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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo finale di Briony in Espiazione è uno dei momenti più potenti e tematicamente densi del film, un'apertura al pubblico che chiude il cerchio narrativo e offre una riflessione dolorosa su colpa, memoria, e il potere della narrativa. È un momento che ribalta completamente le aspettative dello spettatore e pone domande fondamentali sulla natura della verità e sul ruolo dello scrittore come "creatore" di realtà. Il monologo è essenzialmente un flusso di confessioni, un bilancio della vita di Briony da anziana, interpretata da Vanessa Redgrave. In pochi minuti, la protagonista rivela il senso del suo libro, ma anche il motivo profondo dietro la sua scrittura e la portata del rimorso che l’ha tormentata per decenni. Il tono è intimo, pacato e rassegnato, in netto contrasto con la rabbia e la tensione emotiva delle scene precedenti.
MINUTAGGIO: 1:48:11-1:53:50
RUOLO: Briony Tallis
ATTRICE: Vanessa Redgrave
DOVE: Netflix
INGLESE
I'm dying. My doctor tells me I have something called vascular dementia, which is essentially a continuous series of tiny strokes. Your brain closes down, gradually you lose words, you lose your memory, which for a writer is pretty much the point. So that's why I could finally write the book, I think. I had to. And why, of course, it's my last novel. Strangely enough, it would be just as accurate to call it my first novel. I wrote several drafts as far back as my time at St Thomas' Hospital during the w*r. I just couldn't ever find the way to do it. Because the novel is autobiographical, is that right? Yes, entirely. I haven't changed any names, including my own. And was that the problem? No. I had, for a very long time, decided to tell the absolute truth. No rhymes, no embellishments. And I think... You've read the book, you'll understand why. I got first-hand accounts of all the events I didn't personally witness, the conditions in prison, the evacuation to Dunkirk, everything. But the effect of all this honesty was rather pitiless. You see, I couldn't any longer imagine what purpose would be served by it. By honesty. Or reality. Because, in fact, I was too much of a coward to go and see my sister in June, 1940. I never made that journey to Balham. Do you have any idea what it's like in jail? So the scene in which I confess to them is imagined. He sleeps so deeply. Invented. How old do you have to be to know the difference between right and wrong? And, in fact, could never have happened. Because Robbie Turner died of septicaemia at Bray-Dunes on June the first, 1940, the last day of the evacuation. Cheerio, pal. And I was never able to put things right with my sister, Cecilia, because she was k*lled on the 15th of October, 1940, by the b*mb that destroyed the gas and water mains above Balham tube station. So... My sister and Robbie were never able to have the time together they both so longed for, and deserved. And which, ever since, I've... Ever since I've always felt I prevented. But what sense of hope, or satisfaction, could a reader derive from an ending like that? So, in the book, I wanted to give Robbie and Cecilia what they lost out on in life. I'd like to think this isn't weakness or evasion, but a final act of kindness. I gave them their happiness.
ITALIANO
Sto morendo. Il medico ha detto che ho una cosa che si chiama demenza arteriosclerotica. Che essenzialmente è una serie di piccoli ictus. Il cervello si spegne, gradualmente e… si perde la parola, la memoria, che per uno scrittore è praticamente tutto. E così, ecco perché sono riuscita a scrivere questo libero. Ho dovuto farlo. E perché di certo è il mio ultimo romanzo. Strano, però… sarebbe altrettanto esatto definirlo il mio primo romanzo. Ne ho scritte parecchie stesure, a partire dal periodo trascorso al Saint Thomas Hospital, durante la guerra. Solo che non sono mai riuscita a finirlo. Io avevo da lungo tempo deciso di dire assolutamente tutta la verità, senza rime, senza abbellimenti, Ma credo… lei ha letto il libro, capirà il perché. Ho avuto resoconti di prima mano di tutti gli eventi ai quali non ho assistito personalmente. I resoconti in prigione, le evacuazioni da Dunkirk, tutto quanto. Ma l’effetto di tutta questa sincerità era così disumano che non riuscivo più a immaginare quale ne sarebbe stato lo scopo. Della sincerità. O della realtà. Perché, in effetti, io fui troppo vigliacca per andare a trovare mia sorella nel giugno del 1940. Non andai mai a Balham. Quindi la scena in cui confesso a loro è immaginaria. L’ho inventata. E infatti non sarebbe mai potuta accadere. Perché… Robbie Turner morì di setticemia, a Bray-Dunes, il primo giugno del 1940. L’ultimo giorno dell'evacuazione. E io non ebbi mai la possibilità di chiarire le cose con mia sorella Cecilia, perché lei rimase uccisa il 15 ottobre del 1940 dalla bomba che distrusse le tubature del gas e dell’acqua sopra la stazione della metropolitana di Balham. Così, mia sorella e Robbie non riuscirono mai a passare del tempo insieme, come tanto avevano desiderato. E meritato. Come da allora io ho… come da allora io ho sempre sentito di avere impedito. Ma… quale senso di speranza, o di soddisfazione avrebbe avuto un lettore da un finale del genere. Così nel libro ho voluto dare a Robbie e a Cecilia quello che avevano perso nella vita. Mi piace pensare che non sia stata debolezza, o evasione, ma un atto finale di gentilezza. Io ho restituito loro la giusta felicità.
"Espiazione" (Atonement), film del 2007 diretto da Joe Wright e tratto dall'omonimo romanzo di Ian McEwan, è una storia complessa e stratificata, che intreccia amore, colpa, e il peso delle conseguenze di una scelta impulsiva. Si tratta di un dramma che si sviluppa attraverso più decenni e che analizza con precisione chirurgica i modi in cui la percezione della realtà, la memoria e i rimpianti possono plasmare le vite delle persone. Siamo in Inghilterra, estate del 1935. L'atmosfera idilliaca della campagna inglese fa da sfondo agli eventi iniziali della storia, che ruotano intorno alla famiglia Tallis. Briony Tallis, una ragazzina di tredici anni dotata di una fervida immaginazione, osserva ciò che accade intorno a lei con occhi troppo giovani per comprendere appieno la complessità del mondo degli adulti.
La sorella maggiore di Briony, Cecilia (Keira Knightley), ha un rapporto apparentemente conflittuale con Robbie Turner (James McAvoy), il figlio della governante, che grazie al sostegno economico della famiglia Tallis ha potuto frequentare Cambridge. Sotto la superficie delle loro interazioni tese, cova un sentimento di passione profonda. Questo diventa evidente quando Cecilia e Robbie si ritrovano in un momento di intimità nella biblioteca della villa di famiglia. Briony, testimone di alcune scene e situazioni ambigue (tra cui un biglietto mal interpretato e l'incontro in biblioteca), fraintende quello che vede, interpretandolo attraverso la lente del suo desiderio di drammatizzare la realtà. Questo equivoco culmina in una falsa accusa da parte della giovane Briony nei confronti di Robbie: lo incolpa di aver aggredito sessualmente la cugina Lola, un crimine che non ha commesso. La parola della ragazzina, corroborata dal pregiudizio di classe e dall'assenza di prove contrarie, porta alla condanna di Robbie, distruggendo la sua vita e il suo amore per Cecilia.
La narrazione si sposta poi negli anni successivi, durante la Seconda Guerra Mondiale. Robbie, rilasciato dalla prigione a condizione di arruolarsi nell'esercito, si trova in Francia, alle prese con le devastazioni del conflitto. Cecilia, che ha tagliato i ponti con la sua famiglia, lavora come infermiera, aspettando di poter ricongiungersi con lui. I due condividono una corrispondenza intensa, ma il loro futuro appare incerto e segnato da ciò che è accaduto anni prima. Nel frattempo, Briony, ormai adulta e consapevole delle sue colpe, tenta di espiare il suo errore dedicandosi alla scrittura e alla cura dei feriti di guerra come infermiera. La sua vita è un lungo tentativo di confrontarsi con le conseguenze delle sue azioni e di trovare un modo per rimediare. il finale di "Espiazione" è uno dei più memorabili del cinema contemporaneo, tanto dal punto di vista narrativo quanto emotivo.
L'intreccio tra realtà e finzione viene rivelato in modo da lasciare lo spettatore con domande fondamentali su verità, redenzione e il potere della narrazione. Joe Wright, con grande eleganza visiva e sensibilità emotiva, riesce a trasmettere il senso di perdita e rimpianto che permea tutta la storia.
Briony porta con sé per tutta la vita il peso della sua falsa accusa, che ha distrutto non solo le vite di Robbie e Cecilia, ma anche la sua stessa possibilità di redenzione. Nel monologo, ammette di essere stata troppo "vigliacca" per affrontare direttamente le conseguenze delle sue azioni, scegliendo invece di espiarle attraverso la scrittura. La confessione che non ha mai avuto modo di chiarirsi con Cecilia e Robbie non solo frantuma le illusioni dello spettatore, ma enfatizza l'insostenibilità del peso che Briony ha dovuto portare. Scrivere il libro diventa per lei un modo di riscrivere una realtà che non può più essere cambiata, un disperato tentativo di rimediare alla sua colpa, anche se solo a livello simbolico. Briony parla del suo romanzo come di un "atto finale di gentilezza", ma il monologo lascia una sensazione ambigua. Da una parte, sembra che il suo gesto sia un tributo alla memoria di Robbie e Cecilia, un dono postumo per far vivere il loro amore almeno sulla pagina. Dall’altra, emerge una vena di egoismo: la scrittura diventa per lei un modo di "assolversi" dalla colpa, trasformandola in un'azione creativa. È un gesto che pone una domanda fondamentale: un autore ha il diritto di riscrivere la realtà per dare senso al caos della vita? La risposta non è semplice e lascia lo spettatore in bilico tra ammirazione e condanna.
La contrapposizione tra verità e finzione è il cuore del monologo e dell'intero film. Briony rivela che gran parte di ciò che il lettore (e lo spettatore) ha vissuto come "vero" nel corso della storia è in realtà inventato. Robbie e Cecilia non hanno avuto il lieto fine che il libro racconta, ma sono morti tragicamente durante la guerra, separati e senza mai essersi chiariti con lei. Questo ribaltamento colpisce lo spettatore come un pugno allo stomaco, trasformando la speranza in dolore. Briony suggerisce che la finzione può avere uno scopo diverso dalla semplice aderenza alla realtà: può offrire conforto, può immaginare ciò che la realtà non ha permesso. Nel suo caso, diventa un modo per "restituire" a Robbie e Cecilia la felicità che lei ha tolto loro.
Il monologo è anche una riflessione sulla fragilità della memoria, che per uno scrittore è "praticamente tutto". La malattia di Briony, che la porterà a perdere gradualmente la capacità di ricordare e di scrivere, aggiunge un ulteriore strato di urgenza al suo libro. È come se, sapendo che la sua mente si spegnerà, Briony volesse fissare per sempre la sua versione della storia, lasciando qualcosa di duraturo. La memoria non è mai stata per Briony un archivio fedele di eventi, ma piuttosto un campo di battaglia tra realtà e immaginazione. La malattia che la colpisce alla fine della sua vita diventa quindi una metafora perfetta per la tensione tra ciò che è accaduto e ciò che è stato ricostruito attraverso la lente della colpa.
La decisione di Briony di dare a Robbie e Cecilia un finale felice nel suo libro è profondamente simbolica. È un atto di compensazione per ciò che ha distrutto, ma è anche un modo per riaffermare il potere della narrativa di andare oltre i limiti della vita reale. Tuttavia, c’è un'inquietante ironia in questo gesto: mentre Briony cerca di donare loro la felicità che meritavano, sta anche appropriandosi della loro storia per i suoi scopi.
Il monologo finale di Briony in Espiazione è una delle scene più memorabili e devastanti del film. Non è solo una confessione personale, ma un manifesto sul potere e i limiti della narrativa. Briony si presenta come un’autrice tormentata che cerca redenzione attraverso la scrittura, ma il suo gesto finale solleva interrogativi sull'etica e sul valore della finzione. È una scena che sintetizza perfettamente i temi principali del film: amore, colpa, memoria, e la tensione eterna tra ciò che è reale e ciò che potrebbe essere.
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