Monologo Emily Blunt - La Ragazza del Treno

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Nel film "La Ragazza del Treno", la protagonista Rachel Watson ci offre uno sguardo penetrante nella sua vita turbolenta attraverso i suoi pensieri e osservazioni. Uno dei momenti più significativi e rivelatori del film è proprio questo monologo di Rachel, che ci introduce alla storia.

LA RAGAZZA E LA MEMORIA


MINUTAGGIO: 1:21-5:08

RUOLO: Rachel Watson

ATTRICE: Emily Blunt

DOVE: Rai Play


INGLESE


My husband used to tell me I have an overactive imagination. I can’t help it. I mean, haven’t you ever been on a train and wondered about the lives of the people who live near the tracks? Te lives you’ve never lived. These are things I want to know... Twice a day I sit in the third car from the front where I have the perfect view into my favorite house: Number 15 Beckett Road... I don’t know when exactly. I suppose I started noticing her about a year ago and, gradually, as the months went past, she became important to me... I’m not the girl I used to be. I think people can see it on my face. She’s what I lost. She’s everything I want to be...I imagine she’s a painter... She’s creative. He’s a doctor or an architect. He has a good laugh. She can’t cook. I wonder what they say to each other before they go to sleep. Today her name is “Jess,” tomorrow it could be “Lisa” or “Amber.” It all depends on the day, it depends on my mood. The truth is, I don’t know her name. I don’t know if she paints or whether he has a good laugh. I just know they know love... Sometimes I catch myself trying to remember the last time I had meaningful contact with another person... I used to live two doors down... number 13 Beckett Road. It was my first home. We bought it together. It was ours. Every day, I tell myself not to look. But then I look...



ITALIANO


Mio marito diceva sempre che ho un’immaginazione troppo fervida. Ma non posso farci niente. Voglio dire, non vi è mai capitato di stare in treno e pensare alle vite delle persone che abitano lungo i binari? Le vite che non avete mai vissuto. A me viene voglia di conoscerle. Due volte al giorno, mi siedo nella carrozza 3 e da lì ho una visuale perfetta sulla mia casa preferita. Il civico 15 di Beckett Road. Non so dire quando di preciso. Penso di aver cominciato a notarla più o meno un anno fa. E un po’ alla volta, man mano che passavano i mesi, lei è diventata importante per me. Non sono più la ragazza di una volta. Penso che la gente lo capisca guardandomi in faccia. Lei è quello che ho perso. Lei è tutto quello che voglio essere. Immagino sia una pittrice. È creativa. Lui è un medico. O un architetto. Lui ha una bella risata. Lei non sa cucinare. Chissà cosa si dicono prima di andare a dormire? Oggi lei si chiama Jess, domani magari Lisa o Amber. Dipende dalla giornata. Dipende dal mio umore. La verità è che non lo so come si chiama. Non so se dipinge né se lui ha una bella risata. So soltanto che conoscono l’amore. A volte mi ritrovo a cercare di ricordare l’ultima volta in cui ho avuto un contatto significativo con un’altra persona. Un tempo, vivevo due civici prima. Beckett Road numero 13. Era la mia prima casa. L’avevamo comprata insieme. Era nostra. Ogni giorno mi impongo di non guardare. Ma poi guardo.

LA RAGAZZA DEL TRENO

"La Ragazza del Treno" ("The Girl on the Train") è un film thriller psicologico diretto da Tate Taylor, uscito nel 2016. Il film è basato sull'omonimo romanzo di Paula Hawkins, pubblicato nel 2015, che è diventato rapidamente un bestseller. La trama segue la storia di Rachel Watson, Emily Blunt, una donna che sta affrontando problemi di alcolismo e depressione dopo il suo divorzio. Ogni giorno, durante il suo tragitto pendolare in treno, Rachel osserva una coppia dalla finestra del treno. La coppia, che sembra avere una vita perfetta, vive in una casa vicino ai binari dove una volta viveva anche Rachel con il suo ex marito.


Un giorno, Rachel vede qualcosa di sconvolgente che riguarda la coppia e decide di investigare. Ciò la porta a diventare coinvolta in una serie di eventi misteriosi e pericolosi, che svelano segreti e bugie. La regia di Tate Taylor mira a costruire tensione e suspense, mantenendo il pubblico incerto su cosa sia reale e cosa sia frutto dell'immaginazione di Rachel, complicata dal suo abuso di alcool.

ANALISI DEL MONOLOGO

Il monologo rappresenta un esempio perfetto di come i pensieri interni di un personaggio possano essere utilizzati per svelare la loro psiche e la dinamica narrativa di un film. Qui, la protagonista Rachel espone i suoi pensieri mentre guarda fuori dal finestrino del treno, riflettendo su una casa che vede quotidianamente e sulle vite immaginarie degli abitanti di quella casa. Rachel si serve dell'osservazione delle vite altrui come fuga dalla sua realtà dolorosa. La sua immaginazione fervida è una manifestazione del suo desiderio di connessione e appartenenza, che sente di aver perso. Questo è evidenziato dal modo in cui lei attribuisce nomi e ruoli diversi agli abitanti della casa, a seconda del suo umore e delle sue proiezioni emotive. Il monologo mostra anche come Rachel lotti con la sua identità e la memoria. La sua ossessione per la casa al civico 15 e il suo precedente domicilio, il numero 13, rappresentano non solo luoghi fisici ma anche stati mentali per Rachel: uno è l'ideale irraggiungibile e l'altro è un ricordo doloroso di una vita passata che non può più recuperare.


Dal punto di vista narrativo, il monologo serve a costruire suspense e interesse. Mentre Rachel descrive questi dettagli apparentemente banali, il pubblico inizia a sospettare che ci sia qualcosa di più dietro la sua ossessione. Questo aumenta la tensione e prepara il terreno per le rivelazioni future. Rachel si sente disconnessa anche dalla persona che era una volta. Il desiderio di conoscere e vivere le vite degli altri è un tentativo di riconnettersi con il mondo in un modo che le sembra ormai estraneo.

Conclusioni

Ciò che inizia come una semplice osservazione si trasforma in un viaggio emotivo che mette in luce la sua lotta interna e la sua incessante ricerca di appartenenza e amore. La riflessione finale sul non riuscire a distogliere lo sguardo dalla sua vecchia casa, nonostante il dolore che cela, simboleggia la lotta umana universale di confrontarsi con il passato e cercare di trovare un senso nella propria esistenza.

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