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~ LA REDAZIONE DI RC
Nel quarto episodio di Monster: la storia di Ed Gein, intitolato “Verde”, la serie Netflix approfondisce ulteriormente la psiche spezzata di Ed, mostrandone la progressiva discesa nella follia. Tra abusi emotivi postumi della madre, attrazione per il corpo femminile come oggetto da indossare, e derive necrofile, la puntata introduce anche un nuovo personaggio: Bernice. Parallelamente, assistiamo alla nascita di un altro mito cinematografico: Non aprite quella porta.
L’episodio si apre nella casa di Ed, dove sta pulendo il cadavere della bambinaia. È il momento in cui Adeline realizza la verità: quella donna che credeva ancora viva è solo uno scheletro. Scappa, sconvolta, ma non ha realmente paura di Ed. Tra loro esiste un’attrazione disturbata, basata su interessi morbosi condivisi.
Nel frattempo, Ed si concede un momento privato: indossa mutande e reggiseno di Adeline, in una scena che ricorda apertamente Il silenzio degli innocenti. L'identità di Ed è ormai fratturata: non distingue più i limiti tra genere, desiderio, corpo e costume.
In un negozio, Ed incontra Bernice, una donna depressa, fragile, segnata da un passato traumatico. È in crisi, non mangia, teme di impazzire come sua madre, morta suicida dopo l’abbandono del marito. Ed si dimostra gentile con lei. Bernice si apre e, inaspettatamente, gli passa il reggiseno del marito defunto sotto al tavolo. Ed è eccitato: lo indossa già mentre vanno a pattinare insieme. Ha visioni: la bambinaia, Ilse, e il cadavere come oggetto d’arredo. A casa, Bernice gli mostra il seno e i due fanno sesso. Dopo l’amplesso, Ed si mostra con reggiseno e gonna. Bernice lo accoglie e gli dice: “Tu sei mio”.
Il giorno dopo, Ed parla con la madre, o meglio, con la sua allucinazione. Augusta gli ripete che Bernice è “una troia”, che porta malattie, che ha causato un suicidio. Ed è sconvolto. Si reca al negozio di Bernice, che ha preparato una sorpresa romantica. Ma Ed vomita addosso alla donna parole piene di odio e repulsione, frasi pronunciate dalla madre. Bernice, indignata, lo caccia. Ma durante una prova di un fucile, Ed la uccide.
Nella steppa, due uomini trovano casualmente il capanno di Ed e assistono a una scena orribile: Ed sta pulendo il corpo mutilato di Bernice. Spaventati, fuggono mentre Ed accende la motosega. Poco dopo, Ed mostra il cadavere appeso a testa in giù a Eveline, che scatta una foto del corpo con la schiena aperta e la spina dorsale estratta.
Nel 1968, un giovane in fila al supermercato ricorda le storie di Ed e ha un’idea per un film. Detesta Psycho, ma vuole creare qualcosa di più crudo, viscerale. Nasce così Non aprite quella porta. Iniziano le riprese. Il regista parla con l’attore che interpreterà Leatherface, basandosi proprio su Ed Gein: l’ossessione per la pelle, la motosega, i disturbi sessuali. In parallelo, vediamo Ed con una maschera di pelle umana che insegue e uccide con la motosega: la fantasia e la realtà si sovrappongono ancora una volta.
Il finale di “Verde” è un momento chiave nella trasformazione mitologica di Ed Gein. Il suo gesto più estremo – l’utilizzo della motosega e il corpo sezionato di Bernice – diventa ispirazione diretta per uno dei film più iconici dell’horror americano: Non aprite quella porta. È qui che Ed smette di essere solo un assassino: diventa archetipo. La pelle, gli oggetti creati con i cadaveri, l’identità sessuale spezzata: tutto contribuisce alla creazione del personaggio di Leatherface. L’episodio chiude il cerchio mostrando quanto l’orrore della realtà venga interiorizzato e poi restituito, distorto e amplificato, dal cinema.
Ed Gein: sempre più confuso tra desiderio, identità e follia; scivola nel ruolo di mostro mitico.
Adeline Watkins: continua a orbitare intorno a Ed, attratta dalla sua oscurità.
Bernice: donna fragile, finisce vittima delle allucinazioni e del disprezzo di Augusta.
Augusta Gein: presenza mentale ossessiva che domina e giudica ogni azione del figlio.
Eveline: osservatrice affascinata, fotografa il cadavere come se fosse arte.
Leatherface (citato): nato dall’immaginario di Ed, simbolo dell’orrore grezzo del cinema anni ’70.
Con Verde, Monster: la storia di Ed Gein conferma il suo stile ibrido tra cronaca e mitologia cinematografica. Questo episodio mostra come i traumi personali, la repressione e l’ossessione possano generare immagini potentissime, capaci di entrare nell’immaginario collettivo. Ed Gein, da uomo, diventa personaggio. La sua maschera, la sua motosega, la sua storia: ingredienti che da qui in poi non appartengono più alla realtà, ma all’archetipo del mostro moderno.
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