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Analisi a cura di...
La scelta di sviluppare una serie intorno alle novelle di Anne Rice ha il pregio di una narrazione decisamente più articolata e profonda, che spesso, per ragioni di tempo, il film non può concedere. Difatti, in questo terzo episodio si esplorano le profonde differenze tra Luis e Lestat, che entrano in aperto contrasto sul modo di intendere la loro esistenza.
Luis, assertore convinto del fatto che non si debba necessariamente nutrirsi di umani, porta avanti il pensiero che la loro condizione possa essere letta e vissuta come giustizia divina, punendo chi merita di essere punito, sfruttando a proprio beneficio la capacità di leggere le menti e scovare il marcio negli uomini. Di contro Lestat, decisamente più pragmatico, lo mette di fronte alla difficoltà di lettura dei pensieri umani, in quanto fallaci di base.

Luis – desidero il sangue quando lo desideri tu, mi domando: non dovremmo essere più selettivi?
Lestat – ad esempio, ci nutriamo dei russi? Dei pacifisti? Definisci i parametri.
Luis – scegliamo i malvagi.
Lestat – e come facciamo a stabilire chi sono i malvagi?
Luis – possiamo usare i nostri poteri, leggere le menti.
Lestat – la caccia è puro istinto… la ragione tiene l’istinto prigioniero.
E nonostante un esercizio basato proprio sul principio enunciato da Luis, comunque non riesce a nutrirsi di un umano, per quanto abbietto esso sia. La delusione nello sguardo di Lestat sancisce la loro profonda differenza.
I dialoghi si mantengono sempre molto intensi, lo scambio tra i due rasenta la filosofia, che, al di là della loro essenza di vampiri, si può attagliare a qualsiasi esistenza dove due mentalità si confrontano. Siamo di nuovo nel locale, dove l’attenzione dei due viene attratta da una cantante di indubbio valore. Lestat dà mostra di sé mettendo in difficoltà Luis.
Lestat – se tu puoi fingerti vegetariano… io mi posso fingere sciocco.
La scena successiva dà un aggancio a Malloy per verificare tutta la storia di Luis, ma ne deriva una arguta dissertazione tra i due sugli scherzi della memoria e su come essa sia fallace, cancellando ciò che ci ferisce e creando quella che loro finiscono per chiamare odissea della reminiscenza (il ricordarsi in modo vago e impreciso di una cosa quasi dimenticata, N.d.r.). Malloy torna alle registrazioni del ’73, in cui la voce di Luis definisce Lestat “una mente inferiore dominata dagli istinti”, passando poi alle registrazioni appena fatte.
Luis – quelle cassette sono una semplice performance, questa è la premessa della vera intervista. È passato mezzo secolo ormai… concedi anche a me la mia odissea.

Si torna alla narrazione del 1917, esattamente sette anni dalla trasformazione. Tra Lestat e Luis si insinua Antoinette Brown, la cantante. Lestat promette e mantiene di non uccidere più di fronte a Luis, il quale si nutre di ratti per mantenersi in piedi; il rapporto tra loro diminuisce di intensità proprio per il fatto che Luis, non essendo adeguatamente nutrito, fatica a stare dietro alle intemperanze dell’altro.
In questa dinamica irrompe la gelosia. Come ogni coppia rodata, Luis vede Lestat dedicarsi alla giovane cantante. La cosa lo disturba, ma la logica schiacciante di Lestat sul godersi la vita e sul fatto che loro staranno insieme per un tempo infinito lo spinge a rilanciare il guanto di sfida.
Quello che fa Lestat è permesso anche a lui.
Non tarda molto che Luis si trovi di fronte a qualcuno che emerge dal passato: un militare che chiede di lui, un amico, probabilmente il primo amore giovanile e nascosto di Luis. Quello che ne segue è inevitabile: libero dai propri vincoli morali, Luis consuma un rapporto con lui.
Al suo ritorno a casa confessa a modo suo l’incontro, ma un particolare gli svela che forse Lestat era più vicino di quanto pensasse.
Finalmente Luis decide di far visita alla famiglia, dopo un tempo infinito di lontananza, ma l’accoglienza che riceve è a dir poco gelida. Viene praticamente cacciato di casa; il suo rientro al locale non migliora la situazione: l’attività è priva di luce, un’ingiunzione l’ha chiusa.
In tutto questo crollare, quello che viene fuori è il rapporto tra loro due: Lestat lo ha seguito quella sera e ora la gelosia lo divora.
Luis – sei geloso?
Lestat – sì, non mi piace condividere.
Luis – e che mi dici di Antoinette?
Lestat – è diverso, io non provo niente per lei… io ho visto i vostri cuori danzare.
Il confronto è duro: Luis gli rinfaccia tutto ciò che ha perso a causa di quel morso, ma il peggio deve ancora venire, perché nel confronto con Fenwick Luis viene messo con le spalle al muro. La sua origine creola gli viene sbattuta in faccia; la realtà di come la società bianca lo abbia tollerato solo per godere della perversione che lui dispensava nel suo locale lo colpisce come una pugnalata. La reazione di Luis è senza controllo: tenta strategie diverse ma contemporaneamente trascura la sua sete, sino a quando questa esplode in concomitanza con il peggiorare della situazione.
Il giorno dopo il corpo di Fenwick viene scoperto appeso alla cancellata del comune, dissanguato ed eviscerato. Scoppia la rivolta, e a farne le spese è la popolazione di colore. Nel caos generato, la rottura tra Lestat e Luis sembra scritta.
Quella notte corsi via dal quartiere francese, andai dove la violenza era più feroce. Barcollavo sconvolto per le strade della città come un bambino che sperimenta la propria forza su un uccellino, per poi chiedersi… è possibile salvarlo? I loro volti mi sfrecciavano accanto come neve scura nel vento, ignari del fatto che fossi stato io ad aver causato quelle ritorsioni e che dovevo essere io a pagare per quel peccato… e poi era uno di quei momenti eccezionali che demarcano il confine tra ciò che eri prima e quello che diventerai per l’eternità.


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