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~ LA REDAZIONE DI RC
Roberto Benigni, uno dei più celebri registi e attori italiani, è rinomato per il suo approccio unico alla commedia che intreccia il lirismo della lingua italiana con una profonda riflessione sociale e culturale. Il suo stile inconfondibile si manifesta chiaramente in uno dei suoi monologhi, dove il quotidiano e il formale si fondono in un'espressione artistica carica di umorismo, satira e critica sociale. Questo monologo, tratto da una delle sue celebri performance, offre una finestra sul suo modo di manipolare il linguaggio e le situazioni quotidiane per esplorare le complessità delle norme sociali e delle interazioni umane.
MINUTAGGIO: 20:15-22:24
RUOLO: Guido
ATTORE: Roberto Benigni
DOVE: Netflix
ITALIANO
Facile. Il pollo si serve intero, con il dorso sul piatto. “Me lo taglia?” “Prego” Prima cosa tengo il pollo fermo con la lama del coltello infilzata sotto l’ala e stacco la coscia; poi incido la carne lungo la carena dello stello; via ali e pello, via la pelle… Aragosta. Facilissimo, zio! Allora. Aragosta. Infilzo l’ala sotto la coscia. Via la coscia, stacco l’arago…l’argosta sinfilza. L’aragosta è un crostaceo. L’aragosta è un crostaceo. Via la cro.. la crosta del crostaceo. Via la crosta… e via le antenne. Che mangiamo le antenne dell’aragosta? Via le antenne, via via l’aragosta. A questo punto non c’è più niente. L’aragosta l’abbiamo finita, però abbiamo un pollo buonissimo, vuole il pollo? L’aragosta non me la ricordo, zio… Allora zio, apparecchiamento. Si leva il piatto sporco, si mette quello pulito. mai fare il contrario, un errore grossissimo. “Voglio bere” Prego, sono qua apposta. Per il vino c’è il sommelier, che chiedete tutto a me: bicchieri. Classico, coppa, coppeta, bricco, bricconciello, sestiere, balut, ma solo per ricevimenti religiosi. Buonasera eminenza, come sta? Comportamento? L’attesa. Fermo così. Cameriere? Si. Tac, tac, tac e ritorno. Tuc tuc tuc. Cameriere? Si. Tac, tac, tac; ritorno. Tuc tuc tuc. Cameriere? Si. Tac, tac, tac, e ritorno: tuc tuc tuc. Cameriere? Ma che chiamano tutti a me, ci saranno altri camerieri? E che sono solo? No… Inchino! Inchino facilissimo! Allora, inchino… Ci si inchina… giù, si va giù, come una botttiglia di Champagne. Di 45°, anche 50°, angolo retto, 90°, 180°… quanto ci si inchina zio?
"La vita è bella" è un film del 1997 diretto da Roberto Benigni, che ne è anche il protagonista. La pellicola è un misto unico di tragedia e commedia, ambientata in Italia durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale.
La trama si divide in due parti fondamentali. Nella prima parte, il film segue le vicissitudini di Guido Orefice, un ebreo con uno spirito estremamente positivo e amante della vita, che si trasferisce in Toscana per aprire una libreria. Qui incontra Dora, una maestra di cui si innamora perdutamente. Nonostante lei sia promessa sposa a un ufficiale del regime fascista, Guido riesce a conquistarla con la sua irrefrenabile vivacità e la sua capacità di trasformare la realtà in un gioco pieno di magia. Dora sceglie di stare con Guido e dal loro amore nasce un figlio, Giosuè.
La seconda parte del film si svolge alcuni anni dopo, nel pieno del conflitto bellico. Guido, Dora e Giosuè vengono catturati e deportati in un campo di concentramento. Per proteggere suo figlio dagli orrori della realtà che li circonda, Guido immagina di trasformare l'esperienza del campo in un complicato gioco a premi, in cui il comportamento silenzioso e obbediente è premiato con punti. Il "premio" finale è un vero carro armato, cosa che mantiene alta la speranza e l'innocenza di Giosuè. Guido fa di tutto per mantenere il suo spirito e quello di suo figlio lontano dalla disperazione, usando l'umorismo e l'amore come scudi contro la brutalità del loro ambiente.
Il film culmina in modo toccante e tragico quando Guido viene catturato durante un tentativo di trovare Dora e viene portato via per essere ucciso. Nonostante la sua morte, Guido riesce a salvare Giosuè, che rimane nascosto fino alla liberazione del campo da parte degli Alleati il giorno successivo. Il piccolo Giosuè, ancora convinto di aver vinto il "gioco", ritrova finalmente sua madre.
Il film ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui tre premi Oscar, dimostrando l'efficacia con cui Benigni ha trattato temi tanto delicati con una tale delicatezza narrativa.
Il monologo di Roberto Benigni è un esempio del suo stile comico, caratterizzato da un flusso rapido e caotico di pensieri che si intrecciano in maniera apparentemente senza senso, ma che riflettono una profonda osservazione della realtà e delle situazioni quotidiane.
In questo pezzo, Benigni usa il contesto di un pranzo o una cena formale per satirizzare le complicazioni e le formalità eccessive nella presentazione e nel servizio dei cibi. Il pollo e l'aragosta, piatti comuni ma spesso associati a cerimonie, diventano metafore delle difficoltà di navigare le norme sociali e le aspettative.
Benigni inizia descrivendo in modo confuso e grottesco il processo di taglio di un pollo, un'attività quotidiana che trasforma in una performance caotica e umoristica. Questa parte riflette la sua abilità nel prendere attività mundane e trasformarle in spettacoli comici. La confusione tra pollo e aragosta sottolinea ulteriormente l'assurdità delle regole che governano il comportamento formale a tavola.
La parte successiva del monologo si sposta sull'attrezzatura e sul comportamento al tavolo, esagerando il numero di utensili e la precisione richiesta nel servizio formale. Questa sezione mette in luce l'eccessiva complicazione e la rigidità delle regole sociali, trasformando la semplicità dell'atto di mangiare in un cerimoniale quasi religioso, che richiede una specifica sequenza di azioni e strumenti.
Il monologo si conclude con una serie di "inchini", una critica ironica del servilismo eccessivo e della sottomissione nei contesti formali. Qui, Benigni gioca con l'idea di sottomettersi a regole sociali rigide, portando all'estremo l'atto dell'inchino fino a renderlo ridicolo.
Attraverso il monologo analizzato, Roberto Benigni dimostra il suo eccezionale talento comico, ma svolge anche un'acuta critica delle rigidità e delle assurdità delle convenzioni sociali. Con una serie di immagini visive stravaganti e un ritmo incalzante, Benigni ridefinisce il confine tra il comico e il serio, invitando gli spettatori a riflettere sulla natura a volte illogica delle norme che governano il nostro comportamento sociale.
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