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Analisi a cura di...
~ ANGELICA ATTANASI
C’è una sottile linea di demarcazione tra film come Freedom Writers in odore di rivincita umana e l’attimo fuggente che punta sulla definizione di essere umano e tutte le sue declinazioni.
Due film che esaudiscono il desiderio di epicità del riscatto umano, aprendo una finestra sulla crescita interiore che ogni adolescente fa per approdare a lidi sconosciuti e sulle figure che accompagnano questo viaggio, senza precorrere i passi ma indicano la strada.
In questa linea di demarcazione si inserisce Detachment – il distacco, un film che interroga profondamente noi adulti sul ruolo che scegliamo di avere nei confronti di una gioventù che si sta perdendo.
L’argomento è lo stesso degli altri due, un insegnante precario dalla vita precaria che accetta una supplenza in una scuola che sin dalle prime battute, appare persa esattamente come coloro che la frequentano.
“Contemplai la scena che mi si parava davanti, le squallide mura, i pallidi tronchi degli alberi decaduti. Una totale depressione dell'animo. Fu come un gelo, un naufragio, una nausea del cuore....” Bastano poche ma efficaci parole per riassumere la sensazione prevalente che emerge durante la visione di questo film. In effetti il racconto La caduta della casa degli Usher (di Edgar Allan Poe, citato a più riprese) non si riferisce solo al crollo fisico di un edificio, bensì al progressivo e tragico declino dello stato d'animo umano, sentimento che accompagna anche il protagonista, il supplente Henry Barthes, mentre ogni giorno percorre il corridoio che lo porta in classe.
Henry Barthes è un insegnante supplente, tormentato dal suo passato di bambino in cui ha assistito al suicidio della madre rimasta sola a crescerlo. Henry si prende cura del nonno con cui è cresciuto, il quale, in seguito a quell'evento, ha perso il senno ed è ospite in una clinica per anziani pagata dal nipote. La madre si è suicidata a causa della sua depressione, conseguenza della violenza subita da bambina da parte del padre. Tra gli alunni nella classe di Henry vi è Meredith, dotata di una notevole sensibilità artistica ma disperata per le umiliazioni subite dai compagni e da suo padre per la sua obesità.
Meredith, in un tentativo di comunicare il proprio dispiacere e le proprie difficoltà a Henry, gli dedica una fotografia che lo ritrae senza volto in una classe vuota. Henry, ancora scosso per la morte del nonno a cui ha assistito poco prima e ai ricordi che il loro ultimo confronto ha risvegliato in lui, non è in grado di aiutare Meredith che, dopo essere stata respinta anche dall'unica persona che lei reputa in grado di capirla, si suicida. Henry a quel punto capisce che la sua non è vita e dopo un fortissimo travaglio interiore decide di cambiare andando a trovare Erica, una ragazza prostituta che lui aveva aiutato a ripulirsi e ospitata a casa sua poco dopo aver accettato l'incarico come supplente nella sua ultima scuola. La ragazza gli si era legata, ma lui aveva deciso di allontanarsi da lei dopo la morte del nonno.
Il film viene sviluppato tra monologhi del protagonista, interpretato con passione da Adrien Brody, in cui si interroga sulla propria capacità di trasmettere qualcosa che valga la pena essere seguito, ed un taglio quasi documentaristico delle scene all’interno della scuola.
Il regista Tony Kaye (autore, tra l'altro, di American History X, un altro film cult su un tema delicato) utilizza infatti il montaggio per alternare sapientemente altri espedienti narrativi paralleli alla storia principale: oltre ai già citati flashback del protagonista c'è un'intervista rivolta in prima battuta a professori realmente esistenti (la sceneggiatura stessa è scritta dall'ex- insegnante Carl Lund) e poi, per il resto del film, al professor Barthes stesso al fine di commentare, o talora anticipare, i momenti più importanti e significativi del film.
L'occhio della macchina da presa è infatti privo di qualunque filtro, tutto viene mostrato per quello che è con straordinaria poesia ed al contempo con distacco, proprio come il protagonista, ottenendo in questo modo un lucido, forse quasi cinico, ritratto della situazione della scuola americana.
Personaggi sconfitti dalla quotidianità, un corpo docente che combatte le proprie battaglie rimandando agli studenti i propri fallimenti, in questo universo Barthes rimane spettatore al margine interrogandosi sul senso di ogni sforzo.
Forte della propria precarietà tenta di rimanere al margine, ma l’incontro con Meredith (sua studentessa) e con Erica dopo (una baby prostituta, lo spingeranno a rivedere la propria vita e rimettere in ordine il proprio passato.
Nessuna epicità, nessuna rivincita, solo la consapevolezza che trovare qualcosa per cui lottare è il suo unico modo per perdonarsi.
Un film indubbiamente duro, con dialoghi e monologhi che sono coltellate per l’anima, la vita come è in tutte le sue declinazioni, ma che porta in sé il seme della speranza sotto la veste di incontri, la dove l’incontro è parte del cammino e lo si accetta come parte di una crescita che non termina mai.
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