Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Non giudicare un libro dalla copertina.
~BELLE
VOGLIO AVVENTURE IN LUOGHI SCONOSCIUTI!
Cari appassionati di recitazione e amanti del cinema, benvenuti nella "Biblioteca di Belle", un luogo incantato dove le parole diventano finestre sul mondo della recitazione e del cinema. Oggi, abbiamo il privilegio di condividere con voi un articolo scritto da un membro della nostra community, Ilaria Giorgi. Nel suo articolo, "Les Yeux Sans Visage: Occhi e volto nel cinema", Ilaria esplora il potere espressivo degli occhi e del viso nell'arte cinematografica. Prima di immergervi in queste riflessioni profonde, vi invito a leggere con la mente e il cuore aperti, pronti a scoprire come uno sguardo possa raccontare storie intere, esprimere emozioni inesprimibili e trasportarci in mondi nuovi e sorprendenti.
LES YEUX SANS VISAGE: OCCHI E VOLTO NEL CINEMA
Musica consigliata per la lettura: “Eyes without a face” di Billy Idol o “In the mood for love soundtrack” -
Sei seduta in metro, davanti a te vedi una fila di persone a testa china sul proprio cellulare. L’unica parte mobile del loro corpo è il pollice, che impiegano a far scorrere le immagini sul loro piccolo schermo personale. Osservi distrattamente il modo in cui sono seduti, il taglio dei loro capelli e qualche dettaglio particolare del loro abbigliamento; pensi di uno di loro che è vestito in modo troppo pesante per la stagione e di qualcun altro che deve essere di sicuro un turista per girare in infradito a fine ottobre.
Uno dei seduti è talmente piegato su se stesso che mostra in primo piano soltanto il cuoio capelluto, sul quale puoi notare piccoli segni di calvizie incipiente. Proprio il signore in questione mette in tasca il telefono, si appoggia allo schienale della seduta e mostra finalmente il volto (o almeno parte di esso, l’altra parte è ancora coperta dalla nostra fedele compagna: la mascherina).
Lo guardi negli occhi. Ha uno sguardo stanco ma speranzoso; guarda in alto, sopra di te, la mappa della metropolitana. Immagini che stia contando le fermate che gli mancano per rincasare, lo fa sempre quando rientra a casa dopo il lavoro; pensa alla minestra calda che lo aspetta, alla quiete serale, al gatto, alle pantofole, al divano; oppure pensa alla zona in cui gli piacerebbe trasferirsi o a di quali di quei quartieri possiede un ricordo. E così, cercando di leggere il suo sguardo e i micromovimenti mutevoli delle sue palpebre, ti accorgi che quella che prima era solo una testa poco capelluta adesso ha un’identità, dei pensieri, dei desideri e dei sentimenti.
- Quando lasciamo la finestra aperta sui sentimenti, essi sfuggono nello sguardo. Quando lasciamo che i sentimenti sfuggano nello sguardo, comincia il cinema. -
Il cinema è sempre stato testimone di sguardi. L’occhio è il mezzo con cui l’attore comunica allo spettatore ciò che sta succedendo fuori e dentro di lui. E’ il lago su cui le emozioni salgono in superficie.
In teatro è il corpo a raccontare gli stati d’animo e le azioni, attraverso le variazioni nella postura e nei punti d’appoggio del peso. Questo perché l’attore, o performer teatrale che sia, ha bisogno di arrivare a comunicare fin con lo spettatore dell’ultima fila che, essendo distante dal palco, non riuscirà mai a notare i movimenti dei suoi occhi; a meno che non si usi il binocolo, come facevano una volta i nobili in galleria! O a meno che non si tratti di alcuni tipi di teatro orientale codificato da schemi precisissimi (il No e il Kabuki ad esempio, o la danza Kathakali), in cui il trucco scenico ingigantisce lo sguardo e alcuni tratti del viso fino a farli diventare una maschera mobile di cui ogni microespressione è studiata alla perfezione.
Sul grande schermo, invece, il nostro volto può diventare gigantesco, specialmente nelle scene più dense di emotività, dove l’inquadratura si restringe in primi e primissimi piani, gli occhi diventano, per un attore, la cosa da far abilmente e sinceramente funzionare.
Ti è mai capitato di incrociare per caso lo sguardo di un passante e di ritrarlo subito perché hai avuto la sensazione di aver colto, in quell’occhiata, qualcosa di personale e privato? Quasi come se fossi entrato in casa sua senza chiedere il permesso e fossi costretto a ritirarti per non disturbare. Mi viene in mente In the mood for love, la scena in cui i due protagonisti salendo le scale del corridoio si guardano negli occhi per la prima volta e poi proseguono ognuno per la propria strada. L’occhiata diventa l’azione cardine della scena e rappresentativa di tutto il film.
SE SOLO POTESSI... VEDERE IL MONDO FUORI DA QUI
O al contrario ti sarà capitato di provare una strana sensazione di invadenza quando qualcuno, chissà se perché gli piaci o perché gli fai senso, inizia a guardarti e non ti schioda gli occhi di dosso. “Che guardi?” - vorresti dirgli - “Ho i pupazzetti in fronte?”.
Questo accade perché lo sguardo manifesta azione, si muove nello spazio, accorcia e allunga le distanze (l’essere umano è in grado di stabilire un contatto visivo con una persona anche fino a 30/40 m di distanza!) e manifesta sia quello che vogliamo che quello che non vogliamo. Quante liti nascono da uno sguardo sbagliato, del tipo: “Hai guardato la ragazza mia, t’ho visto!” e finiscono a schiaffi?!
Parlo della scena dell’ascensore di Drive di N.W.Refn, film in cui i dialoghi sono ridotti al minimo e le scene in cui lo sguardo è rivelatore sono davvero tante.
Lo sguardo e il volto sono i sistemi privilegiati di comunicazione e di trasmissione del significato, nella vita come nel cinema. Le emozioni possono esprimersi in più di settemila microespressioni facciali. La muscolatura del volto si muove in tutte queste variabili combinazioni che, oltre alle sette emozioni primarie, possono raccontare tantissime sfumature e stratificazioni di esse. Occhi e volto diventano quindi rivelatori dei moti interiori, dei non detti che corrono sotto alla trama più esplicita. Il linguaggio non verbale diventa la via di comunicazione delle emozioni.
Da qui l’importanza dei piani d’ascolto, dove le microespressioni ci fanno capire come un personaggio sta reagendo a quello che ascolta o succede: se è spaventato, divertito, commosso, se possiamo fidarci di quello che dirà successivamente.
I maestri del Western ritagliavano gli occhi in strettissimi particolari. Hitchcock e Kubrick li rappresentavano attraverso potenti primi piani.
In qualsiasi salsa li si proponga, gli occhi hanno quindi la caratteristica di rivelare ed essere quasi l’unico elemento non camuffabile. Allora mi viene da chiedere: se hai avuto un lutto importante e il giorno dopo devi recitare la/il giovane spensierata/o, forse il tuo corpo e la tua voce sapranno mentire, ma i tuoi occhi? Sapranno dissimulare o farai la/il giovane spensierata/o col lutto negli occhi?
Magari sarà proprio quel dettaglio che aggiungerà qualcosa all’interpretazione rendendola personale…
Guardare per credere, osservare per rispondere; occhio per occhio.
Del resto la MDP è un grande occhio, il pubblico è un gran guardone (detto in parole più cinefile e francesi: “voyeur”, colui che spia quello che accade nelle comiche o drammatiche (ma sempre e comunque disgraziate) vite di chi è sullo schermo per ritrovarci qualcosa di suo).
E Buñuel in quella notte di luna piena in cui faceva affilare il rasoio a un tale ci aveva avvisati: qui non c’è niente da vedere. - “A regazzì, ve lo tajo st’ocho!”.
E poi anche Méliès, facendo sbarcare un missile sulla Luna, le infilzò un occhio.
Articolo a cura di: Ilaria Giorgi
SI, SONO STATA IO CHE HO LIBERATO IL PRIGIONIERO
Cari attori e attrici emergenti, spero che le parole di Ilaria vi abbiano ispirato tanto quanto hanno ispirato me. Come attori, siamo continuamente alla ricerca di mezzi per comunicare emozioni e raccontare storie in modi autentici e impattanti. Gli occhi, come ha magnificamente espresso Ilaria, sono uno strumento potente in questo nostro viaggio artistico. Sono lo specchio dell'anima, il veicolo delle nostre emozioni più profonde, e un ponte tra noi e il nostro pubblico. Vi incoraggio a esplorare il potere del vostro sguardo nelle vostre performance, a lasciarvi guidare dall'intuizione e dall'empatia, perché è attraverso questi momenti di pura espressione che il cinema diventa magia. Ricordate sempre: ogni sguardo, ogni esitazione, ogni scintilla nei vostri occhi racconta una storia. Siate audaci, siate vulnerabili, e soprattutto, siate veri. La vostra arte ne trarrà immensa forza.
Con amore e ispirazione,
Belle.
Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica
Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.