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~ LA REDAZIONE DI RC
Nel secondo episodio di Monster: la storia di Ed Gein, la serie Netflix ideata da Ryan Murphy ci trascina ancora più a fondo nella mente frammentata del protagonista. Intitolato “Malato quanto i tuoi segreti”, questo capitolo alterna il presente e il passato, la storia reale e la sua reinterpretazione cinematografica, mostrando come Ed Gein sia diventato un’ossessione culturale. Al centro, il legame tossico con la madre, la fascinazione per la morte e il corpo femminile, e l’inizio di una scia di violenza che sfocia nel mito.
Il secondo episodio si apre con una delle tante visioni disturbanti di Ed: vede un esercito di ebrei provenienti dai campi di concentramento che invadono la sua casa. “Loro sanno!”, urla Ed terrorizzato, mentre li punta con un fucile. La voce della madre lo richiama alla realtà: non c’è nessuno. È tutto nella sua testa.
Nel 1959, Robert Bloch – autore del romanzo Psycho – racconta a tavola la storia vera di Ed Gein a un interessato Alfred Hitchcock. Il regista è affascinato dal legame tra la repressione sessuale, l’olocausto e il concetto di “mostro interiore”. Ed Gein, apprendiamo, dissotterrava cadaveri, scuoiava corpi, realizzava oggetti con pelle umana – come aveva visto fare a Ilse, la “cagna di Buchenwald”. Con acido borico, ripuliva i cadaveri e rimetteva le ossa nelle tombe. Le fantasie diventavano rituale.
Ed cena con Augusta (morta), che lo mette in guardia da Adeline. Ma Ed è attratto da lei e la porta a pattinare. Adeline mostra interesse per Weegee, il fotografo dei morti, e si eccita per un oggetto in pelle umana che Ed afferma di aver realizzato per lei. Quando Adeline va a casa di Ed, trova una scena inquietante: disordine, sangue, e una sedia con un capezzolo umano incastonato nel legno.
Adeline viene spinta da Ed a conoscere sua madre, che in realtà è morta. La trova girata di spalle, immobile. Ed finge che stia dormendo. La tensione sale. Adeline capisce che qualcosa non va e scappa via, spaventata ma confusa, come attratta da ciò che ha visto. Ma non ha visto il cadavere.
Ed discute con la visione della madre, sempre più presente e ostile. Preso da un impeto, prende un fucile e va al bar. Qui incontra Mary, la barista, donna tedesca. Parlano, si avvicinano. Ma Ed ha un’allucinazione: il bar si trasforma in una festa nazista, con le sue figure idolatrate. Uccide Mary, la definisce “una santa” e porta via il cadavere.
Intanto, anni dopo, Anthony Perkins – giovane attore – si prepara per l’audizione di Psycho. Si veste da donna per entrare nel personaggio, litiga con il compagno, e incontra Hitchcock. Il regista gli mostra la ricostruzione della casa di Ed: ossa, resti umani, vulve conservate in ghiacciaia. Perkins ha una visione dello stesso Ed. È sconvolto, vomita.
Durante una pausa sul set, Perkins va da una psicologa e racconta il suo disagio e i rapporti con il compagno. Vuole guarire, per essere all’altezza del ruolo.
Nel passato, Ed tenta di portare dei fiori a Adeline, ma origlia la madre della ragazza che lo disprezza. Desiste. In parallelo, Hitchcock viene mostrato mentre spia donne che si spogliano, da un buco nascosto dietro un quadro – chiaro richiamo alla futura scena della doccia.
Infine, Ed, travestito da sua madre, irrompe nella casa di Adeline mentre lei è sotto la doccia. (Realtà o visione?) L’omicidio si compie, e subito dopo siamo nel 1959, in una sala cinema dove viene proiettata proprio quella scena iconica di Psycho. Il pubblico urla, vomita, scappa via. Hitchcock, osservando tutto, pare colpito. O forse soddisfatto.
Il finale è una fusione perfetta tra realtà, finzione e mito cinematografico. L’omicidio nella doccia, prima mostrato come evento reale (l’assassinio di Adeline), viene poi “trasformato” nella celebre scena di Psycho con Janet Leigh. La serie suggerisce che Hitchcock abbia tratto ispirazione direttamente da Ed Gein, non solo per la storia, ma per ogni dettaglio visivo e psicologico. La figura di Ed diventa così mito, leggenda e sceneggiatura. L’orrore che parte da un uomo disturbato diventa spettacolo. Ed è la prima vera vittoria dell’orrore dentro l’uomo sull’orrore fuori dall’uomo.
Ed Gein: progressivamente sempre più dissociato, vittima e carnefice.
Augusta Gein: presenza mentale che continua a dominare Ed anche dopo la morte.
Adeline Watkins: attratta dal macabro, rappresenta l’unico legame emotivo di Ed.
Mary: donna tedesca uccisa in una visione confusa di violenza e fantasia.
Anthony Perkins: attore coinvolto psicologicamente nella preparazione del ruolo.
Alfred Hitchcock: regista affascinato dal male e ossessionato dalla rappresentazione del peccato.
Robert Bloch: autore di Psycho, ponte tra cronaca e finzione.
Con “Malato quanto i tuoi segreti”, Monster: la storia di Ed Gein alza il livello narrativo, mettendo in scena il passaggio definitivo dal fatto di cronaca al mito cinematografico. La follia di Ed, la repressione sessuale e il culto della madre si intrecciano con la nascita di un capolavoro come Psycho.
Il confine tra ispirazione e ossessione si fa labile. E nel centro esatto di questo labirinto c’è Ed Gein: malato, mostruoso, umano.
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