Monologo da The Bear

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Strade? Dove stiamo andando non c'è bisogno di strade!


~DOC

1,21 Gigowatt!


Ehi, amanti del cinema e della recitazione! Sono DOC, il vostro eccentrico e appassionato guida attraverso i meandri del tempo e dello spazio cinematografico. Oggi, abbiamo in serbo per voi qualcosa di veramente speciale: un'immersione profonda in uno dei monologhi più toccanti e significativi del cinema recente, quello di Richard in "The Bear". Preparatevi a un viaggio emozionale che esplora le complessità della paternità, della comprensione e dell'amore incondizionato.

MONOLOGO DI EBON MOSS-BACHRACH IN THE BEAR


MINUTAGGIO: 19:43 - 21:40

RUOLO: Richard

ATTORE: Ebon Moss-Bachrach

DOVE: Disney +


INGLESE


Ok, you know what? You're getting a little aggressive. And I think you should just pause and take a breath before you start driving. Man or woman, I'm not discriminating. It's dangerous to get behind the wheels when you're hysterical. Why the fuck does she keep calling? Hey, why do you keep calling me? What's going on with her? Is she crying again? What did you say? Well, I'd be crying, too. She's at this different school, and those kids are a bunch of fuckfaces. Hold on. Hold on. Can I just talk to her, please? Hey, sweetie. How are you doing? You're not doing so good? What's wrong? Oh, are you scared? What are you scared about? Yeah, I get it. But you know what? You're going to do great. I promise. And if you don't, I'm gonna give you $500. But you're gonna do great. And I'm gonna see you on Friday, right? Of... How could you? Of course I steel love you. I love you so, so mutch. I love you more and more everyday if that's possible. I just... No. I don't need to talk to Mummy. But call me after, you know, let me know how it went. Okay, I'm so proud of you, kiddo. I love you. I'm sorry, my daughter's going through a phase.



ITALIANO


Senti, Sydney, sei un tantino aggressiva, per favore fai una pausa. Fai un bel respiro prima di guidare. Non è perché sei una donna, non ti sto discriminando, è pericoloso guidare quando si è isterici. (Qualcuno lo chiama al telefono) Ma perché cazzo continua a chiamarmi? Ehi, perché continui a chiamarmi? Cos'ha che non va? Sta... piangendo? E tu che le hai detto? Comunque piangerei anche io. Va in una nuova scuola, e i ragazzini sono idioti patentati. Aspetta. Aspetta! Posso parlarci per favore...? Ciao tesoro, come stai, non tanto bene? Che c'è che non va. Oh, hai paura? Di che cosa hai paura. Si... ti capisco. Ma sai una cosa? Andrà alla grande, te lo prometto. Sennò ti darò 500 dollari. Ma... andrà tutto bene. Ci vediamo venerdì va bene? Certo? Come dici... Certo che ti voglio ancora bene. Ti voglio un mondo di bene, e ogni giorno che passa te ne voglio di più, se possibile. E' solo che... no... non passarmi la mamma... Però, mi raccomando, chiamami dopo, fammi sapere come è andata, ok? Sono fiero di te tesoro, ti voglio bene. Scusami, mia figlia sta passando un periodo difficile.



GRANDE GIOVE!



"Grande Scott!" Amici miei, avventurieri del tempo e dello spazio cinematografico, oggi ci immergiamo in un oceano di emozioni con il nostro caro Richard da "The Bear." Questo monologo non è solo un insieme di parole lanciate nell'etere; è un ponte arcobaleno che collega cuori e mondi, un faro di luce in una notte tempestosa.


Quando Richard risponde al telefono, inizialmente potremmo pensare di trovarci di fronte a un uomo frustrato, forse persino arrabbiato con l'incessante squillo del telefono. "Ma perché cazzo continua a chiamarmi?" Queste parole, amici, sono il grido di un uomo che si trova su un'isola deserta, circondato da un mare di incertezze. Ma poi, quando si rende conto che al telefono c'è sua figlia, il suo cuore si apre come un fiore al sole mattutino. La sua irritazione si trasforma in preoccupazione, in amore, in una disperata necessità di connessione.


"Ciao tesoro, come stai, non tanto bene?" Con queste parole, Richard estende una mano attraverso il mare tempestoso, cercando di raggiungere sua figlia, di tirarla su sulla barca della sicurezza e dell'amore. La sua offerta di 500 dollari, amici, non è semplicemente un tentativo di comprare la felicità o di placare le paure con il denaro. No, è un simbolo, un pegno di amore incondizionato, una promessa che, non importa quanto possa essere scuro il cielo, c'è sempre una stella da seguire.


"Ti voglio un mondo di bene, e ogni giorno che passa te ne voglio di più, se possibile." Queste parole, miei cari amici, sono il vero cuore pulsante del monologo. Richard ci mostra che, nonostante le tempeste che affrontiamo, l'amore di un padre per sua figlia è un faro che non smette mai di brillare. È un amore che cresce, che si approfondisce con ogni giorno che passa, un amore che può superare qualsiasi distanza, qualsiasi ostacolo.


Miei coraggiosi esploratori del cinema, il monologo di Richard in "The Bear" è una potente testimonianza dell'amore paterno, della forza della connessione umana e della capacità di superare le sfide insieme. Ci ricorda che, non importa quanto possiamo sentirci persi o isolati, l'amore e la comprensione hanno il potere di costruire ponti, di unire mondi, di guarire cuori.



INDIETRO NEL FUTURO!



"E ricordate," come il vostro fedele DOC vi direbbe, "nella vastità del tempo e dello spazio cinematografico, sono i momenti di connessione umana, gli atti di amore incondizionato, che veramente contano." Fino alla nostra prossima avventura, tenete stretti i vostri cari, esplorate con coraggio il mondo delle emozioni e non dimenticate mai il potere trasformativo di un semplice "Ti voglio bene."


DOC, fuori! E ricordate, amici, il cinema non è solo intrattenimento; è una macchina del tempo che ci porta nei luoghi più profondi dell'animo umano.

Adieu!


C'è quache monologo maschile che vorresti vedere analizzato? Scrivici!

DOC

Laureato a pieni voti in numerose discipline scientifiche, ama definirsi cultore di tutte le scienze. I suoi idoli sono i grandi scienziati del passato, come Isaac Newton, Benjamin Franklin, Thomas Edison e Albert Einstein, dei quali possiede i ritratti nel salotto di casa propria e che adora così tanto da chiamare il cane da compagnia che possiede nel 1955 Copernico e quello che possiede nel 1985 Einstein.

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