Monologo - gli abusi a Lyle in \"Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

La serie "Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez" porta alla luce uno dei casi di cronaca nera più sconvolgenti della storia americana. Attraverso la lente del true crime, il progetto antologico di Ryan Murphy esplora il crimine brutale che i fratelli Menendez hanno commesso nel 1989, ma anche le complesse dinamiche familiari e psicologiche che hanno condotto a quel tragico evento. Il monologo che analizziamo, tratto da una sceneggiatura fittizia, rappresenta uno dei momenti più intensi e drammatici, dove uno dei fratelli confessa gli abusi subiti dal padre e l'influenza devastante che questi hanno avuto sulla sua vita e su quella del fratello.

LA VERSIONE DI LYLE

STAGIONE 2 EP 4

MINUTAGGIO: 15:13-22:58
RUOLO: Lyle Menendez

ATTORE: Nicholas Chavez
DOVE: Netflix



INGLESE


I, um... Sorry, um... Erik knows, obviously, um... and Donovan, my roommate at Princeton, I told him. I told my cousin. She was, uh, living with us. And, uh... I wanted to sleep in the basement with her so that my dad couldn't come down there. And I remember asking her, "Does your dad ever... touch your privates?" And she just looked at me like... she couldn't even understand what I was saying. And when I play it back, it's kind of like a... I don't know. It's kind of like a movie, I guess. Everything is in slow motion. It started with massages after tennis and stuff. Which is funny, because when a kid does sports, it's not like you need a massage. And I remember his hands. It felt, um... special? Like I was the center of his world. Uh... And we would, uh, fondle each other. Anyway, when... when I turned seven years old, it started to change, and... he started showing me movies. pоrnоgrɑphіc movies? And I would have to, uh... We'd go into the bathroom and then I'd have to kneel on the tile, which had this really weird pattern on it. I feel like I looked at it a lot, and now sometimes when I doodle, I'll do it in that pattern. Anyways, um... I'd be kneeling, and then he would just guide my movements. But with my mouth. I know I was seven because I had just gotten the Sesame Street stuffed animal family, and they used to argue all the time about the stuff I was doing with them. The stuffed animals. Oscar had a lot of really strong opinions about it, and Ernie always wanted to play with me after. I guess to get my mind off of it? Uh, because around then, or maybe a little bit later, I started to really not like it. Because my dad, he started to incorporate objects. He would get me naked, and then he would insert the objects. And I knew that that was strange, and I told my cousin about that. My mom didn't believe her. She just didn't fսck¡ng care. But that's when I started to do it to Erik. I don't know why I did that because I didn't like it when my dad did it to me. He didn't like it either. He would always ask me to stop. But I had to make it normal, right? What my dad was doing to me, I had to make that normal. Even though I knew that it fսck¡ng wasn't. Um... But then as I got older, when I turned eight, it... the sеx stuff got worse. And we started showering together. And he would rapе me. It hurt so much, and... I told him... I told him that it hurt, and that I wanted it to stop. And he said, I remember, "I love you, I don't wanna hurt you, and it'll stop." And it did. It stopped. Now I know why, because he was doing it to Erik. And so I walked up to him, and I told him that I knew what was happening between him and Erik, and that it had better stop. And he looked at me, and he said... "Erik makes things up. You keep this between us. Okay?" And it wasn't until much later that I found out that... he was still fսck¡ng doing it to Erik. And when he fսck¡ng told me that, I felt like... What? Like he had taken my fսck¡ng brother away from me by hating Erik and loving me, and by fսck¡ng hating Erik. He hated Erik, and it made me hate Erik, too. And I saw how my dad fucking treated him, and then I treated him the same way.



ITALIANO


Ok, si, lo capisco. Io... Scusate... Erik sa ovviamente. E Donovan, il mio compagno di stanza a Princeton. E mia cugina. Ha vissuto con noi, per un pò. E... Dormivo spesso nel seminterrato con lei, mio padre non sarebbe venuto. E ricordo di averle chiesto: "Tuo padre ti tocca mai le tue parti intime?" E lei mi ha guardato come... se non riuscisse a capire quello che dicevo. E quando ci ripenso mi sembra... non lo so, mi sembra di guardare un film. E' tutto in slow motion. Ha iniziato coi massaggi dopo le lezioni di tennis. Il che è buffo, perché un bambino che fa sport non ha bisogno di massaggi. E ricordo le sue mani. Mi sentivo... speciale? Come fossi il centro del suo mondo. E... e ci toccavamo... capitava spesso. E poi, quando ho compiuto sette anni, la situazione è cambiata. Mi faceva vedere dei film. E mi costringeva a... mi portava in bagno e mi inginocchiavo sulle piastrelle, e avevano un disegno particolare, credo che le guardassi molto, perché a volte seguo quello schema quando scarabocchio. Comunque... eh... Ero in ginocchio e lui... lui guidava i miei movimenti. Si, ma con la bocca. E so che avevo sette anni perché avevo ricevuto la famiglia di pupazzi di Sesamo Apriti e si arrabbiavano di continuo a causa delle cose che facevo. Tutti i pupazzi. Oscar aveva delle opinioni decise e Ernie voleva giocare con me... Io credo che volesse farmi distrarre? Perché, in quel periodo, o forse un pò più avanti, ho cominciato a soffrire parecchio. Perché mio padre ha iniziato a usare degli oggetti. Mi faceva spogliare e poi... e poi inseriva degli oggetti. E sapevo che era strano così l'ho raccontato a mia cugina. Mia madre non le credeva, non gliene fregava un cazzo. Ma è allora che io iniziai a farlo con Erik. E non mi spiego il motivo, perché detestavo quando mio padre lo faceva. Non piaceva neanche a lui, mi chiedeva sempre di smettere. Ci ho pensato spesso. Forse dovevo rendere normale ciò che mi faceva mio padre, anche se non lo era per un cazzo. Ma poi l'anno dopo, quando ho compiuto otto anni la situazione è peggiorata. Mi costringeva a farci la doccia insieme. E poi mi stuprava. Faceva malissimo e... E gli dissi che mi faceva male, e che volevo che la smettesse. E ricordo che mi rispose: "Ti voglio bene, non voglio ferirti, non succederà più". E fu così. La smise. Ora so perché, cominciò a farlo con Erik. E così andai da lui e gli dissi che sapevo che stava succedendo tra lui ed Erik, e che doveva smetterla. E lui mi guardò e disse: "Erik si inventa tutto. Non devi raccontarlo a nessuno, ok?". Soltanto molto tempo dopo ho scoperto che continuava ad abusare di Erik. E quando Erik me l'ha rivelato mi sono sentito... mi sono sentito come se mi avesse portato via mio fratello, odiando Erik e amando me. Papà lo trattava di merda. Lui lo odiava, Erik, e l'ha fatto odiare anche a me. Io vedevo come mio padre lo trattava, cazzo, e lo trattavo allo stesso modo. Per fare certe cose a tuo fratello devi essere un cazzo di malato. Odiavo quando lo faceva mio padre, ma l'ho fatto a lui poi.

MONSTERS: LA STORIA DI LYLE ED ERIK MENENDEZ

La serie "Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez" è il secondo capitolo della serie antologica creata da Ryan Murphy e Ian Brennan, che segue il successo di Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer. Questa nuova miniserie, disponibile su Netflix dal 19 settembre 2024, si concentra sul caso reale dei fratelli Menendez, condannati per l'omicidio dei loro genitori nel 1989. José e Kitty Menendez furono brutalmente assassinati nella loro casa di Beverly Hills, e il caso catturò l'attenzione mediatica a livello mondiale.


I fratelli, Lyle ed Erik, sostennero durante il processo che il loro gesto era motivato dai ripetuti abusi fisici e psicologici subiti dal padre, abusi di cui anche la madre sarebbe stata consapevole ma indifferente. Nonostante ciò, la tesi dell'accusa si basò principalmente sull'idea che il duplice omicidio fosse stato commesso per ereditare la fortuna di famiglia.


La serie, composta da nove episodi, non solo esplora la complessità psicologica dei due fratelli, ma pone anche una riflessione su temi quali gli abusi familiari, il trauma, e la facilità con cui è possibile accedere alle armi negli Stati Uniti. Come in Dahmer, Murphy utilizza lo stile horror per approfondire le ombre nascoste della società americana, offrendo una prospettiva critica sul mito della "famiglia perfetta".​

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo è estremamente potente, carico di emotività e sofferenza, e porta il lettore direttamente all'interno della psicologia di un personaggio spezzato da abusi inimmaginabili. Dal punto di vista cinematografico, è una testimonianza fortemente viscerale che esplora il trauma intergenerazionale e la complessità del male trasmesso attraverso relazioni intime.


Il monologo si sviluppa come un flusso di coscienza, in cui il protagonista rivela dettagli sempre più profondi e crudi della propria esperienza. La tensione sale gradualmente, partendo da ricordi apparentemente meno gravi (i massaggi dopo il tennis) fino a descrivere momenti di abuso sempre più invasivi e dolorosi. Questa progressione emotiva è efficace per aumentare la densità drammatica, costringendo l'ascoltatore a entrare in empatia con la crescente angoscia del personaggio.


Il protagonista si trova intrappolato in un ciclo di vittimizzazione e aggressività. La confusione, quando parla di come ha ripetuto gli stessi abusi su suo fratello Erik, evidenzia il danno psicologico che gli abusi infantili infliggono su una mente in via di sviluppo. La sua lotta interna è esposta in modo crudo: da un lato odia ciò che suo padre ha fatto a lui, ma dall'altro si sente quasi obbligato a ripetere quegli stessi gesti, come se stesse cercando di "normalizzare" l'orrore.


Il linguaggio del monologo è crudo, diretto e volutamente disturbante. Le pause ("Scusate...") e le digressioni su dettagli apparentemente insignificanti, come i pupazzi di Sesamo Apriti, creano un effetto di straniamento. Questi dettagli fanno sentire il trauma come se fosse un ricordo vissuto da lontano, come un film in slow motion. Questo stile rafforza la sensazione che il personaggio stia cercando di distaccarsi mentalmente dagli eventi, proteggendosi attraverso la narrazione.


L'elemento dei pupazzi di Sesamo Apriti rappresenta la regressione a uno stato infantile, un modo per il protagonista di cercare conforto in un periodo della sua vita in cui avrebbe dovuto essere protetto e al sicuro. Questo richiamo all'infanzia contrasta in modo stridente con la violenza degli abusi subiti e rappresenta una lotta interiore tra il bambino che cerca protezione e l'adulto che deve affrontare la realtà dei fatti.


Un tema chiave è il senso di tradimento e separazione tra i due fratelli, che è stato indotto dal comportamento del padre. Il protagonista confessa di aver odiato Erik per la maniera in cui il padre lo trattava, riflettendo l'odio del genitore. Questa dinamica di rivalità e di odio interiorizzato aggiunge un ulteriore livello di complessità al personaggio, che si sente colpevole non solo per ciò che ha subito, ma anche per il modo in cui ha trasferito la propria sofferenza su suo fratello.

CONCLUSIONE

Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez usa questa narrazione per esplorare il lato oscuro della famiglia, uno degli archetipi più sacri nella società americana, mettendo in discussione la linea sottile che separa vittima e carnefice. Attraverso questo racconto, la serie amplifica le implicazioni psicologiche dell'abuso, sfidando il pubblico a riflettere sul concetto di mostro: è il padre, i figli, o il ciclo infinito di dolore che trasforma vittime in perpetratori?

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