Il Ruolo del Suono nel Cinema: Diegesi e Oltre

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I suoni diegetici e non diegetici nel cinema

Nel cinema, il suono è uno degli elementi fondamentali per immergere lo spettatore nella narrazione. Si tratta di uno strumento tanto potente quanto spesso sottovalutato, capace di determinare l’atmosfera, veicolare informazioni essenziali e suscitare emozioni profonde. Uno dei concetti chiave per comprendere l’uso del suono nel cinema è la distinzione tra suoni diegetici e suoni non diegetici.


Suoni Diegetici: La Realtà del Mondo Narrativo


I suoni diegetici appartengono al mondo della storia. Sono quegli elementi sonori che i personaggi possono percepire e che fanno parte della loro realtà. Immaginiamo un personaggio che cammina lungo una strada affollata: il rumore delle macchine, le voci della folla, il ticchettio dei suoi passi. Tutto questo rientra nella diegesi, ovvero nell’universo narrativo costruito dal film.


I dialoghi rappresentano forse l’esempio più evidente di suono diegetico, ma altrettanto importanti sono i rumori ambientali o gli effetti sonori che arricchiscono il contesto. Pensiamo alla scena iniziale di Apocalypse Now (1979), in cui il suono diegetico delle eliche degli elicotteri si mescola alla realtà del protagonista, creando un collegamento diretto con il suo stato mentale. Qui il suono non è solo un elemento descrittivo, ma diventa parte della narrazione stessa.


Suoni Non Diegetici: Emozione e Interpretazione


A differenza dei suoni diegetici, i suoni non diegetici non appartengono al mondo percepibile dai personaggi. Sono elementi che il regista utilizza per guidare l’esperienza dello spettatore, aggiungendo significato o sottolineando emozioni che non emergerebbero unicamente dalle immagini.

Il più noto esempio di suono non diegetico è la colonna sonora, spesso utilizzata per creare tensione, romanticismo, paura o euforia. Un classico esempio è il tema di Lo squalo (1975) di John Williams: il suo crescendo minaccioso non è percepito dai personaggi, ma è un avvertimento per lo spettatore, anticipando la presenza del predatore. Questo tipo di suono trasforma l’esperienza visiva in un viaggio emotivo, orientando il pubblico senza infrangere la coerenza narrativa.


Anche i voice-over, spesso utilizzati per dare contesto o approfondire i pensieri di un personaggio, rientrano tra i suoni non diegetici. Pensiamo al monologo interiore del protagonista in American Beauty (1999): una voce che racconta eventi passati e futuri senza essere legata alla realtà presente dei personaggi in scena.

Una linea sfumata

Ci sono casi in cui la distinzione tra diegetico e non diegetico diventa meno netta. Un esempio interessante è il musical, dove spesso i personaggi cantano canzoni che sembrano appartenere alla narrazione, ma in realtà rappresentano un’espressione stilizzata dei loro sentimenti interiori. In La La Land (2016), le canzoni si muovono fluidamente tra diegesi e non-diegesi, contribuendo sia alla trama sia alla dimensione emozionale.


Un altro esempio sono i film di Christopher Nolan, dove il confine tra realtà e percezione viene deliberatamente sfocato. In Inception (2010), il suono del “calcio” che riporta i personaggi alla realtà è diegetico, ma la sua ripetizione e amplificazione nella colonna sonora lo rende una presenza che abita anche lo spazio emotivo dello spettatore.


Il Suono Come Narrazione


Che sia diegetico o non diegetico, il suono nel cinema è una parte integrante della narrazione. Non si limita a descrivere o accompagnare le immagini, ma spesso le completa o le arricchisce di significati ulteriori. Alfred Hitchcock, maestro dell’uso del suono, era noto per la sua capacità di trasformare il silenzio in tensione. In Gli uccelli (1963), l’assenza di colonna sonora e il ricorso esclusivo a suoni diegetici come i versi striduli degli uccelli amplificano il senso di minaccia, dimostrando come anche il silenzio possa essere un’arma narrativa.


CONCLUSIONE


La distinzione tra suoni diegetici e non diegetici è un punto di partenza per comprendere il potenziale del suono nel cinema, ma ciò che rende il medium così affascinante è la libertà di mescolare, manipolare e reinventare queste categorie. Il suono non è mai un semplice accompagnamento: è uno strumento narrativo complesso, capace di aggiungere livelli di significato e intensificare l’esperienza cinematografica in modi che spesso sfuggono alla consapevolezza dello spettatore, ma che restano impressi nella memoria emotiva.

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