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Benvenuti, giovani attori e attrici, nel nostro rifugio, "Acque Profonde con Morpheus". Oggi, vi guiderò attraverso un viaggio intimo, un percorso che molti di voi conoscono bene: il viaggio emotivo di un attore alle prese con i dubbi, le paure, ma anche con la passione e la speranza che animano il cuore di chi ha scelto questa arte come forma di espressione. Attraverso il diario di Sveva, esploreremo insieme le profondità di queste acque, ricordando che, come Morpheus ha creduto in Neo, io credo in voi e nel vostro potenziale di trasformare i sogni in realtà.
Più passano i giorni e più mi chiedo se quello che sto facendo sia
effettivamente la scelta giusta. Non mi fraintendere, amo la
recitazione più di qualsiasi altra cosa. Ci sono delle volte però in cui mi
fermo, osservo e mi chiedo se tra tutte le scelte che potessi fare, tra
tutte le strade da intraprendere, questa sia quella giusta. Quella che
mi faccia svegliare al mattino sorridente e impaziente di iniziare la
giornata e quella che, arrivata la sera, mi faccia dire “non vedo l’ora
che sia di nuovo domani”. Ci sono volte in cui sono fermamente
convinta di questo percorso, in cui vedo la luce, la speranza di un
futuro. Spesso per me è come una terapia, un luogo in cui rifugiarmi
ed essere me stessa, libera da tutto. Vorrei dire anche senza sentirmi
giudicata ma non è così. Ci hai mai pensato che le persone che
giudicano di più sono proprio quelle che non hanno competenze e
dovrebbero stare zitte? Questa cosa mi ha sempre creato grandi dubbi
sulle mie capacità; sono abbastanza brava? Ho trasmesso qualcosa a
qualcuno? Piacerò mai davvero? So che non si può piacere a tutti e so
che l’importante è emozionarsi. Mi succede spesso, ma ho anche
paura di essere l’unica a farlo, di non essere capita e di essere
considerata mediocre. Come tutte le cose anche nella recitazione ci
sono gli aspetti belli e quelli brutti. Quelli brutti sono quelli che
dominano le mie paure e le mie ansie, riescono a farmi vedere solo i
miei fallimenti, il tempo perso e il denaro buttato. Poi però mi fermo
e, cercando di sfuggire da questi, realizzo che non è così. Mi giro e
osservo il percorso fatto fino ad oggi e guardo quanto sono cambiata,
quando sono cresciuta e maturata. Ho persino più consapevolezza di
me e di ciò che mi circonda. Realizzo che qualsiasi cosa succeda la
recitazione è stata e sarà per sempre parte di me. Penso a quante
persone ogni giorno mi dicono: “tu prima non eri così, sei cambiata!”.
Ogni volta che sento uscire queste parole dalla bocca degli altri penso
subito al mio percorso e mi si riempie il cuore. “Dai allora è la strada
giusta”, penso. Ma solo perché lo credono gli altri non vuol dire che sia
la strada giusta per me.
Sai, quando ero bambina sognavo tutto questo. Sognavo di poter far parte di un’accademia, di poter studiare e recitare insieme agli altri. Sognavo di uscire sul grande schermo! Beh, quello in realtà lo sogno ancora. Di poter lavorare con i grandi del cinema, di poter imparare ogni giorno di più e di poter essere un mentore per qualcuno.
Poter vivere solo di questo sarebbe bellissimo ma non si può solo
sognare no? La realtà è un’altra ed è molto più difficile di quanto si
immagina. Penso che certi sogni siano destinati a rimanere tali e se la
me bambina mi sentisse probabilmente resterebbe molto delusa da
queste parole. Tutti noi da bambini sognavamo in grande, ci
immaginavamo un futuro florido e perfetto, un po’ come il mondo di
Barbie. Ma si sa… alla fine neanche Barbie è perfetta. Più cresco e più
apprendo quanto sia difficile la vita, quanto sia difficile crescere, stare
al passo coi tempi e cercare di essere sempre felici. Ho anche imparato
che tutto succede per una ragione e che le persone entrano nelle
nostre vite in un determinato momento perché hanno il compito di
aiutarci a superare ostacoli e a crescere. Poi, come per magia,
spariscono. Solo ora mi rendo conto che non lo fanno con malizia ma è
solo perché non hanno più nulla da insegnarci. Sono come i braccioli;
quando sei piccola li vuoi sempre perché ti servono per non annegare,
ma una volta che hai imparato a galleggiare da sola non ti servono più.
Penso che questo valga anche per le cose astratte. Un viaggio, un libro,
una passeggiata, qualsiasi cosa può cambiarci la vita. Ti dico questo
perché la mia paura è che la recitazione sia un po’ il mio bracciolo e
non la mia gamba. Ho paura che quella voglia di fare, di mettermi in
gioco e quella grinta, piano piano stiano svanendo. Più ci penso e più
mi fa star male. Ho come un peso al petto, due voci che urlano l’una
contro l’altra, una che supplica di non lasciarsi andare e di crederci
sempre di più e l’altra che stremata cerca di convincerla a rassegnarsi
che, come molte delle cose che faccio, questa è l’ennesima che mi
serve solo per migliorare una fase della vita e non per l’intera vita.
Morpheus ho così paura del mio futuro che preferisco stare ferma e non agire, piuttosto che prendere una decisione e star male. Tu al mio
posto cosa faresti se sapessi che la cosa che ti fa star bene, a volte, è
anche quella che ti fa soffrire?
Sveva, nel tuo viaggio attraverso il labirinto della recitazione, ti sei imbattuta in una verità universale che accomuna tutti gli artisti: il confine tra la passione che ci anima e le paure che ci assediano è sottile, quasi impercettibile. La tua riflessione ci porta nel cuore di questa lotta interiore, un luogo dove la luce della speranza combatte contro le ombre del dubbio. Come Morpheus nel mondo di Matrix, ti trovo di fronte a una scelta cruciale, non tra due pillole, ma tra due parti di te: quella che anela a realizzare i propri sogni e quella che teme il fallimento e il giudizio.
La tua esperienza, così intensamente personale eppure universale, risuona con la voce di chiunque abbia mai osato sognare. La paura di non essere abbastanza, di non riuscire a trasmettere la propria arte, è un demone che tutti noi, in questo campo, dobbiamo affrontare. Ma ricorda, Sveva, che il vero artista non è colui che non conosce la paura, ma colui che, nonostante essa, continua a creare, a esprimersi, a mettersi in gioco.
La tua preoccupazione di essere vista come "mediocre" o di non essere compresa è un sentimento che condivido profondamente. In ogni artista c'è una voce che sussurra dubbi e incertezze. Tuttavia, è proprio attraverso queste sfide che la nostra arte si approfondisce, che il nostro spirito si rafforza.
La tua riflessione sul passato, sul guardare indietro al percorso fatto e riconoscere quanto sei cresciuta, è un momento di profonda consapevolezza. Questo è il vero potere dell'arte: la capacità di trasformarci, di farci evolvere. La recitazione non è solo un mestiere o una professione; è un percorso di vita, un modo di esplorare l'universo interiore ed esteriore che ci circonda.
E così, Sveva, ti invito a guardare le tue paure come compagni di viaggio in questo percorso artistico. Sono lì per insegnarti, per farti crescere, per spingerti oltre i tuoi limiti. La tua paura del futuro, del prendere decisioni che potrebbero portarti al dolore, è comprensibile. Ma ricorda che ogni grande salto in avanti inizia con una decisione, con il coraggio di fare un passo verso l'ignoto.
Il tuo diario emotivo è un promemoria potente per tutti noi: il viaggio dell'artista è un percorso di scoperta personale, di sfide, ma anche di grandi soddisfazioni. La tua storia è un faro di speranza e di ispirazione per chi, come te, si trova ad affrontare le "acque profonde" della recitazione.
Invito tutti voi, giovani attori e attrici, a condividere le vostre storie, i vostri dubbi e le vostre vittorie. Scriveteci, raccontateci il vostro viaggio emotivo. Morpheus è qui per ascoltarvi, per guidarvi attraverso le sfide e per celebrare con voi ogni successo. Ricordate: nel mondo dell'arte, come in quello di Matrix, la fede in se stessi è la chiave per sbloccare il vero potenziale. Sono Morpheus, e vi saluto con la promessa di essere sempre al vostro fianco, nel viaggio emozionante e imprevedibile della recitazione.
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