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Analisi a cura di...
~ ANGELICA ATTANASI
Antefatto:
una sera di fine ottobre, una cena con figli, fratelli e tanta allegria, un modo come un altro per festeggiare il passare degli anni.
Arriva il momento del regalo…mi viene consegnata una busta con le firme dei figli e dei fratelli, ignara la apro ed in un batter d’occhio da semplice estimatrice eccomi proiettata nel mio peggior incubo.
Ho una passione sfrenata per tutto ciò che racconta e rappresenta apocalissi in generale, vedo film e scrivo a volte di accadimenti che mettano alla prova l’etica umana oltre ogni ragionevole ipotesi di futuro.
Apro la busta ed ecco lì il biglietto, un viaggio nell’apocalisse con tanto di auguri di buon divertimento, reazione? Stupore sulle prime, poi neanche avessi vinto un milione di euro, comincio a saltellare felice come una pupa, la serata finisce ed il biglietto finisce nella mia agenda, da ottobre a Luglio c’è taaanto tempo.
Ed eccolo luglio arrivato quando meno te lo aspetti a tradimento, inizio settimana ho realizzato che il 5 era maledettamente vicino ed ho cominciato a provare un’ansia serpeggiante, cosa aspettarmi? Ce l’avrei fatta?
Mumble mumble, ma alla fine il mio spirito da folle ha prevalso ed ho preparato lo zaino con quel poco che ci era permesso portare e sono partita.
Treno alle sei del mattino, viaggio che Ulisse mi ha chiesto l’autografo, ed eccomi in quel di Villanterio, ridente paesino tra Lodi e Pavia, campi a perdita d’occhio e venti minuti a piedi sulla provinciale stretta come una fettuccia, vabbè prima prova passata anche se non nella lista.
Arrivata insieme ad un ragazzo incontrato sul pullman in un punto sperduto della campagna, una bandiera a segnalare che è il posto giusto.
Arrivati troppo presto abbiamo avuto il tempo di riposarci un po', troviamo dei militari che ci danno le prime indicazioni, intanto arriva altra gente.
Passiamo il controllo intorno alle 16.00 ed arriva il discorso di benvenuto, tutto meno che rassicurante, ci consegnano le mappe e le missioni da fare acqua ed una barretta energetica, niente altro da mangiare a meno che non porti a termine le missioni… si inizia.
Chiaramente arrivata da sola mi sono dovuta cercare un gruppo per agire, per fortuna non mi manca la faccia tosta e in mezz’ora avevo il mio gruppetto di avvenenti cavalieri.
Ragazzi eravamo un fiume in piena di persone una cosa inimmaginabile, i numeri parlano di 2000 sopravvissuti.
Si parte, all’inizio si cammina, si cerca, tattica vuole di risparmiare le forze per quando arriveranno i vaganti.
Me la cavo benino, alla fine la mia parte la faccio con onore, poi comincia il difficile, ci fanno mettere una tuta bianca anti contagio e li sentiamo arrivare, brutti rumorosi e veloci…ed ora si che si corre, sono le 19,30.
Ammetto che una certa ansia mi è salita, io che non sono una che corre… beh ho cominciato a correre, cavoli si.
Man mano che avanzava la notte la cosa si è fatta più difficile, niente luna, quindi ci si muoveva al buio, le torce in dotazione si accendevano a tratti per evitare di attrarre i vaganti, quindi immaginate…buio, ansia, terreno accidentato, che dire tutti gli elementi di un ottimo Horror, quanto avrei voluto avere Carol con me (n.d.r personaggio di The Walking Dead)
A tentoni abbiamo finito le missioni, recuperato i materiali per i fortini e finiti tutti in un posto chiamato “discarica” un nome una garanzia, intanto chi veniva “morso” finiva nella tenda medica, dove i dottori ti facevano fare una prova e se la superavi ti davano l’antidoto, personalmente ci sono finita due volte e per fortuna non erano morsi talmente tanto gravi da dichiararmi zombie.
Nell’ameno posto “discarica” tutti i sopravvissuti, ossia quelli ancora sani, si sono riuniti per costruire un fortino con grate in ferro e teli, i militari nel frattempo cercavano di tenere lontana l’orda.
Collaborazione è stata la parola d’ordine, senza tanti discorsi ognuno faceva qualcosa, è stato esaltante credetemi.
Questo succedeva verso le 24 e saremmo dovuti sopravvivere fino alle 4,30, orario in cui i vaganti sarebbero spariti per evitare il sole che li rallenta.
Inutile dire che il fortino comunque non ha retto e c’è stato un fuggi fuggi generale, della mia squadra non ho ritrovato nessuno e mi sono ritrovata ad improvvisare per sopravvivere, rimediato un telo nero abbandonato, per un paio d’ore sono riuscita a mimetizzare la tuta bianca e sfuggire ai vaganti, ma verso le 2 la mia caviglia malandata mi ha tradito e mi sono ritrovata circondata, alla fine la mia tuta era talmente macchiata da non essere salvabile.
Finalmente mi sono potuta sedere ed osservare gli altri correre inseguiti, credetemi non vedevo l’ora.
Una esperienza veramente bella, ben organizzata, niente lasciato al caso, la possibilità di creare gruppo, lavorare con lo stesso obiettivo…sopravvivere.
Mi sono stancata da morire, devo ammetterlo, ma ne è valsa la pena ogni minuto.
Non capita tutti i giorni che un sogno diventi realtà o come in questo caso…un incubo.
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