Vogliamo che ci sia ancora un domani - la conferenza integrale

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~ TEAM RC

Il 5 aprile, al Cinema Adriano, si è tenuto "Vogliamo che ci sia ancora un Domani", la voce di tutta l'industria cinematografica e audiovisiva indipendente. Ecco l'intervento completo di tutti i protagonisti di questa conferenza. Di seguito, la trascrizione dettagliata di tutto l'evento di quanto hanno proposto e affermato i protagonisti coinvolti.


Introduzione di Andrea Occhipinti


Buongiorno, e benvenuti a tutti. Siamo molto contenti che siate venuti così numerosi, è la prima volta forse che 21 sigle si mettono insieme e hanno una visione unica. Hanno creato un documento che rappresenta un po’ la nostra visione di questo settore. Il motivo per cui siamo qui oggi è che vogliamo raccontarci. Non siamo qui per battere cassa o per lamentarci, ma siamo qui perché vogliamo raccontarci, vogliamo soprattutto interrompere una narrazione distorta che c'è sul cinema. Questo è un settore molto complesso, ci sono tante informazioni che hanno circolato che erano completamente sballate e siamo qui per fare un po’ di chiarezza e come dicevo anche per raccontare un po’ il nostro punto di vista. Tutti insieme. Lo faremo con pacatezza, ma con fermezza, chiedendo soprattutto velocità alla Pubblica Amministrazione, che diciamolo, è andata in crash perché c'è stato un eccesso... di produzioni, un successo del settore. Abbiamo attratto moltissime produzioni dall'estero; c'è stata una domanda enorme negli anni scorsi dovuta alla post pandemia, alla necessità da parte delle piattaforme, delle televisioni di prodotto. Adesso quella domanda è rallentata; nel frattempo la macchina amministrativa... Abbiamo una buona notizia, che finalmente sono riusciti ad avere budget a disposizione per implementare la struttura. Se voi pensate che il CNC, l'organismo francese che si occupa del settore ha 400 persone e la Direzione Generale ne ha solamente 100 per portare avanti tutte le sfumature di questa legge che ormai ha otto anni, per cui la responsabilità del fatto che questa amministrazione non sia all'altezza non è di questo governo. Non stiamo accusando questo Governo di questo ritardo. Però vogliamo precisare, vogliamo dire delle cose rispetto a tutto quello che ci riguarda; e che ci sia una crescita omogenea, e che la crescita non penalizzi soprattutto i piccoli; ed evitare che ci siano delle concentrazioni di gestione di film e di diritti. Vogliamo che ci sia una gestione più equilibrata. Vorrei chiamare qui Viola, vorrei un po’ raccontare perché voi siete qui oggi e perché siete stati convocati.


VIOLA RISPOLI: Ciao a tutti, buongiorno, mi chiamo Viola Rispoli, sono una sceneggiatrice, lascio subito lo spazio ai contenuti, però, siccome siamo narratori e raccontiamo per immagini, vorrei raccontarvi di un iceberg. L'iceberg ha una punta che esce dall'acqua meravigliosa, luminosa, che tutti vedono. Questa punta sono i migliori talenti del nostro cinema; quelli che vanno nel mondo; quelli che vincono premi Internazionali, quelli di cui tutti parlano. Ma come tutti sanno un iceberg per il 90% è sott'acqua. Il 90% di questo Iceberg siamo tutti noi; è il corpo della cinematografia e dell'audiovisivo italiani che facciamo opere di tutti i generi, diversificate, prime e seconde; opere difficili, di maggiore o minore di successo; a volte anche opere di insuccesso; ma che tutte insieme concorrono a creare questo corpo, a nutrirlo, e anche a tenere a galla quella punta. Perché anche in un iceberg, senza il 90% del corpo che lo tiene a galla, la punta si scioglie. Ricordiamoci che tutti noi riusciamo a tenere la punta a galla, questo grande mondo della cinematografia italiana. Questo è tutto, cominciamo, grazie.


OCCHIPINTI: Allora, iniziamo, quel corpo siete voi. Senza di voi il cinema non esiste. Oggi qui c'è tutto il cinema italiano e dobbiamo essere orgogliosi di rappresentarlo. Iniziamo questa giornata. La parola a Carlotta Ca'Zorzi.


CARLOTTA CA' ZORZI: Buongiorno a tutti. Iniziamo con le Slides. Come diceva Andrea vorremmo dare uno sguardo d'insieme alla nostra industria, e a tutta la filiera cinematografica audiovisiva.



CARLOTTA CA' ZORZI: Queste sono tutte le sigle delle associazioni che oggi sono presenti, che hanno aderito. C'è stata un'adesione spontanea, massiccia, ed è il motivo per cui oggi abbiamo addirittura tre sale piene; quindi grazie a tutti per l'adesione e di aver partecipato.



CARLOTTA CA' ZORZI: I motivi per cui siamo qui ce li ha già detti Andrea. Partirei con i macro numeri del nostro settore.



CARLOTTA CA' ZORZI: Questi sono i numeri del settore cinematografico audiovisivo nel nostro Paese; tutta la filiera, non solo la produzione, e come vedete parliamo di 9000 imprese, molte delle quali come abbiamo detto sono piccole-medio imprese e costituiscono l'ossatura del sistema, che danno lavoro a 65.000 persone in maniera diretta più 114.000 persone nelle filiere connesse. Si tratta di un'occupazione molto giovane, è un settore molto dinamico con alta percentuale di occupazione femminile, più della media nazionale e con competenze sia digitali che linguistiche; quindi un'occupazione altamente qualificata, che produce un fatturato stimato in 13 miliardi di euro per un totale di un 10% a livello Europeo. Siamo il 4° Mercato a livello Europeo; per produttività del lavoro il 3° dopo Germania e Francia, quindi un settore molto importante.



CARLOTTA CA' ZORZI: E' un settore che è anche caratterizzato da un moltiplicatore di 3,54, che significa che per ogni euro investito, che sia un euro pubblico o un euro privato si producono 3 volte virgola 54 effetti positivi sull'economia, intesi sia come effetti diretti che effetti indiretti.



CARLOTTA CA' ZORZI: Quell'eccezione culturale che è protetta e tutelata dai trattati europei e dai trattati internazionali, proprio perché eccezione culturale, e quindi vige la regola agli aiuti di stato. E soprattutto, l'oggetto della tutela, nel mondo del cinema e dell'Audiovisivo è la produzione indipendente, perché la produzione indipendente garantisce una diversità culturale, oltre che un maggior investimento in tutta la fase, in tutta la filiera di sviluppo, che è anche qui molto ben rappresentata, che è quella delle idee, della narrazione, degli autori, su cui il segmento della produzione indipendente investe moltissimo, e che è uno degli elementi che deve caratterizzare la produzione indipendente e che ci vede diversi da operatori di mero service.



CARLOTTA CA' ZORZI: Questi sono i numeri del tax credit, sono gli ultimi dati disponibili del 2022, sono dati del MIC. Sono dati che riguardano il tax credit richiesto nell'annualità dalle opere che hanno ricevuto un nullaosta, come si chiamava un tempo, la classificazione piuttosto che il deposito della copia campione per le serie tv, nel corso del 2022, quindi sono un perimetro un po’ diverso dai numeri di cui parliamo quando parliamo di decreto di riparto; ma ci danno la misura dell'assorbimento di tax credit che è avvenuto nel corso del 2022. Non abbiamo i dati del 2023, ma forse sono anche di più... Non lo sappiamo. Il senso di questa slide è far capire l'assorbimento del tax credit sulla base dei segmenti della produzione. La prima colonna a destra riguarda il Cinema; quindi riguarda le opere cinematografiche (italiane), documentari e d'animazione che vanno al cinema. Il peso predominante qui all'interno ovviamente sono i film di fiction, e pesa per un 23% complessivo; rispetto alla seconda colonna che riguarda sempre il prodotto italiano, ma audiovisivo, quindi destinato alla tv e alle piattaforme: serie televisive, film tv, documentari, animazione, che pesa invece per un 33%. Anche in questo caso, sia i documentari che l'animazione pesano molto poco all'interno di questa componente, quindi parliamo soprattutto di fiction; infine la terza colonna vi mostra l'assorbimento del tax credit da parte delle produzioni straniere, che hanno deciso di venire a girare in Italia, e che assorbono il 44% delle risorse, pari a 338 milioni. Quindi un grande assorbimento; questo è un segnale di grande interesse per le produzioni estere di investire in Italia, sia per la presenza di incentivi importanti come il tax crediti, sia per la presenza di un'industria forte, ricca e in grado di accogliere queste produzioni.



CARLOTTA CA' ZORZI: Ovviamente il tema oggi è quello di risorse ridotte, di una ristrettezza di risorse. Oggi si parla di un decreto di riparto di meno di 700 milioni, che deve soddisfare tutte le linee di intervento, non solo il tax credit produzione, ma gli altri tax credit, selettivi, gli automatici e tutte le misure per la sala cinematografica e la promozione.


E ora passiamo alla situazione attuale, dove ci troviamo oggi e passo la parola a Simonetta Amenta per proseguire. Grazie.




SIMONETTA AMENTA: Grazie Carlotta. Grazie anche da parte mia a tutti di essere qui. Per noi, devo dire, è già un segnale importantissimo. Molte associazioni qui unite per raccontare il cinema. Voglio raccontarvi questo aneddoto: fuori abbiamo un piccolo catering che ci offre il caffè, l'acqua, due biscotti... loro mi hanno detto al telefono: "Noi vi vogliamo aiutare e sostenere oggi perché stiamo lavorando di meno", quindi questa è la situazione. Quindi a fronte della contrazione del mercato che abbiamo avuto in questo momento, perché è chiaro, sappiamo bene che la domanda è scesa, gli streamer producono meno, alcuni non producono, quindi c'è stata una restrizione del mercato. Quindi le produzioni italiane, molte, sono state sospese, alcune per fortuna soltanto rinviate. Questo è dovuto anche ai ritardi del tax credit, dei contributi selettivi, e dei contributi automatici. In questa attesa anche gli stranieri probabilmente stanno dirottandosi in altri paesi, quindi c'è anche lì una perdita. Siamo in attesa di questi decreti. In ordine il Decreto Riparto, che decide come saranno divisi questi 700 milioni di euro, di cui la sottosegretaria ci ha confermato; il decreto degli automatici, dove si aspetta ancora, ci sono molti ritardi sugli anni passati; e il decreto sui finanziamenti selettivi.



SIMONETTA AMENTA: Fact checking. I luoghi comuni del cinema. Una delle storture che ci ha colpito è che vengono prodotti troppi film italiani. Noi abbiamo dei dati del 2022. I film (cinema) italiani, senza contare quindi i documentari sono 176. In Francia sono stati 191. Per noi questo non è un numero alto. Produrre film vuol dire sperimentare, vuol dire conoscere talenti, vuol dire far lavorare le persone, far lavorare tutta l'industria e la filiera, come abbiamo detto. I film incassano poco. Abbiamo i dati più recenti, per fortuna del 2023, abbiamo un incasso di 112 milioni di euro, e abbiamo una quota nazionale, quindi di film italiani del 24%. In Europa siamo secondi soltanto alla Francia, che come sappiamo è un mercato più grande e un po’ più forte di noi. Quindi oltretutto il box office non è l'unico elemento che serve a giustificare il successo di un film. Un film per il cinema inizia il suo percorso al cinema, ma poi ha un pungo percorso: le tv pubbliche, le tv private, gli streamer, le vendite internazionali, i remake... quindi il box office è soltanto il primo degli elementi per valutare il successo di un film, e non basta per giudicarlo, soprattutto. Si dice che il tax credit è sinonimo di cinema assistito. Come ha detto prima Carlotta ci ha raccontato bene che il moltiplicatore è di 3,54. Quindi di ogni euro che ci viene dato noi ne riportiamo tre e mezzo, quindi non è così. Il sistema è perfetto? No, lo sappiamo, è perfettamente migliorabile, e abbiamo fatto infatti tantissimi tavoli, con il governo, con la direzione cinema per sistemare e aggiustare tutto quello che non andava, e siamo sempre pronti, tutte le associazioni a continuare la collaborazione con la pubblica amministrazione.



SIMONETTA AMENTA: Altro dato del box office. Abbiamo già detto che siamo il 24% del totale, che è un numero importante; c'è da dire poi però, come diceva prima Andrea, che nella divisione delle risorse, l'80% del box office totale viene incassato soltanto da 3 grandi distributori.



SIMONETTA AMENTA: Cosa chiediamo. In primis la certezza, delle risorse, dei tempi e delle regole. Niente di sconvolgente o di preoccupante. Chiediamo la reintroduzione, sempre per una divisione più equa di questi soldi che non sono pochi) per il cinema e per l'audiovisivo. Chiediamo una distribuzione più equa reintroducendo l'escalator e dei cap. Sia per i film che per le imprese che per i gruppi di imprese. La regola come è stato detto sui diritti e sulla proprietà intellettuale. Questo è un punto fondamentale, perché nessuno di noi vuole essere un mero produttore esecutivo, ma vogliamo essere produttori e vogliamo mantenere la quota dei diritti per i soldi che investiamo. La distribuzione: anche qui cercare un'equa distribuzione e che ci sia trasparenza, da parte di tutti. Questo è quello che chiediamo, e passo la parola a Andrea Occhipinti.



ANDREA OCCHIPINTI: Grazie. I contributi automatici sono contributi che vengono dati alle imprese rispetto a dei fatti oggettivi, ovvero il successo dell'opera in sala rispetto alle vendite, rispetto a coproduzioni e così via, così come aspetti artistici, partecipazione a festival, premi e così via. Purtroppo questi contributi che sono vitali e che obbligatoriamente devono essere reinvestiti dal produttore in altre opere sono fermi da quattro anni. Come dicevo prima questa è una legge che ha otto anni e questa carenza di personale, con questa complessità, con questa quantità di pratiche da svolgere, la direzione generale è stata sotto quotata. E' una buona notizia quella che abbiamo letto ieri, che c'è un fondo finalmente a disposizione per assumere nuove persone; so che sono state già aggiunte delle persone, da circa un mese sono state formate, quindi ci auguriamo che questa parte rilevantissima, soprattutto per le società più piccole venga sbloccata. E' anche molto complessa, è anche molto burocratica. C'è tutto un tema lì di certificazioni, a volte anche per lo stesso film, uno deve fare tre certificazioni, tra l'altro costosissime, alcune costano 30.000 euro perché siamo in mano di revisori professionisti che vanno lì con il prezziario non considerando che c'è una duplicazione o una triplicazione di questa richiesta. Per cui questo è fondamentale e sarebbe una boccata di ossigeno per tutte le imprese più piccole.


Tema dei selettivi. La priorità secondo noi deve andare a film con budget più basso, e alle società che ne hanno bisogno. C'è stata molta polemica sul film di Paola Cortellesi che non ha avuto il contributo selettivo. E' vero che è un'Opera Prima, ma è anche vero che raramente un'Opera Prima ha un budget di oltre otto milioni. Ed è vero anche che Paola Cortellesi è la nostra paladina, la nostra attrice più commerciale, per cui probabilmente quel film aveva meno bisogno di un selettivo rispetto ad altri film con un budget più piccolo, con attori magari più sconosciuti, finanziato e prodotto da una società più piccola. Per cui questo secondo me è un tema su cui riflettere. L'altro tema è quello delle commissioni. Pensiamo che sia fondamentale che le persone che partecipano alle commessioni dei selettivi siano persone competenti. Vogliamo che ci siano delle persone che siano in grado di saper leggere delle sceneggiature. Di capire che quella sceneggiatura può diventare un film, e dunque persone che sono abituate a fare questo mestiere. E soprattutto che siano persone attive: non vogliamo che ci siano persone che hanno una versione del cinema che è quella di ieri o dell'altro ieri. Ci sono moltissimi professionisti del settore che sono senatori di festival importanti, che hanno lavorato per le piattaforme per le televisioni come lettori, persone che hanno lavorato come selezionatori nei vari coproduction market (mercati di coproduzione), che hanno moltissime competenze. Dunque chiediamo che il curriculum di queste persone sia di primissimo livello. Non vogliamo che ci siano persone che vengono....


Dal pubblico si sente: "Pagati, pagati!"


ANDREA OCCHIPINTI: Assolutamente devono essere pagati, ma credo che anche questo sia stato previsto. Questo finalmente è stato previsto. Non è possibile ipotizzare che queste persone leggano centinaia di sceneggiature gratis. Questo è assurdo.



ANDREA OCCHIPINTI: TUSMA. Allora, rispetto al TUSMA, c'è un aspetto importante. Siamo contenti che in qualche modo il ministro e la Borgonzoni (Lucia Borgonzoni) in particolare abbiano difeso le nostre istanze rispetto agli obblighi di investimento. Fondamentale. Penso sia stato sottovalutato un aspetto, la tutela dei diritti dei produttori rispetto a queste realtà. Quando un produttore, soprattutto se non è una grande realtà, si trova a trattare con una produzione e deve produrre il film, giocoforza accetta qualsiasi condizione. Se non ci sono delle tutele, rispetto agli anni che può prendere la televisione e la piattaforma; rispetto alla quantità di diritti che può ottenere il produttore. E non dimentichiamoci che il tax credit è stato messo a disposizione delle produzioni perché possano ottenere diritti. C'è uno strumento che ci viene messo a disposizione come società indipendenti, per poter trattenere i diritti. Però lì ci deve essere molto equilibrio da parte delle controparti, da parte delle televisioni rispetto a questo tema. E questo tema sarà trattato adesso nel regolamento del tax credit; avremmo preferito che fosse messo nella Norma Madre, perché sarebbe stato più stabile. Un decreto ministeriale può essere cambiato più facilmente, per cui è più fragile, è più esile, in qualche modo. Ma comunque la battaglia deve essere fatta sotto quest'aspetto. Così come pensiamo che sia fondamentale che gli obblighi di investimento per la produzione non vengano diluite da spese di distribuzione, di doppiaggi e di promozione. Perché quelli non sono investimenti in opere, sono investimenti in doppiaggi, promozione e distribuzione. Alla AGCOM, o al Ministero, non so a chi spetta questo tema, trasparenza e lo dicevamo prima, rispetto alla partecipazione dei broadcaster piattaforme rispetto alle opere che producono. Se lo stato mette, attraverso questo incentivo potentissimo, che è il tax credit, una parte consistente del finanziamento, 35% per il cinema, è fondamentale secondo noi, che ci sia visibilità di quanto mettono i broadcaster e le televisioni. Questo è un aspetto che succede in tutti i paesi del mondo.



ANDREA OCCHIPINTI: Semplificazioni: c'è bisogno di un continuo aggiornamento, c'è bisogno di un continuo dialogo, c'è bisogno di un continuo... come dire... rivedere quello che funziona e che non ha funzionato. Molte modalità sono estremamente complicate, faticose e con doppi e tripli passaggi. Dobbiamo semplificare la macchina. Anche perché abbiamo detto che se le persone sono poche, e le pratiche sono tantissime, dobbiamo trovare le modalità per far sì che queste pratiche vengano svolte in maniera snella.


Per quanto riguarda l'internazionalizzazione, ricordiamoci che questa legge aveva come scopo anche l'internazionalizzazione del cinema italiano. E ci sono anche degli strumenti che sono molto importanti rispetto a questo. Dunque il ripristino dei fondi destinati ai produttori indipendenti, e alle società di vendite estere. Abbiamo messo tra parentesi PNI, perché naturalmente le società più piccole sono quelle che hanno più bisogno di questi strumenti.


Adesione al fondo pilota eurimages e alla convenzione europea sulla coproduzione di serie televisive.



ANDREA OCCHIPINTI: Media Companies. Qui c'è un tema, ed è tutto italiano, che è la concentrazione su certe media companies, su certe realtà televisive, che hanno degli obblighi di investimento di gestire i diritti direttamente. Come abbiamo visto prima c'è una concentrazione di questa gestione. Noi auspichiamo che ci sia equilibrio, e che ci sia una distribuzione e una gestione e una possibilità del produttore per decidere come vuole commercializzare i propri diritti, perché questo crea un problema anche a livello editoriale. Quando ci sono grosso modo poche realtà, tre realtà che decidono quale cinema si fa in Italia, ci sono pochi punti di vista. Io faccio sempre l'esempio della Francia, che ci piace perché hanno una produzione molto variegata, dove un Produttore ha la possibilità di andare da una televisione e chiedere la free tv; va da un distributore, si fa dare un minimo garantito, ed ha un'altra opinione da quel distributore rispetto a quel prodotto; va da una pay TV e ci va direttamente, e ha un'opinione da quella pay TV e si fa dare il finanziamento; va da un venditore estero e si fa dare un finanziamento minimo garantito per quel film. Tutto questo fa sì che hai un vaglio rispetto al progetto che hai molto aperto e molto variegato. Se tu hai tre realtà che integrano e che ti chiudono il budget e il finanziamento, in qualche modo impoveriamo anche quello che produciamo. Per cui equilibrio, rispetto a questo aspetto. Penso che sia un aspetto fondamentale.


Qui nominiamo tutte le realtà, perché oggi le nostre controparti sono loro, sono in qualche modo i broadcaster, le televisioni. Noi chiediamo al governo di regolare certi aspetti. Ma quelli che investono, quelli che hanno in virtù della convenzione europea gli obblighi di investimento in Italia, sono tutte le società e le televisioni che qui cito. La RAI, Mediaset, La 7, che per adesso non investe nel cinema perché non era in utile, ma pare che sia in utile, per cui forse se cominciasse a farlo sarebbe interessante. Amazon, Apple, che ancora non investe: Disney, Netflix, Paramount, Sky, alcuni di questi hanno smesso completamente di produrre. Se fanno affari in Italia, se guadagnano in Italia, se hanno tanti abbonati in Italia, devono produrre e devono partecipare all'Industria di questo Paese. E chiediamo ai Broadcaster e le piattaforme equilibrio per garantire equa ripartizione dei diritti con i produttori originali.


Dalla platea suggeriscono qualcosa.


ANDREA OCCHIPINTI: Mancava Warner Discover, non era un'omissione voluta.



ANDREA OCCHIPINTI: Tema dell'Animazione. Qui penso che abbiamo perso una grandissima occasione. L'animazione è un settore vitale e importantissimo sia nell'interesse del pubblico; sia nella storia del cinema. Nella storia della Lucky Red due dei più grandi successi sono di animazione: "Il piccolo principe “e "Il ragazzo e l'Airone". Paesi come Spagna, Francia producono tantissima (per non parlare degli scandinavi e dei tedeschi) producono tantissima animazione, che esportano. Noi non abbiamo messo la sotto quota per l'animazione. Non abbiamo immesso la sotto quota per i documentai (ne parleremo dopo). Non c'è in Rai Cinema un obbligo di investire in animazione. L'unica realtà che investe in Animazione è Rai Kids, e lo fa per animazioni per bambini. Ci sembra assurdo che ci sia soltanto una realtà che faccia questo. Che dobbiamo far crescere i ragazzini, i nostri bambini vedendo animazione che viene da altri paesi. Ci sembra un'omissione gravissima. Una delle realtà più importanti, che è Rainbow, di Iginio Straffi, è diventata una società importantissima in tutto il mondo. Perché non possiamo potenziare le società che fanno quell'attività. Ci sono moltissime società in Italia che lavorano soprattutto con l'Estero o con Rai Kids. Speriamo che questa omissione venga compensata.



ANDREA OCCHIPINTI: Stesso discorso vale per il documentario, ha avuto interesse nel mondo; vediamo sempre più presenti nei Festival; spesso vincono premi. C'è una pertica molto inadeguata nel contratto di servizio con la Rai e auspichiamo che Rai insieme a Cinecittà e al MIC abbiano un'attenzione particolare al tema dei documentari. Qui c'è un tema, scusate la ripetizione, rispetto ai documentari che escono in sala. I numeri sballati che vengono dati nelle varie annualità di film che escono, a parte che ci sono delle riedizioni, ci sono dei corti, ci sono degli eventi... ma ci sono una quantità enorme di documentari. Perché questi documentari devono avere l'obbligo di uscita in sala, e non necessariamente sono documentari fatti per la sala. Per cui forse bisognerebbe valutare di togliere l'obbligo di uscita in sala per molti di questi prodotti, perché altrimenti diluiscono il numero di film che escono, dando una visione sbagliata rispetto alla produzione italiana cinematografica, che come abbiamo visto nel 2022 erano 176. Sappiamo che ci sono dei numeri abbastanza fuori controllo nel 2023. Abbiamo fatto segnalazioni già da un paio di anni, perché ci sono probabilmente delle produzioni, che lo sottolineo, sono al di fuori del sistema, al di fuori dell'industria, che sono prodotti che vengono fatti non hanno nessun tipo di visibilità; non hanno nessun tipo di distribuzione: né in sala né sulla piattaforma, né da nessuna parte, e ci chiediamo perché sono fatti questi film. Proprio per questo abbiamo chiesto di intervenire. C'è una regola, c'è stata anticipata da Borgonzoni che prevede che il film debba avere almeno il 40% del finanziamento per ottenere il tax credit. Naturalmente è molto importante che ci siano delle eccezioni, cosa che c'è, per le opere prime e seconde... rispetto a questo la Francia, sempre per citare un Paese che ci piace molto, sulle opere che produce, il 46% sono opere prime. Questo perché quelle opere sono la nostra ricerca, il nostro investimento ricerca. Molti di quei registi non faranno l'opera seconda; ma in qualche modo la ricerca che fanno soprattutto le piccole società di scoperta di talenti e di sperimentazione di film. Per cui questo è un aspetto fondamentale. Abbiamo detto tutto quello che potevamo dire.



ANDREA OCCHIPINTI: E' il momento degli attori. Jacopo Antinori e Vittoria Puccini che ci racconteranno il loro punto di vista.

Intervento Unita con Vittoria Puccini e Jacopo Antinori


VITTORIA PUCCINI: Buongiorno a tutte e tutti, che bellezza vedere questa sala e le altre così piene, è una giornata importante per il cinema questa. E' bello che siamo tutte e tutti qui. Dico solo brevemente che Unita che è l'Associazione di interpreti di cui sono presidente ha subito deciso di essere una delle associazioni promotrici di questa iniziativa, spinte proprio dalla preoccupazione con cui la stragrande maggioranza degli interpreti Italiani vive questa contrazione di mercato, che rende terribilmente incerto e preoccupante il loro futuro. Passo la parola a Jacopo per iniziare il nostro intervento, che ci siamo scritti per essere sicuri di non dimenticare niente e grazie per l'attenzione che vorrete darci.


JACOPO ANTINORI: Buongiorno, grazie anche da me. Noi abbiamo iniziato questo evento parlando di narrazioni distorte sul cinema, e noi di Unita vogliamo partire da una di queste narrazioni distorte, che è quella sugli attori tutti ricchi, tutti famosi, perché molte persone da fuori che non fanno parte dell'industria hanno questa immagine degli attori che vivono tutti al City Life, vanno a fare la spesa con la Porche. E non è così. La categoria degli interpreti, tranne che in pochi limitatissimi casi è una categoria tutt'altro che privilegiata. Diversamente da come purtroppo si crede gli attori non sono tutti milionari baciati dalla fortuna ma sono lavoratori che portano vite professionali predicate interamente sull'incertezza connaturata al lavoro che svolgono. Che nella stragrande maggioranza dei casi faticano a sostenersi economicamente. Se noi non comprendiamo veramente questo fatto i diritti degli interpreti non saranno mai rispettati. Noi siamo qui per esprimere le nostre preoccupazioni, ma soprattutto per rappresentare quelle che sono le aspettativi delle attrici e degli attori italiani. Le problematiche occupazionali che in questo momento, o meglio, da alcuni mesi, stanno coinvolgendo gli interpreti, derivano senza dubbio dalla più ampia generale crisi di questo settore che risulta in gran parte bloccato dall'incertezza rispetto alle leggi proposte ma non ancora emanate dal governo, per esempio, il rinnovo della legge sul tax credit, la riforma... Il grande numero di produzioni realizzate negli anni passati ha portato una notevole crescita del settore, e nella quasi totalità dei casi ha consentito investimenti importanti con un'evidente ricaduta positiva sui livelli occupazionali anche degli interpreti, oltre ad aver ampliato in modo significativo l'offerta culturale nel mondo dell'audiovisivo. Allora noi crediamo che regolamentare i processi di investimento pubblico nel settore audiovisivo, è certamente opportuno; ma ciò non può e non deve sostanziarsi in una riduzione delle risorse destinale, e conseguentemente nella limitazione dei soggetti che possano averne accesso. Per tutte queste ragioni Unita chiede a questo governo una regolamentazione del tax credit che vada nella direzione di continuare a sostenere con risorse in nessun modo inferiori al passato le produzioni che operano sul territorio nazionale. Passo la parola a Vittoria.


VITTORIA PUCCINI: E ci sembra quindi altrettanto palese l'esigenza chiaramente di tutelare le produzioni indipendente. Il sostegno pubblico, espresso soprattutto attraverso il Tax credit è l'unico modo per garantire una vera indipendenza autoriale all'interno dell'industria. E questo, siamo assolutamente convinti, è un fattore vitale, nell'opera di tutela della tradizione cine audiovisiva del nostro paese. Sostenere e incentivare le voci di autori e produzioni indipendenti permette di proteggere questo patrimonio italiano, e allo stesso tempo di declinarlo nel presente e nel futuro, aprendo spazi cruciali per sperimentazioni, ibridazioni e visioni innovative. Sul medio e lungo termine il futuro stesso dell'audiovisivo italiano dipende dalla cura e dall'attenzione che si ha nel presente per autorialità e produzioni indipendenti. Riteniamo anche importante che l'accesso al tax credit e a qualunque forma di sostegno o contributo pubblico debba richiedere l'obbligarità per il percettore del rispetto del contratto collettivo nazionale, che è entrato in vigore il primo marzo di quest'anno. E fondamentale è che in questo momento di crisi del sistema è indispensabile sostenere gli interpreti mediante strumenti di ausilio al reddito. Ora sappiamo che l'indennità della discontinuità, che come abbiamo più volte e in più sedi spiegato al governo, non è una disoccupazione. Ha dei parametri praticamente impossibili di accesso per gli interpreti di cinema e audiovisivo. Quindi di fatto oggi questi lavoratori si trovano totalmente senza rete; e se è vero che la maggior parte delle produzioni è saltata o è rimandata a questo autunno, questi lavoratori e le loro famiglie rimangono senza reddito; è quindi assolutamente urgente modificare in modo adeguato la legge sulla discontinuità, che riteniamo debba intervenire in modo differente a sostegno della categoria, e ridursi a un mero bonus peraltro molto spesso irraggiungibile. Concludo dicendo due parole sul tema che è molto caro all'Associazione, oltre a quelli che abbiamo detto fino ad ora che è quello della parità di genere, e che credo abbia sempre ricercato nel rispetto del talento, delle competenze professionali, della creatività artistica e della libertà di espressione e di impresa. Ed è intesa in questo senso che rappresenta per Unita un tema centrale di attenzione e riflessione. Perché le penalità di genere sono per le attrici particolarmente incidenti, ed esiste un divario percentualmente importante e preoccupante sia sul piano occupazionale che retributivo con i nostri colleghi uomini. Ora una nostra proposta per il Ministero consiste nel sostituire la premialità già esistente all'interno dei contributi selettivi, con una sezione a parte, a sé stante, dedicata appunto ai film che per adesso chiamiamo Woman Driven; come avviene per esempio appunto per le opere prime e seconde. Su un progetto, un modello virtuoso di un progetto Eurimage di qualche anno fa; a quello ci siamo un pò ispirati. Il progetto di film dovrebbe avere almeno il 60% di figure femminili, di cui il 40% in ruoli apicali, e il restante 20% in ruoli secondari ma comunque fondamentali. La nostra proposta è più articolata e sicuramente perfettibile ma ci auguriamo che venga accolta. Per avvalorare questa esigenza che abbiamo appena espresso vorrei darvi solo dei dati che ci sembrano molto interessati e che vengono dall'osservatorio nuovo IMAE sull'impiego delle figure femminili dell'audio visivo. Da questa ricerca sull'impiego delle attrici fatta sul repertorio, si evidenzia che il 35% dei ruoli è coperto da donne; e il 65% da uomini. Sui ruoli primari il rapporto è 33% donne; 67% uomini. Sopra i 55 anni il rapporto di presenza dei sessi passa addirittura al 25% donne, 75% uomini. E fino a qui, purtroppo, niente di nuovo. E' evidente che l'accesso al lavoro e la resistenza nel mondo del lavoro penalizzi le donne. Anche nei film corali, e che narrazione e sistema produttivo premino soprattutto gli uomini. Però se noi proviamo a leggere quegli stessi dati, i dati del mercato, con uno strumento diverso, che è quello dei diritti connessi, ci accorgiamo di qualcosa di veramente interessante; perché guardando al mercato da questo punto di vista le cose vanno diversamente rispetto alle opportunità di lavoro. E infatti nell'elenco dell'AIE, che sono gli Artisti, Interpreti, Esecutori più pagati in ragione della diffusione delle opere, ai primi posti ci sono donne. Questo è un dato molto interessante, perché indica che il pubblico vede di più i film dove le donne sono protagoniste; e che questi stessi film sono i più replicati. Quest'anno abbiamo assistito a due fenomeni incredibili da botteghino che hanno sbaragliato luoghi comuni e false convinzioni. Due registe, Greta Gerwig e la nostra italiana Paola Cortellesi, raccontando storie femminili fuori dagli schemi, hanno abbattuto il pregiudizio che "se femmina, non incassa". E ci auguriamo quindi che siano solo le apripiste che il nuovo piglio e coraggio attraversi la scrittura la produzione e la distribuzione. Perché per fare evolvere la società bisogna cambiarne lo sguardo, e per cambiare lo sguardo, cambiamo insieme la rappresentazione. Grazie.


ANDREA OCCHIPINTI: Grazie mille Jacopo e Vittoria, chiamiamo ora sul palco Francesca Tozzi e il maestro Marco Bellocchio, che chiuderanno questa nostra conversazione.


INTERVENTO FRANCESCA TOZZI


Buongiorno, io sono Francesca Tozzi, sono una sceneggiatrice e faccio parte del direttivo di Writers Guild Italia, che è il sindacato degli sceneggiatori italiani. Oggi però vi parlo anche a nome dei colleghi di Cento Autori. L'intero settore audiovisivo si regge sulla materia più volatile che esista, le idee. A trasformarle in storie, e poi a realizzarle, sono gli autori, ovvero gli sceneggiatori e i registi. Su di loro di storie ne avete sentite sicuramente molte. Oggi le associazioni che le rappresentano vogliono cercare di comunicare meglio e più chiaramente la realtà di queste professioni. Per un ritratto realistico, abbiamo deciso di partire dal fondo dell'iceberg. Dagli ultimi arrivati. Non diciamo giovani, perché è un termine che spesso viene usato per sminuire la professionalità, per abbassare il prezzo, e inItalia, per questo settore, non significa quasi niente. A quarant'anni si possono avere 15 anni di esperienza o si può essere ancora in attesa dell'esordio, e anche questo evidenzia come questo non funzioni l'accesso alle professioni. Esordienti sono professionisti altamente formati che spesso a una laurea aggiungono corsi di specializzazione, tante volte sovvenzionati proprio dallo Stato, basta pensare alle eccellenze del centro sperimentale o al master finanziato da Rai Fiction. Ci viene chiesto di fare emergere voci nuove, di portare avanti idee originali, coraggiose, però poi quelle idee vanno vendute per spiccioli. E non è un modo di dire perché capita di cedere i diritti di una storia per cento euro netti. Ai giovani autori viene chiesto di lavorare a progetti che poi non firmano, o partecipare allo sviluppo del loro stesse idee. Si pretende che l'autore si accolli tutto il rischio di impresa, però dedichi anche tutto il suo tempo. Spesso e volentieri non pagato, e talvolta addirittura non contrattualizzato. Ai registi esordienti poi si chiede di sacrificare tutto, perché si realizzi il loro primo progetto, regolarmente a cifre ridicole, per non rischiare scommettendo su un nome sconosciuto. E' una guerra di logoramento. Non vince il migliore. Vince chi ha i mezzi e il supporto per resistere anni dando tutto e ricevendo quasi niente. Stiamo analizzando questi giorni un sondaggio che abbiamo fatto sui compensi, proprio per i registi e gli sceneggiatori delle nostre associazioni under 35 e i dati che emergono sono sconfortanti. Ma allo stesso tempo coerenti con il panorama nazionale: chi ha meno di 35 anni e ormai lavora abbastanza regolarmente, in media ha un reddito di circa 10.000 euro lordi l'anno. Non proprio il ritratto di un settore elitario. Infatti secondo i dati IMPS questa è la situazione in cui versano quattro giovani su 10 in Italia. Ma è l'inizio, la gavetta.... e poi... e poi non cambia niente, purtroppo, perché dal sondaggio 2022 di Writers Guild Italia, risulta che la maggioranza degli sceneggiatori italiani ha un reddito lordo di circa 25.000 euro. Anche le condizioni lavorative rimangono spesso identiche. C'è poco rispetto per l'autorialità, lavori irregolari che possono svanire nel nulla, in ogni momento, senza nessuna penale, pagamenti irrisori rispetto al budget delle produzioni che si basano proprio sul lavoro degli sceneggiatori; e nessun sostegno nel tempo che passa fra un progetto e l'altro. Un periodo delicato ed inevitabile che in particolare per i registi di cinema dura da anni. E poi c'è lavoro invisibile, fuori dal set, ricerca e post produzione che non viene mai conteggiata. Si lavora male. E questo perché il lavoro autoriale non viene considerato vero lavoro, eppure genera ogni anno milioni di euro nel settore audiovisivo. Ora, noi facciamo questo lavoro perché ci crediamo. Perché crediamo che l'intrattenimento possa essere di qualità e che l'arte non debba parlare solo a se stessa; crediamo nel compito fondamentale di raccontare. Raccontare la nostra storia, il nostro patrimonio, il nostro presente e il nostro futuro. Ne sentiamo la responsabilità e vogliamo tutti lavorare perché la gente corra al cinema o non si stacchi dal divano in attesa della prossima puntata. Vogliamo le sale piene e non gli sprechi; vogliamo scalare le classifiche, anche internazionali. Per farlo però bisogna ripartire da... da qui. Dalle idee. E da chi ci lavora. Perché chi è autore si senta non di fare un hobby a fondo perduto, ma di avere un vero e proprio mestiere, fatto di doveri, ma anche di diritti, con sostegni e garanzie. Come ogni altra categoria di lavoratori. Perché a raccontare le storie che appartengono a tutti non sia solo chi può permetterselo. Gli autori chiedono di far parte delle commissioni per i contributi selettivi, insieme ai produttori e agli altri attori del settore, perché tutte le parti devono funzionare insieme, in armonia, perché il sistema sia sano. Ma il sistema deve anche cambiare qualche regola. Writest Will italia, cento autori e anac, che insieme rappresentano tutti gli autori italiani, sono le prime sigle in Europa a lavorare a un contratto nazionale per le categorie dei registi e degli sceneggiatori. Sono in contatto con i protagonisti del settore, con le nostre controparti e soprattutto con i ministero. Chiediamo che si apra un dialogo, pretendiamo ascolto e rispetto.

INTERVENTO MARCO BELLOCCHIO


Beh, l'intervento bello, mi ha colpito. Perché... appunto, parli tranquillamente e giustamente di disuguaglianze, di sfruttamento, di categorie in condizioni assai diverse; ma anche all'interno delle stesse categorie c'è chi è più ricco e chi è più povero. Ora... allora, prima ascoltavo i vari interventi e ho detto... "che parlo a fare", però il tuo intervento forse giustifica le poche parole che dirò, brevissimamente, che sono. Lo leggo. Ascoltando tutti gli interventi ho l'impressione che tutti abbiano ragione, che tutti abbiano detto delle cose sensate, nell'interesse delle categorie che rappresentano. Eppure le disuguaglianze esistono, tra categorie e categorie, e all'interno delle singole categorie. Per esempio, non tutti i produttori sono ricchi. Quando io ero giovane i produttori erano tutti ricchissimi.... ci sono anche dei produttori che sono molto poveri. Sembrerebbe strano, ma è così. lo stesso per i registi, gli sceneggiatori, gli attori... (una persona prova a parlare, senza microfono, farà nuovamente l'intervento più avanti)... Appunto sugli attori avete parlato benissimo... Nel senso che la signora Puccini ha detto giustamente che numerosissimi sono gli attori che non guadagnano abbastanza per sopravvivere dignitosamente. Questo è vero, è una cosa importantissima, perché credo che la categoria degli attori sia la più numerosa. E poi gli scenografi, i costumisti, e ancora più numerosa credo sia la schiera degli assistenti, degli aiuti... che non possono essere più volontari ma restano poveri e sfruttati. Forse per queste disuguaglianze, così ramificate, e in categorie diverse, non è mai stato possibile, nella storia del cinema... Io, scusate, parlo dal basso, dall'alto, lateralmente della mia età, quindi dalla mia lunga esperienza, insomma. Non è mai stato possibile della storia del cinema e dell'audiovisivo italiano lottare tutti insieme. Non ricordo nella mia lunga esperienza uno sciopero del cinema e dell'audiovisivo insieme. Magari molti stavano a casa, andavano a mare, approfittavano per fare dell'altro, una grande attrice invece di venire qui è andata a giocare a tennis. Ma insieme, tutti uniti, non ne ho un ricordo. Come mai, eppure il cinema, più che della televisione, è stato di sinistra. E parole di sinistra sono echeggiate e riecheggiate nelle nostre assemblee dellANAC, dell'ACI, anche di estrema sinistra. Ora, il mio messaggio, oggi cinque aprile è molto moroteo, brevissimo. Diversamente da Moro, che parlava cinque o sei ore, ed era anche un modo per sfiancare gli avversari... Come disse Moro nel suo ultimo discorso all'assemblea Nazionale.. Qui se ci fosse Fabrizio Giffoni potrebbe recitarlo: "Restiamo uniti, siamo uniti". Dite voi: "Ma cosa parli a fare, siamo uniti". Lo so, ma restiamo uniti, perché ricordo anche l'apologo di Melenio Agrippa, ero alle elementari, dicevano, se non ricordo male, che mise pace tra patrizi e plebei. Tra chi non ha una lira e chi sta bene. E ricordo Antonio Gramsci che volle intitolare il quotidiano del nascente partito comunista, l'Unità. Cambiando tono, noi non dobbiamo nascondere le disuguaglianze, sarebbe ipocrita far finta che non ci sono. Ma dobbiamo sforzarci di darci una mano, di trovare l'Unità perché siamo in un momento di eccezionale emergenza, penso anche ad un'Emergenza mondiale: alle guerre, un numero spaventoso di vittime, alle migrazioni inarrestabili, al clima. Insomma, in questo momento precatastrofico dobbiamo cercare di ridurre, (non dico rinunciare) di ridurre la nostra rabbia per le ingiustizie che alcuni di voi subiscono ogni giorno. In pericolo, se non di povertà, di angosciosa precarietà, e confrontarsi possibilmente tutti uniti con la politica che legittimamente comanda, e che ha oggi il potere di decidere. Che legittimamente comanda perché ha avuto il voto dei cittadini, la maggioranza. Dire: "Ma tu sei un privilegiato, tu non hai il mutuo da pagare, tu sei in pensione e lavori ancora, tu non hai figli" oppure, la nota comica: "Tu sei candidato ai David, fai parte della combriccola", ho letto anche questo... è una posizione perdente. Forse dico delle ovvietà, ma ripeto, vedo tanta unità, se c'è tanta unità siamo fortissimi, insomma. Ho concluso. Se ho parlato a vanvera, scusatemi, almeno sono stato breve. La 180, approfitto per ricordare Franco Basaglia, di cui ricorre il centenario, la 180 mi difende da un ricovero coatto. Grazie.

SPAZIO PER LE DOMANDE


Intervento Luca Ricciardi, archivio audiovisivo del movimento operaio democratico italiano


Buongiorno, non solo una testata, volevo però portare la mia adesione. Sono Luca Ricciardi, archivio audiovisivo del movimento operaio democratico italiano. E' molto bello vedere tutte queste sigle rappresentate insieme; volevo portare all'adesione di un'altra parte di questo comparto che credo sia fondamentale, che è quella degli archivi e delle cineteche che conservano il cinema; ma anche negli ultimi anni forniscono il materiale per i film che si producono. C'è qui Marco Bellocchio. Noi qui conserviamo alcuni dei suoi film, abbiamo anche dato molto materiale per le ultime opere di Marco che sono piene di archivi. E allora due note: la prima è che in questa legge cinema, quella che appunto c'è da otto anni, sono state garantite per tre annualità dei contributi alla digitalizzazione del materiale d'archivio, che come sapete è la condizione essenziale per la sua tutela, e per la rimessa in circolazione dei suoi materiali. Queste tre annualità sono esaurite e non ci sono più bandi per la digitalizzazione. Naturalmente non hanno potuto che garantire la digitalizzazione di una piccolissima parte del patrimonio che c'è. L'altra nota è che la legge che prevede naturalmente benefici per le imprese, non permette che un archivio audiovisivo, a meno che sia un'impresa... ma noi non siamo imprese, siamo una fondazione, siamo nel no profit, siamo enti del terzo settore... Non prevede che possa essere Coproduttore. Questa è un'anomalia, perché molti produttori ci chiedono di sostenerli... non è il caso di Marco Bellocchio, ma ci sono molti emergenti che hanno bisogno, magari usano molto materiale d'archivio e non possono permettersi i costi di questo materiale, che come sapete spesso sono costi alti; e ci chiedono di sostenerli entrando in coproduzione, e noi non possiamo; perché se un soggetto che non è impresa entra nella compagine produttiva il film perde i benefici di legge. Allora forse andrebbe in qualche modo rivisto questo aspetto, magari limitando la percentuale, però andrebbe rivisto. Ultima cosa, e lo dico anche perché sono con Valeria anche qui, rappresentante di film affect, una piccola società di produzione che si occupa di documentario, credo che la difesa di un'unità come la nostra, se non vuole essere di retroguardia, ma vuole rilanciare, deve passare per la difesa dei più fragili, delle anomalie, di quelle realtà che

sperimentano. Perché questo permette veramente un rilancio. Grazie.


Intervento Luigi di Fiore, direttivo del Registro Attori Attrici Italiani (RAAI)


Grazie io sono Luigi di Fiore e faccio parte del direttivo del Registro Attori e Attrici italiani. Era semplicemente per chiudere la patentesi che ho aperto inavvertitamente perché plaudivo alla citazione del maestro, quando ha nominato la categoria attoriale. Io sono molto felice di essere qui, vedo un'energia straordinaria, concordo ampiamente con quello che è stato detto; soltanto nello specifico, mi sembrava giusto sottolineare che quando ho ascoltato alcuni interventi, si è citato molto spesso la categoria dei registi, degli sceneggiatori, evitando di nominare gli attori. Io penso che in questo momento storico... anche se l'intervento di Unita, per carità, ha sottolineato e evidenziato... Dico solamente che nel lessico comune che sentivo in un paio di occasioni, dimenticare la figura dell'attore io penso che invece in questo momento storico dovrebbe...


ANDREA OCCHIPINTI: Luigi, ci sono due attori che hanno parlato, ci sono centinaia di maestranze che non hanno parlato oggi...


LUIGI DI FIORE: Sisi, non era polemica questa mia. Non voleva essere assolutamente polemico. Semplicemente plaudivo alla citazione del maestro, avevo fatto un'interruzione involontaria, desideravo sottolineare la motivazione.


ANDREA OCCHIPINTI: Grazie Luigi.


Intervento studenti RUFA


Salve, sono Marta Maselli una studentessa della RUFA. Sono qua con la mia classe internazionale, studiamo regia. Vorrei fare una domanda a nome dei miei compagni di classe internazionali, ovvero come studenti internazionali, come possiamo farci strada nel campo cinematografico italiano e soprattutto come possiamo effettivamente supportare l'industria, farci vedere e cercare di spingere per aiutare anche noi?


SIMONETTA AMENTA: Ciao, grazie, intanto è ballo avere anche i giovanissimi, anche se non dobbiamo usare questo termine. Super-pre esordienti. Beh, per me intanto studiare ovviamente è importante, poi presentatevi a tutti noi produttori; provate a fare i cortometraggi, provate a fare qualcosa per... sperimentate. Come diceva prima Luca la sperimentazione è fondamentale. Noi stiamo chiedendo di avere risorse per le opere prime, come ci sono sempre state, di averne ancora di più. Da parte mia di produttrice di una società di dimensioni medio-piccole dico, a noi piace sperimentare, siamo qui per questo, e come me sicuramente tutti i miei colleghi, ovviamente, quindi impegnatevi. Noi vi ascoltiamo, siamo qui per ascoltarvi e oggi serve anche per questo.


Intervento Elena Tenga


Mi presento, mi chiamo Elena Tenga e mi occupo di bandi di cinema. Io volevo aggiungere una cosa che hanno detto prima gli attori, Unita, perché è stato detto della parità di genere. Nel bando di produzione c'è una cosa che io vorrei che cambiasse, perché, per quanto riguarda quella voce, quella sulla parità, c'è scritto che il punteggio non è cumulabile. Vuol dire che se uno ha una regista donna prende sette punti; se non ha una regista donna ma ha una maggioranza della troupe tecnica donna prende 6 punti; se ha una sceneggiatrice ne prende cinque.


ANDREA OCCHIPINTI: Adesso non entriamo troppo nel dettaglio di...


ELENA TENGA: Aspetta, scusa, finisco, tanto è molto breve. Cosa significa. Che questi punteggi non sono cumulabili, quindi basta anche solo avere una regista donna per prendere sette punti perché è il massimo che si può prendere. Questo, questo voglio dire.


ANDREA OCCHIPINTI: Ah, ho capito, grazie, grazie per il suo intervento.


Intervento Lampo Calenda


Grazie, Lampo Calenda ho prodotto dei film e fatto anche altre cose nella vita, diciamo, sempre nel cinema. Una proposta: credo che se le associazioni di categoria, dalle più grandi, che già lo fanno, in parte, alle minori, a quelle più piccole, cercassero dei rapporti continuativi e strutturali con le associazioni di categoria corrispondenti negli altri paesi, entrando magari nelle federazioni europee; credo che ci sarebbe un grosso vantaggio per tutti quanti. Perché molte delle cose che a volte noi proponiamo qui in Italia nei confronti del ministero, per noi, si rifanno a dei modelli, quello francese per esempio, il più utilizzato. Laddove un confronto e una collaborazione tra categorie similari, può portare benefici enormi, di chiarezza soprattutto, di utenti e continuità, anche di rappresentanza nei confronti delle istituzioni italiane.


ANDREA OCCHIPINTI: Guarda, questo avviene già. A parte che ci sono delle associazioni europee, tipo EPC, European Producer Club, ma i confronti ci sono continuamente. Ieri all'ambasciata francese c'è stato il confronto tra produttori e distributori, italiani e francesi, sui vari sistemi nei due paesi. Quello che voglio dire è che poi noi dobbiamo adattarci alla realtà italiana, perché il nostro sistema è molto articolato e molto complesso e per molti indecifrabile, con le sue sfumature, quello francese è estremamente più sofisticato e più dettagliato. Esiste il concetto, che da noi non esiste di film indipendente, da noi inapplicabile. Il film indipendente che è finanziato da una televisione che non hanno più di due mandati: cioè, se hanno la free possono avere la distribuzione ma non tutto il resto; altrimenti non è più indipendente, altrimenti non rientra negli obblighi di investimento. Un altro aspetto è la cronologia delle finestre. Noi abbiamo combattuto e lottato solo per la prima finestra. 105 giorni o quello che sia. Non ci siamo mai preoccupati delle finestre di sfruttamento degli altri diritti, cioè del DVD, della Pay TV, dello SVOD, della Free TV. Questo è fondamentale, perché se tu dai una finestra di sfruttamento a tutti i diritti, quel diritto vale di più; e se questo è siglato dalle categorie per legge, hai la possibilità soprattutto per i più piccoli, di valorizzare meglio quei diritti. Questo per dirti, il confronto c'è, solo che poi dobbiamo calarlo nella realtà italiana.


LAMPO CALENDA: Ok, ti ringrazio Andrea, però, scusatemi, non è per speciosità, ma il punto che tu fai è diverso da quello che io sto proponendo. Io sto proponendo una cosa che tra l'altro ho fatto 20 anni fa quando avevo fondato la Federazione Produttori e Distributori indipendenti, che poi siamo confluiti in ANICA. L'ANICA ha cambiato lo statuto, ci ha dato due posti in consiglio di amministrazione, perché? Perché sui tavoli europei, per due anni, quando da vicepresidente sono andato all'estero, e in quell'epoca ero nel consiglio d'amministrazione di Media, stavo a Documentary e quindi, nelle varie occasioni avevo intavolato dei rapporti strutturali tra la federazione e le associazioni di categoria esteri. In particolare, vi dico, l'UPF, che è la più grossa...


ANDREA OCCHIPINTI: Scusami, dobbiamo dare spazio anche ad altre domande, o non riusciamo a...


LAMPO CALENDA: Ok, sintetizzo, sintetizzo solo, che una cosa è il rapporto strutturale con le corrispondenti, altra cosa è il confronto in occasione di un convegno. Grazie.


Intervento Luigi Lonigro, presidente dell'Unione distributori e editori cinematografici Anica


Buongiorno, Luigi Lonigro, porto il saluto dei distributori e editori cinematografici italiani, plauso tutti voi per questa straordinaria iniziativa. Ho visto brevemente passare su una delle slide il termine tax credit alla distribuzione, e volevo perdere un minuto Andrea, per ricordare a tutti che in realtà alcune interpretazioni nascono da un'errata denominazione. Il Tax Credit alla distribuzione in realtà è un tax credit al sostegno del prodotto. Il distributore non prende un euro dal tax credit, ma è solo un vagone da cui transita un contributo ministeriale che il distributore anticipa e che va tutto a decurtazione del PNI. Pertanto, in realtà, quello che voi definite e eleggete come tax credit alla distribuzione non è altro che un tax credit a sostegno della distribuzione di un singolo prodotto. Pertanto noi dobbiamo lavorare tutti insieme, no affinché ci sia una differenziazione, ma affinché la aliquota sia più alta per tutti. In questa fattispecie io vorrei lanciare la proposta, visto che lanciate delle proposte al MIC. E riguarda la distribuzione delle opere prime e seconde. Io credo che noi dobbiamo far si che il tax credit potenziato per le opere prime e seconde abbia un canale preferenziale, sia molto più alto. Dobbiamo cercare anche di portarlo all'80%. Questo non solo per far si che ci siano tante opere prime, ma che ci siano tanti spazi per le sale per queste opere prime. Pertanto dobbiamo dare una mano ai distributori e produttori, (i produttori a produrre e i distributori a commercializzare), senza correre particolari rischi. Ricordo a tutti che lavoriamo ancora in un mercato che performa circa 35% in meno rispetto al periodo pre-pandemico. Nel 2023 abbiamo avuto un tax credit potenziato per il cinema italiano del 50%, io ringrazio il Ministero, ringrazio Lucia Borgonzoni, ringrazio Niccolò Barelli, che hanno veramente in qualche modo fatte loro tutte le nostre richieste. Queste richieste hanno consentito a tanti film italiani di arrivare in sala nel '22 e nel '23 con un investimento importante del lancio e copie senza generare perdite enormi per i produttori. Perché ricordo a tutti che le spese di PNI sono a carico dei produttori. Pertanto più aliquota abbiamo a sostegno, più voi produttori correte rischi minori. Nel 2023 nonostante il tax credit potenziato, solo 12 film italiani sono andati in break even. Perciò immaginate cosa sarebbe successo se non avessimo avuto questo aiuto. Grazie.


ANDREA OCCHIPINTI: Quello che dici, Luigi, è verissimo. Però se esiste il concetto di produttore indipendente, deve esistere anche il concetto di distributore indipendente. Prima della pandemia c'era questa differenza delle aliquote sulle spese di PNI, di spese di lancio, e il motivo di questo era dare un piccolo vantaggio a quei distributori che non sono filiali delle televisioni. Perché come abbiamo visto, l'80% del cinema è distribuito da filiali di distribuzioni. C'è un 20% dove ci sta dentro pure Warner, quindi gli indipendenti saranno un 7%, che ha il resto del mercato. Dare un piccolo vantaggio, almeno sulle spese di distribuzione, per dire al produttore: "Se vieni con me, ci sarà un'aliquota di tax credit rispetto a se vai con la filiale della televisione". Era un piccolo vantaggio per compensare questo squilibrio. Tutto lì.


Intervento Mia Benedetta, Unita


Buongiorno, sono Mia Benedetta di Unita, volevo rispondere a quella ragazza che ci ha nominato. Noi, la nostra proposta, al ministero, è stata proprio in questo senso, cioè di eliminare nei contributi selettivi la premialità a punteggio, che tu dici: "Se prendi cinque se sei sceneggiatrice; prendi sei se sei attrice"; e via dicendo, e di aprire una finestra, come c'è per le opere prime e seconde; come esiste per i film difficili, apposta per le opere woman Driven. Avendo un 60%, cioè esagerando dall'altra parte, di presenze, spesso in ruoli apicali femminili.


Intervento Gianluca Curti, CNA, Cinema e Audiovisivo Nazionale


Buongiorno a tutti, sono Gianluca Curti, sono il presidente di CNA, Cineaudiovisivo, una delle associazioni che ha subito risposto al richiamo e gestire questa bellissima e storica giornata, visto che a memoria è la prima volta che siamo tutti insieme, attori autori attrici, autrici, produttori, distributori e produttrici, tutte le categorie. Unico punto sul discorso che stavi facendo tu adesso Luigi. Nella legge cinema a monte, ricordando che il tax credit nasceva per patrimonializzare le aziende di produzione indipendenti, realmente indipendenti, questo è un punto mi sembra abbastanza importante... la auto distribuzione dei produttori, perché, specialmente per le opere prime e seconde, e a volte anche per le opere terze, quarte eccetera... Alle volte per i produttori appartenenti alle piccole-medio aziende, alle PNI si apre il calvario. Tu produci un film, riesci a mettere insieme un budget, e poi inesorabilmente non riesci ad accedere alla distribuzione cinematografica, perché? Perché ci sono pochi distributori italiani in assoluto. Un tempo erano trenta, quaranta, oggi sono 7,8,9,10 forse, grandi medie piccole. Perché poi c'è un'enorme problematica di accesso diretto, protetto, strutturato, all'esercizio, quindi la mia è una proposta per una futura riflessione democratica, serena, di confronto, tra tutte le categorie, ma se noi non riusciremo a dare al produttore, alla produttrice al trentenne, alla quarantenne, che produce magari non da Roma, ma da Caltanisetta o da Pordenone, un'opera prima, seconda, ma anche quarta, magari anche bella, tre anni di lavoro, ma non riesce ad accedere in maniera degna, dignitosa e strutturata alla distribuzione sala, tutta la catena del valore che produciamo, compresi gli automatici a valle, non si creerà. Quindi io propongo come punto da affrontare nei prossimi mesi, tutte le categorie insieme, anche con gli amici del ministero, un ragionamento che agevoli l'arrivo a quello che è il più importante e primo sfruttamento della filiera commerciale che è la distribuzione in sala. Sennò continuerà ad esserci questa debolezza che è un punto importante.


ANDREA OCCHIPINTI: Gianluca, questo è un punto molto importante, come dicevo prima. Secondo me il punto fondamentale è il dialogo tra produttori e distributori. I distributori hanno il polso di quello che succede in sala, di quello che funziona in sala. Cioè se noi riusciamo a fare bene il nostro lavoro con i film stranieri, possiamo farlo anche con i film italiani, ma se il dialogo è dall'inizio. Perché dal confronto noi riusciamo a capire se il film ha senso, a che potenzialità potrà avere in sala, sapendo che le opere prime e seconde sono quelle più difficili, si fanno per altri motivi. Da questo dialogo possiamo fare dei film che hanno più impatto in sala.


Intervento Enrico Mereu, ACS, Associazione Creatori di Suoni


Salve, buongiorno a tutti, sono Enrico Mereu, sono un creatore di suoni, facente parte da poco di un'associazione che non è neanche presente ma esiste, ACS, e quindi in avanscoperta volevo dire che dato la voce è di tutta l'industria cinematografica, non ho sentita nominata la post-produzione mi sembra, per esempio, dove sono previsti i montatori scena, i sound designer, i montatori del suono che sono delle figure artisticamente e tecnicamente molto preparate. E quindi auspico brevemente che le produzione possano essere messe in condizione di ricevere sia il supporto logistico e economico per permettere anche a noi, che siamo alla fine della filiera, di ricevere non a regime dei minimi, oppure come spesso succede la produzione che arriva e fa: "E' ci sono rimasti questi soldi, fateveli bastare perché faremo i prossimi lavori con voi". Mi auguro che si crei un regime dei minimi, anche a livello nazionale, dove venga tutelato anche il lavoro di noi che lavoriamo nella post-produzione, in particolare ripeto, nella filiera del suono.


Intervento Gaetano Blandini


Buongiorno, Gaetano Blandini. Intanto volevo fare i complimenti agli organizzatori. Ero venuto con la mia "Badante", che è Nicoletta Ercole un pochino prevenuto, perché in quarant'anni che sto nel settore, ho fatto il direttore generale, funzionario, dirigente, direttore del cinema, direttore della SIAE, ho fatto un sacco di cose, di queste iniziative ne ho viste e sentite tantissime, e ho sentito e visto raccontare il libro dei sogni. Oggi non ci avete raccontato il libro dei sogni, e questo è un passo avanti importantissimo, Simonetta che ricordo da quando mi "Stalkerava", però sei rimasta uguale... Vedo tantissime sigle e questo è un altro segnale importante. Ha detto mi pare Marco Bellocchio, certamente più autorevole di me, quanto è importante restare uniti, perché uno dei problemi del nostro cinema, della filiera, dell'industria cinematografica è sempre stata l'eccessiva frammentazione, sette associazioni di autori, dodici associazioni di interpreti e esecutori, ANICA, APA, tutto il mondo è suo cugino, ilmio amico Gianluca Curti, insomma, tanta divisione, adesso vedo unità ed p importante. Mi permetto, da giovane vecchio, vecchio giovane burocrate anche del ministero di suggerire di fare una gerarchia di priorità delle cose che chiedete. Perché non vorrei che sfilano... Adesso dico una cosa che abbiamo tutti nel cuore, che è la parità di genere... Che sfilano una faggianella, una cosa semplice... Non vorrei come è bella boiserie, bello tutto, non te pago. Bisogna fare un ulteriore passo avanti, stabilire veramente delle priorità, capire quali sono le due tre cose irrinunciabili per garantire una ripartenza, un rilancio, la produzione dei più fragili, e ultima cosa che mi permetto sempre di suggerire, bisogna suggerire anche delle norme, dei paletti, che consentano di fare pulizia anche all'interno del settore. Lo dico perché da papà del tax credit, l'ho fatto quando ero direttore del cinema con due poverette, stavamo sempre a Bruxelles, uno degli aspetti negativi è che si sono svegliate delle persone e hanno detto: "Che palle fare l'impiegato, mò faccio il produttore". E nel fare questo, siccome sono anche molto smart, sono bravissimi a fare costi sopra la linea, inesistenti, fatture false, che poi vanno a danno e a decremento del 99% delle persone per bene, che fanno questo mestiere con fatica, lo fanno con correttezza, lo fanno con trasparenza, lo fanno non essendo miliardari. Perché come è stato ricordato ci sono quelli più bravi, più fortunati, che hanno fatto anche i denari, e quelli che sopravvivono, fanno un lavoro come un altro. Scusate, mi sono permesso di dare dei suggerimenti.


ANDREA OCCHIPINTI: Grazie Gaetano, d'accordissimo, sono anni che segnaliamo delle anomalie e continuiamo a segnalarle, perché le vediamo, stanno arrivando dei correttivi.


Intervento Patrizia Fregonese De Filippo


Ciao a tutti sono Patrizia Fregonese De Filippo, regista, sceneggiatrice e produttrice per forza, volevo collegarmi proprio a quello che ha detto Vittoria Puccini, la realtà delle donne nel mondo del cinema e invece basterebbe, e questo è un appello ai produttori veri. Basta guardare il successo che hanno le serie coreane, tipo le K-Damas, e vedere la maggior parte delle serie ha dei protagonisti femminili, hanno tantissimo successo e milioni di followers. Quindi la preghiera è: allargate lo sguardo, il pensiero e l'anima, e pensate che le protagoniste donne fanno anche cassetta. L'altra cosa...


ANDREA OCCHIPINTI: Il campione di incasso quest'anno lo ha dimostrato.


PATRIZIA FREGONESE DE FILIPPO: Lo ha dimostrato, bravissimo. L'altra cosa è: sto lavorando ad un progetto, a una proposta per gli over 50. Perché senza nulla togliere agli under 35, c'è anche un'altra problematica, quella di chi è più grande. Se ne fa un gran parlare ultimamente sul web, con Mujeres, con Associazioni, sto dialogando su questo. Noi, over 50 abbiamo bisogno di una proposta concreta da aggiungere alla legge cinema.


ANDREA OCCHIPINTI: Ho visto anche il plauso di Bellocchio. (Risate)


PATRIZIA FREGONESE DE FILIPPO: Bravo Bellocchio, Bravo Maestro.


Intervento Simone Gattoni


Buon pomeriggio. E' tutto molto bello, è tutto molto unito. Però, cosa facciamo adesso. Perché non chiediamo al ministero un incontro con due rappresentanti di tutte queste sigle e che ci ascoltassero, perché noi se non ricordo male li abbiamo invitati qui oggi, ma non si vede nessuno, quindi... non facciamo cadere questo bel movimento, questa unione nel vuoto. Rilanciamo subito, chiediamo un appuntamento e parliamoci.


ANDREA OCCHIPINTI: Ma soprattutto perché ci sono delle persone dalla nostra parte: la Borgonzoni ma anche il Ministro nel TUSMA ha dimostrato che rispetto ad altre figure politiche che attaccano con una narrazione ripeto, anche assurda... dobbiamo avere un dialogo anche con le televisioni, con i broadcaster, perché sono loro le nostre controparti.


Intervento Moira Mozzantini, associazione degli Agenti e dei Rappresentanti di Artisti


Buongiorno a tutti, grazie di questa iniziativa, volevo solo portare il saluto della mia associazione, che è l'associazione degli agenti e dei rappresentanti di artisti, mi unisco al discorso di Simone Gattoni di portare avanti questo discorso con la politica per ottenere dei risultati. Noi come agenti conosciamo le problematiche di attori, attrici, registi, sceneggiatori e quindi possiamo portare un contributo in questo senso e questo vogliamo fare. Grazie comunque per aver organizzato tutto questo.


Intervento Giulia Sablone


Ciao, mi chiamo Giulia Sablone e lavoro in una piccola casa di produzione, ho 27 anni, lo dico come under 35 e lo scenario che vediamo noi ragazzi è pre-apocalittico, e di un'industria che è in difficoltà. A noi ci piacerebbe dare più una mano, anche con un nostro tipo di sguardo anche volto al futuro del cinema, ma molto spesso abbiamo difficoltà ad essere ascoltati, anche all'interno di società di cui facciamo parte, di contesti in cui facciamo parte, dove l'esperienza ovviamente gioca un valore grande, ma ecco, se magari quando ci possono essere in vista delle proposte, o delle proposte di legge, o dei decreti, o qualcosa che ci sia una nostra rappresentanza in qualche modo potrebbe essere un modo per avere una visione di futuro del cinema e possiamo provare a contribuire un po’ per far rifiorire tutta l'industria. Grazie


Intervento Ilaria Cascardo, Associazione Scenografi, Costumisti e Arredatori


Buongiorno a tutti, sono Ilaria Cascardo, e faccio parte dell'Associazione scenografi, costumisti e arredatori. Lavoro come assistente nel reparto scenografia, e volevo riallacciarmi a una delle ultime domande, al che facciamo ora. Quali sono i tempi burocratici di quella che è l'accettazione del Tax Credit, anche se si parlava che ad aprile-maggio ci sarebbe stata una sorta di respiro. E' vero oppure ci saranno possibili slittamenti ancora. Si sa che il nostro è un lavoro in incognita, però capire effettivamente che tempi hanno queste cose.


CARLOTTA CA' ZORZI: Rispondo brevemente, ci sono degli iter piuttosto lunghi perché manca ancora il decreto di Riparto che è il primo decreto che definisce le risorse per le singole linee di intervento, poi ci deve essere il decreto tax credit. Uno degli obiettivi della nostra iniziativa è stato proprio quello di accelerare questi tempi, di ascoltarci sugli aggiustamenti necessari ma di fare presto. Si parlava di prima dell'estate, forse avremo dei tempi più brevi...


ANDREA OCCHIPINTI. Ho sentito fine Aprile. Sarebbe fantastico.


CARLOTTA CA' ZORZI: Colgo lo spunto invece di Simone Gattoni per usare le conclusioni di questo nostro incontro e di questa partecipazione così ampia per andare dalla politica e cercare anche di agevolare questo rapido intervento in attuazione della riforma.


Intervento Giovanni Parisi, Cartoon Italia


Salve, Giovanni Parisi, sono iscritto a Cartoon Italia, abbiamo una piccolissima società di produzioni, che prova a fare cartoni animati, che è complicatissimo. Ho apprezzato tanto il discorso aperto in questo documento. In attesa dei tempi lunghi, dei cambi di legge, dei decreti, proverei a chiedere, se è possibile, visto che si parla anche di Rai Kids qua. Noi abbiamo avuto diverse volte a che fare con Rai Kids ma invece rai cinema non finanzia i cartoni animati ma è abbastanza complicato. Essendo la rai un ente autonomo dal governo, se la rai già adesso voglia pensare a una quota da dedicare ai lungometraggi e ai film a cartoni animati, per noi sarebbe ben accetta, quindi c'è solo una volontà gestionale e non amministrativo politica e per il comparto che non è solo animazione, manche doppiatori e tutto quello che comporta l'animazione, per noi sarebbe un segnale di luce. Leggevo qui che i bambini non possono crescere con i cartoni animati stranieri, noi abbiamo vinto un selettivo al ministero sulla storia d'amore tra Boccaccio e Fiammetta, selezionato a carton Movie, Selezionato al MIA, ma in attesa di avere rapporti con la Rai. Speriamo che oggi sia un giorno nuovo.


Intervento


Grazie mille, io volevo dire questo. Mi ha anticipato in qualche modo Blandini, perché quando richiama alle priorità, non solo importanti solo a livello di interlocuzione con il ministero ma anche a livello stampa. Quindi anche nell'alveo, del solco dell'unità auspicata anche da Bellocchio, io vi chiedo una priorità da comunicare oggi. Di tutto quello che chiedete, la prima cosa da fare nel rispetto delle influenze, nell'assorbimento delle diseguaglianze, perché sia appunto unità. Una cosa che doveste indicare come prioritaria oggi quale sarebbe? Grazie,


ANDREA OCCHIPINTI: Secondo me, siccome sappiamo che c'è una tempistica per il tax credit che è fondamentale, che è il decreto più importante che stiamo aspettando, una cosa che si potrebbe sbloccare, e ci auguriamo succeda presto, sono questi benedetti automatici, dato che poi ci hanno detto che ci sono nuove assunzioni in arrivo... semplificare le procedure per quelli. Quelli sono dovuti da 4 anni, per cui è una cosa che le aziende aspettano e sono soldi che vanno reinvestiti in nuove produzioni. Almeno, sono una boccata di ossigeno. Penso.


SIMONETTA AMENTA: Io aggiungerei solo: Avere tempi certi. Apertura del tavolo. Anche questo è un tavolo. Ascolto.


ANDREA OCCHIPINTI: Dici da parte dei giornali, che ci diano spazio rispetto a questo; l'ascolto rispetto a quello che noi abbiamo chiesto.


Intervento Francesca Cima


Uno dei motivi per cui abbiamo convocato questo è correggere la comunicazione sul nostro settore, far capire chi siamo, cosa facciamo... io inviterei anche chi si occupa di informazione, comunicazione, ma anche chi poi amministra e legifera di venire dentro le nostre case di produzione, che sono piene di ragazzi, giovane, donne, che sviluppano, creano, che sostengono questa industria; e che capiscono cosa è accaduto con il sostegno pubblico. Noi siamo cresciuti, siamo diventati un'industria, vogliamo continuare ad esserlo, e quindi la cosa più importante è aprire un tavolo di confronto per stabilire anche insieme al governo, che è sicuramente dalla nostra parte, qual è la priorità.


Intervento Riccardo Russo


Riccardo Russo, sono un produttore. E' molto bello quello che è successo oggi. Io credo che bisogna approfittare di questo momento di unità per fare una domanda dal mio punto di vista politico, cioè, quello che non si capisce bene, a partire da qualche mese fa, quando è stato ridotto il canone dell'abbonamento Rai, che ricordo, è il più basso d'Europa; e ricordo che il servizio pubblico, unica garanzia in questo momento di mercato, in cui ci sono grandi concentrazioni globali, per proteggere un'identità culturale italiana. Allora io, quello che mi chiedo, rispondendo anche alla domanda del giornalista. La domanda che farei è: qual è il dibattito politico per cui bisogna ridurre l'ambizione sull'industria audiovisiva e culturale italiana" Quali sono le motivazioni in base alle quali una legge che era perfetta, quella del TUSMA, che la Germania, che è venuta dopo, ci ha copiato e applicato... Perché noi siamo dovuti andare a negoziare una cosa in ribasso. Qual è la motivazione politica da parte delle istituzioni per cui noi dobbiamo ridurre le ambizioni sulla nostra industria in un momento in cui stavamo crescendo. Questa secondo me i giornali e i media dovrebbero porre come prima domanda al governo, e dovrebbero mettere al centro non tanto l'esigenza di noi tutti che comunque facciamo parte dell’ industria, ma del consumatore italiano. Ora, togliere la sotto quota all'animazione o al documentario, perché? Cioè, qual è la motivazione. Perché noi dobbiamo avere dei figli che crescono con il prodotto internazionale e non il prodotto italiano. Perché i nostri figli devono soltanto guardare live action per ragazzi che vengono dall'America o cartoni animati. Questo è quello che strugge me. La motivazione politica e il dibattito politico per la riduzione di questa ambizione.


ANDREA OCCHIPINTI: Hanno fatto un lavoro di lobby pazzesco in questi mesi.


RICCARDO RUSSO: Ma le lobby esistono in tutti i paesi. Allora io non capisco perché la Germania, la Francia, la Scandinavia, paesi del centro Nord... Addirittura ci sono paesi dell'Europa dell'Est che ci hanno sorpassato a destra, e che fanno industria, fanno sinergia, fanno politica. Qual è la motivazione per cui noi dobbiamo ridurre la nostra ambizione, incluso il servizio pubblico.


Intervento Benedetto Albiv


Io credo che sia importante concludere uscendo da una polemica e dando un indirizzo, che è importante da sottolineare. Cioè noi non abbiamo in questo momento nessuna indicazione che si voglia diluire le ambizioni. Noi abbiamo un tema di narrazione. Noi abbiamo ricevuto degli sguaiati attacchi, e credo che la risposta unitaria che stiamo dando è la rappresentazione di un'industria che nel corso di questi anni è diventata un'industria che ha creato quasi 200.000 posti di lavoro di cui dobbiamo essere tutti orgogliosi. E il primo a essere orgoglioso è certamente il nostro Ministero di riferimento, che non deve mai dimenticare di difenderci. Però credo che dal punto di vista delle risorse noi non dobbiamo veramente in questa fase avere un atteggiamento, come dire, di "Chiagni e fotti", come si usa volgarmente dire. Noi siamo passati a un'aliquota del 40% in regime di urgenza e di emergenza, stiamo cercare di mantenerla anche nei prossimi anni. Stiamo cercando di togliere delle storture perché quella legge aveva delle cose che noi fin dal '21 abbiamo detto che dovevano essere messe a posto per evitare che ci possano essere degli attacchi alla nostra industria, che è nel 99% sana; e siamo stati i primi noi a portare al tavolo delle riforme importanti che definissero i criteri di accesso in modo tale che quello che potesse essere fatto attraverso anche l'utilizzo del tax credit diventasse anche patrimonio comune e che gli investimenti fossero tutti utili e necessari. Quindi io credo che quello che è importante che esca è un'unità forte di tutta la nostra filiera. Una capacità di avere una schiena dritta, di essere capaci e orgogliosi di essere definiti come industria importante di questo paese dal punto di vista industriale e culturale; di avere dietro di noi 200.000 persone che lavorano e che devono essere tutelate ogni giorno; e guardare al domani cercando di crescere, con le nostre risorse, con le nostre capacità, sapendo di avere a fianco un sistema pubblico che ci deve sostenere e che ci sta sostenendo. Io quindi non vorrei uscire con un tema di lamentela; perché è stata la premessa giusta che è stata fatta da Andrea all'inizio. Noi dobbiamo uscire con orgoglio, di un'Unità e di una capacità di essere capaci sul mercato, in un contesto che è difficile. Ma non è difficile perché le risorse pubbliche stanno diminuendo, è difficile perché stanno diminuendo gli investimenti complessivi sul mercato; è difficile perché una certa sbornia di investimento da parte delle piattaforme di streamer si sta riducendo. E' normale. E noi dobbiamo avere una capacità di resistenza, di resilienza, di ritrovamento e di sviluppo ulteriore che deve stare principalmente alla nostra capacità di stare sul mercato, di essere uniti, e di fare anche le richieste giuste.


Ultimo intervento


Un'ultimissima cosa. Mi ha fatto venire in mente Albiv una cosa importante. Noi dobbiamo pure essere consapevoli che dobbiamo aumentare anche la qualità dei prodotti e dei film che facciamo. Questo per noi autori è importante, che sia valorizzato molto di più il nostro lavoro; che ci sia dato il tempo giusto, le risorse giuste per scrivere le sceneggiature; riscriverle... Tu hai citato molto la Francia. In Francia ci sono addirittura i fondi per la riscrittura. Tutti noi dobbiamo metterci una mano sulla coscienza e lavorare di più e concentrarsi sulla qualità della scrittura, perché è sottovalutata. Si scrivono i film, anche la Rai: "Ci consegnate i film, una sceneggiatura dopo 3 mesi". Serve tempo per scrivere buoni film. Quindi su questo, credo che è un'altra delle cose sui cui noi autori dobbiamo... Questo è stato un importante incontro che afferma e ribadisce l’unità dell'associazione degli Autori WGI, ANAC 100 Autori e anche AIDAC. Questo volevo dire in chiusura.


Chiusura di Andrea Occhipinti


Grazie a Giorgio Ferrero per averci ospitato; a Elio e Omar per la diretta streaming; a Alex Copini che ha fatto le grafiche; grazie a tutti voi.

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