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~ LA REDAZIONE DI RC
Con l’episodio finale Il Padrino, la serie Monster: la storia di Ed Gein chiude un cerchio narrativo e psicologico disturbante, rivelando l’eredità oscura lasciata dal suo protagonista. Tra nuovi serial killer ispirati a lui, allucinazioni da culto e un finale in bilico tra redenzione e follia, l’episodio scava nelle profondità della mitologia criminale americana. Una chiusura intensa, in cui realtà e fantasia si mescolano fino all’ultimo respiro.
Sono passati diversi anni. Un nuovo serial killer colpisce brutalmente alcune ragazze, e le forze dell’ordine si trovano in difficoltà. Decidono così di interrogare alcuni assassini già noti, tra cui Ed Gein, rinchiuso da tempo in una clinica psichiatrica. Il suo nome, infatti, aleggia come un’ombra nei circoli criminali, quasi fosse una divinità per i maniaci omicidi.
Durante l’interrogatorio, Ed si mostra stranamente collaborativo, grazie all’effetto dei farmaci. Esamina le foto degli omicidi e offre una dettagliata analisi sugli strumenti utilizzati, con un’ossessione chirurgica per seghetti e modalità di smembramento. Gli investigatori prendono nota, ma è chiaro che Ed vuole qualcosa: tornare a vivere in società. Desiderio impossibile.
Nel frattempo, un altro serial killer con evidenti interventi chirurgici (Richard Speck) scrive a Ed dichiarandosi un suo fan. Nella lettera, Speck menziona un certo Ted o Teddy, altro potenziale omicida ispirato proprio a loro. Ed, convinto che si tratti del killer cercato dalla polizia, scrive alle autorità e viene ascoltato da un agente dell’unità crimini violenti.
Grazie alle informazioni fornite da Ed — tra cui una lettera sospetta e dettagli sul viaggio di Ted — la polizia arresta il killer. Ed apprende la notizia dalla televisione: è entusiasta, fiero, si sente un eroe. Ma nessuno si congratula. La frustrazione lo porta a un’allucinazione collettiva: i mostri nati dal suo mito — Charles Manson, Ed Kemper, Jerry Brudos, Richard Speck — lo acclamano in un delirio grandioso.
Poco dopo, gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni in fase terminale. Gli restano solo due mesi. Un medico gli consiglia di scrivere la sua storia, diventata ormai leggenda. Ed, consapevole, comincia a raccogliere lettere e memorie.
Un giorno, a sorpresa, Adeline si presenta alla clinica. Anche lei vive momenti oscuri e porta con sé una lista di persone da eliminare. Ed la convince a desistere: sono sempre stati simili, ma non uguali. È un ultimo scambio tra due anime fragili.
Poi, Ed si spegne. Muore con il sorriso, convinto di aver reso orgogliosa sua madre.
Il finale di Il Padrino è insieme poetico, tragico e grottesco. La visione di Ed che conversa con i mostri nati da lui — Leatherface, Buffalo Bill, Norman Bates — sancisce il suo ruolo di "padre spirituale" dell’orrore moderno.
Ma è nella scena finale, durante Halloween, che la sua eredità si manifesta. Alcuni ragazzi tentano di profanare il suo cimitero, ma a fermarli sono proprio le icone cinematografiche nate dalla sua follia. In quella visione, Ed è seduto con sua madre in veranda. Lei gli dice:
“Solo una madre può amarti.” Una chiusura perfetta per una storia dominata dall’ossessione materna, dall’abbandono e dal desiderio di essere compreso. Ed muore non redento, ma finalmente in pace — nella sua verità distorta.
Ed Gein: ormai recluso, si sente un eroe e vuole lasciare un’eredità. Alla fine, accetta la morte con serenità.
Adeline: riappare in un momento oscuro, ma rinuncia all’oscurità grazie a Ed.
Richard Speck: serial killer ossessionato da Ed, lo vede come un mentore.
Ted: nuovo killer catturato grazie a Ed.
Lo sceriffo: osserva impotente l’ascesa postuma di Ed come leggenda.
I mostri dell’immaginario: Leatherface, Norman Bates, Buffalo Bill — tutti figli della mente di Gein.
Il Padrino è un epilogo denso, dove la mitologia criminale si fonde con la riflessione sul male e sull’identità. Ed Gein non è più solo un assassino: è diventato un simbolo, una leggenda malata, ma pur sempre viva. La serie chiude lasciando una domanda sospesa: quanti mostri abbiamo creato… solo per raccontarli meglio?
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