondere assecondando questa immagine, ma esagerandola fino all’assurdo.
La descrizione che Elsa offre degli ebrei è volutamente surreale: caverne al centro della terra, magia, corna, capacità di leggere la mente, attrazione per oggetti lucenti. Attraverso il suo monologo, Elsa prende in giro l’assurdità delle teorie razziste diffuse dal regime nazista. Questo momento di ironia tagliente svela quanto sia ridicolo credere in una propaganda che dipinge un intero gruppo etnico come una minaccia quasi sovrannaturale. Elsa usa questa satira non solo per divertirsi alle spalle di Jojo, ma anche per smascherare la disumanizzazione che il regime opera sugli ebrei, riducendoli a caricature o mostri immaginari. Il suo racconto mette in evidenza il divario tra la realtà e la fantasia alimentata dalla paura.
L’immaginazione di Elsa diventa uno strumento di potere in questo monologo. In una situazione di vulnerabilità estrema, lei riesce a ribaltare i ruoli, diventando padrona della narrazione. Jojo, che all’inizio ha un atteggiamento inquisitorio e di superiorità, si ritrova a essere il destinatario passivo di una storia surreale che non può verificare o confutare.
Questa dinamica ribalta anche il potere della propaganda stessa: Elsa prende il controllo della "narrazione sugli ebrei" per trasformarla in qualcosa di grottesco e completamente scollegato dalla realtà. È un atto di resistenza creativa, che le permette di riaffermare la propria umanità in una situazione che cerca di negarla. Mentre il monologo è impregnato di sarcasmo e humor nero, c’è un sottotesto emotivo significativo. Elsa sta affrontando il trauma di vivere nascosta, isolata dal mondo e perseguitata per la propria identità. Questo gioco di fantasia potrebbe essere visto anche come un modo per proteggersi, per trovare uno spazio di leggerezza in una situazione altrimenti insostenibile. Elsa racconta una "favola" in cui gli ebrei hanno poteri magici e misteriosi. Questa rappresentazione fantastica ribalta la narrazione di vittime indifese e perseguitate, donando invece una dimensione quasi mitica al suo popolo. È un modo per restituire dignità e un senso di identità in un contesto che cerca di distruggerli.
Jojo è affascinato e confuso da ciò che Elsa dice. Il monologo fa parte di un processo più ampio in cui il ragazzino inizia a vedere Elsa come una persona reale, anziché come un’entità mostruosa. Inizialmente Jojo cerca di "studiare" gli ebrei per confermare ciò che gli è stato insegnato, ma Elsa, con la sua intelligenza e ironia, lo costringe a confrontarsi con la follia delle sue convinzioni.
"Jojo Rabbit" è molto più di una semplice satira: è una riflessione emozionante sull’umanità e sull’innocenza che si scontra con l’ideologia. Attraverso la prospettiva originale di Taika Waititi e interpretazioni toccanti, il film riesce a emozionare e far riflettere, mostrando che, anche nei momenti più bui, l’amore e la comprensione possono offrire una via di fuga dalla paura e dal pregiudizio. Una lezione, questa, che continua a risuonare con forza nel presente.
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