Intervista col Vampiro 2 – Analisi della Seconda Puntata

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Analisi a cura di...

~ ANGELICA ATTANASI

La puntata si apre con un banchetto in cui l’ospite Malloy mangerà da solo sino alla settima portata. Luis si presenta chiedendo scusa per un suo scatto di ira, ma Malloy non ne sembra particolarmente turbato, tanto da continuare a mangiare mentre il vampiro si nutre di sangue prelevato da una sacca per trasfusione. La narrazione ricomincia tornando al 1910, subito dopo il massacro nella chiesa. Luis prova la morte e risorge con una scena che è un chiaro riferimento al film del ’93: la visione della statua di una donna che sembra accoglierlo nella nuova vita.

Prima puntata della serie

“Il sangue di Lestat stava ribollendo dentro di me, stuzzicando i miei sensi, dominando il quartiere con dettagli travolgenti, come se avessi vissuto la mia intera vita da morto ed ora, da morto, potessi ricevere finalmente i segreti dell’esistenza.”

Lestat lo inizia alla caccia: la fame che travolge Luis deve essere controllata e usata a proprio vantaggio.

Attratto da un aitante marinaio, Luis non riesce a concentrarsi, ma è solo l’intervento di Lestat che lo indirizza verso una preda più accessibile per il nuovo nato.

Un commerciante di trattori è la prima vittima di Luis. È impacciato e famelico, ma, quando alla fine si è nutrito, si vede cambiare il suo atteggiamento: un singulto di umanità che si fa strada nella sua mente. Il bisogno di normalità lo travolge, spingendolo a uscire dalla casa di Lestat e scoprire che per lui ormai la luce del sole è una condanna a morte.

Malloy lo stuzzica con battute che portano Luis a rispondere senza artifici su ciò che quella prima notte ha significato per lui: una notte di prime volte, la morte, l’omicidio e la propria sessualità consumata in una bara.

“Nel buio di quella bara eravamo uguali.”

Il distacco che ora sembra provare Luis in relazione a ciò che compie, compreso nutrirsi del sangue di altre creature, non sembra scuotere Malloy, che lo analizza come si analizzerebbe una mutazione malefica. Ma il racconto continua con la consapevolezza del vampiro che, all’epoca dei fatti, non era ancora pronto a essere un assassino.

La mia riluttanza nel separarmi dall’umanità era una costante lotta nella mia esistenza da vampiro. Sentivo che era essenziale mantenere dei legami, ma diventava sempre più difficile.

L’incontro con la madre ha il sapore di una sfida che questa volta lui vince, potendole leggere il pensiero e scoprendo che lei sa perfettamente della sua natura omosessuale. Ma è l’incontro con la sorella che gli regala quella parvenza di normalità che lui agogna.

Ma la realtà in cui Luis si muove gli sbatte continuamente in faccia il colore della sua pelle ed è qui che l’ultimo barlume di umanità vacilla e inizia a dissolversi, quando un incaricato del suo socio Fenwick, politico locale, si permette di rimarcare che per essere un “negro” ha cervello.

Lo uccide, avendo poi con Lestat uno scontro duro sulla sua incapacità di dominarsi e la paura dell’altro che la scomparsa di un uomo rispettato possa essere l’inizio di una caccia al mostro.

Il riscatto arriva quando Lestat si lascia convincere ad aiutarlo ad acquistare il locale più in voga di New Orleans. Tutto sembra cominciare a girare per il verso giusto: inizia quella risalita nella scala sociale che solo qualche anno prima era impensabile sognare. Ma il richiamo della famiglia lo spinge a una visita alla sorella, con cui riesce ancora a mantenere rapporti “umani”, ma la scena si chiude con un grosso e inquietante interrogativo.

Si torna al presente: Malloy lo incalza sul dubbio della scena precedente (che non spoilero per non togliervi il gusto), ma Luis devia il discorso quando il giornalista gli chiede se gli altri della sua razza siano in grado di contenere i propri istinti come lui dichiara di fare. Inevitabilmente il discorso finisce per coinvolgere la pandemia (periodo storico in cui si svolgono i fatti della serie, n.d.r.) come il momento atteso dai vampiri nel mondo. La cena continua con portate normali per Malloy e spuntini di varia natura per Luis, ma ogni volta che il vampiro svicola, ecco che Malloy lo riporta alla domanda fulcro: la risposta è nella disperata convinzione di Luis di riuscire a rimanere umano almeno per la sua famiglia.

Lestat, affascinante e presente, riesce a distogliere Luis dai suoi cupi pensieri e, in un palco dell’opera, mostra di sé qualcosa che finisce per incatenare ancor di più il pupillo al suo mentore.

Lestat: c’è una cosa dell’essere vampiri che temo più di qualsiasi altra… ed è la solitudine. Non puoi immaginare la vacuità, un vuoto che si protrae per decenni alla volta. Tu elimini questa sensazione, Luis. Dobbiamo restare insieme, prendere precauzioni e non lasciarci mai.

Ma questa fascinazione dura il tempo di un atto d’opera, massacrata da un tenore assai scarso, risvegliando in Lestat l’istinto della caccia come divina punizione. Luis si ritrova a provare compassione per il povero tenore, che vede prima distrutta la propria sicurezza e poi la vita, che Luis vede scivolare via dagli occhi dell’uomo, fino al momento in cui lui stesso cede a quel fascino, ma con la consapevolezza che mai arriverà a provare lo stesso piacere che l’altro decanta.

Il ritmo dei dialoghi rimane alto e intenso anche in questa puntata e i riferimenti alla pellicola del ’93 sono ancora molti. La storia ha lo stesso andamento: avvicinamento e repulsione di Luis nei confronti di Lestat.

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