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~ LA REDAZIONE DI RC
Nel terzo episodio di Monster: la storia di Ed Gein, intitolato “La bambinaia”, la serie Netflix continua la discesa psicologica di Ed, mostrandoci un lato ancora più surreale e disturbante. L’episodio unisce la tensione familiare, la repressione sessuale e la deriva della mente del protagonista, fino a un omicidio messo in scena come spettacolo grottesco. Parallelamente, vediamo gli effetti del film Psycho su chi lo ha realizzato. Una trama che alterna orrore e ironia nera, radicata nella figura onnipresente della madre.
L’episodio si apre con una visione del passato: Ed assiste alla cacciata del padre di casa, un uomo ubriaco e forse violento. Augusta, la madre, gli impone di non diventare come lui e di non toccare mai una donna. Nel presente, Ed è in salotto, vestito come la madre, con una maschera fatta con la pelle umana.
Sta spazzando con entusiasmo quando arrivano i poliziotti: vogliono fare domande sulla scomparsa di Mary Hogan. Ed si inventa una bugia: dice che quella sera era a casa con la madre e propone di farla venire a parlare con loro, ma la polizia declina. Quando gli rivelano che Mary è stata trovata morta, Ed si finge sorpreso.
Al bar, Ed rivede Adeline, ed è stupito che sia viva. Lei mostra una foto di Christine Jorgensen, spiegando che è una persona “transessuale”, e racconta la sua operazione. Ed rimane affascinato. Quella notte, torna al cimitero per recuperare un anello da uno scheletro. Dopo una cena romantica in una locanda, Ed chiede la mano di Adeline nel cimitero. Lei accetta, ma si fermano prima di fare l’amore: Ed vede la tomba della madre e si blocca. Adeline intuisce che ha paura del concetto di figli e gli suggerisce un’esperienza alternativa: fare da babysitter. Lo fa diventare baby sitter di due bambini, ma le cose non vanno come previsto.
Senza dire nulla ai genitori, Ed accompagna i bambini a casa sua. Fa loro uno “spettacolo” con tre scodelle (in pelle umana), dove devono trovare l’osso di un dito umano. I bambini, scioccati, ne trovano uno vero. Il gioco finale prevede che Ed indossi una testa di cadavere e si travesta da donna, in una scena che degenera in puro terrore quando Ed emerge con una maschera in pelle umana. I bambini urlano, i genitori li riprendono e Ed viene escluso.
Una nuova bambinaia prende il suo posto. Ha un sostegno alla gamba e cammina con difficoltà. Ed, geloso e infuriato, la affronta per strada ma poi si allontana. Quella notte, la bambinaia è a casa con i bambini. Sente dei rumori, va in cantina, e viene aggredita da Ed.
Il giorno dopo, Ed si presenta da Adeline, entusiasta: vuole sposarla, diventare padre. La madre di lei si oppone, ma Adeline fugge con lui. A casa di Ed, la ragazza si incuriosisce per una luce accesa nella camera della madre. Sale per incontrarla, ma quando la sta per toccare, la scena cambia.
Siamo nel 1959: Anthony Perkins al cinema con il suo nuovo amante guarda la proiezione di Psycho. Poi, lascia l’uomo. In seguito, parla alla psicologa: ora riesce ad avere rapporti con una donna. Ma fuori dallo schermo, è intrappolato nel ruolo di Norman Bates. Hitchcock, da parte sua, riflette sulla trasformazione del pubblico e sulle nuove pulsioni morbose che muovono il cinema moderno.
Nel passato, Ed è con la bambinaia legata. Ha una crisi mistica. Parla con il cadavere di sua madre, che vuole coinvolgere nell’omicidio. Le chiede di colpire la ragazza con un martello. La scena è surreale: Ed implora uno scheletro putrefatto di partecipare a un sacrificio. Questo momento, volutamente grottesco, richiama l’estetica e la follia di Non aprite quella porta.
Il finale di “La bambinaia” sottolinea la piena frattura psichica di Ed. L’omicidio non è più solo impulso, ma diventa rappresentazione, messa in scena. La presenza della madre è ora uno spettro tangibile che guida, giustifica e accompagna ogni gesto di Ed. La scena del martello non è solo horror, ma anche teatro mentale: Ed non è più solo un uomo disturbato, ma una sorta di burattino nelle mani del fantasma della madre.
Allo stesso tempo, la serie mostra il peso della finzione sulla realtà: Anthony Perkins resta intrappolato nel personaggio di Bates, Hitchcock si interroga sul potere contaminante del cinema. Il trauma si propaga, dentro e fuori lo schermo.
Ed Gein: sempre più dominato dalla madre, vive la realtà come un set grottesco.
Augusta Gein: presenza non-morta, simbolo del controllo ossessivo e della punizione.
Adeline Watkins: ancora attratta dal lato oscuro, ma ignara del vero pericolo.
La bambinaia: nuova figura innocente che diventa vittima dell’ossessione di Ed.
Christine Jorgensen: riferimento reale che accende nuove fantasie in Ed.
Anthony Perkins: attore travolto dal personaggio, in cerca di una guarigione.
Alfred Hitchcock: regista che si accorge di aver scatenato qualcosa di più grande del cinema.
La bambinaia è l’episodio più teatrale e grottesco finora. Ed mette in scena la morte come fosse una performance, travestendosi, parlando con i morti e costruendo il suo “spettacolo familiare”. La serie Netflix non solo esplora il degrado mentale, ma riflette anche sul cinema, sulla finzione che si fa realtà e sull’eredità tossica di una madre che – anche da morta – continua a dettare legge. Un horror che parla d'identità, rappresentazione e potere.
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