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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Simon in Las Muertas è uno dei momenti più intensi della serie, perché racconta sei anni di carcere e il legame tossico con Serafina Baladro. In poco più di due minuti, Simon alterna colpa, nostalgia e rancore, mostrando un conflitto interiore che lo divora. È un testo perfetto per audizioni teatrali o cinematografiche: richiede controllo vocale, pause strategiche e un sottotesto ricco di amore e pentimento. In questa guida analizziamo temi, difficoltà e consigli pratici per interpretarlo al meglio.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Come prepararlo per un'audizione
Finale del film (con spoiler)
FAQ
Credits e dove trovarlo
Emozioni chiave: Nostalgia → il ricordo di Serafina lo scuote ancora dopo anni. Pentimento → senso di colpa per la donna morta e per gli errori commessi. Amore tossico → ammette di essere ancora attratto da Serafina nonostante gli sgarbi e i tradimenti. Tenerezza e illusione → la percezione di Serafina come “ragazzina” nonostante l’età.
Contesto ideale per un attore: Audizioni teatrali/cinematografiche → perfetto per mostrare una gamma emotiva ampia: dall’introspezione malinconica all’ammissione di debolezza. Laboratori su memoria e ricordo → il monologo è intriso di flashback emotivi, ideale per allenare l’attore a “vedere” il passato in scena.
Las Muertas è ambientata in Messico negli anni ’60 e segue le vicende delle sorelle Arcangela e Serafina Baladro, due donne che costruiscono un impero di bordelli e traffici illegali, muovendosi tra corruzione, affari e relazioni tossiche. La serie si apre con gli omicidi di giovani donne nel deserto e con l’introduzione di Serafina e il suo legame ossessivo con Simon Corona, un disertore e suo ex marito. La loro relazione, fatta di amore e vendetta, diventa il filo rosso che intreccia passioni personali e affari criminali.
Parallelamente, Arcangela si impone come imprenditrice spietata: apre bordelli, corrompe autorità locali e amplia gli affari con l’aiuto del Capitano Bedoya, figura ambigua e violenta che porta disciplina militare all’interno delle case. Gli episodi mostrano come le prostitute, al tempo stesso vittime e complici, vivano tragedie personali — come Blanca, segnata da aborti clandestini e morte atroce — e come i tentativi delle sorelle di tenere unito il loro impero portino a scontri, fughe e nuovi crimini.
Il giovane Beto, figlio di Arcangela, incarna la ribellione: tornato dagli Stati Uniti con affari illeciti, finisce assassinato, segnando un punto di svolta. La fattoria e il Casino de Danzón diventano nuove coperture per traffici, ma anche luoghi di violenza e tensioni interne. Con l’arrivo dell’ispettore Cueto, la pressione aumenta. Le indagini mettono in luce la fragilità dell’impero Baladro, mentre Serafina si lascia consumare dall’ossessione per Simon e Arcangela tenta disperatamente di mantenere il controllo.
Quella dichiarazione mi è costata sei anni di carcere. E l’unica cosa che sapevo della poveretta che avevamo abbandonato per strada è che si chiamava Ernestina, Helda o Elena. Dopo aver vissuto con Serafina due volte, il nostro terzo incontro fu nella piazza principale di Pajares. All’inizio che la vidi, non credevo fosse lei, ma man mano che si avvicinava mi iniziarono a tremare le ginocchia, i piedi tutto. E mi domandai: “Ma non è che l’amo ancora?“ Ma poi andò come ogni volta. Lei mi faceva degli sgarbi mentre io mi sentivo in colpa e pentito. Come quando andò a letto con un commesso viaggiatore, o come quando vidi delle mutande e dei calzini ai piedi del letto che non erano miei. Ma indipendentemente da tutto, senza preoccuparmi di tutte le scartoffie che mi attendevano a Pajares, ero lì che continuavo a ripensare a quell’incontro. Sentivo che Serafina mi amava ancora, e quella sberla ne era solo la conferma. Se mi avesse dato l’opportunità, le avrei detto che volevo tornare. In quel periodo, Serafina doveva avere circa 38 anni, ma con quegli occhietti, e quella boccuccia, sembrava una ragazzina.
“Quella dichiarazione mi è costata sei anni di carcere.” → tono asciutto, quasi burocratico; pausa breve dopo “sei anni”; sguardo diretto, senza auto-commiserazione.
“E l’unica cosa che sapevo della poveretta che avevamo abbandonato per strada è che si chiamava Ernestina, Helda o Elena.” → voce che si incrina leggermente; pausa riflessiva sui tre nomi; sguardo verso il basso, senso di colpa.
“Dopo aver vissuto con Serafina due volte, il nostro terzo incontro fu nella piazza principale di Pajares.” → tono narrativo, ricordo vivo; pausa dopo “due volte” e su “Pajares”, per dare spazio all’immagine.
“All’inizio che la vidi, non credevo fosse lei, ma man mano che si avvicinava mi iniziarono a tremare le ginocchia, i piedi tutto.” → voce più morbida, quasi intima; accelerazione leggera su “mi iniziarono a tremare le ginocchia”.
“E mi domandai: ‘Ma non è che l’amo ancora?’” → tono sussurrato, dubbio interiore; micro-pausa prima della domanda; sguardo lontano.
“Ma poi andò come ogni volta. Lei mi faceva degli sgarbi mentre io mi sentivo in colpa e pentito.” → voce più amara; pausa breve su “come ogni volta”; tono basso su “colpa e pentito”.
“Come quando andò a letto con un commesso viaggiatore, o come quando vidi delle mutande e dei calzini ai piedi del letto che non erano miei.” → ritmo più rapido, tono di rancore contenuto; pausa breve tra i due episodi; accenno di sorriso amaro, quasi ironico.
“Ma indipendentemente da tutto, senza preoccuparmi di tutte le scartoffie che mi attendevano a Pajares, ero lì che continuavo a ripensare a quell’incontro.” → tono più dolce, nostalgico; micro-pausa su “indipendentemente da tutto”; sguardo che torna al ricordo.
“Sentivo che Serafina mi amava ancora, e quella sberla ne era solo la conferma.” → intonazione convinta ma fragile; pausa breve dopo “mi amava ancora”; sguardo diretto, quasi ingenuo.
“Se mi avesse dato l’opportunità, le avrei detto che volevo tornare.” → tono più basso, intimo; pausa su “opportunità”; voce che si spegne leggermente alla fine.
“In quel periodo, Serafina doveva avere circa 38 anni, ma con quegli occhietti, e quella boccuccia, sembrava una ragazzina.” → intonazione affettuosa; micro-sorriso su “occhietti” e “boccuccia”; pausa finale che lascia sospensione dolce-amara.
COME RENDERLO AUTENTICO
Intonazione: alternare tono neutro all’inizio (carcere, dichiarazione) con sfumature emotive più intime nei ricordi di Serafina.
Pause: usarle come pensiero in tempo reale, soprattutto nei punti di memoria dolorosa (Ernestina, Helda o Elena, colpa e pentito).
Sguardo: basso nei momenti di colpa, lontano nei ricordi, diretto quando parla di Serafina come ancora viva dentro di lui.
Sottotesto: dietro ogni frase c’è un uomo diviso tra rancore e amore; la vera confessione non è la colpa del carcere, ma il legame tossico che non si spezza.
Ritmo: iniziare lento e controllato, accelerare leggermente nei ricordi dolorosi (tradimenti), per poi chiudere in sospensione tenera con l’immagine di Serafina “ragazzina”.
Il monologo di Simon a inizio serie (ricostruzione sei anni dopo) parla soprattutto del suo rapporto con Serafina Baladro e delle conseguenze della loro storia. È un discorso di colpa e nostalgia, che intreccia memoria personale e verità distorte.
TEMI DEL MONOLOGO
Colpa e carcere → la dichiarazione costata a Simon sei anni di prigione.
Amore tossico → attrazione e rancore verso Serafina.
Tradimento → i riferimenti al commesso viaggiatore e agli indumenti estranei nel letto.
Nostalgia → il ricordo dell’incontro a Pajares che riaccende emozioni.
Illusione → percezione di Serafina come “ragazzina” nonostante l’età.
FUNZIONI NARRATIVE
Introduce il punto di vista di Simon, un uomo diviso tra rimorso e desiderio. Mostra il legame ambiguo con Serafina → amore, colpa e rancore. Rafforza il tema centrale della serie: la linea sottile tra passione e distruzione.
Obiettivo del monologo Mostrare un uomo diviso tra colpa e nostalgia: Simon racconta sei anni di carcere e l’amore tossico per Serafina Baladro, oscillando tra rimorso, rancore e desiderio di riconciliazione.
Sottotesto Ogni frase nasconde il conflitto tra ciò che Simon prova e ciò che vuole far credere: La colpa per la donna morta abbandonata. L’illusione che Serafina lo ami ancora. La rabbia soffocata per i tradimenti. Il bisogno disperato di sentirsi voluto.
Azione minima Gesti contenuti, mani quasi ferme. Sguardo che alterna basso (colpa), lontano (nostalgia) e diretto (desiderio). Un solo movimento deciso nel finale, per marcare il rimpianto.
Dinamica vocale
Inizio → tono asciutto, quasi cronaca (carcere, dichiarazione).
Ricordi di Serafina → voce che si scalda, tremolio sottile.
Tradimenti → ritmo più rapido, intonazione amara.
Chiusura → tono intimo e affettuoso, sospensione dolce su “sembrava una ragazzina”.
Chiusa Va lasciata in sospensione, come un ricordo che non si chiude mai. L’ultima frase non deve avere un punto fermo, ma un respiro aperto, come se Simon fosse ancora intrappolato in quell’immagine di Serafina.
Errori comuni
Tono monotono → raccontare tutto con lo stesso colore.
Finale troppo netto → chiudere “di colpo” invece di lasciare il sospeso.
Nelle battute conclusive, la polizia interviene e il fragile equilibrio crolla: Arcangela e Serafina vengono arrestate insieme ai loro complici, tra cui il Capitano Bedoya. Le prostitute, invece, riescono a ribaltare la narrazione: da vittime silenziose a “eroine” pubbliche, ottengono assoluzioni e persino un’indennità, mentre i giornali titolano “Costrette a prostituirsi”. Simon, la cui testimonianza aveva dato il via alle indagini, finisce in carcere ma viene pugnalato nottetempo. Il mistero sul suo assassino rimane irrisolto.
Le sorelle Baladro vengono condannate a lunghi anni di prigione, ma non perdono il loro potere: dentro il carcere femminile continuano a gestire affari, usura e traffici, diventando le nuove “matrone dietro le sbarre”. Il monologo finale del giornalista chiude la serie, rivelando l’ambiguità del giornalismo: articoli sensazionalistici che hanno amplificato i fatti, ma che hanno anche acceso l’attenzione pubblica su corruzione, tratta e abusi in Messico. Il racconto si chiude con un senso di disincanto: alcuni protagonisti ricostruiscono vite ordinarie, altri restano in carcere, e delle ragazze dei bordelli non si sa più nulla.
Quanto dura il monologo? Il monologo di Simon dura circa 2 minuti a ritmo medio, ma può essere ridotto a 1 minuto per un’audizione.
Che temi tratta? Affronta temi di colpa, carcere, amore tossico, tradimento, nostalgia e illusione romantica.
Che età di casting copre? Si adatta a un attore tra i 30 e i 50 anni, capace di incarnare un uomo segnato dall’esperienza e dal rimorso.
Che livello di difficoltà ha? Medio: richiede controllo emotivo, uso calibrato della voce e capacità di reggere il sottotesto senza enfasi eccessiva.
Qual è l’obiettivo del monologo? Mostrare il conflitto interiore di Simon: l’amore ancora vivo per Serafina nonostante i tradimenti, e il peso della colpa che lo tormenta.
Come deve chiudersi il monologo? Con un finale in sospensione, non netto: la frase su Serafina “sembrava una ragazzina” deve restare come un ricordo irrisolto.
Quali errori comuni evitare? Gridare le parti di rabbia, perdendo l’intimità. Recitare con un solo tono, senza variazioni. Non lavorare sul sottotesto (amore e rancore convivono). Dare un finale chiuso e deciso invece che sospeso.
Perché è utile per un attore? Perché permette di lavorare su contrasti emotivi (tenerezza e rabbia, colpa e amore) e sulla gestione della verità scenica senza cadere nel melodramma.
Regia: Luis Estrada
Sceneggiatura: Tratta dal romanzo di Jorge Ibargüengoitia
Produttori: Netflix, Bandidos Film
Cast principale: Paulina Gaitan (Serafina Baladro), Mauricio Isaac (La Calavera)
, Arcelia Ramírez (Arcángela Baladro), Alfonso Herrera (Simón), Joan Cosio (Capitán Bedoya)
Montaggio: -
Colonna sonora / Musica: -
Direttore della Fotografia: -
Dove vederlo: Netflix
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