Interviste Intimità a confronto - Milena Cassano, vincitrice Seconda Serata

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Intervista a cura di...


~ LUCA FERDINANDI

INTRO ALL'INTERVISTA

Un paio di settimane fa ho avuto la fortuna di essere ospite di "Intimità a confronto", un progetto targato Marta Gervasutti e il suo "Collettivo Godot". Serata e progetto sono entrambi entusiasmanti, specie perché l'atmosfera che pervade il tutto risponde alle parole: "team", "rete", "collaborazione", "professionismo", "passione"... parole che risuonano anche nella nostra Community con frequenza e che non posso fare a meno di apprezzare e condividere. Questa volta non sarò io a raccontarvi del progetto e della serata, ma alcuni dei protagonisti.


Intimità a confronto ha previsto tre serate, coinvolgendo il "Collettivo Godot" in più slot. Ogni serata vedeva un membro del Collettivo "primeggiare" (parola bruttissima, visto il clima di serenità e squadra che permeava il teatro Kopò) tra le esibizioni, e accedere così alla finalissima, che ha visto trionfare uno (o una? Lo scoprirete solo leggendo) tra i tre finalisti.


Nel corso delle interviste, i vincitori delle tre serate vi racconteranno con parole migliori delle mie quello che per loro rappresenta questo progetto. Ecco l'intervista alla vincitrice della seconda serata: Milena Cassano.


Lascio la parola a lei!

L'INTERVISTA!

Partiamo dalle basi Milena: chi sei tu?


Io faccio l’attrice, ma non mi occupo solo di quello. Mi sono inizialmente formata come Attrice e Regista presso l'Accademia Internazionale di teatro di Roma. Prima e dopo ho frequentato altre scuole ma l’accademia mi ha rilasciato il diploma professionale ed è stata l’esperienza di studi più intensa ed arricchente che abbia fatto. Dopo l’Accademia ho approfondito la regia teatrale e lo studio della drammaturgia, e da lì ho continuato con varie tecniche spaziando dall’ uso della voce al teatro dell'assurdo, passando per Shakespeare, il teatro danza, la drammaturgia contemporanea etc, sempre dal punto di vista teatrale.


Ho studiato poi a Napoli con Carlo Cerciello, e Davide Iodice, che è ancora il mio maestro, perché ho incontrato questa bella realtà, la "Scuola elementare del teatro" che oltre ad occuparsi di teatro sociale aiuta le compagnie ed i professionisti a realizzare dei propri progetti e a fare teatro di ricerca. Sono un paio d’anni che li seguo, e nascono con loro sempre delle cose interessanti. Sia dal punto di vista della drammaturgia, con il drammaturgo Fabio Pisano; sia della regia, con il regista e maestro Davide Iodice.


Dopo vari anni in cui vivevo a Roma, qualche anno fa sono ritornata ad Ischia ed ho cominciato a lavorare con dei colleghi, ho fondato un’associazione che si chiama Senso Inverso Teatro, con la quale produco spettacoli e conduco dei laboratori di recitazione. Attualmente, oltre a lavorare come attrice, conduco laboratori, insegno, ad adulti, ragazzi, bambini, collaboro con scuole, enti e comuni. Scrivo, dirigo e metto in scena spettacoli teatrali con piccole e grandi produzioni. Il cinema è apparso nella mia vita solo in un secondo momento, durate il lockdown, con Marta. Seguivo con lei i suoi corsi online, prima ancora i suoi famosi tutorial, dove dava consigli agli attori. Mi innamoro di lei, delle sue lezioni e da lì non l’ ho più mollata. Mi diplomo con il metodo che ha inventato, “l’attore crea”, e inizio a seguire dei corsi anche in presenza.Mi ha dato tanti consigli utili per la carriera cinematografica. Inizialmente ero orientata solo sul teatro, e il cinema un pò mi spaventava, poi ho cominciato a studiare con lei e mi sono innamorata anche di questo mondo.


Parlando di Marta Gervasutti, che tipo è, come la definiresti?


Pazzesca, unica, una forza della natura. Esplosiva. Ha un’energia… accompagna veramente gli attori in tutto il percorso. Lei ti aiuta, non solo da un punto di vista tecnico, ma sa anche quali tasselli toccare con ognuno di noi, e vederla lavorare è impressionante. Riesce con una parolina a raggiungere l’obiettivo in maniera singolare. E’ magnifica. Siamo tutti innamorati di lei ahahah

Non mi sorprende, visto che insieme costituite il Collettivo Godot, del quale vorrei che mi parlassi, anche dal punto di vista tuo


Il Collettivo è un gruppo di attori provenienti da varie parti d'Italia, diplomati con il suo metodo, che non aspettano Godot… che non stanno lì in attesa ma che cercano di realizzare qualcosa, perché come Dice Marta: “L’attore crea”. Cerchiamo di creare: scene, selftape, ci sono tanti progetti in vista da voler realizzare insieme. Se non arriva la famosa “chiamata” per il lavoro cerchiamo di far qualcosa, senza stare con le mani in mano. Che poi è quello che cerco di fare io da tutta una vita, in teatro. Credo molto nella Creazione, ho bisogno di creare. Il Collettivo è una grande realtà, bisogna fare rete. Se si fa rete si è più forti. La cosa bella è che in questo gruppo non ci sono invidie né rivalità ma solo un clima di collaborazione. Anche durate la creazione dei monologhi ci davamo dei consigli a vicenda. E questo è molto stimolante.


E da qui siete arrivati ad "Intimità a confronto"


E’ un’idea di Marta realizzata con il Collettivo. E’ una gara di monologhi, che non è una vera e propria gara, una competizione, ma un confronto di mondi e realtà interiori. Sono delle esibizioni di monologhi che abbiamo scritto noi, con i quali abbiamo tirato fuori il nostro mondo emotivo. Ogni monologo è legato anche al brand di ogni attore. Ognuno di noi scrive interpretando un ruolo che potrebbe eventualmente interpretare al cinema. Grazie al metodo di Marta abbiamo imparato a conoscerci e a capire cosa la nostra immagine dice di noi al pubblico. E creare questi monologhi è stato uno dei passi necessari. Abbiamo realizzato queste tre serate, in un clima bellissimo. In Ogni serata ci siamo esibiti in monologhi assolutamente diversi l’uno dall’altro, e tutti molto interessanti, sotto l’attenta regia di Marta. La novità è stata quella di fondere il linguaggio cinematografico con quello teatrale. Lo schermo alle nostre spalle ha fatto si che contemporaneamente si recitasse per il pubblico, stando a teatro e che si venisse ripresi live, proiettando le immagini alle nostre spalle. Questo mi intimoriva, inizialmente, non lo nascondo. Venendo dal teatro sono portata a recitare in una maniera diversa meno minimalista. E’ stato stimolante come lavoro. E in questo l’intimità del teatro Kopò, che è piccolino è molto accogliente, ha aiutato.

Ognuno di voi ha fatto un percorso proprio. Che tipo di percorso hai fatto per il tuo pezzo?


Era la prima volta che scrivevo per il cinema e sono stata un fiume in piena, avevo un’idea ed andavo avanti perché ero coinvolta da quello che volevo raccontare. Marta mi ha aiutato a tagliare tutto e a sistemare le idee, mi ha insegnato ad omettere delle parti, che magari a teatro sarebbe stato interessante interpretare, ma che per il cinema invece erano superflue. E ovviamente mi ha aiutato anche con l'interpretazione. Anche i ragazzi mi hanno aiutato in questa fase, con dei feedback, come ti dicevo ci aiutiamo a vicenda. Devo dire che per quanto riguarda l’interpretazione ho lavorato molto sulla fissità. Io penso che il corpo sia sempre il primo ad agire e reagire (anche questo venendo dal teatro era piuttosto consolidato) e invece mi sono dovuta costringere a stare ferma e lavorare di più su questo tipo di stasi, esprimendo tutto solo con il volto. Tenere dentro e non esternare troppo. Che poi è ciò di cui parla il mio monologo: una donna che non vuole esternare il proprio dolore, e dice che nonostante tutto sta bene.


Che sensazione è stata la vittoria della seconda serata?


E’ stato emozionante e inaspettato. Anche perché all’inizio non avevo neanche compreso la cosa. Ma c’è stata subito una grande emozione. Questo monologo è nato di getto, in maniera catartica… ed è stato catartico in qualche maniera anche vincere. Qualcuno me lo diceva dietro le quinte ma non ci credevo. E’ stata una bella emozione, una sensazione di sollievo incredibile.


La mia ultima domanda è questa. Vorrei un ultimo pensiero, una piccola dedica al Collettivo Godot


Grazie a tutti voi! Auguro il meglio a tutto il Collettivo, me, Marta. Pensando al collettivo penso a NOI. Ci auguro di continuare a giocare, divertirci e splendere insieme. Auguro che tutti i nostri sogni possano diventare realtà.

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