Cosa succede alla fine della prima parte di Stranger Things 5: lo Stregone

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~ LA REDAZIONE DI RC

Come finisce la prima parte di Stranger Things 5 e cosa aspettarci dal gran finale

Il finale del quarto episodio della stagione 5 rappresenta il punto in cui la serie smette di essere un racconto di sopravvivenza stile anni ‘80 e diventa una vera guerra di identità, potere e memoria. Tutto ciò che è stato seminato negli episodi precedenti trova un’esplosione simultanea: la base militare viene assaltata, Hopper affronta il cuore del laboratorio del Sottosopra, Undi ritrova il suo passato, i Demogorgoni si moltiplicano, Vecna si rivela, Max prepara il suo piano di fuga dal mondo della prigione mentale, Will compie un gesto che cambia il suo ruolo nella storia. È un finale densissimo, costruito come un crescendo orchestrale in cui ogni personaggio arriva al limite del proprio conflitto, preparandosi a un secondo blocco di stagione che promette di essere molto più cupo, interiore e catastrofico.

In questo articolo

Spiegazione del finale della prima parte

La sequenza si apre con la situazione ormai fuori controllo: Hawkins viene letteralmente invasa dal Sottosopra, non attraverso un’unica frattura ma tramite una diffusione a macchia d’olio, fatta di crepe e fessure che si aprono ovunque. L’assalto dei Demogorgoni è simultaneo su più fronti, come se qualcuno avesse dato un comando preciso e coordinato. E’ il preludio all’arrivo di Vecna. In mezzo al caos, Joyce, Mike, Will e gli altri bambini scappano dal fuoco incrociato, non riuscendo più a distinguere il vero nemico, mentre la linea di difesa cede dappertutto. Ciò che colpisce è la sensazione di rottura totale del territorio: Hawkins non è più un luogo contaminato dal Sottosopra, ma una sua estensione diretta. L’orrore non è più confinato. È entrato nella vita quotidiana come un’epidemia.

Contemporaneamente, Hopper porta avanti la sua missione personale. È ferito, determinato, e soprattutto pronto a morire: quando Undi scopre che porta una cintura di esplosivi, la sua reazione ci dice che quella è la conferma che Hopper si considera sacrificabile pur di aver la possibilità di uccidere Vecna, convinto che il nemico sia oltre quella porta blindata, come ipotizza Undi. Ciò che avviene nei corridoi del laboratorio del Sottosopra è fortissimo. All’improvviso, gli allarmi sonici, progettati per neutralizzare i suoi poteri, si spengono, come se qualcosa avesse disattivato l’intero sistema dall’interno. E Hopper, sconsolato, apre la porta ad Undi: quando la ragazza raggiunge la stanza blindata, al suo interno non trova Vecna, ma Kali, la numero 008, sedata e circondata da elettrodi. Questa immagine ricorda immediatamente gli incubi di Undi, i laboratori, la manipolazione mentale. E soprattutto introduce un dilemma: cosa ne stanno facendo i militari? E Vecna è a conoscenza di questi esperimenti? 

Ma il cuore emotivo e simbolico del finale è Will, perché tutto converge su di lui. Mentre i Demogorgoni attaccano varie squadre, Will li “sente” bruciare quando gli sparano addosso. Il suo corpo reagisce come se fosse quello delle creature, proprio nel momento in cui un militare dà fuoco a un Demogorgone. È il segno definitivo che Will non è collegato alla mente a sciame di Vecna: la condivide. La vive. Ogni colpo inflitto alle creature arriva anche a lui, e quando crolla in preda “alle fiamme”, tutti i Demogorgoni reagiscono, come se fossero in preda al fuoco. Will e loro sono un tutt’uno.  E appare Vecna. Attraversa il portale della base nel silenzio, incurante del fuoco dei militari, di nuovo intoccabile come nella stagione precedente. La sua presenza rimette ogni cosa in prospettiva: la disattivazione degli allarmi, la liberazione dei Demogorgoni, la loro riattivazione quando lui alza la mano, sono tutti segnali che la sua forza è smisurata. Poi si avvicina a Will e pronuncia il discorso più importante dell’episodio. Will è una sua creatura, un suo esperimento, e i bambini sono la chiave per il nuovo mondo che vuole costruire (Leggi qui il monologo integrale): “Alcune menti non appartengono al vostro mondo. Appartengono al mio.” Con questo, sancisce che Will è parte integrante del suo disegno. E subito dopo scompare, lasciando una scia di bambini rapiti, presi dal laboratorio militare come fossero sacchi da raccolta.

E mentre Hawkins affoga nel caos, la visione di Will si intensifica: attraverso i suoi occhi vediamo i Demogorgoni alzarsi su Robin, su Lucas, su Mike, pronti a uccidere. È come se Vecna gli stesse costringendo a guardare la morte degli amici dalla prospettiva dei carnefici, quasi a volerlo piegare psicologicamente, spingerlo alla resa totale. È in quel preciso istante che la serie cambia rotta: Will, invece di crollare, reagisce. Il montaggio entra nella sua memoria: la casa, la famiglia, il fortino costruito con gli amici da bambino. Non sono souvenir sentimentali; sono ciò che Vecna non ha. Sono radici affettive. Sono legami, spinti dalle parole di qualche ora prima, di Robin che gli diceva che tutto ha cambiato prospettiva quando ha rimesso al centro della sua vita sé stessa, accettando la sua omosessualità. Accettandosi, senza scappare. Will si aggrappa a quel nucleo e il suo corpo cambia: gli occhi diventano completamente bianchi, come quelli di Vecna. Ma il gesto che compie è l’esatto opposto del villain. All’improvviso, le creature pronte a ghermire i suoi amici, i temutissimi Demogorgoni praticamente immortali, sono spezzati come marionette, come fa Vecna con le sue vittimelocca le creature e poi le disintegra nel nome della sopravvivenza dei suoi amici. È un “contro-incantesimo”, un ragazzo che trasforma il potere del trauma in uno strumento di protezione. Da qui il titolo implicito dello stregone (“The Wizard”): per Vecna, Will è un esperimento da plasmare; per la storia, è qualcuno che sta riscrivendo la logica del potere che ha dentro.

Il finale si chiude con un quadro simultaneo di vite appese al filo: i bambini catturati, i Demogorgoni bloccati da Will, Kali prigioniera, Undi disorientata, e sopra ogni cosa la sensazione che il mondo non possa più tornare com’era. Ed è proprio da questo caos che nascono i nuclei narrativi che alimenteranno la seconda parte.

Cosa aspettarci dal gran finale

Il primo nucleo è il più evidente: la guerra di Will contro Vecna è appena iniziata. Il potere che Will manifesta è un potere speculare a quello del villain, e quindi una minaccia diretta per lui. Questo crea un inevitabile conflitto interno: Will può diventare l’arma che sconfigge Vecna, ma anche la porta attraverso cui Vecna completa la sua conquista. La sua identità diventa una linea rossa: più Will impara a controllare il potere, più rischia di diventare il contenitore perfetto. La sua battaglia sarà anche interiore.

Il secondo nucleo è Undi e Kali. La presenza di Kali apre un fronte completamente nuovo: il laboratorio militare del Sottosopra non sta studiando solamente le creature, sta studiando i bambini con poteri. Questo insinua l’idea che la guerra non sia più tra umani e Sottosopra, ma tra diverse forme di controllo mentale, poteri psichici e ingegneria della mente.  Il terzo nucleo è Hopper, il più drammatico. La sua missione suicida indica che il suo arco è all’apice: non vede futuro per sé, vede solo sacrificio. Se incontrerà Vecna, potremo assistere a un confronto fisico e concettuale sul senso del dovere, della colpa, del fallimento.

Il quarto nucleo è la prigionia dei bambini. Vecna li sta raccogliendo. L’esercito li sta trattenendo. Max rivela che la “casa perfetta” in cui vive Holly è una prigione mentale costruita nelle memorie di Henry. La seconda parte potrebbe quindi rivelare che Vecna sta creando una vera e propria colonia psichica, un regno mentale in cui i bambini diventano estensioni della sua mente. Il disegno di Vecna potrebbe puntare alla creazione di una mente collettiva dominata dal suo controllo. Che Max trovi il modo per sconfiggerlo “dall’interno”, e che torni in vita dal coma?

Il quinto nucleo riguarda Hawkins nel sottosopra: il muro vivo che circonda la città, il fatto che il centro sia il laboratorio, la diffusione incontrollata del Sottosopra. Tutto suggerisce che la seconda parte sarà ambientata in un territorio completamente conquistato dal male. Hawkins non è più un “mondo reale da difendere”: è un campo di battaglia già perduto. I protagonisti dovranno muoversi tra due prigioni, quella mentale e quella fisica.

E poi… Will. I suoi poteri sono appena nati. Vecna ha perso il controllo per un attimo, ma potrebbe cercare di recuperarlo dall’interno. Robin lo ha guidato senza saperlo. Mike potrebbe essere il legame che lo ancora alla realtà. E Joyce, ancora una volta, sarà la voce che lo richiama alla vita. Ciò che potrebbe accadere nella seconda parte è una guerra spirituale: Will contro Vecna, potere contro potere, trauma contro trauma. Non sarà una lotta per sconfiggere un mostro, ma per impedire che un ragazzo perda se stesso. La seconda parte racconterà la nascita dello stregone: o Will diventerà l’erede del male, o sarà il primo ad averlo sconfitto da dentro. Tutto dipenderà da chi riuscirà a chiamarlo per nome prima che Vecna gli strappi via l’ultima parte di ciò che lo rende umano.

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