Monologo Femminile - La giuria in \"Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Quando si affronta un monologo così intenso e drammatico come quello del giurato che invoca la pena capitale per i fratelli Menendez in “Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menendez”, ci si addentra in un terreno complesso e sfaccettato. Questa scena esplora il profondo disprezzo e il senso di giustizia assoluta di un membro della giuria, che si oppone fermamente a ogni tentativo di compassione nei confronti di Lyle ed Erik. L’obiettivo è dimostrare l'assurdità delle loro dichiarazioni di autodifesa, ma anche sottolineare il senso di disgusto e di vendetta nei confronti di coloro che considera “mostri malvagi.”

SONO ASSURDITA'!

EPISODIO 9

MINUTAGGIO: 34:26-36:40
RUOLO: Membro della giuria

ATTRICE: -
DOVE: Netflix



INGLESE


No. No! Do you really want me to believe that Erik, the star athlete, let his father r*pe him all the way up till a week before the m*rder? And then all that junk about attacking him with some Rambo knife? It's a load of shit. And if it was the truth, then he should've just run away or told the cops. Leigh, he could have been too scared to get the police involved. Ugh! You know what? It's like you were born under a rock or something. You saw Erik on the stand. Nothing he said made any sense. None of it! All he did was lie. It was all lies. The pins and the toothbrushes. And don't even get me started on that creep in the wig. God only knows why he didn't testify. Did you hear him on the tape talking about missing his parents that he m*rder*d? Like missing his dog? His dog?! Jesus Christ! I think it's the coldest thing I've ever heard anyone say. f*cking psycho! You expect me to have sympathy? And what about that poor mother? It makes me sick. Then they keep talking about how scared they were. If they were so scared, why didn't they run away? That's what you do when you're scared. But that's not what they did. They ran towards it. They ran towards the very thing that they say they were so scared of. It is the stupidest thing I've ever heard. Then they come in here with some insane story about Greek warriors and stuffed animals and penis blisters and sh1tting in plastic Tupperware. And you expect me to believe a word of it? Well, I don't! And I never will. Because they're evil little monsters and they deserve to die. And I will not stop until you all get your heads out of your asses and put them to death.



ITALIANO



No! Volete davvero che creda alla storiella di Erik il forte atleta che però permette al padre di violentarlo fino a una settimana prima dell'omicidio? E credete che io mi beva l'aggressione con un coltello, come Rambo? Stronzate, signori. Non ci crede nessuno. Poteva scappare. La Polizia gli avrebbe dato una mano. Credete a tutto quello che vi raccontano? Svegliatevi, vi prego. C'eravate mentre Erik parlava. Niente di quello che ha detto aveva senso, non una parola. Solo una bugia dopo l'altra. Non gli credete. Le puntine, gli spazzolini da denti, e non mi soffermo nemmeno su quello svitato con il parrucchino, Dio solo sa perché lui non ha deposto stavolta. In quei nastri parlava di... di quanto mammina e papino gli mancassero. E li aveva uccisi. Oh, gli mancava il suo cane. Il suo cane?? Signore misericordioso, non ho mai sentito delle parole più glaciali. Svegliatevi, cazzo! E' uno psicopatico, non mi fa pena. Pensiamo alla madre, piuttosto. Mi viene la nausea. Ripetevano che erano terrorizzati, chi è terrorizzato si mette a correre a gambe levate. Scappi se qualcuno ti spaventa. Ma loro non l'hanno fatto, si sono avvicinati ancora di più. Invece di scappare sono tornati da ciò che più temevano al mondo. E io non ho mai sentito niente di più stupido. Siedono al banco, inventano strane storie. Parlano di animaletti strani, di guerrieri greci, vesciche sul pene e contenitori Tapperwere pieni di merda. Non me lo bevo quel mucchio di balle. No, mi rifiuto! Non mi convinceranno! Perché sono due mostri malvagi e meritano di morire, nient'altro. E mi batterò finché non la smetterete col vostro buonismo del cazzo. Condanniamoli a morte.

MONSTERS: LA STORIA DI LYLE ED ERIK MENE'NDEZ

La serie Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez, ideata da Ryan Murphy per Netflix, si concentra sul dramma che circonda i fratelli Menendez e il loro processo mediatico. Questa nuova stagione, anziché limitarsi a descrivere il brutale omicidio dei genitori José e Kitty Menendez nel 1989, esplora le dinamiche familiari e il contesto di presunti abusi. Secondo la difesa, gli omicidi non furono motivati da avidità, ma dalla paura e dal trauma causato dai maltrattamenti fisici, psicologici e sessuali che i fratelli sostengono di aver subito per anni, in particolare dal padre, una figura dominante e violenta.


Il cuore della serie risiede proprio in questo dualismo. Da un lato, l’accusa sostiene che i Menendez fossero mossi dall’avidità, desiderosi di ottenere l’eredità familiare. Dall'altro, la difesa tenta di ritrarre i fratelli come vittime che hanno agito in risposta alla minaccia imminente, spingendo il pubblico a interrogarsi sulla linea sottile tra giustizia e vendetta. La serie mette anche in luce la psiche dei protagonisti, evidenziando i tormenti interiori e la frattura nella loro percezione della famiglia, specie per Erik, descritto come emotivamente fragile e manipolato dal padre.


Gli episodi si susseguono mostrando il processo, che divenne un evento mediatico negli anni '90 e divise l’opinione pubblica: alcuni condannarono i fratelli come giovani ricchi e viziati, mentre altri furono colpiti dalla loro narrativa di autodifesa. Con un cast che include Nicholas Alexander Chavez e Cooper Koch nei panni dei fratelli e attori del calibro di Javier Bardem e Chloë Sevigny come i genitori, Monsters approfondisce il lato più oscuro della famiglia Menendez, mantenendo l’audience sulle spine e sfidandola a rivalutare uno dei casi più controversi della giustizia americana.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo è una feroce accusa, un’invettiva verso chiunque si lasci trasportare dalle “giustificazioni” di Erik e Lyle Menendez. È pronunciato da qualcuno nella giuria che considera l’autodifesa dei fratelli come un complotto manipolatorio, una sequenza di bugie orchestrate per evitare la pena di morte. L'accusatrice è stanca e disgustata dalla compassione che altri membri potrebbero provare, cercando invece di ricondurli a una prospettiva dura e cinica: i Menendez sono “mostri malvagi,” e l’unico giusto epilogo è la condanna capitale.


La forza del monologo sta nel modo in cui cerca di distruggere qualsiasi traccia di empatia per i fratelli. L’immagine di Erik come “atleta forte” e “violato dal padre fino a una settimana prima dell’omicidio” è vista come una pura invenzione. Si intuisce che chi parla percepisca il tutto come assurdo e irrealistico. L’idea di Erik che subisce abusi appare, per chi parla, come qualcosa di troppo incredibile per un giovane che ha la forza fisica per ribellarsi. Affermazioni come “Poteva scappare. La Polizia gli avrebbe dato una mano” diventano quasi un mantra, cercando di instillare nella giuria l'idea che Erik e Lyle avessero delle scelte e che la violenza usata fosse priva di giustificazioni.


L’oratore usa una forte dose di sarcasmo, come nella frase “Credete a tutto quello che vi raccontano? Svegliatevi, vi prego,” per ridicolizzare le dichiarazioni di autodifesa e presentare i fratelli come manipolatori abili e privi di scrupoli. Questo sarcasmo serve a prendere le difese delle vittime, ma lo fa in modo amaro e personale, tanto che la ripetizione di dettagli come i “contenitori Tupperware pieni di merda” o gli “animaletti strani” suggerisce anche disgusto viscerale per ogni singola dichiarazione di Erik e Lyle.


L’aspetto cruciale della sua argomentazione è la condanna del “buonismo,” di quell’empatia che il relatore percepisce come una trappola emotiva. Quest’appello viene usato come tecnica di pressione sui giurati: scegliere la compassione significherebbe, per lui, lasciarsi ingannare. Da un lato, tenta di legittimare l’idea di giustizia spietata e di vendetta; dall’altro, enfatizza la natura “psicopatica” di Erik e Lyle, che li rende pericolosi e meritevoli della condanna capitale.


Il tono estremamente crudo e colloquiale (“stronzate,” “parrucchino,” “buonismo del cazzo”) è emblematico di una disperazione profonda, di una rabbia che supera il controllo razionale. Questa scelta di linguaggio è concepita per scuotere e spingere gli altri a fare altrettanto, abbandonando qualsiasi tenerezza o comprensione.

SUGGERIMENTI PER L'INTERPRETAZIONE

Interpretare questo monologo richiede una combinazione di durezza, frustrazione e disprezzo, portando a un equilibrio delicato tra un’intensità emotiva quasi cieca e un controllo dell’espressione che coinvolga il pubblico senza sopraffarlo. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero aiutare un’attrice a dar vita a questa performance:


1. Dare Strati al Disgusto

Il tono di voce deve essere modulato tra incredulità e rabbia. Inizia il monologo con una voce fredda, quasi distaccata, per poi esplodere gradualmente in frustrazione e disgusto. Sottolinea le parole come “stronzate” e “mostri malvagi” con un’enfasi quasi tagliente.

Occhi e sguardo: utilizza lo sguardo per trasmettere il disgusto verso i fratelli e, contemporaneamente, lo sconforto per la possibilità che qualcuno della giuria stia considerando la loro versione. Potrebbe aiutare a fissare intensamente alcuni membri immaginari della giuria come per scuoterli.


2. Trasmettere il Sarcasmo e l’Ironia


Varietà nel ritmo: gioca con le pause e il ritmo per enfatizzare il sarcasmo. In frasi come “Credete a tutto quello che vi raccontano? Svegliatevi, vi prego,” usa un tono che trasudi incredulità. Lascia che il sarcasmo emerga anche attraverso una risatina amara o un sorriso beffardo mentre reciti queste frasi, come se ti divertisse l’idea di smascherare un inganno.

Gesti ampi e controllati: evita gesti impulsivi o scatti. Usa invece movimenti calcolati, come alzare le mani in un’espressione di resa o scuotere la testa lentamente, per mostrare quanto trovi insensato tutto ciò che è stato detto dai Menendez.


3. Utilizzare il Corpo e la Postura


Assumi una postura rigida, leggermente inclinata in avanti, come per mettere pressione sui giurati immaginari. Questa posizione comunica una volontà di combattere e di affermare la propria posizione, incarnando la determinazione a non cedere a un "buonismo del cazzo."

Espressioni del volto: alterna tra rabbia e un’espressione fredda e intensa. Durante le parti più ironiche, come “Gli mancava il cane. Il suo cane??”, puoi strabuzzare gli occhi o fare un’espressione incredula, quasi comica, per trasmettere quanto assurda consideri la storia dei fratelli.


4. Gestire l’Escalation e l’Intensità


Evoluzione emotiva: fai crescere progressivamente la tua intensità, evitando di partire troppo forte. Inizia con un tono quasi pacato e incredule, che si trasforma in un crescendo di rabbia. Arriva al culmine nell’ultima parte, quando dichiari che “meritano di morire, nient’altro,” esprimendo l’inflessibilità della tua convinzione.

Riduzione drammatica: dopo i momenti più forti, riduci drasticamente il volume o la velocità. Per esempio, puoi abbassare la voce con una cadenza lenta e minacciosa, quando descrivi gli aspetti psicopatici o “glaciali” delle loro affermazioni, facendo sembrare ogni parola una sentenza definitiva.


5. Evitare il Rischio di Esagerazione


Per evitare che l’interpretazione risulti eccessiva, mantieni il controllo delle tue reazioni, anche quando esplodi in rabbia. Il personaggio deve sembrare convinto e disperato, non isterico. La gestione attenta delle pause, del volume e dei gesti contribuisce a mantenere un’aria di autenticità, evitando che la giurata sembri sopra le righe.

CONCLUSIONE

Interpretare un monologo così carico di disprezzo e cinismo richiede un’intensa consapevolezza emotiva e un forte autocontrollo. Questo personaggio rappresenta la voce di chi è irremovibile nel giudizio, ma anche l’eco di un’opinione pubblica che, per anni, ha discusso sulla giustezza della condanna dei fratelli Menendez. Gestire questo equilibrio tra emozione e controllo è la chiave per un’interpretazione che renda giustizia alla complessità di un caso tanto controverso e alle tensioni che ha generato sia dentro che fuori dall’aula di tribunale.

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