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~ LA REDAZIONE DI RC
Per interpretare il monologo della dottoressa Anna in Tutto chiede salvezza, occorre muoversi su una linea sottile tra il distacco professionale e un’empatia che si intravede appena, quasi soffocata. Anna è portavoce di una realtà crudele e istituzionale, costretta a mantenere un controllo emotivo pur sapendo che le notizie che deve dare a Daniele segneranno profondamente il ragazzo.
STAGIONE 1 EP 7
MINUTAGGIO: 3:47-6:04
RUOLO: Dott. Anna Cimaroli
ATTRICE: Raffaella Lebboroni
DOVE: Netflix
ITALIANO
Purtroppo ti devo dare una brutta notizia. Mario non ce l’ha fatta. Ci ha lasciato stamattina all’alba. Mi dispiace tantissimo. So che è stato molto importante per te. Lo è stato anche per noi. Giorgio è ricoverato nel reparto psichiatrico del carcere di Velletri. Non si poteva fare altrimenti. Senza calcolare questo… ha rotto una costola a Pino, ha procurato un trauma cranico a Luigi… In questo momento è pericoloso per se e per gli altri. Tu invece verrai dimesso oggi. L’ho comunicato al primario, mi ha detto che è d’accordo. Col Dottor Mancino abbiamo deciso di dimetterti con una diagnosi di depressione maggiore. Seguirai una psicoterapia. Siamo sicuri che ti aiuterà moltissimo. Ma che cos’è questa faccia, è? Hai capito quello che ti ho detto? Adesso però vai a prepararti, che tra un’oretta ti passano a prendere. Se vuoi andare a salutare Nina per me non ci sono problemi, ti faccio accompagnare da un’infermiera. Beh, certo lei con te non si è comportata bene. Ma lasciarsi male non serve a niente. Potreste anche non rivedervi mai più fuori di qui. Poi considera una cosa… non potrei dirtelo è, ma tanto qua, in questi ultimi giorni è saltato tutto… lei è messa molto peggio di te.
"Tutto chiede salvezza" è una serie italiana prodotta da Netflix, tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020. La storia si concentra su Daniele (Federico Cesari), un ragazzo di vent’anni che si ritrova ricoverato in un reparto psichiatrico dopo una crisi psicotica che sfocia in un trattamento sanitario obbligatorio (TSO). La narrazione segue i sette giorni che Daniele trascorre in questo ambiente, a contatto con pazienti e personale sanitario, rivelando una storia profonda, toccante e umanamente molto ricca.
Daniele è un giovane sensibile, introverso e tormentato da un senso di inadeguatezza e da una visione del mondo che fatica a conciliare con ciò che gli viene richiesto dalla società. I suoi compagni di stanza sono una variegata galleria di personaggi: da Mario, un uomo colto e fragile, a Gianluca, un ragazzo più espansivo e provocatorio, passando per Giorgio e Madonnina, due figure che incarnano lo spettro delle diverse malattie mentali. In questo spazio sospeso tra il reale e il surreale, tra la commedia amara e il dramma, Daniele viene costretto a confrontarsi con l'umanità propria e altrui, scoprendo connessioni autentiche con persone apparentemente molto distanti.
La serie esplora il significato della "normalità" e l’incomunicabilità tra chi vive un disagio psicologico e chi, all’esterno, si limita a giudicare. Daniele, giorno dopo giorno, instaura un legame con i suoi compagni e, soprattutto, affronta il pregiudizio che lo circonda. Il contesto del reparto psichiatrico diventa metafora del mondo esterno, dove anche chi non è rinchiuso vive spesso una condizione di isolamento emotivo.
Questo monologo della dottoressa Anna in Tutto chiede salvezza è una scena particolarmente densa, ricca di informazioni che esplodono tutte insieme nella mente di Daniele, il protagonista. La dottoressa, qui, è portatrice di una realtà crudele e complessa: la morte di Mario, il trasferimento di Giorgio e la diagnosi finale di Daniele.
Il monologo ha la funzione di un risveglio brutale per Daniele. Fino a quel momento, i giorni passati nel reparto psichiatrico sono stati un’esperienza intensa e rivelatrice, un viaggio in una dimensione fatta di umanità, dolore e solidarietà. Anna, però, è la voce che richiama Daniele alla realtà: non c’è solo il legame profondo con i suoi compagni, ma anche la brutalità di un sistema che segue logiche istituzionali, inesorabili, che non possono essere influenzate dai sentimenti.
La dottoressa Anna comunica il tutto con una freddezza apparente che risuona quasi dissonante rispetto alla delicatezza emotiva delle situazioni. Quando dice “Mi dispiace tantissimo” riferendosi alla morte di Mario, traspare una professionalità che non permette di andare oltre una semplice espressione di circostanza. Non c’è empatia esplicita, nonostante lei sia consapevole dell’importanza che Mario ha avuto per Daniele. La freddezza con cui descrive il trasferimento di Giorgio nel reparto psichiatrico del carcere di Velletri sottolinea, invece, come sia costretta a tutelare prima di tutto l’istituzione: Giorgio è ormai considerato un pericolo per sé e per gli altri, ed è la burocrazia a decidere il suo destino, senza lasciare spazio a un’analisi più umana della sua sofferenza.
Quando Anna parla della diagnosi di "depressione maggiore" e del percorso di psicoterapia che Daniele dovrà intraprendere, emerge una sorta di rassicurazione pragmatica, quasi meccanica: una terapia seguirà, ci sono degli step precisi, tutto è già deciso. La dottoressa lo invita anche a prendere con filosofia il modo in cui Nina ha agito con lui. Lo sottolinea con un “Ma lasciarsi male non serve a niente,” che suona quasi come un modo per proteggere Daniele dalle delusioni emotive, per invitarlo a non soffermarsi troppo su ciò che non può cambiare.
Quasi come una confessione sussurrata, la dottoressa rivela una verità che dovrebbe restare segreta: “Lei è messa molto peggio di te.” Qui si coglie il senso di umanità represso che traspare in Anna. Nonostante tutto, nonostante le regole, si lascia sfuggire un’informazione che Daniele non avrebbe dovuto conoscere, quasi a voler sottolineare l’insostenibilità della sofferenza. Quello che dice non è una consolazione, ma un messaggio di solidarietà silenziosa. È come se volesse far capire a Daniele che la sua sofferenza non è isolata e che, dietro le apparenze, ci sono dolori che non si possono misurare o risolvere con una diagnosi.
Seguendo questo approccio, l’attrice può portare in scena una dottoressa Anna capace di bilanciare con precisione la formalità del suo ruolo con una partecipazione umana che traspare solo per brevi attimi. Così, Anna diventa una figura che resta ferma nel suo dovere professionale ma che, nel finale, rivela un lato nascosto: un desiderio di connessione e comprensione che, per quanto non dichiarato, crea un sottile legame con Daniele.
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