Monologhi cinema: \"Barbie\"

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Senza di te le emozioni di oggi sarebbero la pelle morta delle emozioni passate!


~HIPOLITO

LEI NON HA LE OSSA DI VETRO!


Ciao a tutti, sono Amélie. Oggi, nel nostro viaggio attraverso i monologhi femminili più intensi e significativi del cinema, ci immergeremo in un discorso che tocca il cuore dell'essere donna nel mondo moderno. Parleremo di aspettative, di pressioni sociali, e di come queste influenzino profondamente la nostra autopercezione e il nostro agire quotidiano. In "Barbie", ci troviamo di fronte a un monologo che scava nelle profondità dell'esperienza femminile. È un discorso che parla di come la società impone alle donne di essere, di comportarsi, di apparire. È un grido di frustrazione e di stanchezza, ma anche di consapevolezza e forza.


IL MONOLOGO SULLA DONNA DI BARBIE


MINUTAGGIO: 1:13:40-1:16:00

RUOLO: Gloria

ATTRICE: America Ferrera

DOVE VEDERLO: Amazon Prime Video


INGLESE


Coming soon! :)


ITALIANO


È letteralmente impossibile essere una donna. Tu sei così bella e così intelligente e mi fa impazzire che non ti consideri abbastanza. Cioè, dobbiamo essere sempre straordinarie, ma in qualche modo, noi sbagliamo sempre ogni cosa. Devi essere magra, ma non troppo magra. Non puoi mai dire che vuoi essere magra. Devi dire che vuoi essere sana, ma devi comunque essere magra. Devi avere soldi, ma non puoi chiedere soldi perché è volgare. Devi essere un capo, ma non puoi essere cattiva. Devi comandare, ma non puoi schiacciare le idee degli altri. Devi adorare essere una madre, ma non parlare dei tuoi figli tutto il tempo. Devi essere una donna in carriera, ma anche prenderti cura delle altre persone. Devi rispondere dei cattivi comportamenti degli uomini, il che è allucinante, ma se lo fai notare, vieni accusata di lamentarti. Devi rimanere bella per gli uomini, ma non così bella da tentarli troppo o da minacciare le altre donne, perché ci sia aspetta che tu parte della sorellanza pur facendoti notare, e sii sempre grata. Ma non dimenticare che il sistema è truccato. Quindi, trova il modo di riconoscerlo, ma rimanendo pur sempre grata. Non devi mai invecchiare, mai essere scortese, mai darti le arie, mai essere egoista, mai cadere, mai fallire, mai mostrare paura, mai essere sopra le righe. È troppo difficile! È troppo contraddittorio e nessuno ti dà una medaglia né ti dice: "grazie"! Anzi! Alla fine viene fuori che non solo sbagli totalmente, ma che è anche tutta colpa tua. Sono così stanca di vedere me stessa e ogni singola altra donna fare i salti mortali tutti i giorni per riuscire piacere agli altri. E se tutto questo vale anche per una bambola che rappresenta una donna, allora io non so più che dire.


SE IL DITO INDICA IL CIELO, L'IMBECILLE GUARDA IL DITO!



Lasciate che vi porti in un viaggio attraverso le parole di un monologo che ha catturato il mio cuore, quello di "Barbie". In questo mondo di colori pastello e sorrisi brillanti, c'è una profondità nascosta, una riflessione che risuona con la dolce malinconia e la curiosità che porto nel mio cuore. Vedo questo monologo in un giardino segreto, dove ogni fiore è un pensiero, un'emozione, un desiderio. In questo giardino, Gloria si trova davanti a un labirinto di specchi, riflettendo le mille facce dell'essere donna. È un mondo dove la bellezza e l'intelligenza sono come farfalle sfuggenti, catturate solo per essere esaminate e giudicate secondo regole non scritte, ma ferreamente imposte.


Con la delicatezza di un soffio di vento, Gloria ci svela come ogni passo, ogni gesto, sia un equilibrio precario su un filo sospeso tra cielo e terra. Essere magra, ma non troppo, come una danza tra le nuvole, dove ogni movimento è misurato, calcolato. Essere ricca, ma mai chiedere, come il silenzioso crescere di un germoglio nel sottobosco, forte ma invisibile. E poi c'è la maternità, quel mare immenso e profondo, dove navigare richiede una bussola che spesso sembra smarrita. Amare i propri figli, ma non lasciare che questo amore diventi l'unico orizzonte. E la carriera, quel cielo stellato da esplorare, ma sempre con la luna della cura per gli altri a illuminare il cammino.


Gloria ci parla anche di come, in questo gioco di specchi e ombre, le donne siano chiamate a rispondere per gli errori altrui, come guardiani di un faro in una notte senza luna. E se osano alzare la voce, ecco che vengono etichettate, come foglie portate via dal vento per il solo fatto di aver osato frusciare. Con uno sguardo che abbraccia cieli e mari, vi invito a riflettere sulla bellezza, quella vera, che non sta nel rimanere giovani o nell'essere desiderabili agli occhi altrui, ma nel brillare della propria luce, unica e irripetibile. Siamo di fronte ad un invito a guardare oltre, a scoprire la bellezza nascosta dietro ogni petalo, ogni foglia, ogni sguardo. È un invito a creare insieme un giardino dove ogni fiore possa sbocciare nella sua unicità, libera da catene e specchi ingannevoli.



PERFINO UN CARCIOFO HA UN CUORE!


Apprezzo molto questo monologo, che ha contriubuito in maniera importante a mandare un messaggio in tutto il mondo, e ci ricorda che, nonostante le difficoltà, c'è forza nella consapevolezza e nel riconoscimento delle ingiustizie. È un invito a riflettere, a discutere, a cambiare. E, forse, a trovare un modo per camminare insieme su quel filo, sostenendoci a vicenda, invece di giudicarci. Grazie per avermi accompagnato in questa riflessione. Alla prossima, con un altro monologo che ci farà pensare e sentire!


Au revoir,


Amélie


C'è qualche monologo femminile che vorresti leggere su questo blog con la mia lente di ingrandimento? Scrivici!


Amélie Poulain, voce e anima di "Monologhi con Amélie", vi invita a esplorare il quotidiano attraverso il suo sguardo incantato. Residente nel cuore pulsante di Montmartre, ogni suo pensiero è un viaggio che trasfigura il comune in un caleidoscopio di meraviglie. Con delicatezza e una malinconica allegria, Amélie tesse racconti che celebrano la poesia nascosta nelle piccole cose, spingendo i lettori a riscoprire l'incanto spesso dimenticato della vita di ogni giorno. Accompagnatela in questo percorso di scoperta, dove ogni monologo è una finestra aperta sull'eccezionale che risiede nell'ordinario.

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