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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo è una videoregistrazione che Tony Stark lascia a Pepper Potts quando ormai sembra non esserci più via d’uscita. È bloccato nello spazio insieme a Nebula, senza più scorte né ossigeno, reduce dallo scontro con Thanos su Titano in Infinity War.
La scena è costruita con un’atmosfera essenziale: silenzio, oscurità, e la luce fredda che illumina solo il volto di Tony. Il tono è pacato, quasi rassegnato, ma non privo di sarcasmo. Tony non è un uomo in lacrime, non è nemmeno terrorizzato. È qualcuno che sta parlando con la donna che ama, nel modo più umano possibile: cercando di sdrammatizzare, ma lasciando trapelare la gravità.
MINUTAGGIO: 3:38-5:48
ATTORE: Robert Downey Jr.
RUOLO: Tony Stark
DOVE: Disney+
INGLESE
Hey, Ms. Potts. If you find this recording, don't post it on social media. It's gonna be a real tearjerker. I don't know if you're ever gonna see these. I don't even know if you're still... Oh, God, I hope so. Today's day 21? No, uh, 22. You know, if it wasn't for the existential terror of steering into the literal void of space, I'd say I'm feeling a little better today. The infection's run its course thanks to the blue meanie back there. Oh, you would love her. Very practical. Only a tiny bit sadistic. So, the fuel cells were cracked during battle and we figured out a way to reverse the iron charge, bought ourselves about 48 hours of flight time. Uh, but it's now dead in the water. 1,000 light years from the nearest 7-11. Oxygen will run out tomorrow morning... and that will be it. I know I said no more surprises, but I gotta say, I was really hoping to pull off one last one. But it looks like... well, you know what it looks like. Don't feel bad about this. I'm mean, actually, if you grieve for a couple weeks... and then move on with enormous guilt. I should probably lie down for a minute, rest my eyes. Please know, when I drift off and be like everything lately, I'm fine. I'm totally fine. I dream about you. Because it's always you.
ITALIANO
Signorina Potts, Pepper… se troverai questa registrazione non postarla sui social media, sarà strappalacrime. Non so se vedrai mai questi video. Non so nemmeno se sei ancora… Dio, spero di sì. Oggi è il giorno 21, anzi, no, 22. Se non fosse per il terrore di fissare il vuoto esistenziale nello spazio direi che oggi sto leggermente meglio. L’infezione ha fatto il suo corso e grazie alla carogna blu qui dietro. Ti piacerebbe. mOLTO concreta. Ogni tanto un pò sadica. Le celle a combustibile si erano incrinate nella battaglia, abbiamo invertito la carica ionica e recuperato circa 48 ore di volo. Ma ora siamo a secco. Migliaia di anni luce dal pià vicino seven eleven. L’ossigeno finirà domattina, sempre che ci sia una mattina, e sarà la fine. E, Pep, lo so di aver detto niente più sorprese, ma credimi, speravo di poter realizzare l’ultima. Però sembra, beh, insomma, lo sai… Non soffrire troppo. Anzi, disperati un paio di settimane, e poi va avanti con grandi rimorsi. Devo sdraiarmi qualche minuto, riposare gli occhi. Ti prego, sappi che quando mi addormenterò sarà come ogni sera. Sto bene, benissimo, sogno te. Perché tu ci sei sempre.
"Avengers: Endgame" è il capitolo conclusivo della cosiddetta "Infinity Saga" del Marvel Cinematic Universe, uscito nel 2019 e diretto dai fratelli Russo. È il sequel diretto di Avengers: Infinity War e, per certi versi, ne è anche la naturale conseguenza narrativa. Parliamo di un film che parte da una sconfitta e costruisce un'intera epopea sul concetto di perdita, redenzione e sacrificio. Il film si apre cinque anni dopo lo schiocco di dita con cui Thanos ha eliminato metà della vita nell’universo. Gli eroi superstiti sono devastati e divisi, ognuno affronta il trauma a modo suo: Steve Rogers guida gruppi di supporto, Tony Stark si è ritirato con la sua famiglia, Thor si è isolato e abbandonato a se stesso. L’arrivo in scena di Scott Lang (Ant-Man), uscito dal regno quantico grazie a un caso fortuito, riaccende una speranza: usare il viaggio nel tempo attraverso il regno quantico per recuperare le Gemme dell’Infinito dal passato e riscrivere la storia.
Il cuore del film è questa "rapina temporale" in cui gli Avengers si dividono in squadre per rivivere eventi chiave del passato dell’MCU e recuperare le Gemme. Questo permette al film di diventare quasi un viaggio nella memoria collettiva del franchise: ritorniamo alla Battaglia di New York del primo Avengers, ad Asgard in Thor: The Dark World, e a Morag e Vormir da Guardiani della Galassia e Infinity War. Dopo aver recuperato le Gemme e creato un nuovo guanto, Hulk effettua il contro-schiocco per riportare indietro le vittime di Thanos. Ma è proprio in quel momento che una versione passata di Thanos scopre il piano e arriva nel presente con il suo esercito. La battaglia finale è un’enorme resa dei conti visiva e narrativa, culminata nel sacrificio di Tony Stark, che usa le Gemme per sconfiggere Thanos a costo della propria vita.
È il suo momento più eroico: uno scienziato narcisista che chiude il cerchio diventando l’eroe disposto a tutto. Il film si chiude con diversi saluti: Tony Stark muore, Natasha Romanoff si è già sacrificata per ottenere la Gemma dell’Anima, Steve Rogers torna nel passato per vivere finalmente una vita normale con Peggy Carter e passa lo scudo a Sam Wilson.
“Se troverai questa registrazione non postarla sui social media, sarà strappalacrime.” Tony comincia con una battuta. È il suo modo di proteggere chi ascolta, ma anche sé stesso. Il tono ironico è una corazza, una difesa automatica. Ma già da questa battuta si capisce che è cosciente del fatto che questa potrebbe essere la sua ultima comunicazione. “Oggi è il giorno 21, anzi, no, 22.” Qui c’è la dimensione temporale spezzata. Non sapere che giorno è significa essere fuori dal tempo. Un eroe tecnologico, abituato a controllare tutto, ora non ha più strumenti, né coordinate. È solo “Se non fosse per il terrore di fissare il vuoto esistenziale nello spazio direi che oggi sto leggermente meglio.”
Questa è una battuta da manuale Tony Stark. Il “terrore esistenziale” detto con nonchalance, in mezzo al vuoto cosmico, è un modo brillante per comunicare una verità scomoda: Tony ha sempre avuto paura di morire, ma non l’ha mai detto a nessuno. Qui non c’è pubblico, non c’è spettacolo. C’è solo lui e la consapevolezza del limite. “L’ossigeno finirà domattina, sempre che ci sia una mattina, e sarà la fine.” È il punto più duro del monologo. Nessuna drammatizzazione, solo la freddezza di un dato di fatto. Ma quel “sempre che ci sia una mattina” lascia intravedere una cosa importante: anche nel momento più disperato, Tony non riesce a spegnere del tutto la speranza. “So di aver detto niente più sorprese, ma credimi, speravo di poter realizzare l’ultima.” Questa è la frase che rompe la corazza. Non è solo un’ultima dichiarazione d’affetto. È un’ammissione. Tony ha sempre avuto un’ossessione per il controllo, per la protezione delle persone che ama. Eppure, proprio adesso che non può fare nulla, si scopre ancora legato alla speranza di sorprendere chi ama con un gesto finale, con un'uscita di scena che abbia senso.
“Devo sdraiarmi qualche minuto, riposare gli occhi.” È l’immagine della resa. Ma anche qui, Tony la maschera. Non dice “sto per morire”, dice “riposare gli occhi”. È il modo più umano e vulnerabile per raccontare la fine. “Ti prego, sappi che quando mi addormenterò sarà come ogni sera. Sto bene, benissimo, sogno te.” Chiude il cerchio. Torna all’amore. In mezzo allo spazio, senza ossigeno, senza futuro, Tony Stark sogna Pepper. Non i suoi successi, non le sue armature. Solo lei. Ed è in questa frase che il personaggio mostra per l’ultima volta la sua umanità.
Questo monologo è un addio, ma non è tragico. È controllato, misurato, a tratti ironico, profondamente intimo. È Tony Stark che si rivela senza filtri, senza pubblico, senza armatura. È importante perché segna un cambio di rotta: l’uomo che nel primo Iron Man dichiarava in conferenza stampa “I am Iron Man” come se fosse un atto di potere, qui sussurra il suo amore come se fosse l’unica verità rimasta.
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