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Analisi a cura di...
~ Nicole Pagella
Una battaglia dopo l’altra è il nuovo film di Paul Thomas Anderson con protagonisti Leonardo DiCaprio, Sean Penn, Teyana Taylor, Regina Hall, Chase Infiniti, e Benicio del Toro. Il film affronta dall’inizio tematiche molto attuali come l’immigrazione e il razzismo, con Bob Ferguson (Leonardo di Caprio) e la sua compagna Perfidia Beverly Hills (Teyana Taylor) che, insieme ad altri loro compagni della French 75 (gruppo rivoluzionario di estrema sinistra), liberano numerosi immigrati da un centro di detenzione in California. Il capo di questo centro di detenzione è il capitano Lockjaw (Sean Penn), che Perfidia riesce a umiliare durante il loro attacco, e che da quel momento lui non riuscirà a dimenticare, data la sua forte attrazione fisica verso di lei; dettaglio che il capitano terrà nascosto dato il colore della pelle della donna… e di conseguenza una mossa vista in modo molto negativo dagli altri uomini bianchi al potere nonché colleghi del capitano.
Dopo questo attacco, i rivoluzionari della French 75 continuano ad attaccare banche e uffici di personalità influenti, finché Perfidia non rimane incinta e così nasce sua figlia, Charlene. Con la nascita della bambina, Bob le chiede di smetterla con gli attacchi e dedicarsi alla loro famiglia, ma lei lo ignora e continua. Per varie circostanze, pochi mesi dopo la nascita della bambina, Bob dovrà scappare con Charlene e assicurarsi di mantenerla al sicuro dal capitano Lockjaw, cambiandole così il nome da Charlene a Willa. Passano così sedici anni, Willa e Bob vivono in una casa sperduta nei boschi, con lui ormai dipendente da marijuana e alcol e lei che va al liceo. Lockjaw, intanto, sta continuando a cercare sia Bob che Willa, finché un giorno trova la ragazza e la rapisce. E così inizia la rincorsa alla ricerca di Willa con Bob che, aiutato dal maestro di karate della figlia, Sergio (Benicio del Toro), farà di tutto per ritrovarla. Il film dura 2 ore e 50 minuti… eppure sembra che ne duri una e mezza. Non riesci a staccare gli occhi dallo schermo, sei affascinato dalle storie intricate dei personaggi, dalla cinematografia e la fotografia, dall’ambientazione, i colori, le riprese, la recitazione vera, emozionante, che ti sorprende, soprattutto dall’attrice emergente Chase Infiniti.
Questo è il primo film della ragazza, eppure dalla sua prima ripresa non riesci a toglierle gli occhi di dosso. Ha uno sguardo forte, che trasmette la rabbia e la ribellione del personaggio, ma che allo stesso tempo cerca di nascondere la sua paura, e che quindi ti coinvolge e ti ipnotizza da subito. Poi vediamo al suo fianco un Leonardo DiCaprio che è come sempre preciso, divertente, ma non in modo falso anzi; usa infatti la dipendenza del suo personaggio con la marijuana, e la unisce alla rabbia e la determinazione quando poi deve ritrovare la figlia. Un miscuglio di emozioni e tratti caratteriali che DiCaprio riesce a mostrare a pennello, facendoti ridere ma anche emozionare. Per non parlare poi di Teyana Taylor e Regina Hall, che interpretano due personaggi opposti caratterialmente ma ugualmente forti. Teyana Taylor, che rappresenta la donna ribelle, senza paura delle conseguenze, che vuole cambiare il mondo in cui vive in meglio e non ha paura di arrivare alla violenza per farlo; e Regina Hall, l’esempio di donna determinata ad aiutare gli altri, e che farebbe di tutto per proteggere la sua famiglia.
E poi abbiamo uno Sean Penn mai visto prima, che interpreta un personaggio che sì mette a disagio e ti fa arrabbiare, ma allo stesso tempo è lo specchio di una realtà attuale e di persone vere che purtroppo hanno gli stessi ideali del capitano Lockjaw. Possiamo dire che Paul Thomas Anderson non ha paura di fare film con tematiche e problematiche attuali, e solo per questo gli si deve fare un applauso. Ci sono diverse scene con le quali allude esplicitamente alla tematica dell’immigrazione, ora tematica molto importante e attiva in America, partendo dalla scena iniziale (descritta all’inizio dell’articolo) fino a quando
Bob chiede aiuto al sensei Sergio, il quale poi si scopre che aiuta a nascondere e proteggere immigrati latino-americani clandestini. Anderson mostra anche scene in cui in città scoppiano violenti scontri tra militari e cittadini (aizzati però dagli stessi soldati che infiltrano dei rivoltosi tra i protestanti), anche qui alludendo alle diverse proteste pacifiche che ci sono state negli Stati Uniti, poi diventate violente a causa della polizia. Una battaglia dopo l’altra è un urlo di rabbia, soprattutto per tutte le persone Latino- Americane che vivono in America e che stanno essendo deportate illegalmente. Madri o padri vengono strappati a famiglie, pur vivendo negli Stati Uniti legalmente, pagando tasse, e avendo un lavoro.
Si sta vivendo un momento di paura in America, di insicurezza, e sono film come questo che in un periodo del genere, in cui si ha bisogno di prendere posizione e non essere indifferenti, aiutano ad andare avanti. È un film coraggioso, simpatico, emozionante, umano, vero, attuale; una storia che non vuole fare da spettacolo, ma da critica; una favola che poi entra completamente nel realismo.
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