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Scrivere, per un attore, non è necessariamente un gesto da “autore”. Non c’entra l’ambizione letteraria, né la pretesa di diventare sceneggiatori. Scrivere è, prima di tutto, un modo per entrare nel personaggio da un’altra porta. Non più da quella della voce, del corpo, dell’azione. Ma da quella dell’ascolto interno, dell’immaginazione profonda, della costruzione silenziosa.
Per questo, oggi parliamo di scrittura come strumento d’attore. Un campo che nei percorsi di Focus Movie Academy trova sempre più spazio, soprattutto nei laboratori di scrittura attoriale, nelle preparazioni ai monologhi originali e nei training sull’analisi del testo. Perché chi scrive… recita due volte. Prima sulla carta. Poi davanti alla camera.
Iniziamo da un chiarimento necessario: questo articolo non parla di come diventare sceneggiatori. Parla di un altro tipo di scrittura: più personale, più intuitiva, più legata al sentire. Parla della scrittura come forma di indagine attorale. Come strumento per capire meglio chi è il personaggio, cosa vuole, cosa prova, cosa teme. E anche: chi siamo noi, quando lo interpretiamo.
La scrittura in questo senso è esperienziale. Aiuta a mettere ordine, a creare immagini, a trovare un ritmo. È un esercizio di connessione, di immersione e di consapevolezza.
Perché scrivere se voglio recitare?
La risposta è semplice: perché scrivendo impari ad ascoltare. E l’ascolto è il primo strumento dell’attore. Scrivendo, ti obblighi a stare con il personaggio anche quando non lo stai “facendo”, ma solo pensando. E questo ti porta a scoprire dettagli, emozioni, parole che forse non erano ancora emersi.
La scrittura può essere:
Un riscaldamento emotivo
Un’esplorazione del personaggio
Un modo per costruire background
Un diario di lavoro
Un laboratorio creativo personale
E soprattutto: scrivere significa dare tempo al personaggio. Fermarlo su carta, ascoltarlo con pazienza, trovare il suo lessico.
1. Lettera in prima persona
Obiettivo: entrare nella psicologia del personaggio.
Come si fa: scrivi una lettera che il tuo personaggio indirizza a qualcuno (un altro personaggio, un genitore, un ex, Dio, sé stesso). Usa la sua voce, non la tua. Lascia che emerga lo stile con cui scrive: è diretto? Confuso? Ironico? Emotivo?
Varianti:
Prova a scriverla dopo una scena chiave che stai studiando.
Rileggila ad alta voce come se fosse un monologo.
Questo esercizio è potentissimo per capire come un personaggio vede sé stesso. E spesso riserva sorprese.
2. Diario di un giorno qualunque
Obiettivo: immaginare il “fuori scena”.
Come si fa: scrivi una pagina di diario del tuo personaggio in un giorno non raccontato dalla storia. Non deve succedere niente di epico. Un lunedì qualunque. Una mattina in cui si sveglia, beve un caffè e pensa a sua madre. O al tempo. O a una ferita.
Questo esercizio ti aiuta a non limitarti al testo. A costruire quel mondo invisibile che l’attore porta in scena solo con uno sguardo.
3. Descrizione fisica da un altro punto di vista
Obiettivo: lavorare sull’esteriorità e sul giudizio.
Come si fa: scegli un altro personaggio della storia, e scrivi un paragrafo in cui descrive il tuo personaggio. Come lo vede? Cosa pensa di lui? Lo teme? Lo disprezza? Lo ama? È onesto o lo giudica?
Qui l’obiettivo non è la verità assoluta, ma la percezione. Capire come il tuo personaggio appare da fuori, per scoprire nuovi modi di incarnarlo.
4. Monologo interiore durante una scena
Obiettivo: allenare il pensiero interno.
Come si fa: prendi una scena del copione. Una dove il tuo personaggio parla poco. Poi riscrivila, ma solo dal punto di vista dei suoi pensieri. Cosa pensa mentre l’altro parla? Cosa vorrebbe dire? Cosa nasconde?
Questo è un esercizio utile soprattutto nel cinema, dove spesso il sottotesto è più importante del testo. Ti aiuta a lavorare sull’intenzione.
5. Riscrivi la scena con un finale diverso
Obiettivo: rompere la rigidità del copione.
Come si fa: prendi una scena e cambia il finale. Totalmente. Non per “giocare”, ma per esplorare quello che il personaggio avrebbe voluto fare davvero. E poi confronta: qual è la differenza tra ciò che succede e ciò che desidera?
Questo esercizio è utile per chi tende a recitare “per compito”. Ti costringe a prendere posizione. A scegliere. A far vivere un impulso, anche solo su carta.
Questi esercizi non restano sulla carta. Il consiglio è di portare queste parole in voce. Leggere ad alta voce. Registrarsi. Provare a trasformare una lettera in un monologo. A usare il diario come materiale emotivo per la scena. Perché scrivere per un attore è come disegnare prima di scolpire: non sarà l’opera finita, ma è ciò che ti permette di arrivarci più preparato, più profondo, più sincero.
In un’epoca in cui molti attori si confrontano con self-tape, audizioni digitali, progetti indipendenti, la scrittura è anche uno strumento di autonomia professionale. Ti permette di proporre, di creare, di produrre materiali che ti rappresentano. Ed è un allenamento costante alla costruzione di personaggi credibili.
Scrivere è fermarsi per ascoltare. È guardare un personaggio da dentro e da fuori. È scoprire che quella scena che non capivamo, magari ha un senso se la raccontiamo con parole nostre. Scrivere è un modo per restare dentro al processo anche quando non si è in scena, o in set.
E per questo chi scrive… recita due volte. Una con la penna. Una con il corpo.
E in entrambi i casi, se fatto con sincerità, vale tutto.
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