Friendzone: Analisi del Monologo di Zed e la Fine della Maschera del \"Bravo Ragazzo\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Zed arriva alla fine del film “Friendzone”, nel momento in cui tutte le illusioni si sono ormai sgretolate. Le bugie, i tentativi goffi di costruirsi un’identità più appetibile, gli stratagemmi per far ingelosire Julie – tutto è crollato. Questo discorso è il suo punto zero. È, in pieno stile rom-com, il classico "discorso finale", ma con una sfumatura interessante: non è tanto un appello romantico quanto una confessione di fallimento, seguita da un tentativo di rinascita.

Non voglio essere tuo amico, ti amo

MINUTAGGIO: 1:21:00-1:22:50

RUOLO: Zac

ATTORE: Mickael Lumiere

DOVE: Netflix

ITALIANO

Rose, lo so che mi senti, ti chiedo di ascoltarmi. Non sono affatto in Siberia, ti ho mentito. ti ho conosciuta, mi sono innamorato di te… ma non ho fatto niente. Mi sono detto che avevi bisogno di tempo, ma in realtà avevo solo paura. Paura di aprirmi, di essere rifiutato, e quando ho capito che dovevo fare una mossa era tardi, ero diventato un amico. Volevo che mi vedessi in modo diverso, così mi sono inventato una nuova vita. Ho provato a farti ingelosire. Non mi importa, non voglio essere quella persona. A me non interessa recitare un ruolo, e neanche a te dovrebbe importare. Io ti conosco. Conosco i tuoi pregi e i tuoi difetti. Le tue paure. Ti ho vista vulnerabile, senza filtri e… i miei sentimenti non sono mai cambiati. Io ti amo. Ti amo. Ascolta, so che se fossi stato meno idiota quella sera all’hotel sarebbe successo qualcosa. Dammi una seconda chanche. Sono cambiato, e questa volta sarò il vero me. Niente bugie, niente filtri, niente piani. Ti dimostrerò che non sono un tuo amico, o una storia passeggera. Voglio essere l’uomo della tua vita. 

Friendzone

"Friendzone" è una commedia romantica francese distribuita da Netflix nel 2021, diretta da Charles Van Tieghem. Si inserisce nel solco di quelle commedie sentimentali giocate sul confine tra la leggerezza da teen movie e la satira (molto annacquata) delle dinamiche relazionali moderne. È un film che prende un tema ormai ampiamente sviscerato, quello dell’amico innamorato messo “nella zona amicizia”, e lo porta in scena con un tono volutamente caricaturale. Al centro della storia c'è Zed, un infermiere pediatrico affettuoso, timido, gentile: lo stereotipo del “bravo ragazzo”. Ed è proprio questa gentilezza a condannarlo a restare incastrato nella friendzone da ogni ragazza che incontra. Quando conosce Julie, pensa di avere finalmente una possibilità. Ma – prevedibilmente – finisce di nuovo nel ruolo dell'amico confidente. A quel punto, con l’aiuto di tre amiche decise a trasformarlo in un “vero uomo”, Zed intraprende una sorta di addestramento sentimentale e fisico per diventare qualcuno da cui una donna possa sentirsi attratta sessualmente e romanticamente.

Il film gioca con una serie di cliché: l’uomo sensibile che deve diventare più “alpha” per conquistare la ragazza, la visione un po’ binaria dell’attrazione (o sei attraente sessualmente o vieni relegato all’amicizia), e soprattutto l’idea che la friendzone sia una condanna imposta da chi non ricambia un certo tipo di interesse.

Analisi Monologo

Rose, lo so che mi senti, ti chiedo di ascoltarmi. Zed parte da una richiesta di ascolto, non da una dichiarazione d’amore. Il tono non è supplichevole, ma quasi pacato, come se sapesse che tutto potrebbe già essere compromesso. “Ti ho conosciuta, mi sono innamorato di te… ma non ho fatto niente.” Qui si mette a nudo. Non parte con grandi frasi ad effetto, ma con un’ammissione: ha avuto paura. La paura che paralizza, che porta a rimandare, a osservare anziché agire. Questo è interessante perché sposta la responsabilità dal comportamento di lei alla sua inazione. Un ribaltamento rispetto alla retorica tossica tipica del concetto di friendzone. Mi sono detto che avevi bisogno di tempo, ma in realtà avevo solo paura.” Questa è forse la frase più densa del monologo. Zed si smaschera: dietro la maschera del “rispettoso” si nascondeva la fuga dalla vulnerabilità. È qui che il discorso diventa realmente interessante: il punto non è tanto l’amore non ricambiato, ma il modo in cui lui stesso ha sabotato il proprio desiderio pur di non rischiare il rifiuto.

Ho provato a farti ingelosire. Non mi importa, non voglio essere quella persona. Questa è la fase del pentimento. Si distanzia dalla performance messa in atto per conquistare Julie. Una recita che ha fallito, ma che soprattutto non gli somiglia. È la classica parabola del “cambiamento forzato per piacere”, seguita dal rigetto di quel cambiamento. Io ti conosco. Conosco i tuoi pregi e i tuoi difetti. Le tue paure.” Qui torna a rivendicare l’unico elemento reale del loro rapporto: la conoscenza reciproca. Non una conoscenza romantica o ideale, ma qualcosa di più concreto. Una relazione fatta di momenti quotidiani, imperfetti, autentici. In questo c’è una forma di rispetto per l’altro, che va oltre il desiderio.

Ti dimostrerò che non sono un tuo amico, o una storia passeggera. Voglio essere l’uomo della tua vita.” La chiusura è volutamente netta, quasi spiazzante. Zed, da insicuro cronico, si lancia in un'affermazione forte. Ma è importante leggere questa frase non come il trionfo dell’amore romantico, bensì come l’esito finale di una trasformazione interiore: Zed ha capito cosa vuole, chi è, e ha deciso di dichiararlo senza finzioni.

Conclusione

Questo discorso è uno sfogo liberatorio, in cui Zed smonta tutte le sovrastrutture che si era costruito per sembrare all’altezza. La forza del monologo sta proprio nella sua fragilità: non è brillante, non è retorico, non è perfetto. È una confessione. E in quanto tale, funziona.

Nel contesto di Friendzone, serve a chiudere un cerchio: Zed inizia il film cercando di piacere a tutti tranne che a sé stesso. Lo conclude provando, per la prima volta, a essere sé stesso senza paura di essere rifiutato.

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