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~ MASSIMILIANO AITA
Quando vedi un film, nella quasi totalità dei casi, ti identifichi con l’eroe.
E’ l’eroe che compie le azioni meritevoli, spettacolari, positive.
Difficile che tu spettatore parteggi per l’antieroe ossia per il nemico, il cattivo, l’avversario.
A meno che.
A meno che l’antieroe non compia un viaggio e diventi egli stesso eroe o, alternativa possibile, che l’antieroe emani un tale magnetismo da affascinare più di quanto accada per l’eroe.
E’ accaduto ed accade sempre per Joker.
A me è accaduto guardando Top Gun.
Certo, certo Tom Cruise era bello, coraggioso, simpatico.
Solo che, solo che io a 14-15 anni ero il suo opposto e quindi d’istinto mi ero schierato a fianco di Iceman, di Val Kilmer.
Lui, così silenzioso, così riflessivo, così razionale.
Canta Springsteen in Thunder Road: ”Ehi that’s me”.
Iceman ero io.
Ed ero io perché avevo capito che Val interpretava un personaggio positivo; che, lungi dal voler vessare o boicottare Maverick, ne voleva favorire la crescita ordinata, voleva che al talento si unisse la consapevolezza del ruolo, la conoscenza.
Iceman trasmette, certo con modi bruschi e sbrigativi a Maverick, qualcosa di essenziale per un pilota di stormo: da solo non sei nessuno. Solo con gli altri e per gli altri ti realizzi.
Non credo sia un caso che la riconciliazione tra i due piloti avvenga quando Maverick finalmente comprende che il suo egoismo rischia di mettere a repentaglio anche la vita di Iceman.
La nemesi si è compiuta: l’antieroe viene riconosciuto come eroe ed i due piloti possono continuare insieme il loro percorso.
Questi ruoli in qualche modo da apparente looser ma da reale vincitore ritornano spesso nella filmografia di Val.
Pensiamo, ad esempio, a The Doors in cui lui interpreta Jim Morrison.
Se analizziamo obiettivamente la parabola di vita del Re Lucertola appare difficile definirlo un vincente, no?
Morrison ha, di fatto, distrutto tutto ciò che ha toccato a cominciare dagli stessi Doors (a proposito che tristezza sentire Manzanarek che ancora gira a suonare Light my fire).
E perché?
Perché Jim e dunque Val sono delle persone complicate, che non si accontentano, che hanno necessità di ulteriori stimoli.
Ed è, a mio avviso, questo percorso di ricerca - che Kilmer rende con una coerenza emotiva impressionante – a rendere il Re Lucertola un’icona insensibile al tempo che passa.
Sono viaggi dell’eroe molto particolari quelli che Val Kilmer compie nei suoi film più riconosciuti e riconoscibili.
Si tratta di percorsi che portano il protagonista a confrontarsi o a cercare la novità, ad affrontarla e a farla propria nell’intimo.
A me questo piace di Val: lui non scinde il personaggio dal proprio io.
Lui rende indistinguibile il confine tra recitazione e vita personale.
Non è un caso che, proprio in The Doors, il nostro abbia trascorso mesi a frequentare i locali del Sunset Stripe, un tempo meta delle scorribande notturne di Jim.
Questo processo, molto Stanislavskij, ha chiaramente i suoi effetti collaterali.
Però diciamolo chiaramente: è per questo che noi paghiamo il biglietto.
Perché non vogliamo vedere un attore che interpreta Batman ma Batman.
E’ questo che ci emoziona.
E’ questo che ci mancherà.
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