Siamo Ai Titoli Di Coda: La Protesta delle Maestranze del Cinema agli Stati Generali dello Spettacolo 2025

Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!


Articolo a cura di...

~ LA REDAZIONE DI RC

Sabato scorso, la plenaria conclusiva degli Stati Generali dello Spettacolo 2025 ha vissuto uno dei momenti più forti, emozionanti e politici grazie all’intervento del collettivo #SiamoAiTitoliDiCoda, guidato dalla voce di Dario Indelicato. Un’entrata scenica silenziosa, trenta secondi di assordante mutismo e poi una denuncia tagliente, senza filtri, che ha messo al centro la crisi devastante che sta annientando migliaia di professionisti del cinema e dell’audiovisivo. Tecnici, artigiani, lavoratori intermittenti e invisibili che oggi si ritrovano a fare i benzinai o i magazzinieri. 

Quello che segue è il testo integrale di uno dei manifesti più forti emersi in questi anni: un grido collettivo che chiama alla responsabilità, alla memoria e al coraggio.

Perché se davvero vogliamo salvare il cinema italiano, è tempo di scendere dai titoli di testa e mettersi ai titoli di coda.

#Siamoaititolidicoda - Intervento integrale

Una fila di professionisti sale sul palco, e prende il posto, con lo slogan #siamoaititolidicoda. Poi silenzio, per 30 secondi.

Due Anni.
Questo è il tempo che è passato.


E quello che avete appena sentito è l'eco del silenzio che abbiamo vissuto. Per 2 anni questa è stata la nostra unica colonna sonora, ma ora l'ultima pellicola è finita e il tempo del nostro valore è scaduto. Siamo ai titoli di coda di un film che non vogliamo più recitare e siamo qui per portare la voce e il grido della spina dorsale invisibile del cinema italiano. Le lavoratrici e i lavoratori precari, intermittenti e strutturali che compongono le nostre troupe. La memoria è lunga e chi lavora non ci permette di dimenticare. Siamo qui come una vera e propria resistenza, per lanciare un messaggio chiaro, inequivocabile, che risuona come un allarme su tutta la filiera e grida SOS cultura. Oggi raccontiamo quella che potrebbe essere l'ultima storia del nostro cinema e lo faremo rompendo il patto di omertà, per restituire la verità nuda e cruda di questi ultimi 2 anni che hanno bloccato il cuore pulsante del settore cinematografico. Lo diciamo subito, non chiamatela crisi, chiamatela responsabilità

Questa non è la pioggia di una fatalità atmosferica, non è un evento imprevedibile. Questa paralisi è la diretta e calcolata conseguenza di scelte scellerate e non proficue. Noi denunciamo una doppia crisi. La prima è quella che ci è stata inflitta dalle intenzioni del governo di operare tagli drastici e insensati al fondo del cinema nella prossima legge di bilancio. Però cari signori politici, questi tagli non sono un risparmio, sono un patto di vandalismo culturale e una condanna di incertezza per decine di migliaia delle nostre famiglie. Il cinema non è un posto marginale, è un bene strategico, è un'industria vitale e soprattutto è un baluardo del libero pensiero critico del nostro paese. Non abbiamo paura a dire che l'attuale governo è il principale responsabile di questo stallo produttivo. Il tax credit non è un bancomat senza controllo, ma la negligenza nel gestire lo splafonamento, nel riscrivere decreti su decreti, l'eterno rimando della chiarezza delle regole, ha spento la macchina da presa paralizzando l'intero settore. E mentre noi affogavamo, tutto il comparto è stato gettato in pasta a un'orchestrata e violenta gogna mediatica. Si sono serviti della retorica d'odio per minare la nostra credibilità al punto che oggi l'opinione pubblica è plagiata da una narrazione faziosa e irrazionale per cui tutti noi siamo una classe privilegiata e furtiva di fondi pubblici. Infine non era l'efficienza, ma ottenere l'egemonia culturale e il controllo su un settore che produce coscienze e analisi nel mondo. La cosa che più spaventa chi detiene oggi il potere, che lo manipola cercando di trasformarlo in banale distrazione o peggio per affermare il proprio valore ideologico. Prepotenze inaccettabili che si sommano a una ignobile intenzione di alimentare maggiormente una economia di guerra. Bene, ascoltateci bene, noi siamo e saremo dissidenti di una volontà egemonica di qualsiasi colore. L'arte è e deve essere libera. Avete avviato la macchina del fango senza pensare alle conseguenze di chi alla base vive questo lavoro. La nostra discontinuità senza produttività costante, tutele statali è micidiale rende impossibile una sopravvivenza dignitosa. La seconda crisi, lo diciamo guardando direttamente questa platea, ed è la crisi di coscienza di un settore che ci lasciato da soli. Mentre il governo agiva chi doveva difenderci ha scelto di fare il gioco delle ombre. A voi, ANICA, APA e CNA, per i vostri interessi siete stati silenti e fin troppo collaborativi con il potere. Avete preferito il quieto vivere alla battaglia per la dignità del lavoro distruggendo la libertà espressiva, il pluralismo produttivo, occupazionale e persino quello culturale. Avete permesso che il peso di questa inefficienza ricadesse interamente in modo brutale sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori. 

Ai titoli di coda c'è una moltitudine di distinzioni sociali, ma ci sono soprattutto laureati, c'è gente che non smette mai di studiare, in continuo aggiornamento, tecnici e maestranze specializzate, artigiani altamente qualificati. È un arcipelago di paradossi perché, seppur capaci di poter affrontare qualsiasi sfida, la nostra sfida oggi è quella di essere di andare oltre il ricatto di un precariato e di una sudditanza che per 25 anni ha fatto di tutto per sopravvivere in un totale stallo di abbandono, criticità che oggi pesano come un macigno. 

Oggi questo patrimonio lo vediamo disperso in occupazioni disparate tra pompe di benzina, officine, campagne e persino nei gate degli aeroporti, e seppur ci guardiamo tra noi come anime disperse in un limbo, non riusciamo a rinunciare ai nostri sogni. Ci avete fatto diventare una categoria fantasma, senza credibilità istituzionale o senza un contratto collettivo nazionale dal 1999. Ci avete sacrificato, ci avete tolto il tempo, e non si sa nemmeno quante generazioni sono state sacrificate. Eppure in questi 2 anni abbiamo lottato anche per voi. Cosa pensavate che facessimo nel momento in cui ci veniva privato persino il lavoro? Probabilmente si sperava nella nostra rassegnazione, la stessa con cui siamo stati relegati ai margini del mondo del lavoro, ma oggi questo non lo permettiamo più. La nostra dignità del settore, la nostra unità sarà condizionata dalla vostra volontà a cambiare questo indirizzo. E alla SLG CGIL, voi che aveste dovuto tenerci per mano nella trincea avete abbandonato e isolato la categoria. Siete stati soli delle nostre grida inseguendo interessi che non riflettono minimamente i bisogni reali di chi il cinema lo fa veramente. Ci avete mentito e isolati, nella paura di trovargli un concorrente davanti quanto avreste potuto avere degli alleati. 

Vergogna profonda per chi si proclama paladino dei diritti dei lavoratori e si nega davanti al loro più profondo disagio. Voi tutti avete persino negato tutte le criticità che sono state generate in tutti questi ultimi anni. Ma noi non dimentichiamo nulla perché lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle, mortificando, sacrificando, impoverendo le nostre vite e quelle dei nostri familiari. Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo dimenticare. Il problema non sono più 50, 100, 1000 produzioni. La verità è nella qualità e la sostenibilità del nostro lavoro che stanno affrontando un collasso strutturale. Un tempo per realizzare un film richiedeva mediamente 8 settimane. Oggi ci viene richiesto di completarlo in 4 o 5. Questo non è efficienza, è semplicemente insostenibile. Il rovescio della medaglia è il drastico crollo dei compensi che ci pone ancora una volta di fronte a un inaccettabile, inaccettabile ricatto, quello di essere non indispensabili ma facilmente sostituibili. Con l'attuale andamento un professionista si trova a dover lavorare su uno o 2 film all'anno per una durata di impiego estremamente ridotta. Questo non permette nessun tipo di sopravvivenza. Non si riesce nemmeno a coprire il minimo indispensabile per l'anno pensionistico. Purtroppo assistiamo a una preferenza chiara, quella di mettere da parte le generazioni di merito. Parliamo di professionisti che hanno alle spalle decenni di esperienze, che sono costosi perché sanno quanto vale il loro mestiere e non sono disposti a applicare la testa al ribasso o a mettere in discussione le poche regole chiare che ancora un po' ci tutelano. Ma noi non siamo così facilmente sostituibili e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, infatti la qualità crolla. 

Il segreto del nostro mestiere non sta nel fare, ma nell'essere sempre in grado di risolvere problemi in brevissimo tempo con arte e competenza. Il problema oggi non è più solo la quantità delle produzioni, ma la qualità del lavoro. La verità non è nei nostri numeri, nei vostri numeri ma nella nostra esperienza Se l'industria si tratta ci tratta come pezzi interscambiabili, sappiate che state sacrificando la vostra stessa eccellenza. La qualità crolla quando il valore umano viene cancellato. È ora che l'industria riconosca non solo i numeri delle produzioni, ma il valore inestimabile di chi la realizza. Il cinema è un'arte collettiva e come tale non si può preferire di salvare solo una parte. Tra noi non emerge la paura di morire professionalmente, ma l'angoscia di non poter portare a compimento la propria missione essenziale, il compito che dà senso a una vita dedita con totale passione al cinema. Il nostro è un monito che non risparmia nessuno oggi. 

Anche agli autori, che si sono intorpiditi nel lusso dei salotti e degli aperitivi, rifugiandosi in un Olimpo immaginario, scendete, scendete, avete perso il contatto con la realtà, e ricordatevi non è il luogo di dove si parla che determina la verità, ma il gesto di dire la verità. Il ruolo del cinema non è quello di intrattenere passivamente. Il cinema deve costruire il libero pensiero e liberarci scavando dentro le domande necessarie. Dov'è finita la necessità dei racconti che facciamo oggi? C'è ancora questa necessità? Il cinema deve essere scomodo e ricordiamo, il monito imperativo Pier Paolo Pasolini di essere critico contro il potere e il conformismo. Un artista deve per forza essere sempre scomodo. Scegliete quindi oggi da che parte stare perché la missione dell'arte è bruciare, non scaldare gli animi compiacenti, perché ne darete conto alla storia. Dunque è giunto il momento di cambiare sceneggiatura. 

Noi vediamo un nuovo orizzonte davanti a noi e siamo pronti a ricostruire il cinema italiano tutti insieme, ma la base deve essere solida, tutelando prima di ogni cosa le sue maestranze, i suoi tecnici e i suoi interpreti. Questo si traduce in equa distribuzione delle risorse, in un welfare di settore e soprattutto in un nuovo e vero contratto collettivo nazionale dei lavoratori. Ci trattate tutti come fossimo cosa di poco conto che non merita nemmeno di essere aggiornata sul proprio futuro. 

Basta, basta, basta. 


Esigiamo che si smetta di supportare questo distruttivo culto del profitto a ogni costo. Dobbiamo ritornare a fare progetti, progetti di valore culturale artistico e non prodotti seriali. Dobbiamo, possiamo e vogliamo tornare a fare il cinema che abbia il valore del tempo, non merce che riguarda solo gli incassi. Se si vuole insomma davvero salvare il cinema italiano è giunto il tempo che scendiate tutti quanti dai titoli di testa e veniate definitivamente ai titoli di coda.

Entra nella nostra Community Famiglia!

Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno

Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.


Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.

© Alfonso Bergamo - 2025

P.IVA: 06150770656

info@recitazionecinematografica.com