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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo finale di Optimus Prime in Transformers (2007) rappresenta uno dei momenti più emblematici dell’intera saga. Con tono solenne e riflessivo, il leader degli Autobot racconta la perdita di Cybertron, la nascita di una nuova patria sulla Terra e l’inizio di una silenziosa missione di protezione verso l’umanità. In queste poche frasi, c’è una carica emotiva e simbolica che va ben oltre la fantascienza: è un messaggio etico, universale e umano, che chiude il film con una dichiarazione di responsabilità e speranza. (Monologo da leggere preferibilmente con What I've Done dei Linkin Park in sottofondo)
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Finale del film (con spoiler)
Credits e dove trovarlo
Quando: Fine film
Emozioni chiave Rimpianto composto, Accettazione, Vigilanza silenziosa, Speranza calma (nel futuro e nella rinascita), Orgoglio
Contesto ideale per un attore nell’interpretarlo cortometraggio sci-fi/drammatico, performance a microfono, messaggio al gruppo, tipo leader caduto o saggio che lascia un messaggio)
Dove vederlo: Amazon Prime video (Pagamento)
Il film si apre nello spazio, con una voce narrante che introduce la guerra millenaria tra due razze aliene di robot trasformabili: gli Autobot e i Decepticon. Entrambe le fazioni provengono dal pianeta Cybertron, ora distrutto dalla guerra per il controllo dell’AllSpark, un potente artefatto in grado di creare vita robotica. Dopo essere stato disperso nello spazio, l’AllSpark è finito sulla Terra. Il primo contatto tra umani e Transformers avviene quando un elicottero militare, apparentemente tornato da una missione, si trasforma in un robot (un Decepticon di nome Blackout) e attacca una base militare americana in Qatar, cercando informazioni sull’AllSpark.
Contemporaneamente negli Stati Uniti, viene introdotto il giovane Sam Witwicky (Shia LaBeouf), liceale che cerca di comprare la sua prima auto per fare colpo su una compagna di scuola, Mikaela Banes (Megan Fox). Il padre lo porta in un concessionario dove Sam compra una vecchia Camaro gialla — che presto si rivela essere un Autobot: Bumblebee. Bumblebee, che ha il compito di proteggere Sam, lo conduce involontariamente al centro del conflitto. Sam è infatti il discendente di un esploratore artico, Capitano Archibald Witwicky, che aveva scoperto nel ghiaccio il corpo congelato di Megatron, leader dei Decepticon. Senza rendersene conto, Archibald aveva memorizzato nella lente dei suoi occhiali le coordinate dell’AllSpark, e quegli occhiali sono ora in possesso di Sam.
Quando i Decepticon scoprono questo dettaglio, iniziano a dare la caccia al ragazzo. Nel frattempo, il capo degli Autobot, Optimus Prime, arriva sulla Terra con altri membri della sua squadra — tra cui Ironhide, Ratchet e Jazz — per trovare l’AllSpark prima dei Decepticon e proteggere l’umanità. Dopo essersi presentati a Sam e Mikaela, gli Autobot spiegano la loro missione: usare l’AllSpark per ricostruire Cybertron, ma distruggerlo se necessario per evitare che finisca nelle mani sbagliate. La situazione degenera rapidamente: i Decepticon attaccano diverse installazioni militari, infiltrano i sistemi informatici del governo e danno la caccia a Sam in città. Dopo diverse battaglie, i protagonisti (insieme a militari americani) si rifugiano nella diga di Hoover, dove si scopre che il governo degli Stati Uniti custodisce sia il corpo congelato di Megatron sia l’AllSpark, recuperato decenni prima e nascosto in segreto per motivi di sicurezza nazionale.

Con la scomparsa dell'AllSparks, non possiamo riportare la vita sul nostro pianeta. E il fato ha concesso la sua ricompensa, un nuovo mondo da chiamare patria. Noi viviamo fra la gente ora, nascondendoci in piena vista, ma vegliando su di loro, in segreto, in attesa, proteggendoli. Sono stato testimone del loro coraggio, e anche se siamo diversi, come per noi, anche in loro c’è più di quel che vedi. Io sono Optimus Prime, e invio questo messaggio a ogni autobot sopravvissuto in cerca di rifugio dalle stelle. Noi siamo qui. Noi aspettiamo.
“Con la scomparsa dell’AllSpark, non possiamo riportare la vita sul nostro pianeta.”: Voce grave, ferma ma senza rabbia. Pausa netta dopo Allspark, come un respiro del lutto.
“E il fato ha concesso la sua ricompensa, un nuovo mondo da chiamare patria.”: Timbro leggermente più luminoso. Pausa su ricompensa, come se l’avesse appena accettata.
“Noi viviamo fra la gente ora, nascondendoci in piena vista, ma vegliando su di loro, in segreto, in attesa, proteggendoli.”: Ritmo più narrativo, quasi cadenzato. Micro-pausa dopo in piena vista, per sottolineare il paradosso.
“Sono stato testimone del loro coraggio,”: Tono di ammirazione sincera, ma contenuta. Pausa su coraggio, come a lasciare spazio all’immagine degli umani in battaglia.
“E anche se siamo diversi, come per noi, anche in loro c’è più di quel che vedi.”: Ritmo più riflessivo, quasi filosofico. Sottolineatura morbida su diversi e più di quel che vedi.
“Io sono Optimus Prime,”: Voce solenne, ma non autocelebrativa. Pausa respiratoria subito dopo: è una firma, non una dichiarazione di potere.
“E invio questo messaggio a ogni Autobot sopravvissuto in cerca di rifugio dalle stelle.”: Voce che si apre, diventa messaggio universale. Pausa dopo sopravvissuto, come se li stesse realmente cercando.
“Noi siamo qui.”: Frase netta, affermativa, senza retorica. Voce stabile, come una pietra.
“Noi aspettiamo.”: Voce che scende di tono, si fa più intima. È una promessa, non un ordine. Pausa finale dopo aspettiamo, lunga e lasciata vibrare.
Uno dei momenti più iconici del primo Transformers diretto da Michael Bay è senza dubbio il monologo finale di Optimus Prime, recitato in voice-over come chiusura epica del film. In un’opera che mescola azione esplosiva, effetti visivi e intrattenimento puro, questo breve discorso si distingue per il suo tono solenne, la riflessione etica e il modo in cui chiude narrativamente il film aprendo, allo stesso tempo, uno spazio ideale per i sequel. Siamo alla fine del film. L’AllSpark — la fonte di energia capace di creare e distruggere la vita meccanica — è stato distrutto da Sam Witwicky per impedire che cadesse nelle mani di Megatron e dei Decepticon. La battaglia è finita. Molti hanno perso la vita, ma la Terra è salva. E in questo momento di apparente quiete, è la voce di Optimus Prime a guidare lo spettatore verso una chiusura carica di significato.
“Con la scomparsa dell’Allspark, non possiamo riportare la vita sul nostro pianeta.”
In apertura, Optimus Prime riconosce una perdita irreversibile: senza l’AllSpark, il pianeta Cybertron non potrà più essere ricostruito. È una constatazione lucida e amara, che però non è accompagnata da rabbia o disperazione. La frase comunica accettazione del sacrificio: l’artefatto è stato distrutto per il bene superiore, e ciò comporta la rinuncia a ciò che gli Autobot speravano di riottenere. È la classica scelta morale: salvare pochi o salvare molti. “E il fato ha concesso la sua ricompensa: un nuovo mondo da chiamare patria.” Questa frase rappresenta il passaggio dall’irrecuperabile al possibile. Se Cybertron è perduto, la Terra diventa una nuova casa. Il termine “ricompensa” non è casuale: qui Optimus Prime introduce il concetto di destino come forza superiore che guida gli eventi. Il sottotesto è chiaro: nonostante la distruzione, c'è speranza di rinascita, ma non tramite tecnologia — bensì tramite convivenza, adattamento, alleanza.
“Noi viviamo fra la gente ora, nascondendoci in piena vista, ma vegliando su di loro, in segreto, in attesa, proteggendoli.”
Questa frase riassume perfettamente il nuovo ruolo degli Autobot. Da esseri in guerra, diventano guardiani silenziosi. È un cambio di prospettiva totale: non cercano di dominare o modificare il mondo in cui vivono, ma scelgono di restare nascosti, assumendosi la responsabilità morale di proteggerlo, senza interferire. C’è una sfumatura quasi mitologica: come i custodi invisibili delle leggende, gli Autobot diventano parte del paesaggio umano, senza chiedere nulla in cambio. “Sono stato testimone del loro coraggio, e anche se siamo diversi, come per noi, anche in loro c’è più di quel che vedi.” Qui Optimus entra in campo etico e filosofico. Dopo aver combattuto fianco a fianco con gli umani, riconosce il valore dell’umanità. Il contrasto “siamo diversi” / “più di quel che vedi” introduce uno dei temi centrali del film: l’identità non si esaurisce nella forma esteriore. È anche un richiamo al motto degli stessi Transformers: "More than meets the eye" — “C’è più di quanto si veda a occhio nudo.”
Nel dire questo, Prime non solo elogia gli umani, ma traccia un parallelo tra il loro spirito e quello degli Autobot, sottolineando che le differenze esterne non contano davanti al coraggio e alla volontà di fare la cosa giusta."Io sono Optimus Prime, e invio questo messaggio a ogni Autobot sopravvissuto in cerca di rifugio dalle stelle.” Questo è il cuore comunicativo del monologo: non è solo una riflessione, ma un messaggio rivolto agli altri Autobot. Il tono è da leader carismatico, ma non autoritario: non ordina, invita. È una chiamata al ritorno, una speranza lanciata nello spazio: una nuova casa esiste, ed è la Terra. Anche questa frase ha un forte valore mitico, come se fosse una trasmissione eterna, indirizzata a chi ancora vaga nell’universo, in cerca di un segno.“Noi siamo qui. Noi aspettiamo.” Chiusura potente, minimalista e definitiva. Due frasi brevi, distinte. Il “noi” include non solo Optimus e gli Autobot presenti, ma anche gli umani che ora fanno parte della loro causa. Il verbo “aspettiamo” suggerisce pazienza, resilienza, vigilanza. Non si tratta di una speranza passiva, ma di una presenza attiva e silenziosa, pronta a intervenire quando sarà il momento.

Da questo punto il film si sposta su un piano d’azione quasi continuo, ma quello che succede ha anche dei sottotesti interessanti, al netto della regia ipercinetica e dell’umorismo di Michael Bay. Quando Megatron viene risvegliato, il conflitto tra Autobot e Decepticon esplode nel centro urbano, a Mission City, diventando una vera e propria guerra aperta. I Decepticon si rivelano per quello che sono: armi da guerra intelligenti e trasformabili, pronte a tutto per avere potere assoluto. Megatron rappresenta il potere distruttivo senza controllo, mentre Optimus Prime incarna l’etica, la disciplina e il sacrificio. C'è un momento chiave che vale la pena analizzare: la scelta di Sam di rischiare la vita per salvare l’AllSpark. Qui il ragazzo non è più solo un adolescente goffo che vuole conquistare una ragazza, ma si ritrova protagonista di una responsabilità che va oltre la sua comprensione. L’AllSpark diventa quasi un simbolo: di potere, sì, ma anche di equilibrio tra creazione e distruzione.
La scena finale si concentra sullo scontro tra Megatron e Optimus Prime. Quest’ultimo è pronto a sacrificarsi pur di impedire che l’AllSpark venga usato per scopi malvagi. Ma è Sam a decidere di spingere l’AllSpark nel petto di Megatron, distruggendolo e uccidendolo, ma anche annientando l’artefatto stesso. In termini narrativi, è un gesto umano che chiude un conflitto cosmico. C'è poi una sorta di epilogo: gli Autobot decidono di restare sulla Terra, scegliendola come nuova casa. Optimus Prime invia un messaggio nello spazio, invitando altri Autobot a raggiungerli, mentre Sam e Mikaela, ormai uniti, tornano alla loro vita, apparentemente normale, ma cambiata per sempre.
Regista: Michael Bay
Sceneggiatura: Roberto Orci, Alex Kurtzman
Produttori: Lorenzo di Bonaventura, Don Murphy
Produttore esecutivo: Steven Spielberg, Michael Bay
Cast: Shia LaBeouf (Sam Witwicky) Megan Fox (Mikaela Banes) Josh Duhamel (William Lennox) Tyrese Gibson (Robert Epps)
Dove vederlo: Netflix

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